Simone Barone

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« Il cielo è azzurro sopra Berlino. Siamo campioni del mondo! Siamo tutti campioni del mondo! »
(Marco Civoli al termine di Italia-Francia)
« Anch'io? »
(Simone Barone su precedente affermazione di Marco Civoli)

Simone Barone, conosciuto con il nome d'arte di Fermacarte e Ah ah ah! Quello lì sarebbe un centrocampista?, è un cabarettista italiano di notevole talento, noto al grande pubblico soprattutto per gli esilaranti sketch in cui finge di essere un calciatore.

Caratteristiche tecniche

Simone Barone durante i consueti esercizi di riscaldamento a bordo campo.

Barone al momento è uno dei più apprezzati panchinari italiani, forse a causa di un rituale tanto celebre quanto grottesco che il giocatore mette in atto a ogni inizio di stagione: il giocatore infatti regala ottime prestazioni nelle prime partite, illudendo quindi i tifosi di essere finalmente in grande forma, salvo poi accusare di colpo una sfilza di problemi fisici da far invidia a un pullman di disabili diretti a Lourdes e trascinarsi sui gomiti per tutto il resto del campionato.
In questi anni infatti Simone è stato colpito da:

  • occlusione intestinale.
  • epistassi a garganella.
  • infiammazione del tendine rotuleo.
  • piedi piatti.
  • gravidanza isterica.
  • alopecia.
  • ba-ba-ba-balbuzie.
  • rottura dei crociati.
  • ulcera duodenale.
  • alito cattivo.
  • tigna.
  • scolo.
  • pubalgia addominale.

Carriera di club

Quel pusillanime di Barone si sdraia a terra e finge di essere un opossum per scampare alla furia di Pavel Nedved.

In tanti casi si suol dire che "la classe non è acqua", ma non è questo il caso: per questo Simone pare fin da subito destinato all'impegnativa ma gratificante professione di tombino.
Inizia perciò a giocare a calcio non per passione ma per ribellarsi a quello che pare un futuro già scritto, proprio come farebbe un qualunque bambino brasiliano delle favelas o un obeso adolescente americano deciso a perdere qualche chilo: sarà per questo che quando scende in campo puzza come una bidonville e si muove con l'agilità di un paracarro.
In un leggendario provino col Parma riesce nell'impresa di infilarsi gli scarpini al contrario e di farsi scartare dalla bandierina di calcio d'angolo.
Ha così inizio un'onesta carriera come guastatore a centrocampo: i soldi non sono molti ma il cibo non scarseggia perché i gentili tifosi non mancano mai di lanciargli verdura marcia dagli spalti.
Un giorno tutto cambia. Il Chievo Verona, squadra arguta e previdente alla ricerca di un manichino che si piazzi in mezzo al campo senza fare tante storie, fiuta l'affare e ingaggia il promettente Simone, che al colmo della gioia prende un pallone e sigla il suo record personale di palleggi consecutivi, ben tre e mezzo.
Con i clivensi Barone gioca fino al 2005, anno in cui impara a leggere e quasi a scrivere, e capisce finalmente che il contratto che lo lega al Chievo non è poi così vantaggioso: la società infatti gli offre pane raffermo, lo fa dormire nell'armadietto dello spogliatoio e lo paga non in euro ma con tappi di birra.
Simone passa allora al Palermo, che lascia per incomprensioni con l'ambiente e dopo aver bastonato l'allenatore con un cannolo siciliano vecchio di due settimane, e infine al Torino F.C., squadra in cui ottiene l'agognata consacrazione: in una piazza in balia della più nera anarchia e attorniato da giocatori ancor più scrausi di lui, Barone si afferma come elemento decorativo più kitsch della serie A e trascina i granata a diciassette retrocessioni in tre anni.

Nazionale

Indegna di nota è la sua esperienza in maglia azzurra, conclusa con sedici presenze, bacio accademico con la lingua a Marcello Lippi e calcio in culo di commiato.
Barone ha preso parte alla vittoriosa spedizione italiana ai Mondiali del 2006 in Germania, dove ha ben figurato come portaombrelli e giocatore di rubamazzo dimostrandosi uno degli elementi più decisivi assieme a Marco Amelia e Angelo Peruzzi.

Aneddotica

L'etimologia del nome Barone è piuttosto incerta ed è argomento di numerose dispute fra i maggiori intellettuali del nostro secolo: taluni sostengono che questo nome derivi dall'abitudine del giocatore di barare durante le consuete partite di poker fra panchinari, altri invece sono dell'idea che esso si riferisca alla raffinatezza e all'indiscutibile eleganza di movimenti (tipica quindi di un barone o di altri nobili) che da sempre accompagnano Simone nella sua vita spesa sulle tribune e sulle panchine di tutta Italia.