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Fellini ha vinto tutto quello che c'era da vincere, più o meno come la [[Juventus]] nell'era ''[[Luciano Moggi|Lucky Luciano]]'', però in modo legale. Contrariamente al [[A.C. Milan|Milan]] di [[Arrigo Sacchi|Sacchi]], che ricorse al vincente modulo 4-3-3, il Maestro fece incetta di premi con l'8 1/2. <br /> A questo punto, sarebbe consono fare un elenco dei suoi premi ma, dopo aver perso il conto delle Nomination agli Oscar per la sesta volta consecutiva, mi sarei anche rotto il |
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* IV° Concorso ''Short Movies al Bagno Wanda'' a Riccione. Il suo [[cortometraggio]] ''Salcicce a Gabicce'', pur contenendo un prezioso riferimento allegorico alla [[transumanza]] migratoria estiva della [[turista nordeuropea]], si dovette arrendere al ben più esplicito ''Svetlava... ciucciami la fava!'', del suo [[amico]] e collega [[Franco Zeffirelli]]. |
* IV° Concorso ''Short Movies al Bagno Wanda'' a Riccione. Il suo [[cortometraggio]] ''Salcicce a Gabicce'', pur contenendo un prezioso riferimento allegorico alla [[transumanza]] migratoria estiva della [[turista nordeuropea]], si dovette arrendere al ben più esplicito ''Svetlava... ciucciami la fava!'', del suo [[amico]] e collega [[Franco Zeffirelli]]. |
Versione delle 22:52, 10 apr 2013
Federico Fellini (Pensione Miranda II di Rimini, 20 gennaio 1920 – Policlinico Umberto I di Roma, 31 ottobre 1993) è stato un regista e sceneggiatore italiano. È considerato universalmente uno dei più grandi ed influenti cineasti della storia del cinema interplanetario. È anche logico, ve lo immaginate un "bacarozzo" di Giove alto due metri con una cinepresa sul groppone? Ma dai!
Una cosa la sappiamo con certezza, nella Galassia Sombrero (M104), sul pianeta Pangrattatis III, è atterrata da circa tre mesi la sonda Pioneer 9. Oltre alle altre cianfrusaglie culturali del nostro mondo, conteneva una cassetta VHS con la scena de I vitelloni in cui Alberto Sordi fa il gesto dell'ombrello, per l'occasione ridoppiata appositamente:
Questo rende probabilmente Fellini il primo regista odiato profondamente al di fuori della Via Lattea.
Ha vinto per quattro volte il Premio Oscar al miglior film straniero, più un altro alla carriera. Due volte il Festival di Mosca, circa due km di Nastri d'argento, Palme d'oro, Orsi, Leoni, David, Jumpo, BAFTA, l'unica cosa che non è riuscito a vincere, è stato un pupazzo a forma di Nonna Papera al tirassegno Goldoni sul lungomare di Riccione (e sua moglie c'è rimasta malissimo).
Ha lasciato opere indimenticabili, ricche di satira, malinconia e caratterizzate da uno stile onirico e visionario.
Le domande che Fellini suscita nello spettatore sono: "Chi siamo?", "Dove stiamo andando?" e, soprattutto, "Con chi?" (viste le brutte facce che ci sono in giro). Comunque, se si va in macchina ci si vede in piazza.
Biografia
Infanzia e giovinezza
Federico Fellini nasce a Rimini in bassa stagione, perché costava meno. Il padre è un rappresentante di liquori, generi alimentari, dolci & gabbiani. Si chiama Urbano e vive a di Gambettola, un paesello a circa 20 km dalla città, motivo per il quale è chiamato simpaticamente: Extra-Urbano. La madre, Ida Barbiani, è una casalinga romana del rione Esquilino. Conosce Urbano durante una vacanza a Riccione e resta affascinata da quel bel romagnolo, che le offre un assaggio del suo prodotto di punta, il salame. Come tutti sanno, l'abuso dell'insaccato alza il colesterolo, nonché la possibilità di rimanere pregna. Il piccolo Federico viene allattato al seno per poco tempo e la
madre, attingendo alla sua educazione prettamente "de borgata", lo svezza a coratella e pajata.
Questa singolare alimentazione continua negli anni e finisce per generargli frequenti incubi notturni, inizia a formarsi il suo personalissimo stile onirico.
Il padre lo porta a vedere i film di Charlie Chaplin, l'amore per il cinema matura, diventa quasi mania e si
focalizza su quello sperimentale, tanto da portarlo a chiamare i montanti del letto col nome dei quattro cinema porno di Rimini: Luxuria, PonPon, Fiamma e Gradisca.
Fellini segue studi regolari, infatti va regolarmente a scuola tutti i martedì. Mentre frequenta il Liceo classico Giulio Cesare rivela il primo dei suoi talenti,
disegnando vignette e caricature di compagni e professori. Questo lo rende simpatico come un bambino che per giocare ti riga la macchina con un chiodo. È solo per una generosa donazione in vettovaglie, da parte del padre all'intero corpo docente, che Federico vede mutare la sua terrificante media voti da 2,8 a 8½[1].
Agli inizi del 1939 si trasferisce a Roma con la scusa di frequentare l'Università, in realtà per realizzare il desiderio di dedicarsi alla professione giornalistica
.
I primi lavori
Fellini giunge nella capitale seguito dalla madre Ida, dai due fratelli Riccardo e la piccola Maddalena, il pastore maremmano Rufus, il polipo ammaestrato Alfio e i quattro montanti del letto.
Si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza ma, una notte, sogna di diventare un bieco avvocatucolo al soldo di un vecchio mafioso e lascia gli studi. Nell'aprile del 1939 inizia a collaborare sul Marc'Aurelio, la principale rivista satirica italiana, come disegnatore. Le sue celebri "Storielle di Federico" attirano l'attenzione dei maggiori comici del momento, tra cui: Erminio Macario, Aldo Fabrizi e Benito Mussolini, per i quali scrive spassosi monologhi.
Nel 1941 viene chiamato a collaborare con l'EIAR[2], avviando una breve stagione come autore radiofonico. Durante la lavorazione della fortunata serie di 24 radioscene Cico e Pallina (una sorta di Situation comedy alla radio[3]) conosce una giovane attrice di rivista, Giulietta Masina, che diventerà sua compagna inseparabile e interprete, sposandola il 30 ottobre del 1943. Essendoci ancora la guerra, trascorsero la luna di miele due giorni a Fregene (anche perché ad Anzio stavano per sbarcare gli alleati), l'ambitissimo viaggio di nozze a Venezia fu rimandato di qualche anno.
L'esperienza da sceneggiatore
Sempre agli inizi degli anni quaranta Fellini conosce Tullio Pinelli, scrittore per il teatro. In breve nasce un proficuo sodalizio professionale: Fellini elabora idee e schemi, Pinelli li dispone dentro una struttura testuale, rischiando più volte di andare fuori di melone.
I due firmano come sceneggiatori i primi grandi successi di Aldo Fabrizi: Avanti c'è posto..., Campo de' fiori, Pasta e ceci e Coda alla vaccinara. Nel 1944, in tempo di guerra, Fellini dipinge caricature per i militari alleati in un locale di via Margutta, una traversa di via del Corso, rimediando qualche dollaro, sigarette e, in un paio di occasioni, calci nelle palle. Nel 1945 avviene la svolta professionale, Fellini incontra Roberto Rossellini. Per lui collabora alle sceneggiature di Paisà, Roma città aperta e Pina ce l'ha aperta[non accreditato]. In Paisà Fellini ricopre anche il ruolo di assistente sul set. All'insaputa del regista, dirige una lunga inquadratura della sequenza ambientata sul Po. Durante la visione dei giornalieri, di fronte alla scena sul fiume, Rossellini si gratta la testa perplesso e poi esclama:
Siccome un volta, gli unici film che duravano meno di due ore erano quelli porno, la scena fu lasciata. È il battesimo di Fellini dietro la macchina da presa.
Prime esperienze di regia
Nel 1950 Fellini si sentiva ormai pronto per piazzarsi dietro la macchina da presa: aveva sempre sognato di guardarci dentro. L'occasione arrivò col Regista Alberto Lattuada, col quale fondò una cooperativa finalizzata non solo alla regia, ma anche alla produzione di film su larga scala, in nome dell'arte e, perchè no, del rimpolpamento dei rispettivi conti in banca. Quello stesso anno uscì quindi Luci del varietà, in cui si racconta come i giovani, anche se privi di vero talento, vogliano cimentarsi a tutti i costi con la carriera nel mondo dello spettacolo, con un arrivismo e un calcolo riscontrabili tutt'oggi negli sfigati che partecipano ai vari talent show. Fellini voleva dirigere con metodi prussiani, Lattuada invece ispirava paciosità e indolenza. La troupe, manco a dirlo, seguì le direttive di quest'ultimo, trovandosi spesso impreparata e reduce da stravizi notturni. Bene o male, alla fine il film uscì. Fellini e Lattuada attendevano speranzosi i riscontri positivi di pubblico e critica. Ci avevano preso o no?
Il debutto assoluto come regista
Se Luci del varietà aveva ottenuto un discreto successo di critica, al botteghino non era andata allo stesso modo: le sale erano costantemente semivuote e alcuni bigliettai furono trovati cadaveri con le ragnatele penzolanti dal naso. Si piazzò come incasso al sessantacinquesimo posto tra i film italiani della stagione 1950-51, preceduto anche da Gianni e Pinotto contro l'uomo invisibile. Fellini e Lattuada si trovarono perciò a spartirsi i debiti e ad addossarsi l'un l'altro la colpa del fiasco. In breve si mandarono vicendevolmente a fanculo. Dopo due anni trascorsi a disegnare motivetti floreali sulla carta igienica per tirare avanti, Fellini debuttò come regista, con Lo sceicco bianco, con Michelangelo Antonioni coautore del soggetto ed Ennio Flaiano coautore della sceneggiatura. Nel ruolo di protagonista, il coattore Alberto Sordi.
È il momento cruciale nella carriera felliniana: il momento nel quale l'attività di regista prende il sopravvento (e pure la "strizza").
Ormai Fellini ne era certo: con questo film avrebbe "svoltato", sia artisticamente che economicamente. In effetti l'opera si caratterizza per uno stile particolare, nuovo, estroso, umoristico, con un realismo trasognato e quasi delirante. Troppo avanti per quei tempi. La gente comune non andava al cinema e se ci andava guardava altri film.
Gli incassi al botteghino furono un'ecatombe. Il produttore Luigi Rovere costrinse Fellini, per espiare, a partecipare come flagellante alla Processione dei battenti a Guardia Sanframondi (BN).
Dopo Luci del varietà il regista gira I vitelloni, che racconta la vita di provincia di un gruppo di amici a Rimini. Questa volta il film ha un'accoglienza entusiastica. Dopo aver vinto il Leone d'argento a Venezia, fa incetta di coccarde colorate alle fiere campionarie di bestiame, in tutta la Penisola. All'estero è campione di incassi in Argentina (dove si intitola Hijo de vaca) e riscuote un buon successo anche in Francia, che anche loro di vacche ne capiscono. Negli Stati Uniti la pellicola sbanca il botteghino nella prima settimana, l'ammiccante titolo Little Big Cow induce il poco smaliziato spettatore americano a crederlo un film sui Cowboy. Dopo le prime visioni continua però inaspettatamente a fare un sacco di soldi, perché entra in scena il perfido "effetto Nøstdahl":
Il successo internazionale galvanizza Fellini, che si getta in un lavoro febbrile da cui, da li a poco, usciranno le sue più grandi
opere.
Il grande successo
La consacrazione
Gli ultimi lavori
La morte
Immaginati o sognati
Fellini e il fumetto
Premi e riconoscimenti (mancati)
Fellini ha vinto tutto quello che c'era da vincere, più o meno come la Juventus nell'era Lucky Luciano, però in modo legale. Contrariamente al Milan di Sacchi, che ricorse al vincente modulo 4-3-3, il Maestro fece incetta di premi con l'8 1/2.
A questo punto, sarebbe consono fare un elenco dei suoi premi ma, dopo aver perso il conto delle Nomination agli Oscar per la sesta volta consecutiva, mi sarei anche rotto il
contenuto del sacco scrotale. Per non farci notte, parleremo quindi dei premi che gli sono sfuggiti:
- IV° Concorso Short Movies al Bagno Wanda a Riccione. Il suo cortometraggio Salcicce a Gabicce, pur contenendo un prezioso riferimento allegorico alla transumanza migratoria estiva della turista nordeuropea, si dovette arrendere al ben più esplicito Svetlava... ciucciami la fava!, del suo amico e collega Franco Zeffirelli.
- III° Festival cinematografico Reale dello Swaziland. Sua Maestà Orzo Bimbo ha premiato (come sempre) sua figlia la Principessa Zelda. La critica ha gridato allo scandalo per la terza ed ultima volta, poi è stata sciolta, nell'acido.
- Stockholm International Film Festival del 1985. Il suo Ginger e Fred ottenne il poco invidiabile record di ventisei minuti di fischi consecutivi.
- Festival Cinematografico Condominiale del Rione Garbatella. Il premio per la migliore regia è andato a Gaudenzio Passoni, titolare della Lux & Luxury Foto e Robbe Pe' Cecati s.r.l., autore dell'applauditissimo filmino del matrimonio dei coniugi Rozzi.
- Il Telegatto non l'ha mai beccato, c'ha provato più volte, addirittura usando le sardine come esca, ma niente.
Bibliografia
Su Fellini sono stati scritti diversi libri, molto interessanti e pieni di pagine con stampato sopra qualcosa, inoltre... possiamo dire che...
Filmografia
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La strada (1954). Alcuni artisti vivono in schiavitù nel circo di Moira Orfei. Il forzuto Zampanò si affranca dalle catene e libera gli altri, dopo aver dato la vecchia megera in pasto alla tigre Belfagor.
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Le notti di Cabiria (1957). La giovane Cabiria è una fornitrice di ciccia baffuta a nolo. Un figlio di una sua collega la illude di sposarla, per poi sottrarle tutti i suoi soldi (frutto del sudore delle proprie cosce).
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La Dolce Vita (1960). Un'attricetta (scartata ai provini di Cinecittà) campa rubando le monete dalla Fontana di Trevi. Viene arrestata e portata nel tugurio del Grande Fratello, dove subisce uno stupro di gruppo.
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Fellini Satyricon (1969). Ascilto ed Encolpio, due giovani scapestrati romani, finiscono nel torbido giro dei gladiatori-trans. Scopriranno quanto è difficile raddrizzare certe situazioni, e la schiena.
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8½ (1963). Il titolo è riferito alla misura in zapuk senegalesi (circa 3 cm) dello "smembrapapere" di Mastroianni. Resosi conto della cosa, Fellini svenne.
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Giulietta degli spiriti (1965). La raffinata Giulietta è sicurissima di aver vissuto vite precedenti. Con l'aiuto di una medium, scopre di essere stata la matta del paese nel 1800 e un avanzo di bordello nel 1900.
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Roma (1972). Fellini ebbe l'ardire e la lungimiranza di lanciare Alvaro Vitali. Il film mise l'attore di fronte ad una delle prove espressive più complicate: lo sguardo da scemo. Il mito Vitali era iniziato.
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Amarcord (1973). Titta cerca di trombarsi tutte le belle tope del circondario. Al 145° Due di picche ripiega sulla tabbaccaia culona.
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Il Casanova di Federico Fellini (1976). Il Maestro si occupò personalmente dei provini. Dopo aver visionato circa nove tonnellate di tette, quelle della moglie lo gettarono in depressione (malattia che lo accompagnò per il resto della vita).
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Prova d'orchestra (1979). Il vecchio direttore viene sostituito da una stronza raccomandatissima. Ella impone una disciplina ferrea, fatta di bacchettate sulle mani ad ogni errore. La rivolta esplode. Dopo aver distrutto il teatro, i settantadue elementi la violentano a turno.
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La città delle donne (1980). Il signor Snaporaz viene rapito e portato in una comunità femminista di Alghero. Si è aperta la stagione della riproduzione e, in tre mesi, dovrà "sifonare" tutto ciò che si muove o respira.
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La voce della Luna (1990). Film testamento di Fellini, contenente un'aspra critica alla contemporaneità. Scena simbolo: il padrone del ristorante è un accanito tifoso del Milan, i vessati camerieri aprono (con violenti calci) la porta della cucina, sulla quale c'è una foto di Silvio Berlusconi.