Kitsune

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia libera su cauzione.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca


Una temibile volpe a nove code. Potete vedere in questa antica illustrazione, risalente al regno dell'imperatore Sasuke Sasuke, quanto fosse temibile questo demone.

Il Demone Volpe è un habitué dei cartoni animati giapponesi e, quindi, deriva dalla mitologia cinese.

Le origini (secondo la mitografia comparativa catalitica)

Questo personaggio deriva dalla volpe cinese, che sì è una volpe, ma è anche un folletto, un essere magico. In giapponese viene chiamato kitsune, ma anche idari. In cinese non si sa ancora ma un giorno lo scopriremo.

Secondo la leggenda, i maschi della categoria hanno il potere di trasformarsi in pericolosissimi politici, le volpi femmine in sciantose, vamp, fascinatrici e top model. Il mito cinese considera molto più pericolose queste ultime. Froci.

Volpi varie in opere di fantasia

La volpe cinese viene spesso utilizzata come boss finale in molte storie, o almeno come arcisupermegaentità fantadistruttrice; esempi possono essere visti in "Ushio & Tora", in "Naruto" nonché Kurama in "Yu degli spettri". Nei primi due casi conserva il lato femminile di lusingatrice. Sì, anche in Naruto. Ma non il demone volpe. Solo Naruto. L'alternativa, in cui Naruto si trasformava nell'ex primo ministro giapponese Jun'ichiro Koizumi, è stata scartata.

Questo utilizzo è improprio, salvo in una leggenda cinese, quella di Tama-mama-manonama-no-ma-e, o come si dice: ho la lingua secca dopo aver provato a leggere il nome in originale. E comunque la leggenda non è così chiara, ha diverse versioni, nella più nota Tama... la protagonista è bella e perfida e prima di distruggere l'universo viene fermata dal coraggioso principe supereroe, in un'altra è bella, sfortunata, la bruciano sul rogo perché è troppo buona e intelligente, e poi dicono in giro che era una strega malvagia e infine festeggiano.

Tamam... *coff coff* è nota anche come la volpe a nove code.

Apparizioni e sparizioni nei fumetti/manga/anime giapponesi ed eventuali

Beh, nove code ce le ha.[1]

In genere, i disegnatori preferiscono la versione femminile a quella maschile. Per ottime ragioni.

  • Tama... quella qui sopra. Ho detto.
  • Hakumen no Mononoke ovvero la Maschera Bianca, in "Ushio & Tora". Volpe a 9 code, ciascuna delle quali dovrebbe avere il potere di annientare l'Universo (ma non accade). Non si sa se HnM è femmmina o se un maschio che ama travestirsi. Nel secondo caso, va considerato tra i malvagi ambigui.
  • Kurama: attualmente residente nel peritoneo di Naruto, viene anche definito enneacoda e cercoterio. Nessuna meraviglia che sia perennemente furibondo. O furibonda. L'incertezza sul suo sesso è tra gli elementi che stimolano la fantasia degli autori di fanfic su Naruto, anche se non quanto Sasuke.
  • Viene utilizzata in Pokémon. Ha il nome più originale della storia: Ninetails.
  • Viene utilizzata in Digimon. Qualche-cosa-mon.
  • Compare in "'Ghost Sweeper Mikami'" dove rinnova la traduzione delle volpi burlone della tradizione cinese e rinascimentale, facendo credere a Sadako di essere una nuotatrice alle Olimpiadi e quindi facendola tuffare sull'asfalto. Ha grandi poteri illusionistici ed è golosa di tofu fritto. Corrisponde alla seconda versione della storia di Tam... della leggenda cinese. D'altra parte, anche la protagonista di "Ghost Sweeper Mikami", Reiko Mikami, è indubitabilmente[2] una donna volpina.

Volpi a n<9 code

  • Lo Youko Kurama, in "YuyuHashuko", viene rappresentato come una volpe a quattro code. Il numero di code corrisponde al rango e ai superpoteri della creatura. Kurama, e anche la sua attuale sistemazione Shuichi Minamino, appare come è anagraficamente un maschio.
  • Miles Prower, meglio noto come Tails, è una volpe a due code. Compagni di merende di Sonic, il riccio blu della Sega, Tails si distingue per la sua capacità di far roteare le sue code come fossero un'elica e, quindi, di poter volare. Non fa una grinza.
  • Shippō in "Inuyasha" è un piccolo demone volpe con il potere di trasformarsi in trottola. Un paio di volte ha anche provato a trasformarsi in bella donna, la seconda volta per catturare un pittore pazzo e maledetto. Solo che Shippō era divenuto un ritratto in stile cubista e il pittore, giapponese tradizionalista, ha risposto mettendosi a disegnare mostri in quantità. Miroku ha replicato con l'astrattismo antifigurativo, punto nero in campo bianco, che ha risucchiato tutto. A questo punto è intervenuto, parlando di antipittura, il critico d'arte Giulio Carlo Argan che... ma sto divagando.

Voci Correlate

Note

  1. ^ Ma cosa ci fa George Washington?
  2. ^ Vol. 36 e 37. In realtà basta guardare come fa lavorare gratis Yokoshima.