Autovelox

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« Come sarebbe a dire che non l'ha visto? È proprio qua, sepolto sotto il cespuglio dietro la casa davanti alla macelleria del paese vicino »
(Carabiniere a un automobilista pizzicato a 51 km/h)



L'autovelox è la rivisitazione in chiave moderna e pulita della rapina a mano armata.

Origine

Il primo prototipo di autovelox creato da Ricucci

L'invenzione dell'autovelox è attribuita a Stefano Ricucci nel 1978. All'epoca infatti il pirlotto del quartierino necessitava di consistente liquidità in breve tempo per poter compiere la scalata al vertice della Biscotti cuor di merda S.p.A., ma in pieni anni di piombo riteneva troppo rischioso esporsi personalmente con le classiche rapine nelle gioiellerie. Tale convinzione maturò soprattutto dopo che durante una spaccata per stroncare la resistenza del gestore si era visto costretto a usare la pistola. Dovette infatti scagliargli addosso l’arma e scappare prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, il che tuttavia non gli impedì di dileguarsi col ricco bottino di un portaombrelli e una maniglia di ottone.

Tentò quindi di guadagnare facile senza sporcarsi le mani entrando nel settore delle truffe, ma anche in questo ebbe scarso successo: aveva infatti cominciato a vendere occhiali per ciechi sprovvisti di lenti, ma anche stavolta gli affari cominciarono ad andar male dopo che qualcuno sparse la voce che si trattava solo di una montatura. Provò anche a fondare con Wanna Marchi una società per esportare prodotti per il dimagrimento, ma appena qualche anno dopo si accorse che l’Etiopia non era il più proficuo dei mercati. Analogo insuccesso lo ebbe poi con la vendita dei preservativi approvati ufficialmente dal Vaticano, del tutto uguali a quelli standard tranne per il buco sulla punta e per il costo 5 volte maggiore.

Ma dopo tante batoste, il brillante Stefanuccio partorì l’idea che gli avrebbe spalancato nuovi orizzonti. Infatti una sera, mentre viaggiava con la sua Talbot Horizon sulla via Aurelia in un tratto col limite di 50 km/h, fu incredibilmente fermato a 97 all’ora in retromarcia contromano a fari spenti, ubriaco, senza una ruota e con la marmitta che scintillava sull’asfalto. Cercò di convincere i carabinieri dell'adeguatezza della sua marcia, mostrando loro la lancetta del tachimetro che segnava zero, ma a nulla valsero le sue spiegazioni, che non gli evitarono quindi una multa per divieto di sosta. Convinto di aver subito un'ingiustizia, s'ingegnò quindi a creare un mezzo in grado di stabilire con certezza la velocità di marcia.

Da accanito telespettatore di Art Attack realizzò dunque il nuovo strumento grazie ai preziosi consigli del Maestro Muciaccia, adoperando una fotocellula per porte scorrevoli frutto di una proficua rapina alla Pam, tre bidoni di colla vinilica, sette fogli bristol A3, sessantadieci rotoli di carta igienica, due fili di tungsteno bruciati, una cipolla e una grondaia da 6 metri, indispensabile per rendere l’artefatto facile da celare e da trasportare.

Diffusione

Una Renault 4 sequestrata dopo essere stata fotografata ai 180 in centro città

La prima applicazione del nuovo dispositivo ebbe luogo quando il brillante inventore di questo dispositivo per testarne il funzionamento ne posizionò due in un rettilineo di 12 km lungo la Strada Statale 268,4 bis del Piave e del Vesuvio, nel tratto tra Savona e Cosenza. L’esito della sperimentazione inizialmente si rivelò inferiore alle aspettative, dal momento che ebbe l’idea di collocarli su un ponte in costruzione e su un camion messo di traverso sulla carreggiata. Si spostò quindi sulla Salerno-Reggio Calabria, ma non ebbe miglior fortuna.

Un altro veicolo pizzicato

Con l’applicazione e l’esperienza, e dopo un attento studio del Codice della strada, riuscì tuttavia a ottenere in breve tempo i soldi che gli servivano grazie soprattutto all’autovelox installato dietro un segnale indicante il limite di 20 all’ora sull’autostrada Milano-Cagliari.

Dopo aver ottenuto grazie a quell’unico dispositivo i 666 centiliardi necessari all’acquisizione di cui sopra in diciassei ore, il furbetto Stefano tenne fede alla sua reputazione vendendo il brevetto sulla sua invenzione alla Polizia Stradale in cambio di un rimorchio di M&M's scaduti, dieci figurine di Andrea Caracciolo e la concessione edilizia in esclusiva per la costruzione di una metropolitana sottomarina ad Ascoli Piceno.

La guerra tra i conducenti e l'infame strumento

La sporca guerra condotta dalle forze dell'ordine...

Dopo che la malefica arma entrò in possesso della sbirraglia, la vita dell'automobilista non fu più la stessa. Acquisita la sciagurata invenzione di Ricucci, la tacita alleanza tra comuni e Polstrada portò conseguenze nefaste per i conducenti dei veicoli a motore, specialmente a seguito dei tagli ai trasferimenti agli enti locali deliberati dal governo precedente. In breve tempo si arrivò infatti a episodi come i seguenti:

  • Il 30 febbraio 1981 alle 25.31 Italo Fraton, carpentiere residente a Camponogara (VE), venne fermato con la sua Citroën CX mentre percorreva la stradina sterrata che conduce a casa sua alla velocità di 26 km/h, e fu quindi multato per eccesso di velocità: a seguito del D. Lgs. 24-7.11i del 30 febbraio 1981 alle 25.42 (aggiornato il medesimo giorno alle 25.14) infatti la velocità rilevata andava moltiplicata per l'esponenziale della marcia innestata in quel momento, quindi poiché il povero Italo viaggiava in seconda, il diabolico rilevatore aveva indicato la velocità di 192 all'ora. Tale decreto fu poi abrogato il 34 febbraio dello stesso anno, a causa dello sciopero dei barbieri del Senato;
  • Il ottembre 1982 alle 8.77 Pietra Sulleballe, mototrasportatrice di Barletta, venne bloccata da una pattuglia sulla provinciale -27 in direzione Gorizia, mentre procedeva a bordo del suo Califfone Deluxe in retromarcia col suo carico di maiali in braccio a 57 all'ora e quindi multata in quanto la velocità rilevata superava quella indicata dal cartello. Naturalmente il segnale cui i militi facevano riferimento era quello che indicava il numero della strada;
  • Il 3,01 brumaio 1984 il marinaio bergamasco Gavino Pusceddu venne fermato mentre approdava con la sua barca a remi al porto della sua città, spingendosi a 59 km/h contro la corrente dell’Arno, particolarmente vigorosa in quel periodo;
...e le pronte rappresaglie dell'ALIAS
  • Il 7 agosto 2027 gli ingegneri Giovanbattistafrancescomatusalemmemaria Li e Mohamed Akbar Nzogbo, gemelli di Novi Ligure (VR), furono multati e privati della patente per sei mesi e trettro minuti per aver raggiunto la velocità di picco di 73 km/h durante una gara clandestina fra le loro vetture, una Alfa Romeo Arna e una NSU Prinz che i due avevano preventivamente assettato con pneumatici da fango, carburazione a nafta agricola e cambio automatico a una marcia. La competizione si era svolta all’interno del monolocale di Nzogbo, il quale non si era avveduto dell’autovelox installato sul lampadario;[1]
  • Il 21 aprile sei stato visto dall'autovelox posizionato sul tetto del pollaio della vicina di casa di Al Bano mentre marciavi con la tua Graziella elaborata Malossi, spingendola lungo la strada a 7 all'ora, e quindi multato a causa di un bug che aggiungeva alla velocità rilevata la misura delle scarpe del conducente;
Un malcapitato si accanisce a testate contro un autovelox dopo l'ennesima multa

tutto questo senza ovviamente trascurare che a un certo punto gli autovelox non riuscivano più ad arrivare ai comuni che li richiedevano in quanto le multe subite durante il percorso imponevano ai trasportatori di lasciare in pegno mezzo e carico per pagare le contravvenzioni.

L’onnipresenza dei subdoli dispositivi aveva però già da tempo indispettito i cittadini, che anche a causa della forma a rivoltella dei primi esemplari avevano maturato il sospetto di una rapina legalizzata ai loro danni.

Vessati da una media di 29 multe al giorno pro capite, un consistente numero di automobilisti aveva quindi deciso di aderire all’ALIAS (Armata per la Liberazione dell’Italia dagli Autovelox e da Solange), un’associazione eversiva che raccoglieva fuorusciti di Lotta Continua e dei NAR, elementi di spicco dell’Anonima Sequestri, camionisti e pasticceri e propugnava una lotta all’ultimo sangue contro i vili rilevatori, consistente soprattutto in vandalismi a tappeto, sassate ai comandi di polizia, tornei di tressette e braciolate di autofinanziamento.

Un autovelox per strade a doppia carreggiata

La lotta tra le forze dell’ordine e gli insorti durò per diciotto lunghi minuti, al termine dei quali i due schieramenti stipularono una tregua: la polizia si sarebbe impegnata a ridurre il numero di autovelox in dotazione da a sessantadieci, in cambio di un impegno da parte dei ribelli a devastare il fondo stradale di autostrade e statali. L’ALIAS mantenne appieno i propri impegni, riuscendo anzi a ottenere risultati mirabili su numerose arterie, tra cui la A20, la Torino-Milano e la superstrada Grosseto-San Michele di Ganzeria, strada di recentissima costruzione a una corsia sterrata in direzione Grosseto e cinque in ghiaia nell’altro senso.


Non così invece fece la forza pubblica che, a dispetto delle statistiche ufficiali, continua a posizionare autovelox a tradimento nei posti più impensati, come attestato anche dall’immagine a lato: le ultime rilevazioni sugli apparecchi operanti sulla rete stradale raccontano infatti di 5 autovelox per la polizia e un centiliardo secondo fonti vicine all’ALIAS. Stante tale disparità, si vocifera di una possibile interruzione unilaterale della tregua da parte dei ribelli, come sembra confermare il video diffuso domani su Tele Radio Padre Pio dove un commando di ribelli mostra un’emorroide mozzata dello zio del cognato del padrino di battesimo di quello che abita sopra la farmacia del paese dove tre giorni fa si era fermato a far benzina Solange.

Dove si trovano gli autovelox

Il mitravelox, nuova temibile arma: niente multe né tagli di punti sulla patente, eppure state sicuri che così non sgarrate più

Secondo una stima dell'Istituto Geografico De Agostini, l'installazione degli autovelox risulta particolarmente diffusa presso:

  • Rettilinei lunghi almeno 2 km
  • Uscite degli autogrill
  • Tornanti
  • Parcheggi
  • Aree pedonali
  • Campi da arare
  • Cessi degli autogrill
  • Fossi.

Gli ultimi tre sono i luoghi dov'è più comune trovare un autovelox già adeguatamante vandalizzato.


Come nascondere un autovelox

Fin dai giorni immediatamente successivi all’adozione dei dispositivi incriminati, ogni comando di Polstrada e vigili venne dotato di questa guida, redatta dal mago Casanova e da Neil Buchanan, in cui vengono illustrati numerosi trucchi (per l’esattezza quattro) per rendere quanto meno visibile possibile la presenza degli autovelox. I consigli dei due vati di quest’arte sono stati facilmente assimilati dagli addetti al posizionamento, che dopo un duro addestramento tra servizi segreti e Centro Culturale San Giorgio e anni di esperienza hanno superato di gran lunga l’abilità degli autori del vademecum. Ecco infatti alcuni dei camuffamenti messi in atto da questi figuri, la cui testimonianza ci arriva per gentile concessione del Fiat Duna fun club di Campobasso:

Per nascondere l'obiettivo di un autovelox questo e altro...

Voci correlate

Collegamenti esterni

Note

  1. ^ Del commissariato
Questa è una voce in latrina, sgamata come una delle voci meno pallose evacuate dalla comunità.
È stata punita come tale il giorno 2 novembre 2008 con 100% di voti (su 9).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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