Unitre
L'Università della Terza Età è una truffa legalizzata che va a colpire la categoria sociale più ingenua e indifesa: gli anziani.
Allettati dall'idea di ottenere un titolo di studio prima di esalare l'ultimo respiro, milioni di ruderi umani spendono ingenti somme e si impegnano in corsi di dubbia utilità per poter stringere tra le mani piagate dall'artrite l'agognato pezzo di carta!
Si discosta dalla più nota truffa del finto dipendente dell'Enel che si infila in casa dei vecchiardi per poi svuotarla dal fatto che in questo caso i vecchiardi derubati sono consenzienti e accolgono il furto con un sorriso.
L'Università della Terza Età è altrimenti nota per il suo clima accomodante e disteso, ben lontano dallla fredda etichetta in uso negli altri ambienti accademici. Anche gli esami sono più semplici: infatti i docenti, trovandosi a dover esaminare studenti con un piede nella fossa, non hanno il cuore di dir loro: "Si ripresenti a settembre, quando sarà preparato" e promuovono sempre tutti.
Cenni storici
Creata nell'antichità come società di mutuo soccorso per fuoricorso indigenti e pluribocciati allo stadio terminale, L'Università della Terza Età perse via via la sua funzione umanitaria e divenne un luogo dove parcheggiare i rompipalle ottantenni che a casa danno fastidio e non ne vogliono sapere di farsi internare in ospizio.
Riccorrendo alle più moderne tecniche pedagogiche, a un complesso lavaggio del cervello e all'abbondante iniezione di sedativi il personale dell'Università riesce a intrattenere i simpatici arzilli, fornire loro un'istruizione nonchè a farsi firmare l'onerosa rata mensile.
Studenti
Facoltà
Ricca e variegata è l'offerta didattica:
Sbocchi lavorativi
I neolaureati escono dall'Università della terza Età con un prestigioso diploma da incorniciare e un brillante futuro alle spalle.
Le opportunità lavorative per loro sono praticamente infinite: si va dal collaudatore per bare al testimonial per l'adesivo per dentiere Algasiv, che inspiegabilmente non conferma mai lo stesso anziano per due pubblicità di fila [1].
Tra le laureate molte si impiegano come stagiste, e data la loro età i rischi di subire violenza sessuale dai propri datori di lavoro crollano vertiginosamente.
Ma nel malaugurato caso che non trovassero occupazioni degne del loro intelletto, i canuti neodottori non si devono abbattere! Possono tornare ad affrontare la vita di tutti i giorni, ma con un arma in più: i frequentanti dell'Università della terza Età riescono infatti a unire la pcongenita pallosità dell'essere vecchi alla ricercata puzza sotto il naso di chi può vantare un titolo illustre e non manca di farlo.
Immaginate il senso di onnipotenza di chi, dall'alto del proprio dottorato in Gastronomia applicata ai sondini, può permettersi di definire "sbobba per cani randagi" la zuppa cucinata dalla badante!
O ancora, la libertà di criticare impunemente il modo in cui sono stati portati avanti gli scavi e la soddisfazione di sfoggiare sotto il naso di un allibito capocantiere la propria laurea in Architettura gerontologica!