Luigi Giussani

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« Giussani? Sì, le sorelle che inventarono Diabolik, giusto? »
(Pier Paolo Pasolini alla domanda: "Hai sentito parlare di Giussani?")
« Se Giussani è un Filosofo, io sono una pornostar »
(Suor Germana su Don Giussani)
« Se Giussani è un Filosofo, io che cazzo sono? »
(Nietzsche su Don Giussani)
« Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. »
(Mt 7,15-16)

Luigi Giussani, detto Jus, è il fratello segreto di Tinto Brass, il quale ha preferito dedicarsi a un settore decisamente più utile per l'umanità intera tutta. Ha anche due sorelle gemelle, le famose sorelle Giussani: anche loro hanno fatto meglio di lui, inventando Diabolik. Sfigato! È famoso per aver inventato, ahinoi, Comunione e Liberazione.

Luigi Giussani e Tinto Brass. Senza sigaro non li distingue nemmeno la madre.

Eletto mediante suffragio bulgaro, divenne la Guida del gruppo. Si dice che Guida fosse anche il nome d'arte di un noto transessuale che batteva dalle parti di Via della Conciliazione, Roma. Da qui i numerosi equivoci, mai del resto smentiti.

L'arma principale di Luigi Giussani era la bava. Oltre a essere potentemente cancerogena, aveva le stesse proprietà dell'acido cloridrico (il famoso HCl) e causava infertilità in chiunque ne venisse a contatto. L'unico a essere immune alla bava di Don Giussani è Giuliano Ferrara, che produce spontaneamente un anticorpo tramite le sue numerosissime ghiandole.

Pessima abitudine all'interno degli adepti di CL è avere in ogni stanza una foto nelle pose più grottesche del Giussani. Gettonatissima è quella in cui il Jus è in una clinica privata milanese sottoposto a tracheotomia, lobotomia, anoressia, filosofia e agorafobia (NB, qualora fosse sfuggito a qualcuno: CLI-NI-CA-PRI-VA-TA. Casomai lo ripetiamo insieme lentamente: cliiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiicaaaaaaaaaa priiiivaaaaaaataaaaaaa).

Altro feticcio molto comune è la statuina da presepe del Jus. Più è ingobbito e sofferente, meglio è. Metterla nel presepe provoca palpitazioni e lacrime di sangue alla statuina della Madonna, anomalie gastriche a San Giuseppe, terrore e alopecia nel Bambin Gesù, i Re Magi diventano bianchi e si fanno furbi andando a giocare oro, incenso e mirra a Montecarlo in compagnia di tre puttane, le pecore perdono il vello e si mettono a inculare i pastorelli sardi all'urlo di "Yu-huu il contrappasso!".

Questo quotidiano trauma, comunque, spiega perché per ogni ciellino è impossibile conoscere la Bellezza per antonomasia e avere una qualsiasi nozione di teoretica ed estetica in genere.

Per onor di verità, Don Giussani ha fatto un'azione degna di lode nella sua vita: è morto. A tale evento, tutti i più devoti ciellini, (tra cui tutti i professori ciellini di tutte le materie istituiti per distorcere in chiave cattolico-pidiellina le più discipline, per plagiare le menti e per fare più favoritismi possibile a tutti gli allievi affiliati) si sono trasferiti in massa a celebrare le esequie. Era l'occasione buona per buttare una grossa bomba in Piazza Duomo a Milano e fare un po' di ordine, ma il governo svizzero se l'è fatta sfuggire. Accidentaccio. L'unica conseguenza dell'allegra scampagnata c'è stata per gli allievi dei suddetti prof., lasciati nelle rispettive aule a non fare un cazzo. Sagace la battuta di uno di questi giovincelli: "Giussani dovrebbe morire tre volte la settimana".

Giussani e la scrittura

Giussani e la sua raffinata dialettica.

Giussani era indubbiamente afflitto da grafomania. Come Plutarco, Origene, Cicerone, Suor Germana e Francesco Totti. Ha scritto una quantità inimmaginabile di libri, articoli, Sure, ricette, bugiardini di medicine e istruzioni per l'uso di profilattici (rigorosamente bucati, altrimenti è peccato).


Il suo stile è melodioso quanto un cantiere navale ed è assimilabile a quello di Nostradamus: aleatorio e sgrammaticato. Per entrambi la mancanza di significato nello scritto consente al lettore di mettere in bocca all'autore tutto ciò che gli sembra più opportuno, permettendo di stravolgere ogni frase per adattarla a un contesto ideologizzato già pronto in precedenza.

Molte di queste perle sono state disseminate nella rivista Tracce, allegato mensile di Playboy, allegato mensile di Avvenire, a sua volta allegato mensile di Tracce.

« O no? Aspetta un attimo mi sono confuso... Come cazzo è possibile? Ah, sì, trovato, la vecchia scusa che funziona sempre: Mistero della Fede! »

Dicevamo: tratti salienti della prosa giussaniana sono:

  • Anacoluti
  • Contraddizioni ("Il Mistero non può essere posseduto: è oggetto di esperienza ma non può essere posseduto, cioè misurato, esaurito, abbracciato nella sua totalità. Ma è altrettanto vero che è posseduto").
  • Disomogeneità
  • Bambineschi sensazionalismi (esclamazioni campate in aria, anafore insensate, accumulazioni sinonimiche di dubbio gusto, esordi caratterizzati da ridondante platealità)
Il maestro di Italiano di Giussani durante una dissertazione teologica
  • Distinzioni capziose ("Il Mistero non è l'ignoto; è l'ignoto in quanto diventa contenuto di esperienza sensibile").
  • Voli pindarici
  • Metafore bolse e/o inappropriate
  • Esplicazioni confusionarie
  • Paralogismi parecchio astrusi ("Il Verbo di Dio è un possesso inesauribile e, perciò, non può che essere vissuto nell'umiltà")
  • Riferimenti a pregressi non specificati
  • Parole straniere per suscitare Xenikòn nel lettore (Xenikòn = straniamento, capre!)
  • Qualunquismi
  • Intermezzi non richiesti e chiose a margine di nullo interesse
  • Citazioni a sproposito

Gustiamoci quindi un icastico paragrafo nella sua più totale e stilnovistica musicalità e fragranza.

"Comunque, è ben vero che il Mistero non può essere posseduto: è oggetto di esperienza ma non può essere posseduto, cioè misurato, esaurito, abbracciato nella sua totalità. Ma è altrettanto vero che è posseduto. Il Verbo di Dio, fatto seme nel seno della Madonna, la Madonna lo possedeva; fatto bambino, giovane, uomo, la Madonna come madre lo possedeva, come donna che era sua madre lo possedeva. È un possesso inesauribile e, perciò, non può che essere vissuto nell’umiltà. Quell’umiltà che dovrebbe riverberarsi poi - ed è l’unica sorgente da cui si può riverberare - tra l’“io” e il “tu” umano: tra una persona e un’altra persona, perché l’altro sorge da Dio".

Per tutti codesti indubbi meriti, Giussani è anche soprannominato Il Jessica Fletcher del Cristianesimo.