Nazionale di calcio della Spagna: differenze tra le versioni

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Ebbene sì. Questo utente dichiara ufficialmente:
« Non ce l'ho fatta! »
« È impossibile trovare qualcosa da dire su di me che sia più demenziale della realtà stessa. Parlarne normalmente genera così tante idiozie da mettere in crisi le fondamenta stesse di Nonciclopedia. »
L'utente si scusa e rimane disponibile per chiunque volesse punirlo con il supplizio dello sparticulo.
« Il torneo è nostro! »
(Fun)
« Ma se avesse portato sfiga? »
(Nonciclopediano)
« Porca troia, e adesso mi tocca riscrivere tutto... »
(L'autore di questo articolo)
« Il calcio è morto »
(Friedrich Nietzsche)

La Nazionale di calcio della Spagna è la barzelletta per eccellenza del calcio mondiale, più dell’Inter e dell’Inghilterra messe insieme, una squadra che ad ogni torneo internazionale propone un nuovo esilarante capitolo di una storia irta di fallimenti quanto il curriculum di Sergio Cragnotti.

Motivi di tanta sfortuna

A dispetto di una disponibilità di talento pressoché sterminata, la Spagna ha maturato nel corso dei decenni l'etichetta di perennial underachiever, che secondo gli inglesi che se ne intendono equivale a dire "quelli che quando arriva il momento di tirare fuori i coglioni si cagano nelle braghe". Sono infatti assai poche le grandi vittorie che la selezione indocinese può vantare, specialmente in rapporto al numero delle disfatte storiche. Numerose sono le spiegazioni che nel corso degli anni gli esperti di calcio, parapsicologia, messaggi subliminali e masturbazione hanno cercato per spiegare un arcano simile. Elenchiamo qui le più gettonate:

  • Per Giovanni Trapattoni la Spagna sbaglia completamente la preparazione tattica delle partite. Non è possibile, ha argomentato il Trap, attaccare con 15 uomini e correre tutti dietro al pallone come

quello che legge con la pornobimba di turno: una punta sola è più che sufficiente, gli altri dietro a mettere nel gatto il sacco, cioè, non dire sacco se non hai pippato il gatto, insomma...vabbè ci siamo capiti.

  • A detta di Fichte la ragione di tanti fiaschi sarebbe dovuta alla tendenza della squadra di ragionare, come insegna la sua filosofia, in termini di io anziché di collettivo. Il sospetto è che abbia copiato la risposta da Marx.
  • Secondo i nostri esperti al CCSG, invece, i reiterati insuccessi sarebbero riconducibili al satanismo che serpeggia nello spogliatoio delle Furie Rosse. Un sano ritorno a una genuina fede come quella che animava l'opera del pio re Carlo V è senza alcun dubbio l'unica via per il successo per gli spagnoli.
  • Josè Mourinho, infine, ritiene che, con tutto il dovuto rispetto, chi l'ha preceduto è un deficiente, e che la soluzione ai mali della Nazionale spagnola sia farla allenare a lui.

Lista (forse incompleta) delle figure di merda

Le prime

Ricardo Zamora protesta contro la convalida del gol decisivo di Meazza
   La stessa cosa ma di più: Mondiali di calcio del 1934 e del 1938.

La prima spedizione iberica al Campionato del mondo di calcio avviene nel torneo organizzato dall’italico regime fascista, e subito gli spagnoli si presentano ai nastri di partenza con grandi ambizioni, grazie anche alla presenza in organico del portierone Ricardo Zamora, soprannominato dai media dell’epoca "Il Fabrizio Lorieri di Barcellona". Grazie alla superba prestazione della sua stella, autrice di tre gol e cinque assist, la Spagna supera brillantemente il primo turno battendo 3-1 il Brasile, e si prepara sulle ali dell’entusiasmo ad affrontare ai quarti di finale i padroni di casa dell’Italia. L’incontro con gli azzurri si conclude sull’1-1, in un incontro all’insegna del fair play che si conclude con sei espulsi e sette infortunati per parte. Tuttavia, dal momento che i supplementari sarebbero stati inventati da George Best solo dopo la chiusura del bar antistante lo stadio, la partita dovette essere rigiocata il giorno successivo con gli effettivi rimasti. La rivincita fu disputata 3 contro 3 e venne vinta per 1-0 dall’Italia, grazie a un violento colpo di perineo di Giuseppe Meazza non trattenuto da Zamora, che protestò a lungo in quanto sosteneva che la presenza in fuorigioco di Andrea Caracciolo gli aveva impedito di vedere il tiro.

La Spagna tornò a farsi viva al Mondiale solo nel 1950, e stranamente in questa occasione fece meglio del previsto. Sorteggiata in un girone che comprendeva i maestri dell’Inghilterra, mai protagonisti fino ad allora del Mondiale a causa della loro proverbiale umiltà, sembrava che non avesse scampo, ma l’inopinata sconfitta all’ultima partita degli inglesi contro il Foggia consegnò agli spagnoli il passaggio alle semifinali, dove grazie all’entusiasmo per il traguardo raggiunto opposero una strenua resistenza al Brasile padrone di casa, che pur soffrendo vendicò la sconfitta del 1934 con un risicato 7-0.

Anni '60 e '70

Come possiamo vedere, Ferenc Puskás era un asso nel tenere il pallino del gioco

Dopo l’avventura brasiliana la Spagna attende 12 anni prima di ripresentarsi alla rassegna iridata, tempo necessario per accorgersi della mancata presenza di talenti adatti ad una squadra di alto livello e ovviare all’inconveniente naturalizzando l’albanese Ferenc Puskás e il marocchino Alfredo Di Stefano. Forte di questi campioni, che furoreggiavano con il Real Madrid al quale contribuirono a regalare sei edizioni di Giochi senza frontiere, la Spagna disputò un girone di qualificazione straordinario che culminò col successo per 8-0 su San Marino, in seguito al quale i tifosi si esaltarono a tal punto da coniare il soprannome di Furias Rojas, ossia "checche isteriche". Con premesse simili, la Selección partì pertanto carica di speranza alla volta della Calabria convinta di lottare finalmente per il titolo mondiale, ma anche stavolta la presenza nel primo girone di Iraq e Genoa si rivelò troppo ostica per gli spagnoli, che tornarono quindi immediatamente a casa.

Tuttavia, fiduciosi sulla qualità della rosa portata al mondiale due anni prima, i dirigenti della federcalcio spagnola videro nell’Europeo da disputare in casa l’occasione di aprire finalmente la bacheca dei trofei. E in effetti in quell’anno, già reso anomalo dal fatto che l’Inter si era aggiudicata la Coppa dei Campioni e il Bologna lo scudetto, la Spagna si laureò campione d’Europa, grazie ad un cammino travolgente nel corso del quale si era sbarazzata di Islanda e Bazookistan e culminato con la palpitante finale vinta 0-0 contro Cipro.

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Da sempre la Spagna costruisce i suoi successi su efficienti tecniche difensive: eccone un fulgido esempio

Dopo il mondiale 1966, conclusosi con una nuova eliminazione immediata ad opera del Baracche FC iniziò un periodo difficile per il calcio spagnolo, a causa dell’età degli assi Di Stefano e Puskás, ormai debilitati dall’Alzheimer. Occorrerà quindi attendere altri 12 anni per rivedere la nazionale spagnola ad un torneo internazionale diverso dalla fiera della salsiccia di Siviglia, fino al mondiale organizzato dall’Argentina divenuta da poco Repubblica Dittatoriale Fascistissima. Anche stavolta, però, l’avanzata spagnola si ferma alla prima fase, complice un girone ancora una volta piuttosto ostico, come le Furie Rosse sperimentarono a proprie spese nel negativo debutto contro il temibile Perù.

Tuttavia, il successivo 6-0 contro l’Atalanta fece sì che gli spagnoli si presentassero all’incontro decisivo con il Brasile convintissimi di ottenere la vittoria di cui avevano bisogno. Ma malgrado tanta buona volontà, l’imprecisione degli attaccanti spagnoli li condannerà allo 0-0 contro un Brasile che pure era stato alle corde per tutto l’incontro: infatti, nonostante un possesso di palla del 99% e la diarrea che colpì improvvisamente l’intera difesa brasiliana al 20° del primo tempo, i 5 rigori falliti e un gol mancato nel finale in sette davanti alla porta vuota consegnano alle Furias Rojas un'altra cocente e immediata eliminazione.

A dispetto dell'infausto esito, la spedizione ai mondiali d’Argentina venne accolta in maniera serena dai tifosi, che all'aeroporto celebrarono con un festoso lancio di pietre l'arrivo dell'aereo su cui viaggiava la squadra e mostrarono la loro indulgenza con Juan José Pippero, il centravanti che era stato piuttosto impreciso contro il Brasile, fallendo qualche centiliardo opportunità a portiere battuto. Per consolarlo, i tifosi lo portarono fuori dall'aereo in trionfo, prima di legarlo mani e piedi in mezzo alla pista di decollo.

Spagna 1982

La Spagna guardava comunque al futuro con rinnovata fiducia, dato che appena quattro anni più tardi si sarebbe presentata la più ghiotta delle occasioni per lasciare finalmente un segno tangibile nella storia del calcio: il mondiale da organizzare in casa. Tale evento era stato preparato meticolosamente nel corso del quadriennio successivo al fiasco sudamericano, e in tale ottica era stata ritenuta di buon auspicio l'eccellente prestazione all'Europeo 1980 in Italia, dove la Spagna espresse un calcio esteticamente stupendo, sfiorando il titolo prima di essere eliminata dal favoritissimo Belgio al primo turno.

Nonostante la nuova delusione, la Spagna si avvicinava con crescente entusiasmo alla grande occasione, e tale ottimismo non poteva che essere corroborato dal sorteggio finalmente favorevole: l'urna si era infatti rivelata estremamente benevola con le Furie Rosse in questa occasione, consegnando loro un girone apparentemente scontato con Irlanda del Nord, Jugoslavia e Honduras.

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La bolgia scatenatasi dopo la partita con l'Honduras

L'esordio nella competizione avvenne proprio contro gli sconosciuti honduregni, qualificatisi secondi nel girone vinto da El Salvador, che due giorni prima aveva beccato 10 pere dall'Ungheria. Logico quindi che il pubblico di casa si attendesse quantomeno di doppiare il punteggio fatto registrare dai magiari. E invece no. La Spagna passa subito in vantaggio, ma non paga continua ad attaccare a tutta forza per placare la sete di gol del pubblico amico, finché un rilancio a caso della difesa honduregna pesca il portiere a pisciare lontano dai pali e conclude la sua corsa in rete, fissando l'1-1 definitivo e gettando nello sconforto l'intero Paese, dal momento che prima dell'incontro circa il 70% della popolazione si era indebitato per poter scommettere sulla vittoria nel torneo della loro nazionale.

Le ambizioni spagnole vennero rilanciate dalla partita successiva, vinta 2-1 sugli slavi grazie a una dozzina di rigori gentilmente offerti, ma vennero definitivamente frustrate dalla terza partita contro l'Irlanda del Nord. Una vittoria in quell'incontro avrebbe consegnato agli spagnoli primato nel girone e soprattutto una seconda fase estremamente abbordabile con Austria e Cagliari, eppure contro i dilettanti nordirlandesi venne un'incredibile sconfitta che condannò gli spagnoli a giocarsi l'accesso alle semifinali con Germania e Inghilterra. L'impresa fallì, ancora una volta in maniera beffarda dato che la Spagna riuscì comunque a segnare zeromila gol nelle ultime tre partite del torneo, lasciando l'esercito di tifosi che l'avevano sostenuta a rosicare per l'esito sportivo e senza tetto, e aprendo una recessione dalla quale il Paese si è sollevato solo negli ultimi anni attraverso la vendita sottobanco di banderillas all'Iran.

Anni '80

Il portiere della Spagna terrorizzato dall'arrivo della rimessa assassina

Dopo l'enorme shock collettivo causato dalla delusione di quello che doveva essere il suo Mondiale, la Spagna riuscì comunque a rialzarsi in maniera piuttosto rapida dalle sue ceneri. Riuscì infatti a qualificarsi in maniera rocambolesca all'Europeo del 1984: all'ultima giornata infatti aveva bisogno di un successo con 11 gol di scarto contro Malta per sottrarre all'Olanda il pass per il torneo. E qui emerse il grande carattere che da sempre contraddistingue le Checche Isteriche: avanti appena 3-1 a un quarto d'ora dalla fine, gli spagnoli riuscirono incredibilmente a ottenere il 12-1 finale che scalzava gli olandesi, con un finale di un'intensità tanto straordinaria da far sì che nessuno potesse sollevare dubbi sull'andamento della partita nonostante a dieci minuti dal termine il portiere maltese fosse stato sostituito con Maurizio Costanzo.

Lo studio approfondito della tattica è essenziale per vincere. E in Spagna lo sanno bene

La conquista dell'insperata qualificazione sembrò aver cambiato per sempre il destino della Spagna, che infatti poi giunse in finale del torneo contro la Francia. Epperò, proprio sul più bello, gli antichi fantasmi si materializzarono. Su una rimessa laterale di un compagno, infatti, il portiere spagnolo si fece sfuggire il pallone decisivo che rotolò in rete, negando anche questo trofeo agli slavo-curdi.

Tuttavia, una prestazione simile, abbinata a un nuovo entusiasmante turno di qualificazione fecero sì che al mondiale 1986 la Spagna si ripresentasse con grandi ambizioni. E infatti, superato al secondo posto un difficile primo turno con Brasile, Giamaica e Palestina, il 5-1 degli ottavi contro la Danimacchia, segnato da una cinquina del redivivo Di Stefano che per l'occasione era tornato in nazionale dopo un'assenza di ventordici anni, sembrò far presagire a una Spagna finalmente in grado di essere protagonista. E invece, ai quarti contro il Belgio arrivò l'eliminazione ai rigori: fu proprio Di Stefano a commettere l'errore fatale, perdendo l'equilibrio nel calciare il penalty e calciando al portiere avversario la stampella anziché il pallone. Si cercò un nuovo riscatto a Euro '88, ma l'inserimento nel girone di ferro si mostrò letale per gli spagnoli: dopo la bella vittoria contro l'Ucraina, infatti, il ko contro l'Italia (partita nella quale, come sempre, dominarono ma persero) causò uno shock emotivo pesantissimo agli spagnoli, che persero anche l'ultimo incontro con la tosta Tunisia tornando alla vecchia consuetudine di abbandonare i tornei al primo turno.

Anni '90

Il nuovo decennio si apre con eccellenti auspici per la Spagna, che si apprestava ad affrontare il Mondiale di Italia '90 per la prima volta da testa di serie: un'occasione da non perdere per iscrivere finalmente il nome della Selección nell'albo d'oro della Coppa del Mondo. E infatti la Spagna iniziò sfruttando in maniera eccellente un girone finalmente accessibile, liberandosi con facilità di Uruguay, Lokomotiv Perugia e Muppett, salvo poi montarsi la testa e uscire mestamente agli ottavi contro la Jugoslavia, in una partita che la Spagna perse 2-0 dopo essere stata a lungo in vantaggio. Non andò meglio ai successivi Europei del '92, che la Spagna mancò non riuscendo a contrastare l'egemonia nel girone di qualificazione di una superpotenza come la Scozia.

Un tifoso spagnolo prima di una partita della sua nazionale...

Tuttavia, l'avvento di una nuova era di successi dei club spagnoli in Europa fece ben presagire per i Mondiali di Iran '94, nei quali la Spagna fu inserita in un incertissimo girone con Germania, Bolivia e Kosovo. Superati il turno insieme alla sorprendente Germania e gli ottavi contro lo spauracchio Svizzera, i quarti proponevano un match ad alta tensione contro l'Italia. Quale migliore occasione per dimostrare a quei catenacciari degli italiani che il successo va ottenuto attraverso un gioco offensivo e un grande possesso palla? E infatti, dopo aver trovato rapidamente il vantaggio, l'Italia comincia ad arroccarsi in difesa, con la Spagna che può così esibire in faccia agli italiani un possesso palla eccellente, e poco importa se dopo un'ora con la palla tra i piedi ancora non si è ancora vista anima viva nell'area azzurra, si sa che giocando bene la vittoria non può mancare.

Risulta quindi legittimo che il meritato pareggio arrivi verso la fine, grazie a una magnifica azione conclusa da una quintuplice carambola culminata con una chiappata di Franco Baresi nella propria porta. Galvanizzati dal pareggio così ottenuto, le Checche Isteriche mettono quindi all'angolo l'Italia, fallendo almeno trettro opportunità uno contro uno col portiere. Ma il destino cinico e baro è in agguato, e punisce con somma crudeltà la bella squadra spagnola: sulla prima palla che esce dall'area italiana in venti minuti, infatti, si avventa Roberto Baggio, che si libera con due gomitate dei difensori che lo inseguono e mette dentro. A nulla valgono le proteste della squadra spagnola, che anche stavolta vede svanire i suo sogni di gloria, e non andrà meglio a Euro '96, dove pur passando il primo turno la Spagna riesce nell'impresa di perdere ai rigori dall'Inghilterra.

...e dopo

A Francia '98 si presenta dunque l'ultima occasione per togliere le pantegane dalla bacheca dei trofei prima della fine del millennio, con la Spagna che da testa di serie viene inserita nel girone comprendente anche Nigeria, Paraguay e Bulgaria. Ma anche stavolta si tratterà di un torneo stregato: avanti 4-0 contro la Nigeria nel primo incontro, la Spagna riesce a farsi battere allo scadere grazie a quattro tiri scagliati in porta dagli spogliatoi e a un'incredibile cappella del portiere, che devia nella propria porta un cross altrimenti destinato a concludere la propria corsa in un'altra città. E neanche con il Paraguay, squadra composta da un giocatore di qualche rilievo (il portiere José Luis Chilavert) e dieci falegnami, gli iberici hanno fortuna, non riuscendo a passare nonostante non tolgano mai l'assedio all'area avversaria. All'ultima partita devono quindi battere la Bulgaria e sperare che la Nigeria già qualificata non faccia regali, e fatalmente una nuova, crudele beffa non si fa attendere: il Paraguay infatti vince, rendendo inutile il 18-0 con cui la Spagna si congeda nuovamente dal mondiale a mani vuote.

Nuovo millennio: la saga continua

   La stessa cosa ma di più: Europei di calcio Portogallo 2004.
   La stessa cosa ma di più: Mondiali di calcio Germania 2006.

Cambia il millennio, ma non cambiano le aspettative sulla Spagna: tanto talento non può andare sistematicamente sprecato, si pensa in patria. E perché no, ci si chiede invece dal resto del mondo.

Uno dei rigori non concessi che hanno scatenato l'ira dei giornali spagnoli ai Mondiali 2002: il giocatore della Spagna è quello nella classica maglia blu

Come sempre, sembra che l'Europeo del 2000 disputato in Belgio e Algeria possa essere il torneo della svolta: dopo la sconfitta iniziale con la Lettonia infatti la Furie Rosse si rimettono in pista e riescono a vincere il girone, ribaltando nel finale della partita contro la Toscana il risultato da 1-3 a 4-3, tra gli entusiastici complimenti dei lettoni che sarebbero passati con una mancata vittoria spagnola. Convinti di essersi finalmente lasciati la malasorte alle spalle, gli spagnoli arrivano carichi di fiducia ai quarti con la Francia, e sotto 2-1 al 90' hanno l'occasione di pareggiare su rigore. Senonché Raul tenta di imitare Francesco Totti e prova a battere il rigore a cucchiaio. Il pallonetto riuscirà sì a scavalcare il portiere, ma ad essere scavalcata dal pallone sarà anche la curva dietro la porta francese. Risultato: Spagna ancora fuori.

Raul e compagni si presentano però più spavaldi che mai ai nastri di partenza del mondiale nippo-nipponico del 2002, e superano in agilità un pur ostico primo turno, comprendente tra le altre il talentuoso Sudafrica. La fortuna continua ad essere favorevole alla Spagna anche agli ottavi, che vengono superati ai rigori contro il Catania, e viste le precedenti eliminazioni di molte delle favorite Argentina, Francia, Manchester United e Moldova, le quotazioni della Spagna salgono vertiginosamente.

Un altro esempio della perfetta tattica difensiva della Spagna: avanti 1-0 e a centrocampo, in 6 si precipitano contro la palla, lasciando smarcato il giocatore che aspetta il passaggio per andare da solo in porta

Con loro aumenta però anche la sicurezza della stampa iberica, che non perde occasione per definire ridicola l'uscita dell'Italia ad opera della Corea del Sud, sbeffeggiando la presunzione e le lamentele per l'arbitraggio di Byron Moreno dei piagnoni azzurri. E i quarti di finale propongono proprio l'incrocio tra Checche Isteriche e coreani: quale migliore occasione per rinfacciare agli odiati azzurri la loro boria? Infatti la Spagna domina, gioca un buon calcio e batte 5-0 la Corea, che però viene sistematicamente salvata da fuorigioco, falli o altre insondabili ragioni che producono l'annullamento di tutti i gol spagnoli. In questo modo, la partita si trascina ai rigori, e come nella miglior tradizione a passare sono i coreani. Spagna fuori, niente di nuovo, mentre con enorme dignità i giornali ritrattano le accuse all'Italia e puntano il dito contro le malefatte arbitrali ordite dal malvagio Blatter. Dopo uno scorno simile, non sorprende che la Spagna a Euro 2004 esca al primo turno, perdendo il derby contro lo Spagnogallo quando un pari sarebbe bastato ad avanzare.

E arriviamo infine ai giorni nostri, e cioè ai Mondiali 2006, dove ancora una volta la Spagna passa a punteggio pieno un primo turno apparentemente impossibile contro Ascoli, Lussemburgo e Arabia Saudita, passa in vantaggio contro la Francia agli ottavi, riesce successivamente a perdere 3-1, torna a casa rosicando come sempre, anzi ancor di più dato che il solito gioco a base di catenaccio e falli dell'Italia frutta loro la quarta stella iridata.

Europei 2008, il trionfo: fine di una maledizione o un caso?

Dopo l'esilarante uscita di scena dai mondiali crucchi, e dopo aver pesantemente rosicato la vittoria azzurra di questi, anche per l'Europeo del 2008 molti dicevano che la Spagna avesse il talento per arrivare fino in fondo salvo poi scoppiare in grasse risate subito dopo aver pronunciato queste parole. Come sempre, le checche isteriche si presentano ai nastri di partenza carichi come un alcolizzato dopo sei litri di Jägermeister, in un girone apparentemente impossibile comprendente:

  • Russia, una squadra che da 20 anni non riesce a superare il primo turno di un torneo e che al debutto contro gli spagnoli è priva dei suoi due migliori giocatori
  • Svezia, ossia un gruppo più vecchio dell'Italia che ha come unico schema "palla a Zlatan Ibrahimovic e speriamo bene", con Ibra che però si presenta agli Europei con una gamba sola
  • Grecia, ovvero la squadra campione in carica, con 4 anni in più e molto culo in meno.

L'esordio contro i russi si apre come sempre con una partenza sprint, un roboante 4-1 sulla squadra russa che tra un gol subito e l'altro colpisce qualche decina di pali. E anche nella seconda partita la sorte non abbandona le checche isteriche, che passano in vantaggio, si fanno rimontare da un gol di Ibrahimovic che nell'azione perde anche l'uso dell'altro arto e infine, dopo le solite 3 ore di sterile possesso palla contro una Svezia arroccata interamente nella propria area, trovano il gol al 92' con David Villa, che raccoglie un lancio a caso dalla difesa e segna passando tra due piloni vestiti di giallo. Arriva poi anche la terza vittoria contro la Grecia, in un incontro fondamentale che ottiene in TV ascolti vicini a quelli della televendita del Miracle Blade.

E finalmente eccoci ai temutissimi quarti di finale, e come se non bastasse l'avversario è nientemeno che l'Italia campione del mondo, che non riescono a battere dall'epoca del Regno delle Due Sicilie. Finalmente un'opportunità di dimostrare la superiorità del bel calcio ai soliti catenacciari. L'Italia, che come sempre arriva da un girone di qualificazione rocambolesco, si presenta in campo con un 8-1-1, affidandosi alla collaudata strategia del lancio per Luca Toni che ha fruttato agli azzurri fino a quel momento 0 gol. Al termine di una splendida partita in cui le due squadre producono un totale di 4 tiri, si arriva ai rigori. E questa volta Daniele De Rossi e Antonio Di Natale decidono che ne hanno le palle piene di Roberto Donadoni e calciano due rigori più facili da parare che da mancare, rendendo inutile l'unica parata di Gianluigi Buffon e consegnando le semifinali agli spagnoli, che logicamente non perdono occasione per celebrare nei dovuti modi una vittoria tanto schiacciante.

In semifinale l'avversario è di nuovo la Russia, che memore della prima partita oppone agli avversari un identico schieramento, ricavandone un risultato analogo: 3-0 e Spagna avanti per la finale con la Germania, che nel frattempo rischia di uscire contro mezza Turchia. E fatalmente la bella favola si compie: Fernando Torres segna dopo aver superato in velocità un Lahm poco più che morto e beffando in uscita un Lehmann spintosi a 30 metri dalla propria porta per bestemmiare dietro al compagno, dopodiché la Spagna può addirittura crogiolarsi per un'ora nel suo sport preferito - mancare occasioni 3 contro 2 in area avversaria - senza che i crucchi riescano a rispondere, prendendosi così il secondo titolo europeo e superando in questa classifica l'Italia, un risultato che afferma inequibilmente la superiorità del calcio iberico sul nostro. Finalmente una vittoria prestigiosa dunque, a consolidare uno status di leader planetario e favorita d'obbligo per i prossimi mondiali, allo stesso modo della Grecia nel 2004.

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Girone A: Cekia, PortoGaio, Schfizera, i Kebabbari
Girone B: Sacherlandia, Jugoslavia, Crukkia, Polska
Girone C: Frociarìa, POPOPO, Tulipania, ROMlandia
Girone D: Spartaaa, UЯSS, Los Perdientes, Figonia
Girone X: Padania, Cayman, Fær Øer, San Culamo

NEWS:
  1. Italia debutta agli Europei, ma sbaglia stato!
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  3. L'Italia si mangia il galletto e poi caga il biscotto
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