Edvard Munch

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La Pubertà, uno dei tanti quadri gioiosi di Munch. Non notate la vasta gamma cromatica, i particolari, la pennellata scrupolosa, la luce, l'espressione felice di un'adolescente che dalla vita può avere tutto, tutto?... No?...


« Dal mio corpo in putrefazione cresceranno dei fiori e io sarò dentro di loro: questa è l'eternità »
(Munch)
« Fidati »
(Pino la lavatrice, su citazione precedente)
« Meno male che ci sei tu a darmi un po' di conforto! »
(Munch a sua madre, poco prima che lei morisse)
« Be' meno male che ci sei tu »
(Munch a sua sorella, che morì poco dopo)
« Grazie di esistere, sei l'unico che mi è rimasto »
(Munch al padre, che avrebbe tirato le cuoia a breve)
« Prova a dirmi qualcosa e ti ammazzo »
(Il gatto di Munch, toccandosi le palle)

Edvard Munch, pittore norvegese, uno dei massimi esponenti del Decadentismo, dell'espressionismo e di tutte le correnti tristi che finiscono con ismo visse in un periodo imprecisato fra l'Ottocento e il Duemila ed è conosciuto dai più per essere uno dei dieci artisti più sfigati della storia secondo Novella 2000.

Cenni biografici

L'infanzia e la parte triste della sua vita

L'esistenza di Munch si può quantificare in lutti: quando nacque, l'ostetrica e il dottore che si occuparono del parto morirono dieci minuti dopo per autocombustione. Trascorse un'infanzia piuttosto solitaria, soprattutto perché ogni volta che si faceva un nuovo amico, questi moriva in qualche modo strano.

Iniziò ad andare a scuola, ma presto si ritrovò in classe da solo, e non c'era alcun insegnante ancora in vita che potesse fargli apprendere alcunché. Il preside non voleva metterlo in una nuova classe, onde evitare un'altra strage, ma non voleva nemmeno cacciarlo dalla scuola, perché avrebbe dovuto comunicarglielo in qualche modo e temeva di soccombere in quell'occasione. Così Munch continuò ad andare a scuola, sedeva in classe da solo per sei ore consecutive, durante le quali disegnava sulla lavagna, piangeva, si tagliava le vene e così via. Presto si diffuse la voce che Munch portasse sfiga, e quando questi passava, tutti iniziavano a strofinarsi prepotentemente le zone erogene. Il giovane Edvard rimase positivamente impressionato da quello che interpretò come un gesto d'affetto misto a desiderio sessuale represso e si convinse di essere un sex symbol: cercò di darsi alla pittura erotica e iniziò a girare per Oslo vestito solo di un cappello piumato, sfoggiando la propria dubbia virilità, che perse per congelamento. La sua carriera veniva così precocemente stroncata, e tornò alla vita di tutti i giorni.

Un esempio dei quadri che ispiravano Munch durante le giornate di solitudine. Che tristezza

Il suo raggio di sfiga colpiva chiunque incappasse nel suo cammino, tranne che lui - che rimaneva però così irrimediabilmente isolato. Fu così che gli toccò assistere alla morte della madre, poi della sorella, poi del padre, poi del gatto e poi del suo carissimo neurone. Munch studiò all'Accademia di belle arti di Oslo grazie ad una borsa di studio che vinse perché tutti gli altri pretendenti morirono dopo avergli stretto la mano. Fu molto prolifico, ma i suoi quadri non vennero apprezzati. Poco male, tanto tutti quelli che li criticarono (ma più in generale, tutti quelli che li videro e ne sentirono parlare) passarono a miglior vita nell'arco di pochi giorni.

La parte felice della sua vita

Edvard Munch morì il 23 gennaio 1944. Quando questo accadde, il pittore non sapeva a chi lasciare i suoi beni, e cioè le sue opere: finì col lasciarle allo stato. I norvegesi si interrogarono a lungo circa il destino di queste opere.

« A me fan cagare, io non le voglio! »
(I norvegesi)

Infine decisero che non era giusto che qualcuno se le godesse alla faccia di tutti, e quindi le gettarono alla rinfusa in un'ex macelleria islamica che ribattezzarono col nome di Munch Museet. Già, proprio per la serie 'pariamoci il culo va che è meglio'.

Lo stile

I critici lo ritengono fortemente innovativo, un'avanguardia, un genio, un cazzone insomma. La verità era che Munch non poteva soddisfare in alcun modo i suoi desideri sessuali con un'altra creatura di Dio, dato che questa moriva o implodeva dopo tre minuti di conversazione col pittore. Sicché egli era condannato a disperate sessioni di masturbazione, che non interrompeva nemmeno per dipingere: la mano libera non tracciava tratti esattamente fermi, dato che si muoveva come in preda ad un attacco epilettico. Anche la scelta di colori spesso arbitrari ha una spiegazione più che ovvia: era semplicemente daltonico.

« Cosa significa, 'il cielo non è rosso?' »
(Munch sbalordito ad una pianta cactus)


Temi

I temi sono allegri e spensierati, ma soprattutto sono molto vari: passano dalla morte, alla solitudine, alla depressione, all'angoscia, alla morte, alla depressione, alla morte, alla solitudine e così via. Ce n'è per tutti i gusti insomma.

Opere

L'urlo è probabilmente la sua opera più famosa. L'autore stesso disse che rimase impressionato durante una delle monotone giornata trascorse vicino al pc alla vista di un articolo di Nonciclopedia vandalizzato. Per il resto, i suoi quadri sono caratterizzati per la grande varietà di temi, di forme e colori, le idee originali e le diverse ispirazioni, che differenziano di molto i dipinti tra di loro. Ecco alcuni titoli nonché esempi figurativi della varietà pittorica di Munch:

Munch ispirato dall'Omino sentenzioso.
  • La fanciulla malata
  • Ritratto della sorella Inger nel pieno della pubertà e della salute
  • Squallore
  • Tormento
  • Pianto a dirotto
  • Paesaggio invernale norvegese, tanto per tirarsi un po' su il morale
  • Ritratto della sorella Inger a letto per una lieve influenza
  • Malinconia
  • L'urlo
  • Ritratto della sorella Inger in procinto di morire
  • La morte nella stanza della malata
  • La vecchiaia e il rincoglionimento senile
  • Ritratto della sorella Inger morta da tre giorni
  • Sera sul viale Karl Johan, fa freddo e mi sento triste
    Munch ispirato da un politico.
  • Vampiro
  • Angoscia
  • La donna in tre fasi: malattia, morte e decomposizione
  • Ceneri
  • Ritratto della bottega del becchino
  • Chiaro di luna, bello spettacolo ma la vita fa schifo comunque
  • Tristezza a gogò
  • Tubercolosi
  • La bambina malata
  • Separazione
  • Tormento
    Munch ispirato dalla fame.
  • Ritratto di gente che si tocca le balle mentre passo
  • La madre morta e la bambina
  • Henrik Ibsen muore d'infarto al Grand Café
  • Malinconia, Laura
  • Disgusto per la vita
  • Miseria
  • Disperazione
  • La danza della vita
  • Golgotha
  • Ragazze sul ponte
  • Ragazze spiattellate dopo esser cadute dal ponte
  • Autoritratto all'inferno
  • Tomba
  • Tempo di neve nel viale, inutile ribadire che la vita fa schifo
  • Malinconia (ragazza che piange sulla spiaggia)
  • La morte di Marat
  • La morte di tutti i parenti e conoscenti di Marat
  • Come mai anche i gatti neri mi evitano?
  • Gelosia I
  • Gelosia II
  • Gelosia V
  • L'assassino
  • Il sole splende e vale la pena di vivere. Scherzo, la vita è una merda.
  • Agitazione interna, forse ho mangiato troppe cozze
  • Modella accanto alla sedia di paglia
  • Modella morta sulla sedia di paglia
  • Autoritratto tra la fossa e la lapide
  • Tristezza a palate
  • Natura, ma morta

Curiosità

  • Il titolo originale de "L'urlo" era "Nooo! Il trenooo!"
  • Le notizie sui vari furti de L'urlo sono tutte trovate pubblicitarie. E ci avevate creduto? Ma chi la vorrebbe una roba così in casa? Certo che vi bevete proprio tutto al giorno d'oggi...
  • Munch voleva instaurare un certo tipo di rapporto pittore-modella, ma dato che queste passavano a miglior vita a quadro concluso, si accontentò della necrofilia
  • Tutti quelli che andarono al funerale di Munch (un prete, un lontano cugino, la sua pianta cactus e la bambola gonfiabile di Oskar Kokoschka) morirono di meningite fulminante prima della sua sepoltura
  • È accertato che ti prendi l'influenza suina se pensi o parli di Munch per più di cinque secondi
  • È accertato che muori se pensi o parli di Munch per più di quind
Uomini col pennello...
Grandi Maestri: Botticelli - Buchanan - Giotto - Tintoretto - Antonio del Pollaiolo
Tartarughe Ninja: Donatello - Leonardo - Michelangelo - Raffaello
Pittori che non sanno disegnare: Gauguin - Klimt - Modigliani - Pinturicchio - Munch - Picasso - Monet - Renoir - Chagall - Cezanne - Fernando Botero - Bruegel il Vecchio
Pittori che non si capisce una sega: Miró - Kandinskij - Pollock - Burri
Imbianchini da televendita: Fontana - Haring - Hirst - Klein - Manzoni - Warhol - Schifano - Duchamp - Canova
Pazzi furiosi: Caravaggio - Bosch - de Chirico - Dalí - Magritte - van Gogh - Courbet - Ligabue