Pieter Bruegel il Vecchio

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Il pittore si autoritrae mentre un bastardo gli ruba il portafoglio.

Pieter Bruegel o Brueghel (Breda, 1525/1530 circa – Bruxelles, 5 settembre 1569) è stato un pittore fiammingo. È generalmente indicato come il Vecchio per distinguerlo dal figlio primogenito, Pieter Bruegel il Giovane. Anche il secondogenito Jan Bruegel il Vecchio seguì le orme paterne e così pure il nipote Jan Bruegel il Giovane. Suo padre era Pieter Bruegel il decrepito, ed era nipote di Pieter Bruegel la mummia. Ebbe anche un terzo figlio, ma lo uccise perché i due soli nomi disponibili in Belgio erano finiti e non voleva creare ulteriore confusione.
Le informazioni sulla vita di Bruegel sono scarse e lacunose, c'è addirittura chi afferma che sia nato. Sulla sua morte invece sono tutti d'accordo, il pittore si è attualmente reincarnato nell'uomo della pubblicità del pennello Cinghiale. Per quasi cinque secoli l'italiano medio ha ignorato l'arte di Bruegel, preferendogli imbrattatele come: Caravaggio, Giotto, Michelangelo e Leonardo Da Vinci. Non una mostra, una Pina Fantozzi, niente. Persino Marc Chagall e Gustav Klimt sono più conosciuti di lui.

« Come è possibile tutto ciò? Non sarete mica anche voi tra quelli che ritengono la pittura fiamminga del '500 "una cagata pazzesca"? »

Eppure, il fior fiore[citazione necessaria] dei critici d'arte ebbe ad elogiare l'artista:

« I "grilli" mostruosi di Bruegel sono inseriti in uno spazio consapevolmente moderno, in cui paesaggio e figure si spartiscono razionalmente la superficie disponibile. Ma sono, allo stesso tempo, CULATTONI E RACCOMANDATI!! »
(Vittorio Sgarbi sulla pittura di Bruegel.)

Per il tocco raffinato, l'uso di colori forti e l'ossessivo slancio alla rappresentazione del quotidiano, potremmo paragonarlo al sublime maestro Teomondo Scrofalo, o magari ignorarlo completamente.

Biografia

Il pittore era un giocherellone tremendo e grande estimatore del Tre-tre giù-giù.

Data e luogo di nascita sono ignoti, al più ricavabili solo in via deduttiva. A quei tempi non esistevano registri anagrafici delle nascite, non c'erano dipendenti comunali indietro con le pratiche ed Equitalia non sapeva come trovarti, insomma campavi tranquillo e beato, "come in un ventre di vacca".
Solo nel 1548 Pieter Bruegel venne citato per iscritto per la prima volta, su un verbale conseguente la retata in un bordello di Bröghel, nel Brabante Settentrionale. Essendo l'età di ingresso in tale attività usualmente intorno ai 18/23 anni, si può collocare la data di nascita tra il 1525 o il 1530. Tuttavia, basandoci sulla testimonianza di una "operatrice sessuale" del luogo, l'oriunda Maria Assunta Van Bödde, è probabile che si possa ulteriormente retrodatare. Ella ebbe a dire:

« Chillo tene 'nu puparuolo tanto e assai pile 'ncopp'â panza! »
(T. Virgulto, Quando gli emigranti stavano a cosce larghe, Milano 1909, Ed. La Quaglia.)

Bruegel si formò artisticamente a Bruxelles alla scuola di Pieter Coecke van Aelst, pittore di corte di Carlo VI e quasi più matto del sovrano. Dopo sei anni, appresa finalmente la tecnica dei bastoncini diagonali, capì che poteva fare da solo. Si spostò ad Anversa e gli fu commissionato il restauro di un perduto trittico della cattedrale di Malines: Il buono, il brutto, il cattivo.

Viaggio in Italia

Un suo capolavoro: Quando a Palermo gioca il Catania è meglio essere a Bolzano.

Nel 1551 Bruegel parte per l'Italia, per molti incuriosito dai capolavori di Michelangelo, in realtà ansioso di assaggiare la coda alla vaccinara. A testimonianza del viaggio: Paesaggio alpino (1551), Ripa Grande a Roma (1552) e il conto non saldato alla locanda Checco dello Scapicollo (1553).
L'artista amava il "bel paese", nei suoi quadri possiamo trovare il golfo di Napoli, lo stretto di Messina e il derby Palermo-Catania, rappresentato nel capolavoro Trionfo della morte (1554).
Nel 1555 circa, sulla via del ritorno, dipinge la Torre di Babele, la cui struttura architettonica richiama la mole del Colosseo o, secondo il parere di Hans-Günter Dreßen (massimo esperto d'arte fiamminga del suo condominio), la torta del compleanno di suo cugino Théophile o del suo matrimonio.

Il ritorno a Bruxelles

Negli anni successivi l'artista continuò a occuparsi di disegni, incisioni e dipinti. Tra i principali committenti c'erano: il cartografo Plantin, il robivecchi e incisore Clochard, il tipografo Duchopiè e il macellaio Entrecôte. Uno dei suoi più attivi collezionisti fu il cardinale Antoine Perrier de Crêpes Suzette, governatore dei Paesi Bassi e amico di Filippo II di Spagna. L'alto prelato gli commissionò:

  • ventordici quadri di santi per altrettante chiese delle Fiandre,
  • un suo ritratto in adorazione di Santa Barbara (di cui era devotissimo),
  • uno della Vergine Maria, fulgido esempio di castità e purezza,
  • uno che lo ritrae nel portico della sua villa a Besançon, assieme ai suoi sette figli.

Nel corso della sua opera, fino al 1559 si firmò come "Brueghel", per poi passare alla firma "Bruegel". I maligni ipotizzano a causa di un malinteso su mezza quintalata di cambiali, a lui erroneamente attribuite[pare]. In effetti, non era certo tipo da firmare tratte o pagherò, per i suoi acquisti utilizzava solitamente la formula "a babbo morto".

Il matrimonio

Il suo quadro forse più famoso:
Gli architetti Revival Maya mi stanno sulle palle.

Nell’estate del 1563 si sposò ad Anversa con Mayeken Coecke (figlia di Pieter Coecke, suo maestro e maggior creditore) e riprese a dipingere. In quegli anni la città di Bruxelles era ricca, ma funestata da condanne, esecuzioni ed episodi sanguinosi; Bruegel ci sguazzava come Jack lo squartatore nel sangue, trascorse gli anni artisticamente più fecondi.
Nel 1564 venne alla luce Pieter, suo primogenito, anche lui destinato a diventare pittore; nello stesso anno dipinse: Salita al Calvario, Discesa all'Inferno e Virata di bolina, a testimonianza dell'amore per il figlio e per la sua barca Polipone III, con la quale fuggiva dal primo. Tra il 1565 ed il 1568 realizzò una serie di sei tavole dedicate ai Mesi[sei?!].

Ultimi anni e morte

Nelle sue ultime opere il paesaggio brulicante indietreggia gradualmente, offrendo maggior spazio alle figure umane, Bruegel arriva al primo piano e, a quel punto, si capisce che come pittore fa vomitare. Nonostante questo, opere come il Ladro di nidi e il Banchetto nuziale ottengono un discreto successo, vengono vendute entrambe per due kg di fusaje, sei mele cotogne e un cespo di lattuga.
Nel 1568 nacque il secondogenito Jan, noto come “il secondo figlio di Bruegel”, o anche come “il fratello del primogenito di Bruegel”, per tanti altri come "quello che è nato prima del terzogenito abortito di Bruegel”.
Nella sua ultima opera, la Parabola dei ciechi (1568), si intravede la drammatica consapevolezza dell'ineluttabile, la glorificazione della grottesca e beffarda fine, e una piramide[Eh??!].
La sua lapide riporta la scritta: "OBIIT ILLE ANNO MDLXIX" ("Morì nell'anno MDLXIX"). A testimonianza dell'alta considerazione che rivestiva la sua figura, la sua tomba venne adornata da un dipinto di Pieter Paul Rubens ancora in loco[1].

Stile e opere

Bruegel era capace di descrivere i dettagli più minuti. Osservando l'apparente caos delle grandi opere si trovano uomini e oggetti rappresentati con cura e con una collocazione precisa. Massimo esempio di tale tecnica è il dipinto dei Proverbi fiamminghi (1559), in cui circa centoventi ammonimenti e modi di dire della saggezza popolare sono organizzati nello scorcio di un villaggio. Tra questi troviamo il detto:

« Male non fa', paura non avè, se proprio non me la vuoi da', fammela almeno vedè! »

rappresentato allegoricamente da un fungo.

Note

  1. ^ Almeno finché qualcuno non realizza quanto vale!

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