Napoleone Bonaparte: differenze tra le versioni

Da Nonciclopedia, cioè, 'sti cazzi.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto aggiunto Contenuto cancellato
m (Annullate le modifiche di 80.183.113.208 (discussione), riportata alla versione precedente di Pfenner)
Riga 82: Riga 82:
==Il soggiorno a Elba e i "Cento giorni"==
==Il soggiorno a Elba e i "Cento giorni"==
Sull'Isola d'Elba Napoleone continuò a giocare al Capo di Stato. Si fece incoronare imperatore, promulgò una nuova costituzione, dichiarò di essere il discendente diretto di [[Petronio Arbitro]], visto che oramai i personaggi importanti li aveva finiti; fece costruire un parco giochi, un casinò, una pista di atterraggio e un tunnel per fuggire indisturbato. Così fuggì e il [[1 marzo|1º marzo]] [[1815]] sbarcò in Francia nel golfo di [[Cannes]], dove fu ospite speciale del [[Festival di Cannes|Festival]] e il bersaglio preferito di [[fotografo|fotografi]] e [[paparazzo|paparazzi]]. Iniziavano i leggendari "Cento giorni". Napoleone mosse verso Parigi acclamato dal popolo e sorretto dai soldati che il re gli mandava contro. Allora il re spedì un esercito guidato dal maresciallo Ney. Giunti l'uno di fronte all'altro, Ney stava per attaccare, quando Napoleone si diresse verso le truppe avversarie e con aria fiera gridò: ''«Chi vuole sparare al suo Imperatore è libero di farlo»''. Per sua fortuna i soldati di Ney avevano dimenticato le munizioni e, non sapendo cosa fare, lo acclamarono imperatore. Mentre Luigi XVIII fuggiva come una checca, Napoleone fu posto sul trono a patto che non facesse cominciare una nuova numerazione degli anni. E Napoleone accettò a malincuore. Così nel 16° anno dal primo consolato o anno 1 della prima era post-napoleonica, ma non anno 0 della seconda era napoleonica perché i patti dicevano che non si poteva chiamare così, insomma in quell'anno, Napoleone risalì sul trono di Francia e si fece rieleggere ''Imperatore'', ''Sovrano di Francia, di Corsica e dell'Isola d'Elba'', ''Console Supremo'' e ''Amministratore di Condominio'', ''Discendente Diretto di Giovanna D'Arco'' e ''Figlio di Buona Donna''<ref>Giulio Mastrogibelletti, ''Era napoleonica, ora non lo è più'', [[Milano]], La Caccola Libri, 2003, ISBN 359 938 83 01. Compratelo, vi prego!</ref>.
Sull'Isola d'Elba Napoleone continuò a giocare al Capo di Stato. Si fece incoronare imperatore, promulgò una nuova costituzione, dichiarò di essere il discendente diretto di [[Petronio Arbitro]], visto che oramai i personaggi importanti li aveva finiti; fece costruire un parco giochi, un casinò, una pista di atterraggio e un tunnel per fuggire indisturbato. Così fuggì e il [[1 marzo|1º marzo]] [[1815]] sbarcò in Francia nel golfo di [[Cannes]], dove fu ospite speciale del [[Festival di Cannes|Festival]] e il bersaglio preferito di [[fotografo|fotografi]] e [[paparazzo|paparazzi]]. Iniziavano i leggendari "Cento giorni". Napoleone mosse verso Parigi acclamato dal popolo e sorretto dai soldati che il re gli mandava contro. Allora il re spedì un esercito guidato dal maresciallo Ney. Giunti l'uno di fronte all'altro, Ney stava per attaccare, quando Napoleone si diresse verso le truppe avversarie e con aria fiera gridò: ''«Chi vuole sparare al suo Imperatore è libero di farlo»''. Per sua fortuna i soldati di Ney avevano dimenticato le munizioni e, non sapendo cosa fare, lo acclamarono imperatore. Mentre Luigi XVIII fuggiva come una checca, Napoleone fu posto sul trono a patto che non facesse cominciare una nuova numerazione degli anni. E Napoleone accettò a malincuore. Così nel 16° anno dal primo consolato o anno 1 della prima era post-napoleonica, ma non anno 0 della seconda era napoleonica perché i patti dicevano che non si poteva chiamare così, insomma in quell'anno, Napoleone risalì sul trono di Francia e si fece rieleggere ''Imperatore'', ''Sovrano di Francia, di Corsica e dell'Isola d'Elba'', ''Console Supremo'' e ''Amministratore di Condominio'', ''Discendente Diretto di Giovanna D'Arco'' e ''Figlio di Buona Donna''<ref>Giulio Mastrogibelletti, ''Era napoleonica, ora non lo è più'', [[Milano]], La Caccola Libri, 2003, ISBN 359 938 83 01. Compratelo, vi prego!</ref>.
Napoleone chiese la pace ai sovrani europei, nuovamente coalizzatisi contro di lui, alla sola condizione di mantenere il trono di Francia, dichiarando più volte: ''«sono stato frainteso»''. Ma i nemici risposero con un [[gesto dell'ombrello]] fatto in contemporanea da tutti gli ambasciatori presenti a Parigi. Ora tutte le forze alleate marciavano verso la Francia, persino la Svizzera era scesa in guerra. La resa dei conti avvenne nella famosa [[battaglia di Waterloo]], avvenuta a 5 km da Waterloo, in provincia di Waterloo. Napoleone qui fece il suo capolavoro, come ci racconta lo storico [[Luca Luciani]].
Napoleone chiese la pace ai sovrani europei, nuovamente coalizzatisi contro di lui, alla sola condizione di mantenere il trono di Francia, dichiarando più volte: ''«sono stato frainteso»''. Ma i nemici risposero con un [[gesto dell'ombrello]] fatto in contemporanea da tutti gli ambasciatori presenti a Parigi. Ora tutte le forze alleate marciavano verso la Francia, persino la Svizzera era scesa in guerra. La resa dei conti avvenne nella famosa [[battaglia di Waterloo]], avvenuta a 5 km da Waterloo, in provincia di Waterloo.


<center><youtube>xFMRubK2AZw</youtube></center>






In realtà Napoleone perse e questo [[Luca Luciani]] è un pirla.


==L'esilio a Sant'Elena==
==L'esilio a Sant'Elena==

Versione delle 18:49, 18 gen 2011

Napoleone al San Bernardo, autovelox su tela, multa di 250 euro.

Napoleone Bonaparte, Ei per gli amici (addiaccio, 15 agosto 1769[1]Isola di Sant'Elena, 5 maggio 1821[2]) è stato un francese, un megalomane, un politico, un generale, un dittatore, un imperatore, ma soprattutto è stato colui che ha praticamente buttato nel cesso tutto quello che era stato conquistato con la rivoluzione francese: difatti grazie a lui, dopo la disfatta di Waterloo, la Francia è stata riconsegnata a quella dinastia di deficienti conosciuta anche come Borboni.

È stato il primo creatore dell'impero francese dopo Carlo Magno ed è tuttora considerato il simbolo della Francia rivoluzionaria, della Francia repubblicana, della Francia imperiale ma non della Francia monarchica, nonostante fosse praticamente il successore al trono di Luigi XVI. Odiato dagli inglesi, schifato dai tedeschi, apprezzato dagli italiani, ignorato dai tibetani, sconosciuto ai giapponesi - che altrimenti ne avrebbero fatto sicuramente un manga - è considerato dai francesi il personaggio più importante della storia mondiale, dopo Asterix, Giovanna d'Arco, Zinedine Zidane e Catherine Deneuve.

Primi anni e carriera nell'esercito

Template:Primapagina Nato all'addiaccio da due immigrati di origine italiana il 17 spuzzettaio del 20° anno dell'era pre-giacobina (o anno 0 dell'età napoleonica) in un'isola del Mediterraneo che lui stesso fonderà e chiamerà Corsica, appena partorito dichiara guerra a due culle vicine e ne conquista altre 15. A tarda sera tutto l'ospedale sarà suo, con le ostetriche che lo acclamano primario e dirigente della ASL. A 6 anni comincia gli studi, che terminerà grazie alla sua precoce intelligenza a 7 anni.

A 15 anni entra nella Scuola Militare di Parigi Charles de Gaulle, dove impara la strategia bellica. Grazie agli studi, l'anno dopo diventerà campione europeo di Assedio.

Allo scoppio della rivoluzione nel 1789, Napoleone si trovava sul cesso e si prese un enorme spavento. Per fortuna riuscì a completare la sua opera senza gravi conseguenze. Così, ventenne e ufficiale del re Luigi XVI, fu inviato in Corsica dove, alla faccia della fedeltà, si unì al movimento rivoluzionario dell'isola e al movimento separatista corso[3], divenendo anti-monarchico, anti-francese e antipatico. Con il tempo Napoleone aderì sempre più agli ideali della rivoluzione, come "Figa per tutti", e si mise definitivamente dalla parte dei rivoluzionari. Nel 1793 cacciò i realisti dalla città di Tolone, mostrando già il suo precoce genio militare: difatti fece credere ai realisti che avrebbe attaccato la città dalle montagne, per attaccare poi dall'altro versante. Ma a Tolone non ci sono montagne, per cui l'esercito realista si spostò in paranza fino alle Alpi lasciando la città sguarnita. Napoleone entrò nella città acclamato da due pescatori e un salumiere, mentre il resto della cittadinanza si chiedeva: «ma dove cazzo sono gli altri?»

Robespierre, foto di Oliviero Toscani (1790 circa).

La vittoria gli diede grandi onori e, rientrato a Parigi, entrò a far parte dell'élite rivoluzionaria giacobina, costituita da personaggi del calibro di Robespierre e Marat, gente vestita come Bertinotti e che parlava sempre della rivoluzione dall'alto del suo stipendio borghese. Insomma radical chic del cazzo. Il 30 fienile del 1795 (26-eieieisimo anno dal nuovo inizio, 6° anno dell'era giacobina, anno 892 nel calendario arabo, 32 luglio 1418 del calendario gregoriano) Napoleone venne nominato Comandante della Piazza di Parigi[4]. Cominciò così a fare multe per sosta vietata ai monarchici, costringendoli alla ritirata e sventando un nuovo colpo di stato.

La campagna d'Italia

Nel contesto di un mega partitone a Risiko tra Francia e Impero Austro-ungarico, l'11 fioraio del 7° anno dell'era rivoluzionaria Napoleone partì per l'Italia al comando di 38.000 uomini, 2 muli e un pedicurista, che come si può immaginare, aveva un sacco di lavoro da svolgere. L'obiettivo era togliere almeno un territorio agli austriaci, possibilmente la Manciuria, ma Napoleone conquistò molti più territori usando un esercito mal equipaggiato, in inferiorità numerica e anche un po' ricchione. Dalla sua l'abilità, l'astuzia, il coraggio e, diciamocelo, un bel po' di culo: tutte le battaglie furono vinte per il rotto della cuffia degli avversari. Nella prima battaglia gli austriaci si dimenticarono le munizioni, nella seconda non suonò la sveglia del capitano, che si ritrovò così le truppe francesi nella tenda mentre si stava ancora lavando i denti. La terza fu contro i Piemontesi, e c'è poco altro da aggiungere.

Guardie imperiali austroungariche.

Napoleone costrinse Vittorio Amedeo III di Savoia a pesanti concessioni, ricattandolo con dei video che lo ritraevano in atteggiamenti promiscui con un transessuale, concessioni ratificate con la Pace di Parigi (15 beltempaio), che assegnava alla Francia la Savoia e Nizza. Pochi giorni dopo Napoleone vinse definitivamente gli austriaci, che in realtà si erano sconfitti da soli dopo l'ennesima rissa con i lombardi, e entrò trionfalmente a Milano. Costretto il Piemonte alla resa ed occupata Milano, Napoleone ricevette dal Direttorio carta bianca e Napoleone la usò per pulirsi il culo. A questo punto gli fu affidato il compito più arduo: sconfiggere l'esercito austriaco e il suo primo supernemico, Francesco Giuseppe Carlo d'Asburgo-Lorena, detto Lorena, Imperatore del Sacro Romano Impero, Arciduca d'Austria, Re d'Ungheria, Re di Croazia, Slovenia e Dalmazia e presidente della provincia di Udine. Dopo una serie di scontri parziali, le forze armate francesi e austriache si fronteggiarono, il 5 caldodoro, nella Battaglia di Castiglione. Napoleone vinse solo perché il comandante delle truppe austriache ebbe un forte attacco di scoliosi la notte prima e fu sostituito da un sordo muto[5], il quale dava ordini ai soldati in linguaggio dei segni, ordini che ovviamente nessuno capiva. Tale strategia permise a Napoleone di attaccare i nemici indisturbati, anche se dal lato sbagliato, senza armamento adeguato e con tutti i soldati feriti. Ma vinse lo stesso.

Il 17 tempodimerdoro Napoleone, con una mossa a sorpresa, addormentò tutti e firmò il trattato di Cloroformio falsificando le firme dei generali austriaci che intanto dormivano. Tale trattato stabiliva che la Francia acquisiva i Paesi Bassi e gli Austriaci inglobavano i territori della Repubblica di Venezia. Il tutto senza avvisare né i Paesi Bassi né Venezia, che da un giorno all'altro si ritrovarono con un altro governo, un'altra lingua e soprattutto con un sovrano straniero tra le palle. Come se non bastasse, Napoleone si fregò i leoni di Piazza S. Marco e li portò a Parigi dove li mise al posto dei nani da giardino nella sua dimora.

La campagna d'Egitto e di Siria

La Campagna d'Egitto (forse), Jacques- Louis David (forse), 1790 (forse).

La campagna d'Egitto presenta un clima caldo torrido tendente al desertico. Nel 124° anno prima dell'era fascista, il Direttorio voleva liberarsi della scomoda figura di Napoleone, ossia un manichino gigante avente le sue sembianze posto nel bel mezzo del Consiglio. Gli fu così ordinato di conquistare l'Inghilterra e portare con sé il manichino gigante. Ma Napoleone sbagliò rotta e arrivò in Egitto, cominciando così la cosiddetta Missione Africa. Dopo aver occupato Malta avendola scambiata per l'Irlanda si diresse alle foci del Nilo-Tamigi, giunse alle Piramidi e le occupò scambiandole per Buckingham Palace. Passò così tutto il pomeriggio all'interno delle piramidi alla ricerca della regina d'Inghilterra. Fu così che scoprì la famosa Stele di Rosetta, uno scontrino di pietra del 2000 a.C. che secondo Napoleone consentiva di tradurre gli antichi scritti druidici. Dopo aver perso tempo con gli inutili reperti, Napoleone optò per attaccare i Mamelucchi durante il delle cinque, poiché sapeva che gli inglesi non interrompono MAI il tè delle cinque. Peccato però che i Mamelucchi non fossero inglesi. Napoleone stava quindi per imbattersi in una catastrofica disfatta, ma la fortuna gli arrise ancora: era il Ramadan, per cui i Mamelucchi furono sterminati senza avere la possibilità di opporsi. Intanto la flotta francese, che era rimasta parcheggiata in doppia fila alle foci del Nilo, fu sequestrata dall'ammiraglio Nelson, che con queste parole commentò la vittoria:

« Ah-ah! »
(Nelson a Napoleone)
La stele di Rosetta.
Seduta sul trono: Rosetta.

Napoleone rimase quindi in Egitto nell'attesa di riprendere le navi sequestrate dalla Guardia costiera. Intanto si dedicò alle cose che più gli piaceva fare: governare, conquistare e depredare tutti i reperti archeologici per usarli come sottobicchieri o posacenere. Fece qualche riforma in Egitto, come quella che istituiva Napoleone eroe nazionale, Faraone dell'Alto e Basso Egitto e discendente di Cesare che aveva dominato su Cleopatra. Poi tentò di conquistare la Siria dicendo di essere il discendente di Alessandro Magno, ma non ci riuscì. Allora ci riprovò dicendo di essere il discendente di Abramo, ma non funzionò neanche questa volta. Capito che gli arabi non erano scemi come i francesi, Napoleone decise di tornare nell'amata Francia, assediata dalle potenze straniere e con forti contrasti interni. Al Direttorio serviva un uomo forte, carismatico, un uomo da usare per riportare l'ordine e di cui liberarsi quando tutto era fatto. Fu così che scelsero Napoleone, uomo forte, carismatico, che portò l'ordine e che usò il Direttorio per raggiungere il potere, per poi liberarsi dello stesso mettendo tutti in un gabinetto consultivo e tirando lo sciacquone. Nonostante fosse tornato su una zattera, sconfitto da Nelson, sconfitto dai Siriani e sconfitto da un gabbiano che lo aveva infastidito durante tutto il viaggio, Napoleone fu accolto come Salvatore della Patria, un pescatore siciliano che era emigrato nei pressi di Marsiglia. Risolto l'equivoco, Napoleone fu accolto da eroe: si vantò di aver sconfitto i Mamelucchi, di aver evitato la disfatta contro Nelson e di aver costruito le Piramidi. Inoltre portò con sé la Stele di Rosetta, presentandola come l'anello mancante tra gli antichi egizi e i druidi bretoni, e la pose nel suo giardino come lapide per il suo gatto.

Il Consolato

Giunto a Parigi il 1° novembraio, Napoleone organizzò il colpo di stato che poi portò alla dittatura. Con l'appoggio del fratello, presidente del Consiglio dei Cinquecento, del cugino, nel Consiglio dei Vecchi, del suo migliore amico al ministero della polizia, di suo cognato alla giustizia e della nuora che la dava un po' a tutti, si assicurò anche l'appoggio di Talleyrand, di Murat e degli ausiliari del traffico, schifati da tutti, ma che in fondo potevano sempre tornare utili. Propose così al Consiglio degli Anziani di fare una bella gita alla bocciofila di Saint-Claude, sapendo che gli anziani non dicono mai No a una partita a bocce. E infatti gli Anziani cascarono nel tranello e andarono nel luogo indicato da Napoleone, lontano da occhi indiscreti.

Gli Anziani bloccano Napoleone che tenta di uscire dal Consiglio (forse doveva fare una scoreggia), François Bouchot.

Giunti sul luogo, gli Anziani si infuriarono con Napoleone perché le bocce mancavano, e sarebbe fallito il colpo di stato se suo fratello non avesse portato con sé una ventina di mazzi di carte. Così mentre gli Anziani intavolavano partite di briscola e scopone, Napoleone, con la scusa di un colpo di stato organizzato dai realisti per restaurare la monarchia, fece un colpo di stato e instaurò la dittatura, che poi è la stessa cosa. Quindi fu nominato console assieme a due personaggi di cui nessuno ricorda il nome e che per semplicità chiameremo Paperino e Topolino[6], e assunse i poteri di Comandante in capo di tutte le forze armate e disarmate. Celebre la frase che il fratello pronunciò a chi accusava Napoleone di uccidere la Repubblica:

« Non esiterei un attimo a uccidere mio fratello se sapessi che costui stesse attentando alla libertà della Francia! Ma poiché mi ha promesso un ministero, sarà per un'altra volta. »

Con l'aiuto di Paperino e Topolino, Napoleone forgiò una nuova costituzione, che lo legittimava come Capo di Stato, Capo delle Forze Armate, Comandante in Pectore dei Vigili Urbani, Delfino di Francia, Orca Assassina, Discendente diretto di Giulio Cesare, di Vercingetorige e di Asterix e Gran Sultano di Tutte le France. Esautorò le Camere da tutti i poteri, tranne alcuni puramente formali, come approvare l'abbigliamento del Primo Console o verificare che la grondaia del Direttorio funzionasse correttamente. Poi si fece nominare Primo Console dalle Camere, ma poiché le Camere non contavano più un cazzo, dovette ridare tutti i poteri alle Camere, per poi riprenderseli una volta eletto. Divenuto Primo Console, si fece eleggere pure Secondo, Terzo e Quarto Console, per avere le spalle coperte. Poi promulgò il lodo Alfanò, con cui garantì l'immunità alle quattro più alte cariche dello stato, cioè lui, lui, lui e lui. I Francesi, pur di non ammettere di essersi fatti infinocchiare da un pirla qualsiasi, lo acclamarono eroe nazionale. Nonostante ciò l'opposizione al Console era ancora forte. Le fonti ufficiali raccontano che Napoleone sventò da solo ben quattro attentati, uno dei quali fermato da Napoleone stesso, che strangolò l'assassino a mani nude. Per tutelarsi dai rivoluzionari mise fuori legge i giacobini e per tutelarsi dai realisti invitò a cena il duca di Enghien e lo condannò a morte perché non aveva portato il gelato. Infine fece il Concordato con la Chiesa, con cui il cattolicesimo fu promosso a religione più amata dalle massaie francesi.

Napoleone valica le Alpi, di Jacques-Louis David.

Le mazzate e l'Impero

Il 17 notaio del 31° anno dell'età napoleonica, Napoleone, già Capo di Stato, già Primo Console, già padre di tre figli, valicò le Alpi per attaccare gli Austriaci a sorpresa. Nell'impresa Napoleone perse quasi tutti gli elefanti e sbagliò strada, arrivando in Svizzera. Gli Svizzeri indignati promossero un referendum per decidere se cacciarli: si andò al voto tre settimane dopo, quando Napoleone ormai aveva già conquistato la Svizzera. Napoleone poi scese in Italia dove la riconquistò grazie alle battaglie di Montebello e di Marengo, dove gli Austriaci si arresero prima ancora di combattere perché l'oroscopo di quel giorno li dava per perdenti. Nel 32° anno dell'età napoleonica, o 2° anno dal Primo Consolato, o 13° anno dell'era giacobina, il Bonaparte venne proclamato Presidente della Repubblica Italiana (fu quindi lui il primo presidente e non Enrico De Nicola) per poi lasciare il titolo preferendogli quello di Re d'Italia (fu quindi lui il primo e non Vittorio Emanuele II). Infine, dopo quattro semestri giacobini, tornò a Parigi con il Papa al guinzaglio e tutta l'argenteria del Vaticano e si fece incoronare Imperatore (fu quindi lui il primo e non Adriano Ribeiro). Secondo il Manzetti pare che Napoleone si fosse incoronato da solo: strappò la corona dalle mani del papa, gli diede un calcio nello stomaco e pronunciò la seguente famosa frase[7]:

« Dio me l'ha data e guai a chi me la toglie! E vaffanculo!!! »

L'incoronazione a imperatore di Napoleone fece sorgere un problema di identificazione con l'altro imperatore allora ufficiale, quello dell'Austria ex-Sacro Romano Impero, Francesco Giuseppe Carlo d'Asburgo-Lorena, detto Lorena. D'ora in poi quasi ogni capo di stato europeo si fregerà del titolo di imperatore facendo a gara con gli altri imperatori a chi ce l'avesse più lungo (il titolo).

La conquista dell'Europa

Divenuto imperatore, Napoleone governava sulla Francia e sull'Italia. Aveva tutto, donne, potere, auto di lusso. Poteva rimanere lì, a godere di tutti i favori. E invece no, voleva di più. E così si mise in testa la banale idea di conquistare il mondo.

« Torniamo all'accampamento, e prepariamoci per domani sera »
(Napoleone)
« Yuk, e che cosa faremo domani sera?? »
(Murat)
« Quello che facciamo tutte le sere, Murat: TENTARE DI CONQUISTARE IL MONDO! »
(Napoleone dando uno schiaffo a Murat)

Napoleone si mise così a capo dell'Invincibile Armata contro la terza coalizione, costituita da Austria, Inghilterra, Russia, Prussia e altri stati inutili. Napoleone affrontò Russi e Austriaci in diverse battaglie mai determinanti, data la nota incapacità del sovrano francese. Come al solito Napoleone vinse la battaglia definitiva grazie a un colpo di culo. Si trattava della famosa battaglia di Austerlitz, persa dalla coalizione più che vinta dai Francesi. Austriaci e Russi difatti non si erano accorti di aver radunato il loro esercito su un lago ghiacciato, dato che i due popoli non avevano mai visto il ghiaccio. Al passaggio dei cannoni il ghiaccio si aprì facendo sprofondare tutto e tutti. Quando Napoleone arrivò sul campo di battaglia vide l'esercito nemico che annegava, fece tirare un colpo di cannore e urlò: «Centrato! Abbiamo vinto!» Napoleone così conquisto tutta l'Europa centrale, ad eccezione dell'Austria che divenne uno stato vassallo. La Prussia fu inglobata l'anno seguente nella battaglia di Jena, dove i soldati prussiani si spararono tra di loro per colpa della nebbia.

Napoleone indica ai suoi dove possono trovare Parcheggio, Michelangelo (1545), Cappella dei Pallisti.

Si formò poi una quarta coalizione, formata come al solito dall'Inghilterra e dalla Russia e dagli ultimi alleati rimasti, ossia la Slovacchia e la provincia di Zagabria. Ovviamente Napoleone sconfisse anche la quarta coalizione e occupò tutti, tranne come al solito la Russia e la perfida Albione che rimaneva al suo posto. Stufo della politica espansionistica inglese, Napoleone instaurò il blocco continentale, una sorta di embargo che bloccava i voli per le isole britanniche. Quando il papa rifiutò di aderire all'embargo nei confronti dell'Inghilterra, dichiarando di essere un gran paraculo, Napoleone fece occupare Roma e lo Stato Pontificio. Il papa rispose con una bolla di scomunica e Napoleone ordinò l'arresto del pontefice. Il papa allora disse che l'imperatore sarebbe bruciato tra le fiamme dell'inferno e Napoleone pagò. Così tornarono di nuovo amici.

Poi Napoleone una mattina decise di occupare anche il Portogallo, perché era cattivo e aiutava l'Inghilterra, e quindi invase la Spagna. Inoltre affrontò e vinse la quinta colazione, ai cinque cereali e col cacao magro. L'indennizzo di guerra dell'Austria fu enorme: rivelare tutte le ricette dei dolci austriaci usati dalla prima colazione fino all'ultima. Napoleone frattanto mise le mani anche sull'Italia Meridionale, dove fondò una famosa città che porta ancora il suo nome, Napoli.

La campagna di Russia

La campagna di Russia è un ambiente freddo e inospitale, generalmente si tratta di tundra o taiga. Nel 7° anno dell'era imperiale, o 23° dell'era rivoluzionaria, Napoleone decise di invadere la Russia. Finalmente la fortuna abbandonò Napoleone, che dimostrò al mondo la propria incapacità in ambito bellico: sbagliatissima infatti l'idea di cominciare l'attacco in pieno inverno, il 14 gelataio. In una prima fase arrivò fino a Mosca, la assediò per una settimana e poi si accorse che la città era vuota: allora la occupò. La sua incuria e superficialità lo portarono a lasciare un mozzicone di sigaretta acceso vicino alle tende: fu l'incendio di Mosca. Senza viveri, uccisi dal freddo e dal caldo (ricordiamo infatti che Mosca era in fiamme) Napoleone ordinò la ritirata. E proprio qui fece un errore madornale: decise di ritornare a Parigi usando la transiberiana! La ritirata fu disastrosa e fece millemila morti, a causa del freddo e dei russi che infierivano.

La sconfitta di Lipsia e l'esilio all'Elba

La presentazione delle squadre prima della Battaglia delle Nazioni.

Tornato Napoleone in Francia con le pezze al culo, le forze antinapoleoniche si ridestarono e si coalizzarono nuovamente nella sesta colazione: Russia, Prussia, Frussia, Austria, Inghilterra, Svezia, Svervegia e la provincia di Zagabria si unirono per affrontare il nemico nella famosa battaglia di Lipsia, chiamata anche battaglia delle Nazioni, perché vi parteciparono eserciti di tutta Europa. Sembrava di essere a Giochi senza frontiere, ma i Francesi stavolta arrivarono ultimi, nonostante l'immenso culo di Napoleone rischiasse di farli vincere di nuovo. Difatti i Prussiani si scontrarono con gli Svedesi che, avendo le giubbe blu come i francesi, furono confusi con essi e aggrediti. Gli inglesi si presentarono con la solita flotta dell'ammiraglio Nelson dato che, funzionando una volta, pensavano funzionasse sempre. Peccato che Lipsia non fosse sul mare. Gli Austriaci fuggirono al pensiero di dover affrontare ancora una volta Napoleone e così i Francesi affrontarono i soli Russi. E finalmente persero.

Le potenze alleate entrarono a Parigi mentre Napoleone si dava alla macchia. L'imperatore aveva raggruppato un nuovo esercito con cani, gatti, profughi e nani da giardino e non voleva arrendersi. Il 15 pifferaio del 45° anno dell'era napoleonica o anno 0 della prima era post-napoleonica, la folla, che oramai di guerre e di Napoleone ne aveva le palle piene, stava per linciarlo. E così Napoleone fu costretto a rifugiarsi su una piccola imbarcazione che poi scoprì essere una goletta inglese diretta sull'Isola d'Elba. Fu così che patì una delle pene peggiori: un viaggio con gente inglese che parlava inglese e mangiava all'inglese su una nave inglese. Arrivato a terra, Napoleone ne ebbe così tanto contro gli inglesi, che preferì rimanere sull'isola d'Elba piuttosto che tornare subito in Francia su un'altra nave inglese.

Pensando di essersi liberati definitivamente di Napoleone, i grandi d'Europa si riunirono al G8 di Vienna per progettare come spartirsi i territori e come mandare Napoleone sulla Luna. Le potenze alleate conferirono a Napoleone un contentino: la sovranità sull'Isola d'Elba e il mantenimento del titolo di Imperatore (ma pur sempre dell'Isola d'Elba). In Francia fu restaurata la monarchia e anche la facciata di Versailles, usando 50 mila schiavi come ai bei vecchi tempi dell'ancien régime. Il 46° anno dell'era napoleonica o 26° anno dell'era giacobina o 1815 e vaffanculo - tanto ormai Napoleone e la rivoluzione erano andati a puttane e possiamo richiamare gli anni come cazzo vogliamo - nel 1815, dicevamo, Luigi XVIII di Borbone sale sul trono di Francia, ma si fa male perché quel bastardo di Napoleone ci aveva nascosto una punessa. Il nuovo re fece di tutto per farsi amare dal popolo: smantellò tutte le strutture amministrative introdotte dalla rivoluzione, dichiarò i rivoluzionari fuorilegge, proibì ai poveri di mangiare quando il re aveva fame e costrinse tutti i cittadini a comprare una gigantografia del re da esporre nella propria casa, pena la morte. Famosa la frase con cui terminò il discorso di insediamento al trono:


« Lo stato sono io, e voi non siete un cazzo. »
(Luigi XVIII di Borbone (forse))


Lo sgabuzzino che Napoleone si fece costruire a Portoferraio.

Il soggiorno a Elba e i "Cento giorni"

Sull'Isola d'Elba Napoleone continuò a giocare al Capo di Stato. Si fece incoronare imperatore, promulgò una nuova costituzione, dichiarò di essere il discendente diretto di Petronio Arbitro, visto che oramai i personaggi importanti li aveva finiti; fece costruire un parco giochi, un casinò, una pista di atterraggio e un tunnel per fuggire indisturbato. Così fuggì e il 1º marzo 1815 sbarcò in Francia nel golfo di Cannes, dove fu ospite speciale del Festival e il bersaglio preferito di fotografi e paparazzi. Iniziavano i leggendari "Cento giorni". Napoleone mosse verso Parigi acclamato dal popolo e sorretto dai soldati che il re gli mandava contro. Allora il re spedì un esercito guidato dal maresciallo Ney. Giunti l'uno di fronte all'altro, Ney stava per attaccare, quando Napoleone si diresse verso le truppe avversarie e con aria fiera gridò: «Chi vuole sparare al suo Imperatore è libero di farlo». Per sua fortuna i soldati di Ney avevano dimenticato le munizioni e, non sapendo cosa fare, lo acclamarono imperatore. Mentre Luigi XVIII fuggiva come una checca, Napoleone fu posto sul trono a patto che non facesse cominciare una nuova numerazione degli anni. E Napoleone accettò a malincuore. Così nel 16° anno dal primo consolato o anno 1 della prima era post-napoleonica, ma non anno 0 della seconda era napoleonica perché i patti dicevano che non si poteva chiamare così, insomma in quell'anno, Napoleone risalì sul trono di Francia e si fece rieleggere Imperatore, Sovrano di Francia, di Corsica e dell'Isola d'Elba, Console Supremo e Amministratore di Condominio, Discendente Diretto di Giovanna D'Arco e Figlio di Buona Donna[8]. Napoleone chiese la pace ai sovrani europei, nuovamente coalizzatisi contro di lui, alla sola condizione di mantenere il trono di Francia, dichiarando più volte: «sono stato frainteso». Ma i nemici risposero con un gesto dell'ombrello fatto in contemporanea da tutti gli ambasciatori presenti a Parigi. Ora tutte le forze alleate marciavano verso la Francia, persino la Svizzera era scesa in guerra. La resa dei conti avvenne nella famosa battaglia di Waterloo, avvenuta a 5 km da Waterloo, in provincia di Waterloo.

L'esilio a Sant'Elena

L'imperatore fu costretto alla ritirata e dopo qualche giorno si consegnò alle autorità inglesi con la promessa che avrebbe sostituito la regina d'Inghilterra, ma era una trappola e Napoleone non lo capì. Catturato, fu esiliato sull'isola di Ogigia. La storiografia attuale però sostiene che la meta dell'esilio fosse Sant'Elena, un'isola che tuttora nessuno sa dove sia. Per questo motivo le spoglie di Napoleone non furono mai ritrovate e attualmente nella sua tomba a Parigi c'è la salma di un fornaio.

File:04vecchio.JPG
Napoleone a Ogigia.

Gli ultimi anni di vita di Napoleone trascorsero nella noia, giocando a dadi con sé stesso e guardando gli scavi della metropolitana come fanno tutti i vecchi. Il 5 maggio 1821, o 16 mugnaio del 32° anno dell'era giacobina, o 22 fienile del 16° anno dell'età imperiale, o 5 Gin-Seng 2365 del calendario giapponese, insomma in quel giorno di quell'anno, Napoleone morì soffocato da un cracker. La notizia giunse sul continente alcuni mesi dopo, data la mancanza di mezzi di comunicazione a distanza come il grammofono, e notevolmente distorta rispetto alla realtà: alcune voci raccontavano che l'imperatore fosse stato sbranato da uno stormo di procellarie in amore. Forti e contrastanti le sensazioni in tutta Europa: chi pianse per la sua morte, chi rimase esterrefatto, chi continuava a togliersi i calli, di certo l'evento non passò inosservato, nemmeno ai non-vedenti. In onore della sua morte molti poeti si cimentarono in poesie e odi, tra cui Alessandro Manzoni, che scrisse la celebre poesia Il 5 maggio in cui, da bravo paraculo qual era, non giudicò l'operato dell'imperatore. Egli demandò alle statistiche sulle vendite di gadget il compito di dichiarare se fosse amato o meno, chiosando:

« Ai poster l'ardua sentenza »
(Alessandro Manzoni al fumettista sotto casa sua)

In effetti si scoprirà che la vendita di poster e gadget di Napoleone sarà nettamente superiore alla vendita di gadget di altri personaggi storici del suo tempo, superando lo zar Alessandro I e addirittura doppiando Francesco Giuseppe.

Termina qui il sogno di Napoleone di unificare tutta l'Europa sotto un'unica bandiera, ma tale sogno non rimarrà intentato nei secoli successivi e un altro uomo tenterà la stessa folle impresa: Hitler.

Conseguenze delle conquiste napoleoniche sulla cultura europea

Monumento funebre a Napoleone, opera di Renzo Piano, a Parigi.

La prima conseguenza delle conquiste napoleoniche fu che Napoleone ruppe le balle a tutti. Secondariamente a Napoleone si deve la diffusione in tutta Europa di numerose leggi, usanze e scoperte, come:

  • la guida a sinistra, un'usanza che vige in tutta Europa, tranne che in Gran Bretagna, dove infatti guidano in controsenso;
  • la diffusione del sistema metrico: la raccolta delle nuove unità di misura come metro, grammo, litro, adottate in tutto il mondo, tranne che in Gran Bretagna, dove continuano ad usare unità di misure ridicole, come la pinta, le libbre o gli alluci;
  • il codice napoleonico, un insieme di leggi basate sul diritto romano che sono tuttora alla base della legislazione di numerosi paesi europei, tranne la Gran Bretagna; in esso si stabiliva l'eguaglianza di tutti i cittadini e la scomparsa dei retaggi dell'ancien régime, mentre in Inghilterra tutt'oggi hanno quella pippona della regina sul groppone.

Voci correlate

Questo articolo è entrato nella
Walk of Shame Articoli

con 12 voti a favore su 12.


Note

  1. ^ Fonte: Carta d'identità trovata a Elba
  2. ^ Fonte: attestato di morte trovato a Sant'Elena
  3. ^ Fonte: Wikipedia.
  4. ^ Pippo Baudo, Napoleone l'ho scoperto io!, Catania, Edizioni Inesistenti, 1998, ISBN 331 25 34 753.
  5. ^ Tale scelta è brillantemente spiegata dal Patozzi nel libro Raccomandazioni e privilegi nell'età napoleonica di Giacomo Patozzi, Urbino, Edizioni Patozzi, 1997, ISBN 324 093 29 03.
  6. ^ Mario Maria Pinelli, Il colpo di stato del 17 mortaio, Lipari, Gozzo Editore, 2010, ISBN 144 443 88 99. Il costo della chiamata avverrà secondo il piano tariffario stabilito dal proprio operatore.
  7. ^ Riccardo Manzetti, Il papa lo dava a tutti (il titolo di imperatore), Foggia, Mondadori, ancora in stampa.
  8. ^ Giulio Mastrogibelletti, Era napoleonica, ora non lo è più, Milano, La Caccola Libri, 2003, ISBN 359 938 83 01. Compratelo, vi prego!