Chaac

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« Oddio, mi goggiola il maso! »
(Chaac su vantaggi della proboscide)
« Ba da bum-bum-bum! »
(Chacc soddisfatto del suo lavoro imita Ade gongolante)
« In effetti certe volte mi lascio un po' andare... »
(Chaac dopo aver totalmente distrutto il raccolto con un solo giorno di pioggia)

Chaac, o Chak, a volte Chac, è il dio Maya delle piogge, dei fulmini e, quando capita, dei tamburi. Il suo nome è in realtà solo un abbreviativo parainglesizzato di Giacomo, nome che non usa mai se non le poche volte che deve mostrare i documenti.

Chaac osserva basito la sua ascia di luce. Notare il cappello alla moda

Storia e Ruolo nel Pantheon Maya

Chaac nacque in una landa sperduta assieme al fratello Kokulkàn, che però non lo nomina mai nel suo mito, in una diamine di landa sperduta nel bel mezzo delle montagne. Visto il luogo, se ne andò senza troppi problemi, facendo visita ad una locanda nella quale senza fare troppo lo schizzinoso chiese la Specialità della Casa: un insetto bollito su un mucchio di lattuga, il che non è male se si considera che tutto il resto del menù comprendeva piatti che galleggiavano su una brodaglia grassa. Ottenne in omaggio un paio di tamburi.
Con questi, cominciò a suonare all'impazzata per le strade, per le vie, le viuzze, i sentieri, gli slarghi, nella piazze, nei cessi pubblici! Suono talmente forte e talmente insistentemente che fece cadere dal letto persino gli Déi, tra cui il neo-eletto Kokulkàn, suo fratello, che così gli si rivolse con un'espressione da far invidia al peggior guerriero azteco:

« Piantala con 'sti bonghi, non siamo mica in Africa... »
(Kokulkàn redarguisce il povero Chaac)

Alche lui lo prese alla sprovvista e comincio ad intonare versi in uno strano connubio di Reggae, Blues, Rock e Canto da Doccia facendo così valere le sue ragioni:

« ..Appunto guarda mio caro che siam in Centro-America »
(Chaac prende in contropiede Kokulkàn)

La risposta a tono piacque così tanto agli Déi, e in particolare al Grande-Capo Hunab Ku, che non solo fu perdonato per il disturbo e per aver quasi provocato il finimondo, ma gli venne affidato anche il ruolo di divinità allietatrice. Ruolo di poco conto, ma Chaac non si faceva tanti problemi e accettò.
Un giorno però il caro Chaac decise di dare in moglie a suo fratello Kokulkàn sua sorella (da quand'in qua c'è anche una sorella?) per salire di livello nella scala delle divinità. Purtroppo però, dato che a furia di ozi il dio era diventato un pappone come pochi se la fece. E non pensate che lo fece prima il matrimonio, no: addirittura dopo, ergo tradendo anche il fratello da bravo imbecille. Scoperta la cosa, Kokulkàn si incendiò come solo un dio solare può fare. E non è un modo di dire. Il risultato fu che Chaac venne spedito in un lavoro apparentemente infimo: il dio delle piogge, inoltre venne trasformato in un coso-pesce, con un proboscidone e due zanne.
La punizione però diede i risultati sperati, infatti con la pioggia i campi poterono dare frutti e la gente poté lavarsi tranquillamente senza incappare in fastidiosi coccodrilli e zanzare. Fu così che Chaac divenne uno degli Déi più venerati assieme al fratello col quale si spartì un po' di mesi all'anno di lavoro[citazione necessaria].

♪♫Just Singing in the rain♫♪

Chaac/Tlaloc leggermente risentito perché gli hanno rubato il cellulare

Il lavoro di Chaac però non si esauriva solamente nel far piovere ogni tanto, spesso nei momenti meno opportuni, ma gli toccava anche un pallosissimo rito una volta all'anno per qualche giorno. Questo rituale, conosciuto dal popolo Maya come Rito della Doccia Ballerina consisteva che il re di questi ultimi si mettesse a ballare su un tanto assurdo quando improponibile edificio sacro invocando il dio mostrando la sua tanto paventata quanto falsa discendenza dalla divinità: E che cacchio, Chac non è così vecchio!

Il rito in poche parole si svolgeva ogni volta che un temporale, e cioè Chac, si avvicinava, in seguito il sovrano invocava l'addetto alle cataratte celesti che cominciava a battere e a frantumare a ritmo di Samba le nuvole, attirato da quel cavolo di metallo così fastidioso per gli occhi messo in cima al piramidone. A quel punto il re cominciava a ballare, ballare e ancora ballare nella speranza di compiacere Chaac, il quale di tutta risposta tentava di colpirlo perché, diciamocelo, i Maya sono dei pezzi di legno. Nel tentativo però che le sue parole potessero persuaderlo dal friggerlo, il regnante cantava questo motivetto:

« Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA!Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA!
Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA! Chacca chacca chaCCA!
Oullalat che pioggia! Piove piove il Maya non si muove, arriva la pantera e se porta a cena!
Piove piove il Tolteco un po' se move, arriva la pantera e se lo porta per cena.
Oh, yeah! Ci son tanti dittatori, politicanti predatori, blasonati con cervello di un bignè!
E ci sono dei tiranni, sempre dediti agli inganni... ma incapaci di contare fino a tre! »

Eccetera eccetera. Certo, non sempre tutto andava storto, e quando un re era particolarmente portato per il canto, Chaac ci andava più leggero. Il problema è che quando ciò succedeva il dio si rilassava e di conseguenza colpiva peggio il tetto dell'edificio, col risultato che spesso il regnante facesse tra una strofe e l'altra questi scongiuri:

« Mammina, fa che non prenda... mammina fa che non mi prenda, mammina fa che non mi prenda... AH! Ho preso la scossa... »

Curiosità

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  • Dagli Aztechi è conosciuto col nome più cacofonico di Tlaloc. Nome inventato appositamente per essere usato negli scioglilingua
  • È stato denunciato da Thor per il plagio dell'ascia
  • È così rivoltante che le uniche barzellette che conosce sono su se stesso. E ci ride pure (ride per finta perché non le ha capite, ma ride).
  • È un grandissimo fan di Eolo, ma non riesce a capire la sua firma geroglifica
  • Idem per Eolo, che appunto per questo non gli chiede mai l'autografo

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