Munaciello

Da Nonciclopedia, cioè, 'sti cazzi.
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« Munaciello 'e Santa Chiara, tiene 'o manto scuro scuro... »
(Ritornello di un famoso brano di musica neomelodica.)

Il munaciello, o monaciello ("monaco con l'uccello"[1] in lingua napoletana), è uno spiritello leggendario del folclore partenopeo. La sua natura è sia benefica che dispettosa, quando è di buonumore lascia delle monete in giro per casa, se è in vena di scherzi si arma di una foratrice per fogli, trova i duecento euro che avevate nascosto nella zuccheriera (quelli di scorta per i tempi difficili) e ci fa i coriandoli. Sovente le due caratteristiche si mescolano, in questo caso lascia comunque delle banconote, ma fuori corso o di paesi che non esistono più.
Dio non voglia che sia arrabbiato, magari perché voleva vedere l'ultima puntata di Un posto al sole e voi, per trombare in santa pace con vostra moglie, avete piazzato il pupo davanti alla tv a guardare Cartoon Network per due ore. In questo caso, la ricorrente fantasia sessuale della vostra compagna, quella di farlo in tre, potrebbe anche prendere corpo.
Chi afferma di averlo visto lo descrive come un ragazzino deforme o una persona di bassa statura, abbigliato con un saio. Qualcuno avrà pensato sicuramente a Renato Brunetta vestito da frate, ma lui in quei giorni non era a Napoli, cosa confermata dalle riprese di una telecamera di Palazzo Chigi, che l'ha inquadrato mentre passava sotto il tornello all'ingresso.
I napoletani comunque non lo ritengono un prodotto dell'immaginazione, anche perché la maggior parte di loro sa fare solo le addizioni e le sottrazioni[2], bensì qualcosa di reale.

« Ma come si è radicata tale tradizione? »
(Comprensibile osservazione.)

Ci risponde Ascranio Pettinato, docente abusivo presso "L'Orientale" ed autore del fortunato libro "Papà, per quale assurdo motivo mi hai fatto nascere a Mergellina?"

« A mio avviso mettono dei funghi sbagliati sulla pizza. »
(Ascranio Pettinato durante la puntata speciale di Porta a Porta dedicata al Munaciello.)

Le origini

Un munaciello con la pressione alta.

La leggenda del munaciello ha origini che si perdono nella notte dei tempi e d'altra parte, se era notte, a quell'epoca era facile perdersi. Un numero impressionante di persone crede realmente alla sua esistenza, ma sono gli stessi che continuano a spedire la letterina a Babbo Natale, assieme a quella dei figli che vanno al liceo.

« Chiedete ad un vecchio, ad una fanciulla, ad una madre, ad un uomo, ad un bambino se veramente questo munaciello esiste e scorazza per le case. Vi faranno un brutto volto, come lo farebbero a chi offende la fede. E ti va bene che non finisci sgarrupato. »
(Matilde Serao, Leggende napoletane 1881, Ed. Sarago.)

Le tradizioni popolari accreditano tre probabili origini della leggenda. Le prime due non sembrano supportate da testimonianze affidabili anzi, ad un esame più approfondito, si palesano come immani cazzate. La terza è una bella storia d'amore che finisce in vacca, al cui confronto Romeo e Giulietta è meno avvincente di un romanzo Harmony.

  • La prima leggenda vuole che il munaciello sia stato l'antico gestore dei pozzi d'acqua, prima che fossero dati in gestione alla camor ai privati. Grazie alla sua piccola statura riusciva ad entrare nelle case, passando attraverso i canali che servivano a calare il secchio, per poi lasciare soldi alle famiglie più povere. Oggi il benefico spiritello è stato rimpiazzato dalla Acqua Campania S.p.A., che invece di lasciare denaro manda le bollette da pagare.
  • La seconda è di natura malvagia, descrive il munaciello come un piccolo demone dispettoso e cattivo. Le monete che lascia sarebbero un'offerta ai vivi per attirarli dalla sua parte, che è comunque meglio delle bollette da pagare.
  • La terza ci parla di fatti realmente accaduti, probabilmente attorno al 1445. Si narra dell'amore impossibile tra Caterinella Frezza, figlia di un ricco mercante di lane e filati, ed il garzone Stefano Mariconda. La prima, già promessa in sposa al marchesino Ginelfo della Favasmunta, resta infatuata del giovane garzone, tanto che lo definisce alle sue amiche: "Bello, di modi gentili e co' 'nu puparuolo esagerato!" La relazione è osteggiata dalla famiglia di lei, tanto che la coppia si vede di nascosto. Il giovane è costretto ad inventare il parkour per raggiungerla e, nel corso di una di queste camminate sui tetti, muore cadendo nel vuoto. È facile in questi casi incolpare la sfortuna, aveva piovuto da poco e le tegole erano scivolose, ma è anche vero che dopo una bastonata in testa tenere l'equilibrio è più difficile. Gli eventi precipitano, pure loro. Caterinella è incinta e finisce in convento, il bambino nasce deforme, parecchio nano e con un corredo di malattie che ancora oggi non hanno un nome. Dopo la morte della madre, vestito da monaco, quella schifezza d'uomo si aggira per Napoli destando disgusto e sospetto, che presto si traduce in insulti e pestaggi. Viene incolpato di qualsiasi avvenimento sfavorevole, dalle malattie alle nuove tasse, perfino delle mancate erezioni. Il suo scheletro viene ritrovato in uno spurgo fognario, inconfondibile nella sua conformazione picassiana.

Oggi il popolo napoletano vede il munaciello nei luoghi più disparati, soprattutto nei quartieri bassi (e non poteva essere altrimenti).

Le apparizioni

Le prove parlano chiaro, ma lo fanno sottovoce e non si capisce una sega.

La tradizione non indica con precisione il luogo in cui abita il munaciello, anche il navigatore satellitare entra in un loop senza fine continuando a fare "ricalcolo", si suppone comunque che dimori tra le rovine di alcune abbazie e monasteri nei dintorni di Napoli, nonostante lo sfratto esecutivo. Le manifestazioni nelle case sono invece riconducibili a tre tipologie:

  1. di simpatia (lasciando soldi nascosti dentro l'abitazione, mettendo "Mi piace" sulle pagine Facebook degli abitanti, oppure facendo scherzi innocui da tradurre con La Smorfia in numeri da giocare al lotto, peccato che vengano sempre fuori il diciassei e il ventordici);
  2. di antipatia (nascondendo oggetti, rompendo i coglio piatti e stoviglie, intasando il cesso, strizzando le palle al cane per farlo abbaiare);
  3. di apprezzamento (sfiorando con palpeggiamenti le belle donne, oppure mangiando il cibo avanzato in frigorifero, che poi si fa presto ad incolpare una figlia che pesa duecento chili e soffre di un perenne raffreddore).

In nessuno dei casi suddetti bisogna però rivelarne la presenza, a chi racconta di una sua visita possono capitare disgrazie e sfortuna, come nel caso di Assunta Scartalacarta, che mentre descriveva telefonicamente l'apparizione a suo marito (ufficialmente in viaggio per affari) lui stava copulando assiduamente con l'amante.
Secondo la tradizione, il munaciello infesterebbe ancor oggi alcune zone di Napoli e della provincia omonima.

Le suore di Santa Barbara al Vomero decise a liberarsi del munaciello che infesta il loro convento.
  • Il munaciello di Sant'Eframo. Si manifesterebbe in una casa sulla sommità di via Carlo de Marco, presso i Ponti Rossi. Secondo la testimonianza di un letturista dell'acquedotto di Napoli, che era andato in quella casa per verificare il contatore, il piccolo occupante si sarebbe trasformato in Hulk Hogan subito dopo avergli detto: "Ora che le arriva il conguaglio sono cazzi!"
  • Il munaciello di Secondigliano. La leggenda narra di una signora che catturò una pantegana mentre preparava la cena, cosa peraltro comune da quelle parti, che poi mise in un vaso coprendola con una piantina. L'animale era sicuramente il munaciello, poiché la pianta si sollevò e lui scappò velocemente.[3]
  • Il munaciello di piazza Garibaldi. Secondo una vecchia cronaca, una giovane vedova abitava nei pressi della stazione Centrale assieme ai figli. Una vita di stenti, sopportata grazie all'aiuto del munaciello, che le lasciava alcune monete con cui comperare pane usato. Il fratello della vedova, venuto a conoscenza del fatto, si giocò al lotto i numeri 14 (i soldi), 15 (la meraviglia) e 1 (il fantasma). Centrò un terno sulla ruota di Napoli e, con la vincita, acquistò un fabbricato in corso Umberto I, diventando molto ricco grazie agli affitti. Alla sorella regalò un tostapane.
  • Il munaciello del centro storico. La tradizione vuole che a via dei Tribunali, nel centro storico napoletano, sia presente una casa abitata da un munaciello incazzoso. Per questo motivo, la cifra richiesta oggi per l'affitto dei 250 metri quadri è circa 180 euro al mese, pari al prezzo di un posto letto in una baracca di Afragola, assieme ai clandestini senegalesi. Attratto dal prezzo conveniente, uno studente di filosofia dimorò nella casa, incurante degli scherzi infernali e del frastuono del munaciello. Visto che non riusciva a dormire, leggeva per tutta la notte Lo spirito delle leggi di Montesquieu, a voce alta. Un giorno il ragazzo trovò nel soggiorno un baule pieno di dobloni d'oro e, dopo aver dato fuoco ai libri, si comprò una villa a Positano e assoldò giovani puttane nigeriane per tutta la vita.
  • Il munaciello di Castellammare di Stabia. Nel luogo gli è stata intitolata una strada, "via Monaciello", ubicata nella zona rivolta a monte. A quanto risulta, fino agli anni '50, in quella stradina appariva al calar della notte il munaciello, che aggrediva i malcapitati di passaggio con calci e pugni. Gli episodi cessarono in coincidenza con l'apertura di una comunità di recupero per tossicodipendenti, gestita da frati.

Curiosità

  • Quando una famiglia rivela un arricchimento improvviso si dice: "Forse avrà il munaciello in casa". Oppure si è semplicemente affiliata alla camorra.
  • Nel XVI secolo fu redatta la Pragmatica de Locto et Conduco (raccolta di leggi che regolava gli affitti) che prevedeva, per l'affittuario, la possibilità di lasciare l'abitazione senza pagare il fitto, qualora si fosse manifestato il munaciello. Oggi invece i morosi, pur non pagando il fitto, non li caccia nemmeno il giudice.

Note

  1. ^ si presume
  2. ^ soprattutto
  3. ^ Di fronte a questa prova certa della sua esistenza ci viene meno l'ironia. Anzi, per dirla tutta, ci tremano anche leggermente le gambine

Voci correlate







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