Eracle

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(Rimpallato da Ercole)
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Disambiguazione – Vorresti essere altrove? C'è anche quel figaccione di Kevin Sorbo, vedi Hercules (serie TV).
Anche Eracle detestava i testimoni di Geova.
« Amore, ma che cazzo dai da mangiare a nostro figlio? »
(Anfitrione su Eracle neonato che strozza serpenti a mani nude)
« Dilettante. »
(Rocco Siffredi su Eracle e la sua notte d'amore con le cinquanta figlie di re Tespio)
« Il più antico abuso edilizio della Storia! »
(Professore di architettura sulle colonne d'Ercole)

Eracle (dal greco antico Ἡρακλῆς, cioè "Colui che spezza il tonno senza bisogno dei grissini") è un eroe della mitologia greca, nonché santo protettore dei culturisti e degli steroidi.
Secondo la leggenda Eracle, noto anche coi nomi d'arte di Ercole, Er Cole (in romano) e Hercule (in francese), era dotato di forza sovrumana, un corpo statuario e una parlantina sciolta: queste qualità gli permisero di vendere inutili enciclopedie britanniche in edizione rilegata a un mucchio di casalinghe infoiate della Tessaglia.
È altresì noto per le sue mirabolanti imprese, una su tutte l'aver posato completamente nudo per il calendario di Max: i provocanti scatti sono stati pubblicati sotto il nome di Le dodici fatiche di Eracle e hanno suscitato enorme scalpore in tutta la Magna Grecia.

Nascita e gioventù: e poi la gente si lamenta della credibilità della trama di Beautiful!

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Eracle
Zeus seduce Alcmena.

Il fisico nucleare Elettrone aveva una figlia di nome Alcmena. La giovane era bella ma soprattutto generosa, infatti la dava a tutti senza distinzione di razza, classe sociale o sesso.
Di lei si invaghì Anfitrione, un giovanotto ottuso che però riuscì a sgominare la concorrenza degli altri spasimanti diffondendo la notizia che Alcmena era incinta, affetta da gonorrea e non sapeva cucinare.
I due giovani convolarono a giuste nozze: per dovere di cronaca va detto che Alcmena durante la cerimonia fece il piedino al prete e flirtò con i testimoni.
Gli anni passavano e tutto sembrava perfetto: Anfitrione si faceva il culo quattordici ore al giorno per mantenere la mogliettina, che dal canto suo aveva già dato alla luce un bel maschietto, Ificlo, che era la copia sputata del loro testimone di nozze.
Ma l'idillio era destinato a non durare: come cantava il noto aedo dell'epoca Fabrizios Andreakis "una notizia un po' originale non ha bisogno di alcun giornale".
Le chiacchiere su Alcmena erano infatti talmente insistenti e diffuse che giunsero persino sull'Olimpo. In quei tempi il residence per divinità era governato da un signore maturo, molto loquace e vanitoso, amante delle belle donne e che inceneriva chi si azzardava a mettere in dubbio il suo operato.
Non parliamo dello statista ellenico Zilvios Berluskopoulos, bensì di Zeus.

Appena venuto a conoscenza delle virtù di Alcmena, Zeus decise che l'avrebbe posseduta: d'altronde era famoso in tutta l'Antica Grecia per le sue liaison amorose con Cassiopea, Mnemosine, Adriana Lima, Pluto [1], Pandora e Paris Hilton.
Eracle, l'unico neonato che ha spezzato le mani all'ostetrica perché non gli andava di venir toccato da una sconosciuta.
Per portare a termine il suo lussurioso piano assunse le sembianze di un idraulico e bussò al portone di Alcmena. Nel frattempo il suo complice Hermes si era travestito da vigile urbano bastardo e stava trattenendo Anfitrione con inutili chiacchiere riguardanti un fanalino rotto.
Mentre Zeus e Alcmena consumavano rumorosamente l'amplesso sul tavolo della cucina comparve sulla scena il maggiordomo Sosia. Il poveraccio non fece in tempo a dire: "Stia tranquilla, signora! Non dirò nulla al padr..." che Zeus con uno schiocco di dita lo mutò in un barattolo di prugne secche denocciolate.
Dalla vicenda qualche anno dopo il cineasta Plauto trasse una commedia che venne fischiata con ugual emozione a Cannes, Venezia e Hollywood.

Nove mesi dopo il fattaccio nacque Eracle. Era un bambino particolare: saltava la corda usando il suo stesso cordone ombelicale, e fece un occhio nero a tutti gli altri neonati e alla caposala.
Essendo il figlio di un dio, infatti, Eracle poteva contare su una forza sovrumana e su un sacco di leggi ad personam. Il pargolo aveva tuttavia anche un nemico mortale: la dea Era, moglie di Zeus e protettrice delle casalinghe con la cellulite.
Era odiava Eracle in quanto rappresentava la prova vivente dell'infedeltà di Zeus, e anche perché non era stata invitata al suo battesimo. La dea cercò di eliminare il bambino in tutti i modi: inviò a casa sua casse di omogeneizzati scaduti, piazzò una bomba sotto alla sua carrozzina, mise due serpenti velenosi nella camera dove dormiva il piccolo.
Niente da fare: Eracle mangiava di tutto, usciva incolume dalle esplosioni e usava i serpenti come filo interdentale.

Anfitrione da buon cornuto ignaro di tutto non fece mancare nulla a quello che credeva suo figlio.
Egli stesso insegnò al giovane le tre cose più importanti nella vita di un uomo: come domare i cavalli a mani nude, come contrattare il prezzo con una prostituta di Tirinto e come farsi la barba con un gladio senza sanguinare come un maiale sgozzato.
Eracle a diciotto anni. All'epoca in Grecia furoreggiava la moda dei baffi arricciati.

Convocò inoltre da ogni angolo della Grecia i più rinomati maestri affinché istruissero Eracle:
  • il centauro Chirone lo istruì sulla medicina e gli insegnò come fare le derapate guidando un chopper.
  • Eurito fu maestro di tiro con l'arco, ma ebbe poco successo perché Eracle invece di usare le frecce lanciava direttamente l'arco come fosse un giavellotto.
  • Castoro lo allenò nella costruzione di dighe.
  • Lino Toffolo fu insegnante di musica e barzellette sconcie in dialetto veneto, una materia che il giovane apprezzò fortemente.

Eracle aveva un carattere ribelle, e l'adolescenza non fu certo d'aiuto. All'età di sedici anni venne scoperto da Anfitrione mentre si rollava una canna. Gli aspri rimproveri del "padre" lo umiliarono: Eracle uscì in lacrime e sbattendo la porta casa.
Per alcuni mesi si rifugiò da Iolao, un compagno di scuola fattone, per pensare al suo futuro. Una notte, dopo un'abbuffata di fonduta, si mise a riflettere se fosse meglio la carriera di rockstar piena di soldi e groupies a volontà, o quella dell'eroe che mette la sua vita al servizio dei più deboli.
Dopo attenta analisi si rese conto che non sapeva neppure tenere in mano una chitarra, e che l'unica cosa che gli riusciva bene era prendere a calci i prepotenti fino a farli sanguinare dal culo.
Pertanto optò per la carriera da eroe.

Prime imprese: Eracle entra nello spietato mondo del lavoro

"Altolà al sudore!"

Eracle cominciò a prodigarsi per il bene altrui, cercando di non fare affidamento soltanto sulla semplice forza bruta ma ricorrendo anche alla sottile arte della diplomazia.
Eracle si vantava di non aver mai iniziato un litigio, ma di aver semplicemente reagito alle provocazioni dei suoi aggressori. Il problema è che lui considerava alla stregua di provocazioni anche frasi come "Mi scusi, sa dirmi l'ora?" o "Bella giornata oggi, vero?"
In veste di vendicatore solitario si mise in luce in diverse occasioni. Solo per citare alcune delle sue imprese giovanili:

  • uccise a testate il brigante Tesmero.
  • tagliò naso e orecchie agli scagnozzi del tiranno Ergino.
  • sconfisse Hulk Hogan e André the Giant in un match di lotta grecoromana.
  • si travestì da calciatore e realizzò il gol che diede la vittoria alla nazionale greca nella finale di Euro 2004.
  • uccise l'ultimo esemplare vivente di fenice.
  • scacciò uno stormo di aquile che avevano fatto il nido sulla parabola Sky di Prometeo.
  • trovò una cura alla diarrea fulminante che tormentava il dio Caco.
  • insegnò a un gruppo di studenti gravemente insufficienti in greco l'uso della consecutio temporum.

Eracle divenne ben presto il personaggio più popolare dell'epoca, tanto che i video in cui mazzolava briganti erano i più cliccati su Youtube.
Quando un negoziante veniva taglieggiato dalla malavita, chiamava Eracle.
Quando una vecchietta voleva attraversare un incrocio trafficato, chiamava Eracle.
Quando una donna grassa voleva sentirsi dire che i suoi nuovi jeans le calzavano a meraviglia, chiamava Eracle.
Al successo professionale seguì anche quello sentimentale: Eracle sposò Megara, figlia del re di Tebe.
Il matrimonio fu però funestato dalla morte di Anfitrione, le cui corna ormai avevano raggiunto la ragguardevole altezza di sette metri e nove centimetri, a causa di un infarto; alla cerimonia non era presente Alcmena, fuggita qualche anno prima col suo insegnante di yoga.

Le dodici fatiche di Eracle: il nostro eroe alle prese con gli straordinari

È risaputo che per portare a termine le sue imprese Ercole usava la Forza.

Eracle poteva dunque vivere felice con la cara Megara, dalla cui unione nacquero otto figli e un mulo da soma. Un giorno però l'eroe si recò a risolvere la spinosa situazione di una classe di bambini presi in ostaggio da un'insegnante con l'esaurimento nervoso. L'assenza di Eracle spinse Lico, l'infido vicino di casa, a fare pressanti e volgari avance a Megara.
La donna non aveva alcuna intenzione di concedersi: Lico era guercio, gobbo, puzzava come una cimice e guadagnava meno di cinquemila euro al mese.
In quel momento rincasò Eracle, credette che sua moglie e il vicino fossero amanti e colto da un attacco d'ira uccise la prima con un ceffone e il secondo con uno scaracchio in faccia. Non contento, trucidò i suoi otto figli, cucinò il mulo da soma con la polenta e infine si ubriacò fino a collassare.
Quando tornò in sé Eracle si ritrovò in prigione, attorniato da galeotti che si stavano giocando ai dadi l'usufrutto del suo culo. Fortunatamente le guardie lo portarono fuori e lo condussero al cospetto di Creonte, re di Tebe, il quale era vagamente infastidito dal fatto che Eracle gli avesse massacrato la figlia e i nipotini [2].
Inizialmente Creonte voleva far giustiziare Eracle, ma grazie all'intervento di un obiettore di coscienza pacifista di nome Teseo tornò sui suoi passi, e ordinò che per espiare il suo crimine Eracle avrebbe dovuto servire fedelmente per dieci anni l'essere più indisponente, arrogante e vanesio della Terra. Neppure stavolta parliamo dello statista Zilvios Berluskopoulos, ci spiace.
Fu così che Eracle divenne la colf sottopagata di Euristeo, re di Micene, Argo e Sticazzi.

Il leone Nemeo

La prima volta che Eracle si presentò al suo cospetto Euristeo fu colto da tremenda invidia, perché l'eroe era alto due metri, pieno di muscoli e in perfetta salute, mentre lui era talmente gracile e malaticcio che rischiava di spezzarsi in due con un semplice starnuto.
Roso dal tarlo della gelosia, Euristeo pensò bene di levarsi di torno Eracle affidandogli dodici mortali duelli contro dei mostri mitologici disapprovati perfino da 100% Animalisti.
La prima prova consisteva nell'uccidere il leone Nemeo, una bestiaccia così bastarda che mentre sbranava gli incauti viandanti si faceva riprendere con il videofonino da un amico. Eracle individuò la sua tana, si lanciò all'attacco con la clava in pugno e per tutta risposta fu corcato di mazzate. Il leone infatti aveva una pelliccia invulnerabile e aveva fatto tre anni di karate.
La ripugnante fusione tra il leone Nemeo e l'idra di Lernia: Leone Di Lernia.

Mentre sputava pezzetti di denti Eracle capì che forse era meglio ritirarsi per elaborare un piano, e così fece. L'indomani si ripresentò alla tana di buon mattino e lasciò davanti all'ingresso una scatola di cibo per gatti condita con abbondante veleno.
Il leone pappò tutto, ringraziò con un bel rutto e poi schiattò emettendo esalazioni metifiche. Dopo essersi messo una molletta sul naso Eracle scuoiò l'animale e usò la pelliccia per farsi un tanga e un paio di pantofole pelose.

L'idra di Lerna

La missione successiva prevedeva l'uccisione dell'idra di Lerna, un serpente dotato di sette teste ma di un solo flacone di shampoo: per questo l'idra era sempre incazzata e attaccava gli esseri umani.
Le teste del mostro erano particolari, infatti se ne veniva tagliata una ne rispuntavano due. Un po' come quando durante un buffet si tenta di mandar via gli scrocconi.
Eracle, forte della sua incapacità nel fare le moltiplicazioni, non temeva l'idra, e come al solito venne randellato alla grande. Stava già per soccombere quando il suo amico Iolao [3] agitò in aria una canna accesa per scacciare il mostro, che alla vista del fuoco indietreggiò uggiolando.
Eracle allora impugnò spada e torcia, e mentre con una mano tagliava le teste dell'idra, con l'altra le cicatrizzava per non farle ricrescere. Coi piedi invece si imburrava una fetta biscottata e sfogliava Il Foglio.
Alla fine rimase solo un corpo squamoso fumante, che Eracle provvide a trasformare in una borsetta in pelle all'ultimo grido da donare alla sua nuova fiamma. Iolao, appunto.

La cerva di Cerignola.

La cerva di Cerignola

Euristeo, ancor più stupito per l'eccezionale efficacia di Eracle, decise di affidargli una terza impresa.
Nei pressi di Cerignola, vicino a Foggia, viveva una splendida cerva sacra dalle corna d'oro e dalla faccia di bronzo, che attraversava di colpo la strada e costringeva i guidatori a sterzate brusche e a tamponamenti a catena.
Non potendo ucciderla in quanto animale protetto dal WWF, Eracle si limitò a inseguirla in motorino [4]. La frenetica corsa durò circa un anno e si concluse in tragedia: per sfuggire a Eracle la cerva imboccò l'autostrada e venne spiattellata da un tir.
Dopo aver raccolto i resti dell'animale Eracle stava facendo benzina prima di tornare da Euristeo, quando venne assalito da un gruppo di foggianelli incazzati con lui perché da un anno girava in motorino a tutte le ore impedendo alla gente di dormire in santa pace.
Eracle era un uomo di animo puro ma dalle vedute piuttosto ristrette, per cui non si fece tanti scrupoli a picchiare i foggianelli fino a ridurli allo stato di zuppa di semolino.

Il cinghiale d'Erimanto

Il cinghiale di Erimanto mentre cerca invano di sfuggire ad Eracle.

La quarta fatica fu quella di catturare un feroce cinghiale bianco [5] che devastava le alture di Erimanto. Per rendere le cose ancor più difficili Euristeo volle che in questa impresa Eracle fosse accompagnato da Frankos Baktiatidis e Manlisandros Sgalambropoulos, due cantori di corte che per tutto il viaggio non fecero altro che sproloquiare riguardo a gesuiti euclidei, a studenti di Damasco e a campi del Tennessee.
Quando il trio giunse a Erimanto Eracle non ne poté più, prese i suoi accompagnatori e li legò a una quercia. Poi si mise ad aspettare ben nascosto.
Qualche tempo dopo il cinghiale uscì dalla boscaglia, vide quel pranzetto offerto su un piatto d'argento e si avventò su Battiato e Sgalambro divorandoli.
Ringraziando mentalmente l'animale per il nobile gesto compiuto, Eracle gli lanciò addosso una rete e lo catturò.

Gli uccelli di Sfintere

La quinta prova per Eracle fu quella di eliminare gli uccelli di Sfintere, dei piccioni che defecavano in continuazione e che insozzavano con la loro lordura tutte le piazze e i monumenti dell'Arcadia.
Il drammatico confronto tra Eracle e i pennuti.
Questi volatili merdaiuoli erano così numerosi che quando prendevano il volo oscuravano il cielo, e si nutrivano solo di granaglie e di carne di turisti giapponesi.
Prima di affrontarli Eracle si recò da Atena, che gestiva un negozio per animali, e comprò un sacco da cinque chili di semi di grano.
All'interno del sacco nascose un candelotto di plastico, e poi portò il tutto nella più vicina piazza arcadica.
In un baleno gli uccelli di Sfintere si avventarono sul sacco e fecero razzia del grano.
Eracle nel frattempo si mise al riparo e azionò il detonatore: i piccioni esplosero in un botto assordante e gli schizzi di merda volarono dappertutto per un raggio di un chilometro.
Togliendosi il guano dagli occhi Eracle si alzò a fatica, guardò il desolante spettacolo che aveva creato e compatì le sventurate genti di Arcadia, in particolar modo i netturbini.

Lo studio di Corrado Augias

Lo scrittore e conduttore televisivo Corrado Augias aveva un immenso studio in cui da più di trent'anni accumulava libri, giornali e scartoffie varie. Moltissime domestiche erano morte di fatica nel vano tentativo di riportare un po' d'ordine in quella stanza, così Euristeo ordinò ad Eracle di ripulire lo studio in un solo giorno.
L'eroe, recatosi presso la casa dello scrittore, ricevette da questi una solenne proposta: se fosse riuscito a compiere una fatica simile sarebbe stato invitato come ospite in una puntata di Enigma.
Eracle, che come tutti i giovani palestrati avrebbe sgozzato sua madre pur di avere un quarto d'ora di notorietà, accettò di buon grado l'offerta e si mise a riordinare lo studio.
Con i bicipiti che si ritrovava Eracle faceva cagare sotto tutti i malfattori.
Ben presto capì che era tutto inutile: c'era polvere ovunque, le pile di libri toccavano il soffitto e impedivano alla luce di filtrare.
Eracle ebbe allora un'intuizione geniale: cosa c'era di meglio del fuoco per liberarsi di tutta quella carta?
Subito appiccò le fiamme alla pila più vicina. In un batter d'occhio il fuoco invase l'intero studio e si propagò in tutta la casa. Mezzo accecato dal fumo, Eracle riuscì a portare fuori Augias che in lacrime urlava: "No! Le mie monografie su Euripide! I miei romanzi gialli! La mia copia autografata di Tre metri sopra il cielo!"
I due fecero appena in tempo a scappare che la casa crollò su se stessa. Fiero della propria impresa Eracle chiese a Corrado Augias di mantenere la sua promessa, ma lo scrittore si incazzò come una bestia e i vicini di casa dovettero tenerlo fermo per evitare che si avventasse sull'eroe.
Borbottando a mezza voce contro "il bacato mondo dello show business" Eracle se ne andò per riferire ad Euristeo il completamento della missione.
Secondo la leggenda Augias visse il resto della sua vita in condizioni di estrema indigenza, tanto che per campare fu costretto ad abbassarsi a scrivere su un'enciclopedia demenziale.

Le cavalle di Diomede

Abdero mentre si struscia tutto nudo contro le cavalle di Diomede.

Diomede era un re sanguinario che voleva dedicarsi a qualche hobby. Dato che i francobolli da collezionare non esistevano ancora e che il modellismo lo annoiava, Diomede decise di allevare quattro cavalle e di nutrirle in maniera orrenda: dava loro infatti solo bibite gassate, Mars e carne umana.
Euristeo ordinò ad Eracle di portare a Micene queste mitiche giumente, non rivelandogli però le loro terribili abitudini alimentari e il fatto che avevano un fiato pestilenziale perché dopo mangiato non si lavavano i denti.
In quel periodo Eracle aveva stretto amicizia con un giovane, un tale Abdero, che aveva conosciuto dopo essere entrato "per sbaglio" in un locale gay. Questo Abdero volle a tutti i costi accompagnarlo nella missione; l'eroe all'inizio era titubante, ma acconsentì quando Abdero minacciò di toglierlo dagli amici di Facebook.
Arrivati alla reggia di Diomede i due misero in atto il piano: Eracle si lanciò in un sanguinoso attacco contro le guardie del re, mentre Abdero sgattaiolò nelle stalle e liberò le cavalle.
Le quattro giumente, che si chiamavano Dolore, Disperazione, Follia e Adalgisa, guardarono la morbida e paffuta carne del giovane che teneva le loro redini, e dopo aver nitrito quello che doveva essere un "Buon appetito!", lo spolparono vivo.
Furente per la morte dell'amico, Eracle prese Diomede e lo lanciò in pasto ai suoi stessi animali: le cavalle però dovevano essere sazie, o la carne del re era di pessima qualità, perché si limitarono ad assaggiarlo e a masticargli controvoglia un braccio.
Tornato in città, Eracle volle onorare la memoria di Abdero intitolandogli un concorso di miss maglietta bagliata per soli uomini.

Il toro di Creta

- Euristeo: “La tua prossima missione, Eracle, sarà uccidere il Toro di Creta!”
- Eracle: “Un toro fatto di creta? Ma allora non è una missione difficile, basterà un pugno ben assestato per mandare quel vitello in frantumi!”
- Euristeo: “Non hai capito un cazzo, Eracle, ma chissà perché la cosa non mi sorprende!
Creta è un'isola nel Mar Egeo, e tu devi recarti là per eliminare il toro che da tempo terrorizza la popolazione.”

- Eracle: “Ok, ok. Basta dirle con cortesia le cose.”
Eracle abbatte il toro di Creta. Mosaico romano del sec. III d.C.

E facendo la faccia da offeso Eracle uscì dalla sala.
Dopo un debilitante viaggio in traghetto in cui vomitò fuori pure l'anima, Eracle sbarcò a Creta.
Sull'isola si respirava un silenzio irreale, gli abitanti erano barricati in casa per paura del toro.
"Suvvia, quel vitellino non può essere così spaventoso!"- rifletteva fra sé e sé Eracle, quando d'un tratto sentì un muggito e vide un'ombra alle sue spalle.
L'eroe non fece in tempo a girarsi che la bestia lo aveva già arpionato da dietro e tentava di sodomizzarlo. Ecco perché quel toro era così temuto: era un dannato stupratore omosessuale!
Lottando con tutte le sue forze per preservare la verginità del suo orifizio più sacro, Eracle menava colpi a caso, ma stava ormai per soccombere al tragico destino.
Con le ultime energie riuscì tuttavia ad afferrare i testicoli della bestia e a stringerli in una morsa d'acciaio.
Il toro cadde al suolo piangendo, mentre la popolazione dell'isola usciva di casa festante e portava l'ancora scosso Eracle in trionfo.
Dopo una settimana di bagordi l'eroe fece ritorno al palazzo di Euristeo portando con sé un bue estremamente docile e mansueto.

Il cinto erniario di Ippolito

Ippolito era un pensionato logorroico che aveva combattuto in numerosi conflitti: la battaglia di Platea, l'assedio di Malta, la battaglia di Hastings e addirittura la Terrificante Guerra Mondiale. Combatteva tuttora la sua personalissima crociata contro la pulizia, dato che non si lavava da ormai sette anni.
Ippolito era in possesso di un preziosissimo manufatto, un cinto erniario forgiato dal dio Vulcano in persona, ma nessuno osava avvicinarsi al vegliardo a causa del suo olezzo.
Eracle e il fido Iolao.
L'omosessualità nell'Antica Grecia era tollerata e considerata una prerogativa delle classi colte.
Attratto dal valore del cinto di Ippolito, Euristeo ordinò a Eracle di recuperare l'oggetto.
Fu una prova durissima: per garantirsi le simpatie del vecchio Eracle si finse il nipote di un suo commilitone. Ippolito lo accolse con trasporto, e approfittò dell'occasione per mostrargli quindici ore di diapositive che ritraevano la sua vita dal primo giorno al campo reclute alla premiazione ricevuta dopo l'ultima battaglia.
Quando calò la notte volle assolutamente che Eracle fosse suo ospite. L'eroe attese finché non fu sicuro che Ippolito stesse dormendo, dopodiché sgusciò fuori dal suo letto, entrò nella stanza del vecchio, gli sollevò con delicatezza le coperte e i vestiti e una volta lì, soffocando i conati di vomito causati dal fetore della cariatide, riuscì a fatica a sottrargli il cinto.
Con le narici ormai annientate Eracle cercò di allontanarsi con passo furtivo, ma a causa del buio fece cadere a terra il bicchiere che conteneva la dentiera di Ippolito.
L'arzillo puzzone si svegliò di soprassalto e si mise a urlare: "Allarme, attacco notturno! Ci vogliono accerchiare! Non ci avrete mai vivi, cosacchi! Uomini, a me! Serrate le fila! Respingiamo quei dannati persiani!"
Poi afferrò lo schioppo che teneva a fianco al letto e si mise a sparare all'impazzata. Eracle corse fuori dalla casa più veloce di Usain Bolt, mentre le pallottole fischiavano attorno a lui e falciavano la gente che era accorsa sentendo gli schiamazzi.
Eracle riuscì così a nascondersi in mezzo ai campi, e Ippolito venne arrestato da una pattuglia di carabinieri mentre sparava in vestaglia e catetere in mezzo alla strada]].

I buoni di Gerione

Gerione "Gerry" Scotti. Da notare che neppure l'elegante doppiopetto riesce a contenere i tre addomi.

Essendo un taccagno della peggior specie, Euristeo soffriva come un cane ogni volta che doveva pagare un conto al ristorante o offrire un lauto banchetto ai suoi cortigiani. Ordinò pertanto a Eracle di rubare per lui i buoni pasto di Gerione, un impiegato comunale che a forza di racimolare buoni mangiava a sbafo da ormai quarant'anni.
Gerione non era un uomo qualunque: aveva tre tronchi, tre teste e tre paia di braccia, e anche i suoi modi erano tre volte più sgarbati di quelli di un normale impiegato.
Eracle optò per un approccio semplice, entrò in municipio, fece la fila come tutti e quando arrivò il suo turno sussurrò a Gerione seduto dietro al vetro: "Sgancia i buoni pasto!"
Sentendo quelle parole l'impiegato scattò in piedi e fece un fischio: subito comparvero al suo fianco il contabile Ortro e il terribile addetto al catasto Eurizione.
Fu uno scontro epico: i quattro se le diedero di santa ragione, rovesciarono scrivanie, buttarono all'aria moduli, sfasciarono computer.
Dopo quel che sembrò un'eternità Eracle emerse da un groviglio di corpi. Era sanguinante, aveva una penna stilografica conficcata nella scapola destra e un timbro in faccia, ma era il vincitore del duello!
Prima di andarsene frugò nelle tasche di Gerione e gli rubò i famigerati buoni; seppur inerme, l'impiegato lo fissò con i sei occhi pesti e biascicò: "Che tu sia maledetto, Eracle! Mi hai sconfitto, ma non finisce qui! Ho un aggancio nella guardia di finanza, vedremo chi riderà alla tua prossima dichiarazione dei redditi! AH AH AH!"

Ah, che belli quei kolossal che si mantengono fedeli alla realtà storica!

I pomi delle Esperidi

Ad Eracle venne poi ordinato di prendere le tre mele d'oro dal giardino delle Esperidi. Contento che per una volta tanto la missione consistesse nell'andare a raccogliere frutta e non nel farsi massacrare da qualche bestia strana, l'eroe partì fischiettando tutto baldanzoso.
Dopo cinque miglia Eracle si rese conto che non sapeva dove fosse il giardino delle Esperidi, e che non aveva chiesto indicazioni a Euristeo. Inoltre aveva pure il navigatore rotto. Se non era sfiga quella!
Mentre bestemmiava in greco antico Eracle si ricordò che da quelle parti viveva Atlante, un suo vecchio compagno delle medie.
Atlante era un vero secchione, sapeva tutto e brillava in particolare in geografia [6]: una volta aveva persino partecipato a Passaparola.
Giunto alla casa di Atlante, Eracle trovò l'amico in mezzo al giardino che reggeva sulle spalle il peso della volta celeste.
"Ma... Atlante, cosa stai facendo?"- fece Eracle visibilmente sorpreso.
"Oh, Eracle! Da quanto tempo! Sei ancora ignorante come un babbuino dislessico?"- fece Atlante scorgendolo in quel momento, "Non badare a questo peso, mi hanno beccato ubriaco al volante e il giudice mi ha condannato a reggere il cielo per cinquecento anni! Questi dannati lavori socialmente utili! Comunque, qual buon vento ti porta?"
Eracle gli raccontò la situazione, e Atlante disse che sapeva dove trovare le mele d'oro e che gliele avrebbe portate se l'eroe avesse retto il cielo durante la sua assenza. Eracle da bravo coglione accettò il patto.
Quando Atlante tornò aveva tre mele in mano e sulla faccia un sorriso gentile alla Pennywise.

- Atlante: “Sai Eracle, ci ho ripensato! Reggere la volta celeste è veramente palloso! E poi ho un torcicollo...”
- Eracle: “Non fare scherzi, pezzo di merda! Guarda che ti spacco la faccia!”
- Atlante: “E come fai a spaccarmela? Tirandomi bacetti da cinque metri di distanza?”
- Eracle: “Ok scusa, non volevo essere aggressivo. Mi arrendo, reggerò il cielo per i prossimi cinquecento anni. Peccato però, avevo appena trovato la figurina di Volpi e Poggi...”
- Atlante: “C-cosa? Hai la figurina di Volpi e Poggi? Ma è rarissima!”
- Eracle: “Sì, ce l'ho qui in tasca! La vuoi vedere?”
- Atlante: “Sì! L'ho cercata per anni!”
- Eracle: “Ok, reggimi un attimo il cielo che io intanto cerco nelle tasche.”
- Atlante: “Ok! Fai presto, però!”

E grazie a questo stratagemma Eracle riuscì a fregare Atlante con la sua stessa arma e a ottenere i pomi d'oro.

La cattura del Cerbero

A Euristeo giravano non poco le balle vedendo che Eracle riusciva a cavarsela in ogni occasione; ormai aveva perso più di diecimila euro a forza di scommettere contro di lui, e i suoi amici tiranni lo prendevano in giro senza ritegno.
Decise quindi di affidare all'eroe una missione impossibile: addentrarsi nell'Ade e rapire Cerbero, il cane infernale.

Per domare un cane a tre teste, non c'è niente meglio di Friskies!

Eracle fu quindi costretto a scendere nell'Ade. Lo spettacolo che gli si parò davanti era straziante: interi gironi strapieni di anime che piangevano e vagavano senza meta come ottantenni con l'alzheimer. L'appartenenza a un determinato girone dipendeva dal tipo di misfatto compiuto in vita. C'erano infatti diversi gruppi: lussuriosi, mentitori, politici, assassini, controllori del treno, parrucchieri e mille altri ancora.
Vicino alle porte Eracle vide due persone incatenate: erano la sua vecchia conoscenza Teseo e un certo Piritoo. I due erano stati gabbati dall'agenzia turistica, che aveva promesso loro una vacanza in una località calda e piena di animazione.
Eracle li stava per liberare quando sopraggiunse Cerbero, sbavando in contemporanea dalle tre teste.
Prevenendo l'attacco del molosso Eracle estrasse di tasca un bastoncino di legno e lo lanciò contro le pareti della caverna. Seppur mostruoso, Cerbero era pur sempre un cane e non seppe resistere al bastoncino: nel tentativo di raggiungerlo mollò una triplice craniata sulla pietra e svenne.
Eracle allora se lo caricò in spalla e lo portò ad Euristeo, il quale vedendo l'eroe sano e salvo quasi si strozzò coi salatini che stava mangiando.
"Riporta subito quel mostro dove l'hai trovato! Lo sai che non sopporto i peli di cane sul divano!"- urlò furibondo il re non appena si fu ripreso.
"Cosa credi che sia, una ditta di traslochi? Arrangiati!"-rispose Eracle, e andò a farsi una birra.

La morte: un caso ancora aperto

« C'è un Nesso fra Deianira e la morte di Eracle! »
(La signora in giallo su scoperta del colpevole)
Dato che aveva portato a termine le dodici fatiche e che da più di un anno rassettava il palazzo e accompagnava a scuola i figli di Euristeo, Eracle sperava che il sovrano lo liberasse dal voto di fedeltà a cui era vincolato.
Euristeo però faceva lo gnorri, e ogni volta che la discussione cadeva su quell'argomento tirava fuori scuse patetiche del tipo "Eh sai, con la crisi che c'è non posso proprio fare niente", "Colpa di wikia!" e "Ma davvero ti avevo promesso di liberarti? Strano, mi ricorderei di una cosa del genere!"
Come ormai avrete capito Eracle era buono e caro, ma quando gli saliva la mosca al naso erano cazzi. All'ennesimo rifiuto da parte di Euristeo, che si giustificava sostenendo che l'oroscopo sul giornale gli sconsigliava di liberare i suoi servitori, prese il re e lo stritolò con tale violenza che alla fine più che un cadavere sembrava un tubetto vuoto di dentifricio.
L'editoriale fu scritto dall'allora ventenne Enzo Biagi.
Ottenuta finalmente l'agognata libertà Eracle prese la corriera per Tebe con la massima aspirazione di chiudersi in casa, infilarsi il pigiama e strafogarsi di nutella.
Appena mise piede a Tebe ebbe una sgradita sorpresa: approfittando della sua assenza tutti i malfattori della zona stavano spadroneggiando sulla città.
Eracle dovette così dedicarsi a malincuore all'ennesima vendetta sanguinaria. Nell'ordine uccise:
  • Neleo, un delinquentello che scippava le vecchiette.
  • Timete, uno che non pagava il Canone RAI.
  • Laomedonte, un salumiere infido che truccava la bilancia.
  • Virgola il gattino, perché aveva una voce davvero irritante.
  • Ippocoonte e i suoi dodici figli, rei di fare troppo chiasso quando andavano al cinema.

Come ultima impresa randellò per bene il centauro Nesso, il quale faceva il cascamorto con l'avvenente Deianira.
Questa Deianira aveva una sesta di reggiseno e 1/6 di cervello, tanto che l'avevano soprannominata "la Valeria Marini di Beozia". In men che non si dica fece perdere la testa anche ad Eracle.
Prima di andarsene con la coda fra le gambe, Nesso pensò bene di vendicarsi e fingendo di essersi pentito offrì alla donna una boccetta di veleno, spacciandolo per un condimento squisito.
I tre neuroni di Deianira non fiutarono l'inganno e la donna accettò il dono. La sera stessa volle offrire un cenetta coi fiocchi a Eracle per ringraziarlo di averla salvata, e condì la sua specialità, i maccheroni alla corinzia, con il veleno di Nesso.
Alla prima forchettata Eracle fu colto da spasmi e allucinazioni uditive.
Dopo tre ore il suo corpo si era ricoperto di pustole dolorosissime e grandi come Giancarlo Magalli.
Dopo cinque Eracle tirò le cuoia mormorando le sue ultime parole, che erano: "Impara a cucinare, brutta troiAAAARGH!"

In quel momento apparve Zeus, che fino ad allora non si era mai fatto vivo se non per qualche telefonata a Natale o per il compleanno; il dio prelevò il corpo di Eracle e lo portò con sé nell'Olimpo, dove gli diede la vita eterna e un impiego come buttafuori. Eracle riuscì perfino a riconciliarsi con Era durante una puntata di C'è posta per te.
Da allora la figura di Eracle risplende fiera e gagliarda nel cielo, e neppure una serie televisiva di dubbio gusto liberamente ispirata alle sue gesta è riuscita a offuscarne il mito.

Voci correlate

Note

  1. ^ Sì, Zeus aveva un debole per i cani: chi siete voi per giudicare?
  2. ^ Per non parlare del mulo da soma
  3. ^ Che aveva insistito per accompagnarlo nella speranza di trovare strada facendo erba di qualità
  4. ^ Senza casco, dato che si trovava a Foggia
  5. ^ [1]
  6. ^ Con un nome così...
Questa è una voce in latrina, sgamata come una delle voci meno pallose evacuate dalla comunità.
È stata punita come tale il giorno 25 ottobre 2009 con 100% di voti (su 13).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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