Amedeo Modigliani

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« Io gnon sciono ubriaaaco! »
(Amedeo Modigliani, mentre tentava di dipingere con uno spazzolino da denti)
« C'è solo un uomo a Parigi che sappia vestirsi, ed è Modigliani. »
(Enzo Miccio su Amedeo Modigliani)

Amedeo Modigliani, detto Modì, è stato un pittore, scultore e la maggior fonte di reddito dei baristi parigini. Artista tormentato, dopo gli studi accademici prestò servizio come volontario al Pronto Soccorso dell'ospedale di Livorno: da questa esperienza trasse ispirazione per la sua famosa serie di ritratti di persone dal collo slogato e con evidenti deformazioni maxillofacciali.

A lungo sottostimato, in vita Modigliani riuscì a vendere un solo quadro, peraltro di Van Gogh.

Biografia

Ritratto di Leopold Zborowski, cagno di whisky su tela, collezione privata.

Modigliani nacque nel 1884 a Livorno in un ambiente intellettualmente vivace: la madre si occupava di traduzioni e critica letteraria; il padre era un appassionato cultore della filmografia di Jenna Jameson.
Fin dall'adolescenza fu afflitto da gravi problemi di salute, tanto che in famiglia presero la simpatica abitudine di scommettere su quando avrebbe tirato le cuoia. A quattordici anni si ammalò di tubercolosi, restando per mesi tra la vita e la morte. In questo periodo maturò una grande passione per il disegno, suscitando l'ammirazione di amici e parenti. In realtà i suoi disegni facevano cagare a spruzzo, ma non era cosa da dire a un ragazzino tisico. Negli anni seguenti contrasse:

A diciassette anni, un po' in ritardo rispetto alle sue amiche, gli vennero le mestruazioni.
A peggiorare una già precaria condizione di salute contribuì la diagnosi sbagliata del medico di famiglia, tale dottor Funesto Ammazzalomini, che vedendolo un po' giù prescrisse ad Amedeo una scrupolosa dieta a base di alcol. Anche per questo, il giorno del suo diciottesimo compleanno, invece di una macchina, i suoi genitori gli regalarono un fegato nuovo.

Dopo una breve militanza nei Macchiaioli, un gruppo di artisti che dipingeva le proprie tele per mezzo di polluzioni notturne, Modigliani andò a studiare a Venezia, dove ottenne soltanto di farsi cacciare dall'Heineken Jammin' Festival per condotta indecorosa.
Nel 1906 si trasferì a Parigi, dove si guadagnò da vivere disegnando ritratti per i turisti e picchiando quelli che non volevano comprarli.

Influenzato dai cubisti e soprattutto dalle cubiste che affollavano Montmartre, Modigliani sviluppò uno stile pittorico innovativo e originalissimo, fatto di volti stilizzati, tonalità vellutate e di monti di Venere schiaffati in faccia all'osservatore. Nel 1917 Modigliani tenne la sua prima mostra personale. Il capo della polizia di Parigi rimase scandalizzato per l'immoralità delle opere e per il fatto che nel buffet mancassero le tartine al salmone, e condannò Modigliani a sedici ore di lavori socialmente utili, ossia urlare "Zozzoni!" alle coppiette che si appartavano al Bois de Boulogne.

Jeanne Hébuterne in posa per Modì.

Nello stesso anno Modigliani conobbe l'amore della sua vita, Jeanne Hébuterne, pittrice e modella, che posò per lui in decine di ritratti e in un video softcore oggi reperibile su Youjizz. I due ebbero una figlia, che chiamarono Gianfilippo (Modigliani non era molto bravo a capire il sesso dei neonati).

Alle gioie familiari faceva però da contraltare l'insuccesso lavorativo. Modigliani continuava a proporre nuovi dipinti, ma il pubblico lo snobbava e i giornali si occupavano di lui solo per le sue vicende giudiziarie: arrestato cinque volte per atti osceni in luogo pubblico, si giustificò in fase di processo dicendo: "È stato un venerdì impegnativo."
Non essendo riuscito ad affogare la suocera nel bidet, cercò allora di affogare i dispiaceri nelle droghe. È comprovata la sua dipendenza dall'eroina, dall'LSD e dalle musicassette di Alizée. Per dimenticare i suoi fallimenti, intensificò la sua attività di alcolista. La terapia funzionò: una mattina si svegliò e si rese conto di non ricordare niente.
Fu così che scoprì di avere l'Alzheimer.

Modigliani morì a soli trentacinque anni schiacciato dal basculante del proprio garage, durante un maldestro tentativo di ballare il limbo. Cinque minuti dopo la sua morte venne innalzato a genio dell'arte mondiale e i suoi calzini sporchi vennero battuti all'asta per circa 200 milioni di dollari.

Opere

Donna devastata da un gancio al mento durante una lite domestica, Musée de la Baguette, Parigi.
  • Jeanne Hébuterne
  • Jeanne Hébuterne con cappello
  • Jeanne Hébuterne senza cappello
  • Ancora Jeanne Hébuterne
  • Dio, quanto mi piace dipingere Jeanne Hébuterne!
  • Ritratto di Picasso
  • Ritratto di Diego Rivera
  • Ritratto di Gianni Rivera
  • Ritratto di Monsieur Lepoutre con giarrettiera fucsia e reggiseno a balconcino
  • Autoritratto con Jeanne Hébuterne davanti
  • Jeanne Hébuterne davanti a una bottiglia di Don Perignon
  • Ritratto di Jack Daniel's
  • Nudo seduto
  • Nudo disteso
  • Nudo in piedi
  • Nudo nudo
  • Monsieur Lepoutre nudo
  • Devo ricordarmi di non accettare più commissioni da Monsier Lepoutre
  • Albero e casa
  • Casa e cipressi
  • Albero, cipressi e Jeanne Hébuterne

Le vere false teste di Modigliani

« Quelle tre teste sono autentiche, mi ci gioco le palle! »
(Giulio Carlo Argan, critico d'arte, politico e futuro eunuco)

Nel 1984 il Museo progressivo di arte moderna di Livorno ospitò una mostra su Modigliani. Per ravvivare l'attenzione attorno a un avvenimento che aveva ben poco da offrire (l'unico pezzo originale in esposizione era il disegno di una casetta fatto dall'artista ai tempi della scuola materna), la curatrice dell'evento Vera Durbè decise di far dragare il Fosso Reale, dove secondo la leggenda Modigliani aveva gettato alcune sue sculture che non gli piacevano.
Nel fosso vennero rinvenuti:

Testa femminile di Modigliani, vincitrice nel 1916 della prima edizione del premio Ero capace anch'io!
  • Sette paia di stivali.
  • Lo scheletro di un tifoso del Pisa.
  • Un'Alfasud 4 porte.
  • La confessione scritta di Pietro Pacciani.
  • Tre sculture di granito raffiguranti dei volti dai tratti allungati.

I critici, su tutti Vera Durbè e Giulio Carlo Argan, non ebbero dubbi: le sculture erano di Modigliani! Le tre teste, ancora sporche di alghe e fango, vennero incluse nella mostra. Su Livorno si riversarono frotte di turisti giapponesi e le troupe giornalistiche di tutto il mondo. Articoli, saggi e monografie sul miracoloso ritrovamento si sprecarono.
Peccato che fosse una bufala.

Un mese dopo, si scoprì che le tre teste erano state realizzata da autori diversi:

  • La prima era opera di quattro studenti universitari che, invece di studiare per l'esame di chimica previsto per l'indomani, avevano deciso di baloccarsi nella scultura scimmiottando lo stile di Modigliani. I quattro, usando un trapano Black & Decker, crearono un secondo falso durante uno Speciale Tg1. Nessuno di loro passò l'esame di chimica.
  • La seconda era opera di Angelo Froglia, un portuale tossicodipendente, il quale dichiarò che la sua non voleva essere una burla, ma che si trattava di "un'operazione estetico-artistica per verificare fino a che punto la gente, i critici, i mass-media creano dei miti". Oggi Froglia è uno stimato gallerista tossicodipendente.
  • La terza era un souvenir, come si poteva facilmente desumere dalla sigla made in Taiwan.

Dopo questa colossale figura da cioccolatai i critici d'arte che si erano detti certi dell'autenticità delle teste scapparono in luoghi deserti e privi di mezzi di comunicazione.
Vera Durbè, dopo essersi dimessa dal ruolo di curatrice e da quello di persona intelligente, è rimasta chiusa in casa fino al 2009 e oggi fa la fruttivendola. Quando assicura che le sue albicocche sono squisite nessuno le crede.

Curiosità

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