Sindrome dell'amico di serie B

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Il tizio in fondo di cui non si vede la bocca è un classico amico di serie B.
« Vieni alla mia festa di compleanno? »
(Amico di serie B prima di ricevere un titubante rifiuto per ignoti motivi.)
« Vieni alla mia festa di compleanno? »
(Lo stesso amico di serie B prima di ricevere un sì che si trasformerà in no un’ora prima della festa.)
« Almeno tu, vieni alla mia festa di compleanno? »
(Lo stesso amico di serie B prima di ricevere un no che diventerà un sì e poi di nuovo no e poi sì e poi in definitiva no da una testa di cazzo.)

La Sindrome dell’amico di serie B è una malattia endemica che tutte le teste di cazzo della Terra possono trasmettere a chiunque.

Cause e concause

Per chiarirci, una testa di cazzo, che, per brevità, d’ora in poi chiameremo tdc (ma anche perché, sennò, imparate troppe parolacce e poi mi bannano), una tdc portatore sano, dicevo, è un soggetto che pensa di essere il miglior amico che a chiunque possa capitare (anche se invece sta sulle palle pure a sua madre) e, che, pertanto, tratta ogni persona che ha la sventura di dirsi suo amico allo stesso modo con cui si considera una puntata del Grande Fratello: divertente se fa cazzate, interessante se dice minchiate (così da farlo sentire intellettualmente superiore), stimolante se ha la personalità di una sedia. Quindi, l'amico, esattamente come avviene con i concorrenti del Grande Bordello, andrà bene fino a che il pubblico non deciderà altrimenti con le nominescion e il televoto; naturalmente, per "pubblico" si intende l'atelier della tdc, cioè la massa di esseri (maschi e femmine) specializzati nelle lavatine di faccia che lo seguono come animali da compagnia, spacciandosi per suoi amici fidati anche se nessuno gliel’ha chiesto (e che, d'altra parte, la tdc si tiene ben stretti, per via della loro insostituibile presenza); in ogni caso, la loro opinione verrà considerata dalla tdc come sua opinione, perché solo lui ha un cervello per pensare, anche se la testa gli fischia quando tira vento.

Quindi, nel caso la tdc decida dall’alto del suo piedistallo che la persona che ha la sventura di dirsi suo amico non deve più dirsi suo amico, ma neanche suo nemico, e neanche conoscente o sconosciuto, perché, dai, in fondo si conoscono da una vita, lui/lei si accorgerà con un certo disappunto da cernia di non avere le palle né per dire a quella persona che non intende più frequentarla, perché, in fondo, quest’ultima non ha fatto nulla di male se non essere quel che è, né per usare l’unico neurone che ha a disposizione per capire che, in fondo, un amico in più è sempre buona cosa. Allora, in quel preciso momento, la persona che ha la sventura di dirsi amico della tdc si trasformerà automaticamente in un amico di serie B, con tutte le conseguenze del caso, trattate nel seguente paragrafo.

Sintomi e consintomi

Un noto amico di serie B.

Ecco come avviene il contagio:

  • Quando l’amico di serie B compare all’orizzonte la tdc fa una smorfia come se stesse ingoiando un verme.
  • La tdc cerca in tutti i modi di evitare di incrociare gli sguardi, ad esempio fingendo di cercare l’assorbente nella borsetta, di leggere un messaggino guarda caso appena arrivato, o nei casi estremi, di cercare le lenti a contatto cadute a terra, anche se porta gli occhiali.
  • Se proprio deve incontrarlo, dice Ciao! con un bel sorriso radioso per poi passare avanti come se avesse visto un drogato che si fa una spada.
  • Se proprio deve parlare con lui, gli chiede coma sta, come va, oggi fa caldo, oggi fa freddo, le solite fesserie di chi non ha niente da dirsi, nonostante le cose da dirsi ci siano.
  • Se l’amico di serie B tenta di tirare fuori un argomento che non sia il meteo, la tdc interloquisce a monosillabi, o continua a parlare del meteo.
  • L’amico di serie B fa notare quanto faccia freddo.
  • L’amico di serie B, piuttosto a disagio, saluta la tdc la quale si mostra improvvisamente allegra e raggiante.
  • La tdc ritorna felice nell’esclusivo mondo degli amici di serie A.

Ecco come si manifesta la sindrome nell’amico di serie B nei confronti delle tdc:

  • Le sue battute non fanno ridere le tdc.
  • Le sue battute sono come la mosca in bocca per le tdc.
  • La sua presenza è come il mal di pancia per le tdc.
  • Le tdc non parlano mai ad alta voce in sua presenza.
  • Le tdc non rispondono mai ai suoi messaggi.
  • Le tdc non gli rispondono mai né oralmente né per iscritto se non costrette.
  • Le tdc partecipano solo formalmente a qualunque cosa lo riguardi (soldi per regali ecc.)
  • Le tdc hanno sempre qualcun altro con cui parlare.
  • Le tdc hanno sempre qualcos’altro da fare.
  • Se fa il compleanno, le tdc commentano: Di già?
  • Le tdc giudicano “appena sufficiente” qualsiasi cosa realizzata da lui.
  • Le tdc non hanno colpa, lui sì.
  • Le tdc ridono alle sue spalle, ma non lo ammetterano neanche minacciandoli di morte con un coltello

Forma acuta della sindrome

Nella forma acuta della sindrome, molto rara in quanto la tdc deve essere veramente stronza nel sangue, la tdc in presenza dell’amico di serie B e di nessun amico di serie A si dimostra affabile, disponibile, divertente, insomma un amicone con i fiocchi, ma se per caso compare sulla scena un amico di serie A, improvvisamente cambia registro, e ritorna ad essere la tdc che è, il cui comportamento è già stato descritto.

Decorso finale della sindrome

L’amico di serie B, sentendosi un po’ di serie B, si allontana dalla tdc, considerandola un po’ tdc, quest’ultima fingerà di offendersi, dirà di essersela presa, che non si aspettava questo comportamento, che non è corretto, che quando si è amici non ci si comporta in questo modo, e accuserà il primo di non capire l’amicizia, di non sapere neanche cos’è l’amicizia, che è talmente chiuso ed egoista che non avrà mai più un amico come lei, che non sa quale fortuna si perde con lei, insomma monterà una pippa colossale con l’unico scopo di non sentirsi “lei” in torto ma di far addossare a “lui” (l’amico di serie B) un senso di colpa allucinante. Infine chiuderà tutto cancellandolo dalla lista degli amici di Facebook, sentendosi soddisfatta (la testa di cazzo) della consistenza delle proprie palle.

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