Nonbooks:Cantare sotto la pioggia

Nonbooks, prontuari e libercoli anzichenò.
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Bello e bagnato. Continua a leggere se vuoi diventare come lui.
Anche lei è bella e bagnata. Ma il manuale non tratta di questo, brutto pervertito.
« I'm siiiiiinging in the rain

Just siiiiiinging in the rain

What a gloooorious feeling, I'm haaaaappy again! »
(Uno che ha letto il seguente manuale e che si allena in mezzo alla strada)
« Ma vai a lavorare, drogato! »
(Automobilista irascibile in risposta)

Hai sempre desiderato stupire i tuoi amici con dei gorgheggi bagnati?
Ritieni Gene Kelly un dio e sacrifichi a lui ogni mercoledì sera un gruppo di ballerini hip hop?
Vuoi prenderti facilmente una polmonite per saltare il compito di algebra?

Allora segui questo manuale e anche tu potrai presto vantarti di saper cantare sotto la pioggia.

Gli elementi necessari

La pioggia

Promette bene.
« Per cantare sotto la pioggia è necessario che piova. »
(Capitan Ovvio alla riscossa)

Punto ovviamente centrale della performance, la pioggia deve però essere scelta con cura. Non vorrete mica accontentarvi di una pioggerellina autunnale di quelle fitte fitte che fanno venire i reumatismi a vostro nonno? No, cercate sempre il meglio! Aspettate la stagione delle piogge, prendete il primo volo per l'Indocina e attendete ansiosi un bel monsone.
Se non farete parte delle persone decedute per via di eventuali uragani, maremoti e band tedesche di passaggio, potrete vantare per il resto dei vostri giorni di aver cantato sotto una pioggia come si deve.

L'ombrello e il cappello

Il buon cantante-ballerino non ne può fare a meno. Un buon ombrello nero (rigorosamente di legno della Val Brembana, chiedete al vostro marocchino di fiducia se ne possiede uno) aggiunge quel tocco di raffinatezza alla vostra performance e vi permette di difendervi da energumeni nemici della danza e della bellezza, che potrebbero dimostrare in maniera particolarmente "fisica" il loro parere negativo.
Segue il cappello, che dovrete rigorosamente togliervi ogni tanto per sorridere come degli ebeti alla pioggia, e rimettere quando incontrate i vostri amici o il vostro capo per strada e non volete farvi riconoscere mentre biascicate in finto inglese in mezzo alla strada.

La parte artistica

Ora viene la parte dura: pensavate di aver risolto con un po' d'acqua e un vestito elegante fregato ad un'agenzia di pompe funebri? Invece no, perché vi è richiesto anche di saper ballare, cantare, suonare il sitar e declamare una poesia di Bondi. Tutto insieme.

Ballare

Un maestro ci mostra le movenze più raffinate.

Ebbene sì, ballare; nulla di più lontano dalle movenze tipiche di gente come te, che si possono riassumere in peregrinazioni all'interno della casa in cerca di cibo/acqua/cesso/letto. Per cominciare dovrete rendere le vostre chiappette più sode di quelle di Shakira dopo 200 sculettamenti e il vostro fisico più tonico di quello di Hulk Hogan dopo l'ennesima pompata di steroidi.
Dopo questa breve sessione preparatoria, potrete cominciare con i passi veri e propri: muovete il vostro piede destro lì, e poi ancora là; dopodichè seguite col sinistro andando su e giù. Lo sentite il ritmo? Ora passate al lampione: aggrappatevi come solo un operaio Enel sa fare e poi giù per terra! Fate volteggiare un po' l'ombrello, non curatevi dei lamenti della gente colpita in volto e continuate coi passetti. Ancora qualche mossa a caso e ci siete! Ora scendete per strada e scatenate tutta la vostra furia ballerina: schivate con un colpo di inguine gli scooter, evitate con un saltello il tir, duettate col vigile disperato e ce l'avete fatta!

Cantare

Se sceglierete un pezzo di Mariottide non vi servirà neanche la pioggia vera: vi basteranno le lacrime.

Tirate fuori tutta la potenza dai vostri polmoni: date aria alla bocca come solo al processo di Biscardi sanno fare! Che sia un growl da metallaro o un potente acuto da soprano, l'importante è il risultato: disturbo alla quiete pubblica e multa di 200 euro.
Ma prima, come sempre, uno sguardo alla preparazione: mettetevi davanti allo specchio, sputacchiate il grumo verdastro di catarro e cominciate con qualche gorgheggio semplice, tipo un AH-EH-IH-OH-UH. Passate poi a urli più estesi per scaldare le corde vocali (e le orecchie del vicino) ed eseguite una semplice scala pentatonica in Si bemolle scappellata a destra. Una volta che avrete eseguito questi esercizi almeno 200 volte, e aver capito cosa vuol dire "scala pentatonica", potrete cominciare a pensare alla canzone da cantare.
Per il vostro balletto è obbligatoria una melodia allegra e gioiosa, che sorrida alla vita senza aver bisogno di una paresi facciale; spulciate il repertorio di artisti come Masini o gli Slayer, e scegliete la più appropriata.
Infine, non vi preoccupate della frutta o verdura marcia che vi tireranno: vorrà dire che vi farete una buona insalatona!

I lati negativi della faccenda

Certe giornate è meglio non uscire a cantare.

Oltre alle già citate eventualità di prendersi una qualche malattia dovuta al freddo, di incontrare passanti poco collaborativi ma molto inclini ad usare il vostro ombrello in maniera non convenzionale e di venire triturati dalla monovolume di qualche padre di famiglia stressato dal lavoro, ci sono altri piccoli inconvenienti che potrete incontrare sulla vostra strada di ballerino-cantante:

  • piogge acide ballare nelle grandi città, vicino a fabbriche molto attive o vicino a qualsiasi fast food potrà comportare il rischio di trovare un'aria malsana e ricca di acido nitrico e acido solforico, che dopo una decina di balletti potrebbero compromettere il vostro abbigliamento, nonché la vostra pelle, che diventerà liscia e vellutata come quella di Due Facce.
  • rappresaglie da parte di vecchi indiani se ballerete in America, potreste scoprire che Grande Capo Testa di Rapa non vede di buon occhio la vostra grottesca parodia della danza della pioggia, il quale potrebbe inalberarsi (o intotemarsi) e prendervi a testate col suo copricapo o lanciarvi un anatema che maledica voi e le vostre prossime generazioni con fastidiose doppie punte. In casi del genere, però, non fatevi prendere dal panico, e non fatevi neanche prendere lo scalpo: basta chiamare la polizia americana e ci penserà lei a sistemare pacificamente i riottosi indigeni.
  • rappresaglie da parte di divinità azteche morte e sepolte Tlaloc, noto agli amici come Megliononfarloincazzarequellolà, divinità della pioggia e della fertilità, potrebbe non gradire il fatto che vi prendiate gioco così spudoratamente delle sue manifestazioni. Finirà per condannarvi a rimanere rinchiusi per l'eternità in un tempio azteco in compagnia di Indiana Jones e di un bambino indocinese che, oltre a far scattare tutte le trappole, vi ruberà il portafogli.

I manuali successivi

Voci correlate

Questo è un manuale di squallidità, uno di quelli un po' meno loffi della media.
È stato miracolato come tale il giorno 11 ottobre 2009 col 38.1% di voti (su 21).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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