Papa Aniceto: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
== Biografia ==
[[File:ruota per il calcolo della Pasqua.jpg|left|thumb|180px|Papa Aniceto mentre cerca di calcolare la data della [[Pasqua]].]]
[[File:ruota per il calcolo della Pasqua.jpg|left|thumb|180px|Papa Aniceto mentre cerca di calcolare la data della [[Pasqua]].]]
Aniceto (conosciuto anche come Sambuchino, o Mistrà) proveniva da Emesa in Siria. La tradizione vuole che suo padre fosse un certo Giovanni di Vico Morcote, in Canton Ticino ([[Svizzera]]), emigrato in Siria in qualità di legionario romano, ma che organizzava segretamente conti "Gabbietta" (presso la Zurich Bank) per far evadere le tasse ai facoltosi generali romani. Aniceto aveva appena dieci anni e, nonostante l'ottima educazione cristiana ricevuta, faticava a capire la differenza tra [[Paradiso]] e [[paradiso fiscale]]. Era comunque consapevole che fossero entrambi "roba buona".<br /> A ventidue anni, grazie alle facoltose conoscenze del padre, possedeva una sua [[zona franca]], ricavata in una valle nei pressi di Gerico in [[Cisgiordania]]. Nel suo duty free ''"[[Cammello magico]]"'', esente dal dazio e altre gabelle imperiali, potevi trovare a prezzi vantagiosi: colorate stoffe indiane, pregiato lino egizio, perle di Labuan, riso cantonese e, provenienti dal [[Giappone]], dei misteriosi oggetti esoterici in grado di catturare l'anima: le Nikon.<br /> Dopo un iniziale successo commerciale, dovuto alle carovane che percorrevano la tratta [[Gerusalemme]]-[[Turchia|Kuşadası]]-[[Foggia]], seguì un periodo di crisi causato dalla svalutazione del trökutz, che dal valore nominale di "tre capre" passò repentinamente al "mezzo sorcio".<br /> Per sfuggire ai creditori abbracciò la [[Chiesa cattolica orientale|Chiesa d'oriente]], che lo accolse tiepidamente e si limitò a due bacetti sulle guance. Per una lieve mancanza fu subito allontanato, aveva giocato a [[Sesso anale|infilzalapecora]] con un giovane sacerdote, senza sapere che era il nipote del Patriarca di Damasco. Chiese di essere trasferito a [[Roma]], dove certi "passatempi" costituiscono titolo preferenziale.<br /> La notizia dello "sgarro" al Patriarca lo aveva preceduto, l'antico astio tra le due Chiese non si era ancora sopito, in una settimana Aniceto aveva accumulato più "[[mi piace]]" di [[Marco Aurelio]]. Al suo arrivo trovò la fanfara in alta uniforme, gli vennero consegnate le chiavi di [[San Pietro]], una ''Papabiga'' personalizzata e un biglietto per diventare pontefice senza passare dal via.<br /> Ancora frastornato dalla nomina, iniziò a prendere dimestichezza con l'enorme potere e responsabilità che ne deriva.
Aniceto (conosciuto anche come Sambuchino, o Mistrà) proveniva da Emesa in Siria. La tradizione vuole che suo padre fosse un certo Giovanni di Vico Morcote, in Canton Ticino ([[Svizzera]]), emigrato in Siria in qualità di legionario romano, ma che organizzava segretamente conti "Gabbietta" (presso la Zurich Bank) per far evadere le tasse ai facoltosi generali romani. Aniceto aveva appena dieci anni e, nonostante l'ottima educazione cristiana ricevuta, faticava a capire la differenza tra [[Paradiso]] e [[paradiso fiscale]]. Era comunque consapevole che fossero entrambi "roba buona".<br /> A ventidue anni, grazie alle facoltose conoscenze del padre, possedeva una sua [[zona franca]], ricavata in una valle nei pressi di Gerico in [[Cisgiordania]]. Nel suo duty free ''"[[Cammello magico]]"'', esente dal dazio e altre gabelle imperiali, potevi trovare a prezzi vantaggiosi: colorate stoffe indiane, pregiato lino egizio, perle di Labuan, riso cantonese e, provenienti dal [[Giappone]], dei misteriosi oggetti esoterici in grado di catturare l'anima: le Nikon.<br /> Dopo un iniziale successo commerciale, dovuto alle carovane che percorrevano la tratta [[Gerusalemme]]-[[Turchia|Kuşadası]]-[[Foggia]], seguì un periodo di crisi causato dalla svalutazione del trökutz, che dal valore nominale di "tre capre" passò repentinamente al "mezzo sorcio".<br /> Per sfuggire ai creditori abbracciò la [[Chiesa cattolica orientale|Chiesa d'oriente]], che lo accolse tiepidamente e si limitò a due bacetti sulle guance. Per una lieve mancanza fu subito allontanato, aveva giocato a [[Sesso anale|infilzalapecora]] con un giovane sacerdote, senza sapere che era il nipote del Patriarca di Damasco. Chiese di essere trasferito a [[Roma]], dove certi "passatempi" costituiscono titolo preferenziale.<br /> La notizia dello "sgarro" al Patriarca lo aveva preceduto, l'antico astio tra le due Chiese non si era ancora sopito, in una settimana Aniceto aveva accumulato più "[[mi piace]]" di [[Marco Aurelio]]. Al suo arrivo trovò la fanfara in alta uniforme, gli vennero consegnate le chiavi di [[San Pietro]], una ''Papabiga'' personalizzata e un biglietto per diventare pontefice senza passare dal via.<br /> Ancora frastornato dalla nomina, iniziò a prendere dimestichezza con l'enorme potere e responsabilità che ne deriva.
{{cit2|Et virtute magna venit magnus responsabilitate.|Enciclica ''"[[Uomo Ragno]]"''. Papa Aniceto, 161.}}
{{cit2|Et virtute magna venit magnus responsabilitate.|Enciclica ''"[[Uomo Ragno]]"''. Papa Aniceto, 161.}}
[[File:Computer rotto.jpg|right|thumb|220px|Risultato del tentativo di calcolare la Pasqua con la formula di Aniceto.]]
[[File:Computer rotto.jpg|right|thumb|220px|Risultato del tentativo di calcolare la Pasqua con la formula di Aniceto.]]

Versione delle 22:42, 9 dic 2014

Questo utente offende il Signore ed i suoi seguaci!
Lascialo perdere, o sarai scomunicato, arso vivo
e messo sotto sale per compiacere il Signore.

Papa DJ Aniceto e il suo messaggio pastorale.

Aniceto (Da qualche parte, 100 circa – Da qualche altra parte, 166 a occhio) fu l'11° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo anche se non ha fatto

nulla di rilevante. Questo gli valse il nomignolo di Papa Zeroazero. Il suo pontificato durò una decina di anni, probabilmente dal 155 al 166, nel corso del quale la domanda che tutti si facevano era: "Come si chiama il papa che abbiamo adesso?". Lo si ricorda comunque per tre decisioni, che segnarono comunque una svolta

nella vita di qualcuno.

  • Ai sacerdoti fu vietato di portare i capelli lunghi. Questo gettò nello sgomento alcuni vescovi rockettari e il parrucchiere del Vaticano, a cui sarebbero venuti a mancare i guadagni sulle permanenti, le extension e le messe in piega.
  • La Pasqua andava celebrata di domenica. Quindi in qualche modo andava calcolata, a prescindere dalle proteste dei programmatori di computer e di chi stampava i calendari con le topone ignude.
  • Non si potevano usare droghe, nemmeno il pepe sulla carbonara. Se proprio dovevi sniffare qualcosa era permessa l'ostia.
« Crinem secat spectans meretricio. »
(Enciclica "Tajate 'sti capelli che me pari 'na mignotta". Papa Aniceto, 161.)

Biografia

Papa Aniceto mentre cerca di calcolare la data della Pasqua.

Aniceto (conosciuto anche come Sambuchino, o Mistrà) proveniva da Emesa in Siria. La tradizione vuole che suo padre fosse un certo Giovanni di Vico Morcote, in Canton Ticino (Svizzera), emigrato in Siria in qualità di legionario romano, ma che organizzava segretamente conti "Gabbietta" (presso la Zurich Bank) per far evadere le tasse ai facoltosi generali romani. Aniceto aveva appena dieci anni e, nonostante l'ottima educazione cristiana ricevuta, faticava a capire la differenza tra Paradiso e paradiso fiscale. Era comunque consapevole che fossero entrambi "roba buona".
A ventidue anni, grazie alle facoltose conoscenze del padre, possedeva una sua zona franca, ricavata in una valle nei pressi di Gerico in Cisgiordania. Nel suo duty free "Cammello magico", esente dal dazio e altre gabelle imperiali, potevi trovare a prezzi vantaggiosi: colorate stoffe indiane, pregiato lino egizio, perle di Labuan, riso cantonese e, provenienti dal Giappone, dei misteriosi oggetti esoterici in grado di catturare l'anima: le Nikon.
Dopo un iniziale successo commerciale, dovuto alle carovane che percorrevano la tratta Gerusalemme-Kuşadası-Foggia, seguì un periodo di crisi causato dalla svalutazione del trökutz, che dal valore nominale di "tre capre" passò repentinamente al "mezzo sorcio".
Per sfuggire ai creditori abbracciò la Chiesa d'oriente, che lo accolse tiepidamente e si limitò a due bacetti sulle guance. Per una lieve mancanza fu subito allontanato, aveva giocato a infilzalapecora con un giovane sacerdote, senza sapere che era il nipote del Patriarca di Damasco. Chiese di essere trasferito a Roma, dove certi "passatempi" costituiscono titolo preferenziale.
La notizia dello "sgarro" al Patriarca lo aveva preceduto, l'antico astio tra le due Chiese non si era ancora sopito, in una settimana Aniceto aveva accumulato più "mi piace" di Marco Aurelio. Al suo arrivo trovò la fanfara in alta uniforme, gli vennero consegnate le chiavi di San Pietro, una Papabiga personalizzata e un biglietto per diventare pontefice senza passare dal via.
Ancora frastornato dalla nomina, iniziò a prendere dimestichezza con l'enorme potere e responsabilità che ne deriva.

« Et virtute magna venit magnus responsabilitate. »
(Enciclica "Uomo Ragno". Papa Aniceto, 161.)
Risultato del tentativo di calcolare la Pasqua con la formula di Aniceto.

Per cominciare con qualcosa di facile, ordinò a tutti i preti di tagliarsi i capelli "alla Marine". Il provvedimento fu motivato con questioni d'immagine, ma risolveva anche il fastidioso problema dei pidocchi, oramai grossi come gatti. La seconda questione affrontata fu la controversia sulla data in cui celebrare la Pasqua. Ne discusse con Policarpo di Smirne, ultimo dei discepoli degli apostoli, convocato a Roma nonostante i suoi 80 anni. Era ancora abbastanza lucido, aveva capito quasi subito di non essere arrivato a Costantinopoli (come aveva creduto inizialmente), forse aiutato da un: "A rincojonito! Ma te levi dalla strada!" gridato da un tizio su una biga. La Chiesa di Smirne celebrava la Pasqua nel quattordicesimo giorno del mese di Nisan, come gli ebrei, che corrispondeva all'11 ottembre del calendario giuliano, giorno che arrivava con cadenza casuale e con un preavviso di 5-6 ore, rendendo impossibile organizzare una festa decente o anche solo chiamare il catering[1]. Secondo Aniceto andava invece celebrata di domenica, ma sulla data era ancora confuso. Tirò fuori dei fogli scarabocchiati, aveva tentato di applicare una equazione differenziale alle derivate parziali un paio di millenni prima che fosse definita, col risultato che ogni 26 anni Pasqua sarebbe caduta il 32 dicembre. Dopo aver dato fondo alle riserve di "Cannellino" delle cantine pontificie, ed aver pareggiato anche in una gara di rutti, non si accordarono su una data comune ma si lasciarono in buoni rapporti, evitando quindi un doloroso scisma tra la Chiesa Romana e quella Greca.
Tre mesi prima di morire vietò l'uso delle droghe, fortunatamente le scorte minime presenti nella farmacia vaticana garantivano sei mesi di autonomia. La Chiesa considera Aniceto un martire, ma nessun dettaglio è conosciuto sul tipo di martirio, né se ne hanno conferme documentarie, a parte la visita settimanale di una signora conosciuta come Lady Krudelia.

Culto

Un liquore prodotto dai monaci trappisti al gusto Aniceto.
  • La sua memoria liturgica si celebra il 20 aprile, giorno tipicamente dedicato alle sbornie con la Sambuca.
  • È considerato il protettore del risotto al Barolo durante la cottura.
  • I monaci trappisti producono un favoloso liquore in suo onore, che ha ottime proprietà digestive, lassative ed abrasive.
  • È il Santo Patrono del comune di Godiasco Salice Terme (PV), ma loro si ostinano a festeggiare i SS. Siro e Reparata.

Curiosità