Radical chic

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L'ispiratore ideologico del movimento radical chic.
« Definirmi un intellettuale sarebbe una inaccettabile riduzione conformista. »
(Radical chic su se stesso)
« I film che incassano al cinema sono sempre una gran merda commerciale. Andiamo a vedere l'ultimo di Lars von Trier. »
(Radical chic prima di essere abbandonato nel parcheggio del multisala)
« Lo dico io, che sono un amante del figurativo. »
(Radical chic su tutto)

Se è vero che la borghesia è una classe sociale in costante mutamento, come sostenuto da un filosofo su dieci, quella dei radical chic ne è certamente la tendenza evolutiva più mostruosa. Si autoproclamano intellettuali di estrema sinistra, o di estrema diversità da tutti gli altri, i loro discorsi raffinati infiammano i cuori del cittadino con la stessa intensità di una lampadina a basso consumo, spenta. Essi raggrumano la crème de la crème dei mantenuti, dei VIP, dei cardinali, dei dirigenti di stato e di altri arricchiti di sorta, che si sono gettati nella lotta eversiva e antagonista per noia, in certi casi per fare colpo sulle ragazze. Chiamati dai compagni proletari rivoluzionari da salotto, diversamente uguali, sindacalisti, sono sempre indignati e infervorati per i problemi che affliggono il mondo, di cui hanno avuto conoscenza attraverso il loro maxischermo al plasma da 756 pollici. Insomma, sono dei parassiti morali.

Profilo psichiatrico

Molto semplicemente sono la forma più estrema di snob, talmente snob da snobbare gli stessi snob schierandosi controcorrente.

Sono benestanti, ritenuti anche benpensanti, benemeriti e benefattori dai loro simili, mentre per l’uomo comune sono tuttalpiù dei beneamati coglioni. Si schierano con tutti i movimenti controcorrente, apparentemente solo per appagare il loro gusto decadente, oltre che per cuccare. Non a caso molti si vestono con kefia e maglie del Che, ascoltando Guccini o peggio indie rock. Alcuni esemplari di radical chic sono diventati tragicamente personaggi di tendenza, trasformando l’anarchismo o il comunismo, da dignitosi ideali, in una terrificante moda adolescenziale.

Un radical chic non spicca tra la massa solo per il vestiario e i gusti musicali, ma anche per altri aspetti della vita di tutti i giorni rielaborati in maniera ugualmente deprimente.

Livello di istruzione

Il radical chic vanta titoli di studio di massimo prestigio nel mondo della controcultura, pertanto assimilabili a spazzatura, tipicamente master in cinema neorealista conseguiti all’accademia del popolo di Togliattigrad, oppure in giurisprudenza del diritto degli animali, se non addirittura una laurea in scienze politiche, sociologia o scienze delle comunicazioni, in cooperazione allo sviluppo (ecofriendly) di tutti i popoli della galassia, in antropologia degli aborigeni metropolitani, o nelle immancabili discipline olistiche biovegetocazzare. Nei rari casi in cui un radical chic non avesse avuto tempo di comprarsi un titolo di studio, si giustifica dicendo che è troppo ribelle per studiare e che la sua vera scuola è stata il mondo, naturalmente mai vissuto di persona ma esclusivamente attraverso la lettura di riviste quali “Il Bolscevico”.

Un celebre radical chic espone le sue idee, rimanendo annoiato dal qualunquismo giacobino di questo articolo.

Intelligenza

Si crede molto intelligente perché sa di avere una conoscenza vasta, soprattutto delle cazzate. Purtroppo conoscenza e intelligenza non sono concetti correlati, ma non ci arriva. Possiede una vasta cultura generale conoscendo a memoria tutte le risposte dei giochi da tavola.Critica chi non è alineato al suo pensiero chiamandolo " analfabeta funzionale" , ma lui si trova spesso in una posizione a 90° da analfabeta funzionale!

Arredamento della casa

Nella sua reggia, tipicamente un loft o una infernale villa in legno biocompatibile, con cassette della frutta come comodini, ogni cosa è ad impatto zero, tranne l'estetica che è a impatto letale. Ogni stanza trabocca di libri usati, di romanzi russi e di letteratura colta, così come il cesso di Giuliano Ferrara trabocca di merda. Sui tavolinetti sono messi in bella mostra titoli in cirillico, tomi sul buddismo o improbabili compendi filosofici anarchici ottocenteschi del tipo “Cento motivi etici per scagliare una locomotiva contro il parlamento”. L’arredamento è ovviamente in stile decostruttivista o postrealista, firmata da Frank Gehry o da altri inutili fanfaroni di controtendenza. Sulle pareti sono appesi proclami sul Tibet libero, fotografie in bianco e nero di Madre Teresa di Calcutta, nonché foto del proprio periodo di volontariato passato tra gli aborigeni australiani, bisognosi di imparare i precetti de Il Capitale di Marx.

Hobby

Nella fattispecie del soggetto maschio (single, in quanto nella coppia comanda lei), possono manifestarsi segni di inclinazione verso le più varie discipline, salvo che per il ballo, in particolare modo Latino Americano che viene descritto dallo stesso come una sorta di contenitore per attempate milf in cerca di avventure (nonostante lo stesso abbia accumulato più esperienza di Banderas).
Solitamente possiede un garage/scantinato/soffitta/laboratorio/sala hobby più accessoriato della NASA, dove ostenta attrezzature dal costo di migliaia di €, rigorosamente prese su eBay e mai utilizzate in quanto altri impegni ben più importanti non ne lasciano il tempo. Alcuni posseggono attrezzature da palestra di primo ordine, spesso riciclate da aste e fallimenti (di solito perché ha dato una mano all'ex proprietario a disfarsene) ma, nonostante l'assiduo utilizzo (di miscugli proteici e maglie della salute), non ottiene quasi mai i risultati sperati in quanto il suo fisico è di robusta costituzione.

Cucina

Possiede tutti i libri di cucina di Cracco, Chef Rubio ed i migliori cuochi stellati del pianeta, ma si limita alla riproduzione delle loro ricette con l'aggiunta di qualche piccolo tocco personale che ne avvalora l'intensità ed il gusto. Le sue ricette a base di prodotti naturali e biologici a km 0 (quelli che percorre per raggiungere il negozio Indiano sotto casa) rigorosamente cucinate al microonde che ne esalta ulteriormente le caratteristiche. Ha una vetrinetta refrigerata per i vini migliori sempre colma (in quanto il tavernello in brick è già pronto nel decanter). La principale fonte di nutrimento nella dieta di ogni radical chic sono gli aperitivi (tutti rigorosamente biologici e naturali) come ostriche senza olio di palma inzuppate nel brunello di Montalcino senza conservanti. Invece non mangerà mai qualcosa di chimico, come il pane lievitato del fornaio sotto casa, pieno zeppo di cloruro di sodio.

Internet

Il radical chic disprezza il web, un luogo ispido pieno di conformisti. Per tale motivo non ha quasi mai un profilo Facebook, ma nel malaugurato caso ne disponesse lo utilizza solo ed esclusivamente per lavoro, idem per i vari Whastsapp, Instagram, Wee-Chat e Twitter, anzi certamente rientra in quella categoria di persone che in maniera ancora più conformista si vantano con tutti di odiare i social network, annoiando mortalmente tutti quelli che sventuratamente li stanno a sentire.
Nel caso raro in cui interagisca con la rete, lo farà solo per lanciare i suoi proclami nel proprio blog senza lasciare nessuna possibilità di replica agli eventuali lettori (tanto ha ragione lui, chi replica è un disturbatore). Oppure lo farà scrivendo articoli su Nonciclopedia, che poi è la stessa cosa di prima.
Esiste il radical chic internauta: solo letteratura impegnata, politica, ambiente o benessere olistico, oppure dice di fare lo storytelling, ovvero l'arte di dire cose vecchie e già sentite ma in endecasillabi e con aria più saccente. L'internauta è anche assiduo frequentatore di Wikipedia (dove studia) Tripadvisor (dove mangia) Trivago (dove vaga) e chi più ne ha più ne metta...

Durante una conversazione

Un radical chic può essere immediatamente riconosciuto durante una conversazione, qualunque sia l'argomento trattato, fosse anche tua sorella:

  • lui può parlare di tutto e conosce tutto meglio di tutti. Anche se si tratta di fatti personali, lui ne sa di più del diretto interessato.
Il presidente dei radical chic e la first lady esprimono i loro sentimenti verso la moltitudine dell'elettorato americano.

Esempio1:

Tizio: “Mi piace la carne di maiale”.

Radical chic: “Non è vero che ti piace, ti fa schifo ed è malsana, te lo vogliono far credere i conformisti indottrinati dalle multinazionali che è buona”.

Esempio2: Tizio: “Mi fa male la testa”.

Radical chic: “Non è vero che ti fa male la testa, stai benissimo, te lo vogliono far credere le case farmaceutiche che ti fa male la testa, così i finti esperti sono liberi di venderti le aspirine di cui non hai nessun bisogno”.

  • Si irrita se i suoi interlocutori usano parole volgari, lamentando una caduta di stile. Tuttavia lui ne fa largo uso, spiegando che lui, essendo colto a differenza degli altri miserabili, sa quando è giusto usarle per rafforzare i concetti.

Esempio:

Tizio: “ma se dici che le case farmaceutiche sono in malafede, perché cazzo tu sei titolare di sette farmacie?”

Radical chic: “Abbassiamo i toni, porta il dovuto rispetto. Detto questo ti rispondo volentieri, fatti i cazzi tuoi!”

  • Un radical chic non può essere contraddetto. Se un interlocutore inizia a ragionare con la sua testa e comincia ad esprimere idee discordanti, il radical chic gli darà dell'indottrinato, invitandolo a farsi una idea sua, consigliandogli allo scopo un abbonamento a “Lotta Comunista” o a "Riza Psicosomatica".
Un esempio di comunista d'alto bordo.

Argomenti di conversazione

Anche se sa tutto, il radical chic vuole sempre portare una discussione su un range di argomenti a lui cari, anche se agli altri non potrebbe importare di meno. I più tristemente gettonati sono:

  • Apologia della medicina alternativa. Su questo tema ostenta con orgoglio una raccapricciante carenza di nozioni scientifiche rudimentali, che lo portano a credere che un prodotto chimico (tipo l'acqua zuccherata) è automaticamente dannoso in quanto innaturale.
  • L'edilizia sostenibile. In piena confusione mentale, si vanta di aver pagato una parcella delirante ad un architetto taoista per farsi arredare la casa secondo il metodo feng shui, convinto si tratti di edilizia biologica, o più in genere di edilizia. In questo campo confonde sempre il concetto di biologico e di sostenibile, come se fossero intercambiabili.
  • La politica italiana. Disprezza il dibattito politico e invoca la rivoluzione (ma sono gli altri che devono combattere e morire, lui ispira gli ideali). Lamenta la perdita dei vecchi principi rimpiangendo i tempi in cui gli altri morivano nelle rivoluzioni. Unica nota sempre positiva sono le dichiarazioni del capo dello stato, che ha sempre ragione ed è sempre autorevole.
  • La politica internazionale. Fortemente convinto del principio di autodeterminazione dei popoli, deve necessariamente giudicare e condannare lo stile di vita degli altri Paesi, ora troppo capitalisti, ora troppo poco comunisti, ora troppo cinesi populisti, contraddicendosi, ma tanto nessuno se ne accorge perché dopo due minuti che farnetica sul neoliberismo nessuno lo ascolta più.
  • La casta. Il nemico giurato del radical chic è la casta, ma non si sa ancora a quali casta alluda, dato che nel linguaggio comune per casta si intendono proprio quelli come lui.
  • Il denaro. Considerata la fonte del male sociale, i soldi sono disprezzati. Un radical chic non perderà occasione di ribadire a tutti che mai si è sporcato le mani maneggiando banconote, speculando in borsa o acquistando effimeri beni di lusso. Mai. Di solito lascia fare tutto ai suoi ragionieri, se non quando ha una società offshore in Nicaragua, ma chi gli fa notare una certa ipocrisia di fondo è un miope giacobino.
  • La cultura. Considerata unico bene prezioso, rimedio alla fame nel mondo e cura di tutti mali. Il radical chic lo sa, se non lo sa lo sta per leggere, ha già capito come finirà, è un illuminato, ma a basso consumo.

La gente

I comuni cittadini sono ignoranti e zozzi, per questo seguono gentaglia come Grillo e Salvini invece di scrivere commenti positivi sui blog dei radical chic, troppo sofisticati e profondi per essere compresi dal popolino superficiale. O almeno così raccontano tutti i radical chic, tra l'ilarità generale.

La piazza

La piazza è volgare, le manifestazioni sono roba da bambocci, dare fuoco ai cassonetti è da qualunquisti. Un vero militante di estrema sinistra dovrebbe combattere il potere scrivendo una lettera indignata indirizzata al ministero degli interni con raccomandata A.R., così la vedranno.

Tipologie e manifestazioni virali

A seconda del ceppo sociale di appartenenza, un radical chic è in grado di infliggere un danno più o meno esteso al tessuto sociale. Per questo ne esistono di tipi più pericolosi di altri. Tra quelli che suscitano il maggiore odio si annoverano:

  • Radical chic giornalista: nonostante si dichiarino di sinistra o comunque vicino alle classi disagiate, assumono un tono moderato, spacciandosi per osservatori razionali e pacati del mondo. Mentre difendono a spada tratta il "popolo", non disdegnano di arricchirsi oscenamente pubblicando le peggiori boiate populiste, mantenendosi in attivo grazie ai finanziamenti pubblici alla stampa (mentre i pochi che acquistano i loro giornali, li usano prevalentemente come carta igienica). La loro naturale evoluzione è quella di diventare berlusconiani, pur continuando ad ammiccare a sinistra (ovvero ai radical chic). Un esemplare rappresentativo di radical chic nato comunista è certamente Giuliano Ferrara.
  • Radical chic politico: forse il peggiore, la sua piattaforma di propaganda preferita è la televisione, i convegni di partito o la lettera aperta ai giornali radical chic, comunque si tiene lontano dai comizi popolari (farciti di cittadini zozzi e ignoranti, che fanno domande sciocche). Ottiene subito una immediata fama tra i teledipendenti più intossicati, facendo discorsi del tipo "bisogna combattere la logica del profitto", "ragionare con la propria testa", mentre si intasca i gettoni di presenza e dice ai teledipendenti quello che devono pensare. Anche in questo caso la naturale evoluzione è quella di passare dal partito eversivo alla forma più bigotta dei moderati populisti, quali Laura Boldrini, Rutelli, Capezzone, Emma Bonino, Pannella.
  • Radical chic prete: sottospecie particolarmente insidiosa, ritiene la sua parola autorevole in qualunque contesto, solo perché si veste come una donna araba in lutto con in più una sciarpa rossa al collo. Noncurante del fatto che le sue idee radicali siano incompatibili con tutto ciò che ha rappresentato la Chiesa in 2000 anni di repressione delle minoranze, si aggira per i centri sociali raccontando che Gesù Cristo era il primo anarchico, che Giovanni Paolo II era progressista, che i francescani sono un esempio reale di comunismo, continuando con altre esternazioni sempre più assurde, tanto da far apparire il dogma della verginità di Maria qualcosa di sensato.
  • Radical chic comune: di solito un mantenuto, se non un figlio di papà, si circonda di 2-3 interlocutori passivi e privi di intelletto per poter sfogare con loro il suo bisogno di pontificare minchiate, senza il rischio di essere contraddetto. I terreni di caccia battuti per i suoi comizi sono i sushi bar, l'anticamera dell'estetista, gli intervalli durante una sessione di musica da camera, l'Apple Store, circoli letterari, feste del PD, il ridotto del cinema comunale.
  • Radical chic universitario: sottospecie del precedente, sperpera i beni di famiglia per mantenersi agli studi, ovvero per fare nottata nei circoli culturali radical chic dove assume "stimolanti mentali" che lo aiutano a concepire le sue brillanti teorie anticonformiste, mentre visiona a ruota film di Werner Herzog e di Terry Gilliam. Si differenzia da un più comune laureato perché si laurea sempre nei tempi previsti, potendosi permettere dopo 4-5 anni di fancazzismo di iscriversi nelle più prestigiose università straniere, solitamente in Albania o in Thailandia, dove i titoli di studio costano cari ma si possono ottenere in 3-5 giorni lavorativi, spese postali incluse. Le facoltà più ambite sono quelle umanistiche, dalla provata inutilità lavorativa per il futuro, o linguistiche, dove spesso esternano discorsi ad alta voce in tedesco o arabo tra i banconi del bar, sorseggiando un Zacapa 23 anni.

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