Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti

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« Pfffft...eheheh! »
(La Chiesa sull'UAAR)

L’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (per gli amici UAAR, per i nemici Unione degli Invasatei e degli Apoplettici Rincoglioniti) è una confessione religiosa molto di moda fra gli atei che professa l’esistenza dell'onnipotente divinità chiamata Dio-Non-Esiste.

Storia

Fondata in una pizzeria di Padova nel 1987 da sette intellettuali della zona alla loro dodicesima fiaschetta di vino, nel 1988 l’UAAR ebbe un incremento di iscrizioni del 100%, quando i soci passarono a 14. Da allora l’associazione è andata sempre in crescendo, più che per meriti propri grazie al fatto che: "UAAR(GH)" è l'esclamazione più esclamata davanti al profluvio di prefiche, diluvi di padrepii, donmattei vari e via genuflettendo in occasione di ogni bislacca cerimonia e altre amentità simili. Ragion per cui, all’UAAR si augurano sempre una smarronata papale perché a ogni esternazione pubblica dei Cattolici gli iscritti raddoppiano. Infatti, al 2012 essi sono ben 4 000, e se la battono con solide realtà come Scelta Civica, l'UAI e il Club di Topolino. Purtroppo per loro l'ultimo Re della chiesa, oltre a non mettersi cappelli buffi, si è dimostrato capace di invertire la tendenza e gli iscritti UAAR si sono stabilizzati sui 3 900. La scienza ha decretato che superare il numero di 4 000 mentecatti, avrebbe tramutato Dio-Non-Esiste in un buco nero supermassiccio ingoiandoci tutti, cattolici compresi.

Analisi Teologica

Nonostante la ferrea logica intrinseca di questa fede sia molto convincente e condivisibile, la sua falla fondamentale è l’assoluta assenza di prove a sostegno dell'esistenza del “Dio-Non-Esiste”. I suoi membri ne sono così certi a priori che non si disturbano a dimostrare nulla, così i non appartenenti a tale confessione insinuano che “Dio-Non-Esiste” sia solo una proiezione delle incertezze personali degli aderenti.
Alcuni linguisti hanno inoltre notato che il nome stesso del dio contiene una negazione, il che è tutto dire.

Linea d’azione

Una volta liberi dalla religione, il suo patrimonio immobiliare potrà essere adeguatamente riconvertito.

Una delle caratteristiche principali dell’UAAR è che i suoi associati sono in disaccordo praticamente su qualsiasi cosa. Non esiste limite al numero di tematiche che i soci vorrebbero portare come programma dell’associazione, tra di esse citiamo:

  • condanna di Israele per i misfatti compiuti in Palestina (soci di area sinistroide-autonoma);
  • sostegno a Israele per il ruolo di baluardo contro l’estremismo islamico (soci di area liberal-radical-libertar-andiamoalbar);
  • condanna di Israele e dei Paesi arabi (soci a cui non frega un cazzo di Israele e Palestina, ma che ne hanno pieni i coglioni dei litigi tra quelli delle due aree citate in precedenza).

Occasionalmente si riesce anche a parlare di temi sconosciuti ai più, compresi agli stessi soci, quali laicità, ateismo, razionalismo.

Per capire la linea d’azione dell’UAAR, bisogna innanzitutto considerare che l’unica cosa che accomuna i soci è il desiderio segreto di vedere, un giorno, spianato il Vaticano con tutti i cardinali riuniti in conclave, e semmai le divergenze politiche su tale argomento riguardano il numero di megatoni dell’ordigno nucleare che dovrebbe adempiere alla bisogna (per ovvie ragioni i soci di Roma sono i più attenti a tale tematica; per i soci dell’area lombardo-padana invece se la bomba spianasse per sbaglio anche tutta la Terronia non sarebbe male), nonché le perplessità di qualche amante dell’arte che si preoccupa dell’incolumità della Cappella Sistina (perplessità subito superate mettendo il socio in faccia all’angolo con un testo della più recente prolusione del card. Bagnasco da mandare a memoria come punizione per il suo cedimento dottrinale).

Va detto che l’apparente dogmatismo dell'UAAR si giustifica anche con le posizioni di parte avversa: di fronte alle esternazioni sulle donne di Paola Binetti, per esempio, al confronto Girolamo Savonarola (detto “Il martello di Dio”), Louis Farrakhan (“Il martello di Allah”) o Antonio Socci (“Il martello sui coglioni”) apparirebbero come un qualsiasi iscritto PDL appena uscito dall’Olgettina.

Bisogna anche considerare che, da parte cattolica, il fronte gode di un frequente ricambio generazionale, in quanto, seppure con minore intensità che in passato, grazie alle capacità aggregatorio-limonatorie degli oratori, trovi sempre in giro brufolosi adolescenti in crisi mistica a schitarrare melense canzoncine da cow-boy su quant’è bello Gesù Cristo (almeno fino alla rivelazione epifanica che cambia loro le prospettive future), laddove l’età media dei soci UAAR era, almeno fino a qualche tempo fa, superiore di vent’anni a quella richiesta dal Governo Monti. La cosa suscitò perfino le perplessità della professoressa Margherita Hack, cui fu offerta la presidenza onoraria dell’UAAR: presenziando a un congresso, disse a un suo collaboratore che gli era stato prospettato un ambiente giovanile e dinamico, ma che non si aspettava di dovere essere lei ad abbassarne l’età media.

Comunque, dopo le dimissioni del segretario uscente Giorgio Villella (di età indefinita, ma che vantava una lettera di raccomandazione scritta di suo pugno da Garibaldi) e all’elezione al soglio Uaariano del giovane (46 anni) Raffaele Carcano, dirigente molto equilibrato che per non fare torto alle due anime dell’associazione ha detto di se stesso «Sono ateo ma anche agnostico!», l’età media dell’associazione è scesa a circa 74 anni. «Si è trattato di una scelta di buon senso», ha detto un anonimo del comitato di coordinamento che desidera rimanere segreto «i delegati ai congressi pretendevano i rimborsi non solo del viaggio, ma anche dei pannoloni e delle pile dei cornetti acustici!».

Tipologia di socio UAAR

Un simpatico gadget per i nuovi iscritti.

A prescindere dall’orientamento politico e della Weltanschauung (non si sa cosa voglia dire, ma fa fine seminarla a cazzo di cane ovunque), i soci dell'UAAR si ripartiscono in poche macrocategorie:

  • «Armiamoci e partite!» In genere presenti a una riunione ogni tre anni e a un congresso ogni dieci, prendono la parola per presentare la loro linea d’azione, sviluppata durante l’ozio critico permesso dalla loro professione (di massima trattasi di impiegati o dirigenti statali, refrattari a qualsiasi forma di manualità o di sforzo fisico, anche sotto tortura); alla richiesta di farsene parte attiva invariabilmente rispondono che loro sono lì a dare il contributo di idee, che tutti i grandi pensatori rifuggivano dall’azione, etc. Non necessitano di contromosse per eliminarli, in quanto in genere spariscono da soli offesi per non essere stati minimamente presi in considerazione;
  • «Chi, io?» In genere presenti alla riunione (nota e programmata da mesi) quando essa non intralci con:
    1. biliardo;
    2. calcetto;
    3. parrucchiere (se donna);
    4. shopping (idem);
    5. birreria;
    6. pub;
    7. partita in TV;
    8. altre improcrastinabili circostanze,
quando si presentano pretendono in genere che qualcuno riassuma loro ciò di cui si è discusso nelle venti precedenti che ha mancato, e quando gli viene chiesta la disponibilità a partecipare a qualche stand o manifestazione invariabilmente risponde «Chi, io? Eh, ma mi capita proprio quando ho [assurda scusa a scelta, dal terremoto all'invasione aliena]» per poi terminare con un invariabile «Eh, ma pure voi organizzate le riunioni in orari difficili»[1].
  • «Il problema è un altro» (variante: «Il problema è a monte»). Anche questo tipo di socio rifugge dalle classificazioni politico-filosofiche, infatti se ne possono trovare sia nell'area dialettico-materialistica di stampo marxista che in quella riformista di orientamento liberale. Dotato di buon intelletto purtuttavia inutile (in quanto di scarso o nullo senso pratico), tradisce la sua formazione teorica da come infioretta di citazioni le sue prolusioni in coda a ogni risoluzione dei soci, tese a dimostrare la — di fatto — inutilità di intraprendere una determinata azione in quanto il problema è, appunto, «un altro» oppure «a monte». Ovviamente è inutile tentare di farsi spiegare quale e dove sarebbe il problema (a parte il «suo», di problema), né cercare di ottenere da egli alcuna forma di partecipazione all'iniziativa, stante l’acclarata inutilità della stessa, inutilità della quale egli si stupisce gli altri soci non notino l'autoevidenza.
  • Soci attivi: trascurabile minoranza che non fa altro che rompere i coglioni alle categorie anzi citate.

Persone non ammesse nell'UAAR

  • Tutte le persone di nome: Fedele, Cristiano/a, Santo/a, Maria Assunta, Christian, Islam, Piovì, Benedetto/a, etc.
  • Tutte le persone con cognome: Amoddio, Santangelo, Diotallevi, Santoro, De Santis, De Angelis, D'Angelo, Pellegrini, etc.

Politica adottata in politica

Gli Atei e gli Agnostici Razionalisti non possono votare, perché la loro legge morale impone loro di non avere mai contatti di nessun genere con la croce, e quindi nemmeno con le crocette. D’altro canto, questo dogmatismo ha avuto un lato positivo: non potendo permettersi, come Francesco Totti, di firmare solo con la croce, i soci UAAR hanno dovuto imparare a leggere e scrivere; che poi quest’abilità (sempre più rara in Italia dopo il passaggio della Moratti alla Pubblica Istruzione) sia utilizzata per scrivere anche delle minchiate assurde è il classico prezzo che bisogna pagare al progresso.

Diffusione

L'UAAR è presente su tutto il territorio nazionale, in special modo nelle grandi città, dove per la divulgazione del rivoluzionario credo ricorre a mezzi di prima linea: autobus di linea, per l’appunto. La campagna non ha però dato molti frutti, a causa del sovraffollamento dei mezzi pubblici.

La rivista dell’associazione: «L’Ateo»

Essere continuo oggetto di scetticismo danneggia seriamente l'autostima.

L’Ateo è l’organo ufficiale dell’UAAR. Esso ha cadenza bimestrale, nel senso che ogni due mesi provoca la caduta dei coglioni dei soci che la leggono. Infatti, se assunta senza previo consulto medico e controllo degli effetti collaterali, la rivista può avere effetti pesantemente soporiferi e, nei lettori non adeguatamente assuefatti, sindromi di rigetto, orticaria cutanea e macrorchidismo già alla nona pagina del primo articolo introduttivo.

Il linguaggio dei soci Uaar

I soci Uaar, nel tentativo di fuggire dal linguaggio monopolizzato dalla fede, usano un linguaggio che sfrutta il duale dei temini di ambito divino, ad esempio:

  • Ci vediamo domani, se dio non lo vuole
  • Grazie al Caso non è capitato a me!
  • Che dio tassista! (In inglese: "What a god taxidriver!")
  • Quando si chiede loro: Nome di battesimo? loro rispondono: Non ce l'ho, non sono battezzato

Il loro hobby preferito è quello di parlare del sesso degli angeli, non inteso come genere sessuale ma proprio come attività e rapporto biologico, discorrendo delle varie posizioni che essi potrebbero assumere in volo e della possibilità o impossibilità di credere nella Vera posizione naturale, detta anche "Una e Trina".

I soci UAAR usano scrivere "dio" con la minuscola, fingendo sempre di non averlo fatto apposta.

La posizione sulla Famiglia

I soci UAAR hanno delle famiglie che vanno dai 0 ai +89 membri rispettando la serie di Fibonacci, e i membri sono tutti maschili, tutte femminili o tutti misti. Molti di loro tuttavia credono che la famiglia Vera e Naturale sia una ed una sola cosa: una rottura di maroni.

Soci celebri

  • Piero Angela: il noto divulgatore torinese, ateo, ma mai iscritto all'associazione, vi si avvicinò nel tentativo di dimostrare la questione più annosa dopo la vita extraterrestre, ovvero, se ci sia vita in una riunione dell'UAAR.
  • Aldo Biscardi: a dire il vero si è iscritto per errore; capitato per caso durante un congresso UAAR ha visto gente che parlava tutta assieme, non si capiva nulla e ci si azzuffava per questioni irrilevanti, e così aveva pensato di essere nello studio del Processo del Lunedì che invece era un isolato più avanti.
  • Madonna: dimostrazione vivente della non verginità della madre di Dio.
  • Mauro Zárate: tanto agitarsi ma sostanziale inconcludenza, ha detto di trovarsi benissimo nell’UAAR. Unico problema, le difficoltà a trovare dieci altri compagni per fare una squadra di calcio senza ricorrere alla bombola a ossigeno dopo mezz’ora.

Note

  1. ^ Si noti che tale affermazione prescinde dall'orario e dal luogo. È stata formulata da gente che ci metterebbe meno a piedi per andare a una riunione che non al pub o al campo di calcetto, compresi i tempi per cercare parcheggio e svicolare dal posteggiatore abusivo.

Voci correlate