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[[File:Coppa Rimet.jpg|right|thumb|300px|Tanto sbattimento per questa patacca!]]
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Messa in palio a partire dal [[1930]], la Coppa Rimet ([[Parigi]], [[1929]] - [[da qualche parte]] in [[Brasile]],[[1983]]) era un oggetto parecchio [[kitsch]] alto un [[John Holmes|Holmes]]<ref>Unità di misura pari a trenta centimetri esatti.</ref> e pesante circa quattro chili, due terzi dei quali erano costituiti dal basamento in marmo. Il resto era argento "sterling" placcato in oro "[[Bologna]]". Rappresentava una [[Nike]] alata che sorreggeva una coppa di forma apparentemente ottagonale. Lo [[Stile Liberty]] e l'[[Art déco]] allora imperanti influenzarono notevolmente il suo realizzatore, un orafo parigino con le stesse idee estetiche di [[Moira Orfei]], che si produsse in una creazione ritenuta pacchiana fin da allora. Se la sarebbe aggiudicata in via definitiva la squadra che avesse vinto i mondiali per tre volte, anche non consecutive. In Messico erano presenti tutte le nazionali che avevano vinto il mondiale due volte (Uruguay, Brasile, Italia), quindi era assai probabile che questa fosse la volta buona, e infatti andò così. Il Mondiale messicano assegnò per sempre al Brasile l'ambito trofeo, la cui storia è stata caratterizzata da torbide vicende e loschi maneggi: dopo aver subito un primo [[sequestro a scopo di estorsione]] nel [[1966]], una tentata [[stupro|violenza carnale]] nel [[1967]], una martellata da parte di un folle nel [[1969]], la coppa fu trafugata nel [[1983]] dalla sede della [[Federcalcio]] carioca, e venne fusa in vari lingotti che ora fungono da fermaporte nelle ville di alcuni [[narcotrafficante|narcotrafficanti]].<br/>
Messa in palio a partire dal [[1930]], la Coppa Rimet ([[Parigi]], [[1929]] - [[da qualche parte]] in [[Brasile]],[[1983]]) era un oggetto parecchio [[kitsch]] alto un [[John Holmes|Holmes]]<ref>Unità di misura pari a trenta centimetri esatti.</ref> e pesante circa quattro chili, due terzi dei quali erano costituiti dal basamento in marmo. Il resto era argento "sterling" placcato in oro "[[Bologna]]". Rappresentava una [[Nike]] alata che sorreggeva una coppa di forma apparentemente ottagonale, ma se la si guardava controluce poteva apparire totgonale. Lo [[Stile Liberty]] e l'[[Art déco]] allora imperanti influenzarono notevolmente il suo realizzatore, un orafo parigino con le stesse idee estetiche di [[Moira Orfei]], che si produsse in una creazione ritenuta pacchiana fin da allora. Se la sarebbe aggiudicata in via definitiva la squadra che avesse vinto i mondiali per tre volte, anche non consecutive. In Messico erano presenti tutte le nazionali che avevano vinto il mondiale due volte (Uruguay, Brasile, Italia), quindi era assai probabile che questa fosse la volta buona, e infatti andò così. Il Mondiale messicano assegnò per sempre al Brasile l'ambito trofeo, la cui storia è stata caratterizzata da torbide vicende e loschi maneggi: dopo aver subito un primo [[sequestro a scopo di estorsione]] nel [[1966]], una tentata [[stupro|violenza carnale]] nel [[1967]], una martellata da parte di un folle nel [[1969]], la coppa fu trafugata nel [[1983]] dalla sede della [[Federcalcio]] carioca, e venne fusa in vari lingotti che ora fungono da fermaporte nelle ville di alcuni [[narcotrafficante|narcotrafficanti]].<br/>
Dal [[1974]] la [[FIFA]] mette in palio un trofeo realizzato dallo scultore italiano Sivio {{s|Cazzarola}} Gazzaniga, ma poiché Jules Rimet si era ricongiunto agli avi da un pezzo e poiché chiamarla "Coppa Gazzaniga" suonava quantomeno cacofonico, si decise di chiamarla "Coppa FIFA". La Coppa Rimet non ne ha mai voluto riconoscere la paternità, rifiutandosi persino di sottoporsi al [[test del DNA]].
Dal [[1974]] la [[FIFA]] mette in palio un trofeo realizzato dallo scultore italiano Sivio {{s|Cazzarola}} {{s|Cazzafiga}} {{s|Gazzaladra}} Gazzaniga, ma poiché Jules Rimet si era ricongiunto agli avi da un pezzo e poiché chiamarla "Coppa Gazzaniga" suonava quantomeno cacofonico, si decise di chiamarla "Coppa FIFA". La Coppa Rimet non ne ha mai voluto riconoscere la paternità, rifiutandosi persino di sottoporsi al [[test del DNA]].


== Le squadre partecipanti ==
== Le squadre partecipanti ==

Versione delle 22:08, 26 dic 2012

L'innovativo logo del mondiale messicano.
Uno dei loghi proposti per i mondiali del 1970, scartato alla fine con ritrosia.
« Cos'è il Messico? »
(Tifoso di calcio ignaro di geografia.)
« Cos'è il calcio? »
(Tifoso di geografia ignaro di calcio.)
« Cos'è il 70? »
(Tifoso di calcigrafia ignaro di matematica.)

Il campionato mondiale di calcio 1970 si disputò quasi certamente nel 1970 in Messico, ragion per cui viene anche detto Mexico 70, senza che alcuno si ponga dubbi esistenziali sulla misteriosa sostituzione della doppia "s" a vantaggio della singola "x". La decisione di disputarlo proprio in Messico era stata dettata dal particolare criterio selettivo degli organizzatori: i modiali disputati in Cile nel 1962 erano stati preceduti da un violento terremoto due anni prima; lo stesso era accaduto a Città del Messico nel 1968. Inoltre c'era da rispettare la rigorosa alternanza continentale: una volta in America, una volta in Europa. Non c'erano cazzi, e non ce ne sarebbero stati fino al 2002, quando una coalizione di musi gialli spezzò l'egemonia dell'asse Europa-America.

Il Messico in quegli anni era una nazione di tipo essenzialmente messicano: una folla sterminata di tizi baffuti col sombrero, facili alla pennichella, divoratori di tortillas e tabasco con tracce di fagioli rossi. In Italia in quei tempi l'archetipo del messicano medio era rappresentato dal cartone pubblicitario del Merendero Dindondero, ma anche dal sergente Garcia del telefilm Zorro. Calcisticamente parlando, non si era gran che lontani dalla verità: il Messico stava al calcio come la panna montata sta al gulasch, però finalmente giocavano in casa e avrebbero potuto corrompere gli arbitri. Questi ultimi, però, fraintesero la parlata dei messicani, credendola portoghese, quindi il mondiale prese una piega decisamente brasiliana.
Ma andiamo per ordine.

La Coppa Jules Rimet

"La mia coppa è bellissima, non credete alle stronzate di questa pagina!"
Tanto sbattimento per questa patacca!

Messa in palio a partire dal 1930, la Coppa Rimet (Parigi, 1929 - da qualche parte in Brasile,1983) era un oggetto parecchio kitsch alto un Holmes[1] e pesante circa quattro chili, due terzi dei quali erano costituiti dal basamento in marmo. Il resto era argento "sterling" placcato in oro "Bologna". Rappresentava una Nike alata che sorreggeva una coppa di forma apparentemente ottagonale, ma se la si guardava controluce poteva apparire totgonale. Lo Stile Liberty e l'Art déco allora imperanti influenzarono notevolmente il suo realizzatore, un orafo parigino con le stesse idee estetiche di Moira Orfei, che si produsse in una creazione ritenuta pacchiana fin da allora. Se la sarebbe aggiudicata in via definitiva la squadra che avesse vinto i mondiali per tre volte, anche non consecutive. In Messico erano presenti tutte le nazionali che avevano vinto il mondiale due volte (Uruguay, Brasile, Italia), quindi era assai probabile che questa fosse la volta buona, e infatti andò così. Il Mondiale messicano assegnò per sempre al Brasile l'ambito trofeo, la cui storia è stata caratterizzata da torbide vicende e loschi maneggi: dopo aver subito un primo sequestro a scopo di estorsione nel 1966, una tentata violenza carnale nel 1967, una martellata da parte di un folle nel 1969, la coppa fu trafugata nel 1983 dalla sede della Federcalcio carioca, e venne fusa in vari lingotti che ora fungono da fermaporte nelle ville di alcuni narcotrafficanti.

Dal 1974 la FIFA mette in palio un trofeo realizzato dallo scultore italiano Sivio

Gazzaniga, ma poiché Jules Rimet si era ricongiunto agli avi da un pezzo e poiché chiamarla "Coppa Gazzaniga" suonava quantomeno cacofonico, si decise di chiamarla "Coppa FIFA". La Coppa Rimet non ne ha mai voluto riconoscere la paternità, rifiutandosi persino di sottoporsi al test del DNA.

Le squadre partecipanti

La formula del torneo

L'iniziale formula proposta per il torneo.

Gli organizzatori spingevano per una formula innovativa, l'edizione precedente era permeata della pesante rigidità anglosassone, stavolta si voleva conferire alla competizione dinamismo e imprevedibilità. Inizialmente fu valutato un torneo a 142 squadre, con due gironi (andata e ritorno) all'italiana. L'idea fu scartata per due motivi:

  1. alcune nazioni (tra cui Lesotho e Nagorno-Karabakh) non avevano abbastanza abitanti per fare la squadra,
  2. la fase finale si sarebbe giocata in concomitanza con i Mondiali di Spagna '82.

Si optò per una drastica riduzione dei partecipanti, arrivando alle consuete 16 squadre. Per la fase eliminatoria si pensò alla formula del Trofeo Birra Moretti: 5 gruppi da 3 squadre col riporto di una, qualificata per principio, ovviamente il Messico (come paese ospitante). A questo punto si passava all'eliminazione diretta con intarsio a sorpresa e "buttata in caciara":

File:Juanito mascotte dei Mondiali Messico 1970.jpg
Juanito, la mascotte del mondiale. I messicani contavano molto sull'impatto emotivo che doveva scatenare quest'immagine.
La mascotte Juanito in un momento di "quasi totale" relax.
Messicano visto dall'alto.
  • Partita 1: vincente Gruppo 1 - seconda Gruppo 2
  • Partita 2: vincente Gruppo 2 - seconda Gruppo 1
  • Partita 3: vincente Gruppo 3 - seconda Gruppo 4
  • Partita 4: vincente Gruppo 4 - seconda Gruppo 3
  • Partita 5: vincente Gruppo 5 - Messico
  • Partita 6: Messico - seconda Gruppo 5
  • Partita 7: Rappresentativa locale paraplegici - Messico
  • Partita 8: Messico - Reduci Battaglia di Alamo

Fu allora che si resero conto che, ai quarti di finale, il Messico poteva seriamente incontrare se stesso. Per non correre rischi inutili si tornò alla formula già utilizzata in quelli inglesi del '66.
Dunque settantacinque nazioni in tutto il mondo si sfidarono all'ultimo sangue negli incontri di qualificazione, con la formula dell'eliminazione diretta e definitiva, che implicava l'eliminazione fisica delle squadre sconfitte. Al termine ne rimasero in piedi solo quattordici, che si affrontarono nella fase finale alla quale ebbero accesso di diritto l'Inghilterra, come campione in carica, e il Messico, in qualità di Paese organizzatore, per un totale di sedici squadre. Attraverso l'applicazione della logica combinatoria e dell'algebra booleana si giunse ad elaborare il modello geometrico e matematico su cui strutturare il torneo: quattro gironi di quattro squadre ciascuno. Passano il turno le prime due classificate di ogni girone per punti, differenza reti in caso di parità, differenza gnocche da compagnia in caso di ulteriore parità, differenza mazzette in caso di ulteriore parità, roulette russa in caso di ulteriore parità, perché alla pazienza umana c'è un limite. Le otto squadre che passano il turno vengono inrociate, secondo le regole delle parole crociate crittografate[2], a formare i quarti di finale, partite secche le cui vincenti vengono accoppiate seguendo la regola di Ruffini a formare le due semifinali. Chi le perde gioca una partita del tutto inutile se non per sfogare la delusione, chi le vince disputa la finale. Più chiaro di così.
Per la prima volta vennero introdotti i cartellini, colorati di giallo e di rosso rispettivamente per ammonizioni ed espulsioni, invenzione di quel fenomeno da baraccone dell'arbitro inglese Aston, balzato alle cronache (e sulle palle a parecchi) per aver uccellato bravamente[citazione necessaria] l'Italia ai Mondiali di calcio Cile 1962, nella partita conosciuta come Battaglia di Santiago.

Il pupazzetto Juanito, mascotte della competizione, realizzato a mano dagli orfani di Aguascalientes (con colori assai tossici). Era uno di quei pupazzetti col ferretto interno, che potevi mettere in posa come ti pare... almeno inizialmente. Poi il ferretto si rompeva, gli andavano i gomiti al contrario e sembrava uno investito da un TIR (e il bimbo piangeva).

Gli incontri ebbero luogo dal 31 maggio al 21 giugno 1970, in località la cui altitudine media sul livello del mare sforava spesso e volentieri i duemila metri. Per sopperire alla rarefazione dell'ossigeno ogni nazionale escogitò i sistemi più disparati: dalla masticazione di foglie di coca (Perù) all'ingestione di ingenti quantità di alcolici (Inghilterra e Romania); dall'alimentazione a base di pasta aglio olio ed elio (Svezia) all'utilizzo di bibite gassate (Belgio). L'Italia, oltre ad avere un paio di compressori con cui insufflare aria compressa dentro gli atleti, era giunta in Messico qualche tempo prima per un periodo di acclimatamento, trascorso per lo più ad Acapulco, sul livello del mare, cosa che lo rese del tutto inutile.
Questi i pronostici, con relative quotazioni, che andavano per la maggiore tra gli allibratori:

  • Belgio, dato per spacciato alle eliminatorie.
  • Brasile, una delle favorite perché vantava tra le fila Pelé, puntando 10.000 dollari sulla sua vittoria finale, vincevi un Pan di Stelle.
  • Bulgaria, considerata una probabile mina vagante e per questo fatta brillare per ragioni di sicurezza.
  • Cecoslovacchia, compagine ingiustamente sottovalutata, la qualità era buona (specie la moglie del terzino destro Dobiaš)·
  • El Salvador, considerata fottuta in partenza, puntando una sigaretta sulla sua vittoria ai mondiali, potevi vincere il Cremlino.
  • Germania Ovest, altra grande favorita, oltre ai vari Müller e Beckenbauer poteva contare su Leopard (anch'esso di grosso calibro).
  • Inghilterra, aveva vinto l'edizione precedente, come profetizzato da un giovanissimo Mago Otelma (considerato da allora uno "sculato incredibile").
  • Israele, i giocatori partirono svantaggiati, erano convinti di dover giocare a polo e passarono notti insonni a studiare quello strano gioco chiamato calcio.
  • Italia, altra pretendente al titolo, aveva come allenatore Ferruccio Valcareggi, ma poteva farcela lo stesso.
  • Marocco, parteciparono col solo obiettivo di piazzare qualche tappeto berbero.
  • Messico, classe e determinazione al servizio del C.T. Cárdenas, la mala suerte gli fece incontrare l'Italia agli ottavi, R.I.P.
  • Perù, compagine davvero temibile, fu la vera rivelazione del campionato, come squadra e come nazione.
  • Romania, quando si accorsero che i treni messicani erano a carbone e non c'era rame da rubare, si fecero eliminare apposta dalla competizione.
  • Svezia, fu eliminata per l'unico gol segnato dall'Italia durante la fase a gruppi, tornando in patria fecero scalo a Lourdes.
  • URSS, aveva in porta il leggendario Lev Jašin che beccò due soli gol durante la competizione, di cui uno fatale per l'eliminazione.
  • Uruguay, si portò ai quarti con due gol segnati ad Israele[3], arrivò alle semifinali col gol rifilato alla Russia (quando dice culo...)

La fase a gruppi

Tanto per dare un'impronta di novità, la classifica fu corredata da un giudizio espresso col televoto.

Gruppo 1

Squadra Punti Giocate Vinte Pari Perse Gol fatti Gol subiti Differenza reti Giudizio
URSS 5 3 2 1 0 6 1 +5 Si... beh... in effetti...
Messico 5 3 2 1 0 5 0 +5 Distinto, ma potrebbe far meglio
Belgio 2 3 1 0 2 4 5 -1 Sufficiente, ma nemmeno tanto
El Salvador 0 3 0 0 3 0 9 -9 Ma vaffanculo!


Squadra Risultato Squadra Cronaca
Messico 0 - 0 URSS L'errore fu giocare la partita alle ore 12:00, i messicani anticiparono il pranzo e scattò la siesta prematura. Mentre sugli spalti dormivano tutti beatamente, i calciatori (infastiditi dall'assordante russare) improvvisarono una combine e, vista la calura, decisero di non sudare troppo. Tornarono negli spogliatoi con l'aria condizionata, ci fu un rinfresco, una gara a shottini di vodka, si scolarono 15 casse di Corona Extra ghiacciata e, dopo il ruttino, tornaro in campo in tempo per il fischio finale.
Belgio 3 - 0 El.Salvador Molti, prima della partita, si erano chiesti cosa diamine ci facessero lì quelle due squadre. El Salvador stava al calcio come il rublo alla valuta pregiata. Invece, quel furbetto del C.T. del Belgio aveva tesserato clandestinamente due figli di immigrati italiani, Goffredo De Mari (ribattezzato Wilfried Van Moer) e Ruggero Lamberti (sui documenti Raoul Lambert). I due fuoriclasse duettarono durante tutta la partita. Al 12' Lamberti rinvia dalla difesa, la palla finisce a De Mari che insacca di nuca da centrocampo. Al 54' De Mari crossa verso la porta salvadoregna, vista l'indecisione dei difensori, si getta di corsa in area e insacca di testa. AL 76' De Mari dribbla otto giocatori, fa due sombrero al guardalinee, una rabona all'arbitro, si fa una Veronica che passava da quelle parti e, nel momento di concludere in porta, viene annientato in area dal roccioso stopper Osorio, rigore!! Si incarica della battuta Lamberti che sigla il terzo gol.
URSS 4 - 1 Belgio Orfana del fuoriclasse De Mari, il Belgio si arrende presto all'armata rossa. Byšovec' (14’ e 63’), Asatiani (57’) e Khmelnitsky (76’) s'incuneano nella fragile difesa belga come un Miracle Blade nel burro, o come un vibratore di 30 cm in Sasha Grey. All'86' Lamberti segna e riaccende le speranze[4] per il Belgio.
Messico 4 - 0 El.Salvador Anche questa partita viene giocata alle 12:00 sotto un sole infernale, i messicani finiscono ancora una volta preda dell'abbioccone[5]. Ne approfitta il portiere salvadoregno Magaña per riposare la schiena, la sua lombalgia era peggiorata nel continuo piegarsi a raccogliere palloni nella sua porta. Al 45' accade l'imprevisto, il malaccorto difensore salvadoregno Quintanilla schiaccia una caccola del compagno Pineda (resa croccante dal sole), il rumore sveglia la punta messicana Valdivia che tira e segna. Nel secondo tempo i messicani tornano in campo decisi a chiudere l'incontro prima che si scaldino le birre (il CT Cárdenas le aveva lasciate volutamente al sole, promettendo la sostituzione a chi segnava). Lo stesso Valdivia (46’), Fragoso (58’) e Basaguren (83’) raggiungono anticipatamente lo spoiatoio.
URSS 2 - 0 El.Salvador I salvadoregni vanno in campo decisi a non ripetere l'ennesima figuraccia. L'illusione dura un tempo, Byšovec' (51’ e 74’) fa guadagnare a El Salvador (9 gol subiti e zero fatti) il titolo di Squadra Materasso 1970.
Messico 1 - 0 Belgio Si tenta di far arrivare il Messico prima nel suo gruppo, quindi si gioca alle 16:00 per scongiurare il consueto appisolamento. Al 14' il corrotto arbitro argentino Coerezza ferma (in area) la palla con la mano e incolpa il difensore belga Vandendaele, rigore!! Segna Gustavo Peña, che in seguito si mangia altri 3 gol fatti. In virtù del maggior numero di gol segnati è prima la Russia, al Messico (come seconda) toccherà l'Italia. Peña viene sepolto vivo sulla pista di atletica, nella sabbia del salto triplo.

Gruppo 2

Squadra Punti Giocate Vinte Pari Perse Gol fatti Gol subiti Differenza reti Giudizio
Italia 4 3 1 2 0 1 0 +1 Pure stavolta gli ha detto bene
Uruguay 3 3 1 1 1 2 1 +1 Certo che pure questi...
Svezia 3 3 1 1 1 2 2 0 Tentare nel salto in alto?
Israele 2 3 0 2 1 1 3 -2 Incredibile! Due punti!!?!
Squadra Risultato Squadra Cronaca
Uruguay 2 - 0 Israele L'Uruguay è per tradizione squadra "tosta", che fa dell'agonismo la sua principale arma. Israele invece punta sulla tattica e il possesso palla, evitando se possibile lo scontro fisico (fosse stata la Palestina, al limite due bombette...). Passano venti minuti durante i quali le due squadre si studiano: gli uruguagi corrono come matti, gli altri li guardano perplessi. Al 23' Maneiro sfonda la "Striscia di Puebla" (una zona di campo dichiarata franca durante lo scambio dei gagliardetti) e segna, 1-0. Il capitano Shmuel Rosenthal controlla tra le 613 mitzvòt se sia giusto incazzarsi a bestia. Il rabbino Mordecai Menahem Kaplan studia la Torah, trova un vago accenno al Tre-tre Giù-giù, ma del gioco del calcio nemmeno l'ombra. Nell'intervallo saltano definitivamente i negoziati, il Mossad tenta di accoppare l'autore del gol per rappresaglia. Inizia la ripresa, è il 50’ quando Mujica raddoppia. Israele si arrende, ma pretende e ottiene in cambio uno spogliatoio più grande.
Italia 1 – 0 Svezia La Svezia è squadra di tutto rispetto e vanta ottime individualità, forse il solo portiere è sotto la media. Infatti, per un rinvio "ciabattato" da Hellström la palla finisce a Domenghini, l'occasione non va sprecata, è il 10' e l'Italia passa in vantaggio. Valcareggi aveva preparato tatticamente la squadra a questa eventualità e l'Italia passa al 9-1-0, al confronto: il "catenaccio" di Nereo Rocco era "calcio champagne".
Uruguay 0 – 0 Italia Per fronteggiare lo strapotere fisico degli uruguagi l'Italia si affida alle migliori doti di palleggio. L'operazione riesce e gli azzurri addormentano la partita, le tribune, il settore distinti nord e quasi un milione di persone nella poltrona davanti alla TV. Le due squadre si spartiscono un prezioso punto che, nel sistema vittoria = 2 punti, potrebbe valere la qualificazione.
Israele 1 – 1 Svezia Nel prepartita il rabbino Mordecai tiene un discorso alla squadra, secondo la qabbalah la possibilità di partecipare ad un altro mondiale è pari allo Zero Assoluto. Per questo motivo chiede il massimo sacrificio a tutti, al fine di scongiurare un'altra figura di merda, che non sarebbe affatto Kasherut. Israele resiste per tutto il primo tempo, ma capitola al 53’ sul gol di Turesson. A questo punto il Mossad fa la sua mossa, un fotografo fa pervenire al portiere svedese una foto in cui sua moglie è appesa, a testa in giù, su una vasca di coccodrilli. Tre minuti dopo Spiegler ha l'unica occasione della partita per tirare in porta, ma liscia clamorosamente e la palla rotola comoda verso il portiere svedese, Hellström simula un infarto, cade di lato e il pallone finisce in porta, è il 56’ e Israele pareggia.
Svezia 1 - 0 Uruguay La Svezia ha complicato il suo cammino nella partita precedente, ora deve vincere e con due gol di scarto. La mette subito sul piano fisico: pressing forsennato, "tacchettate" alle giunture, interventi da tergo e ginocchiate alle palle quando servono. Gli uruguagi non si lasciano intimorire, anzi, ricambiano con gli interessi. Alla fine del primo tempo l'infermeria dello stadio assomiglia di più ad una macelleria. Il copione si ripete per tutto il secondo tempo e, al 90', Ove Grahn segna. Nei due minuti di recupero Kindvall ha la palla del 2-0 ma sbaglia. Al rientro in patria verrà abbandonato al largo del Mar Baltico.
Italia 0 - 0 Israele L'Italia è già qualificata e Israele già spacciato, si prospetta una partita di tutto relax. Toluca in questa stagione è bellissima, non c'è niente di meglio che una passeggiata su un bel prato. Si organizza un picnic con scambio di cibo tra le due compagini, da una parte: rigatoni con la pajata, coratella, porchetta e cicoria ripassata, dall'altra: shakshuka, labaneh, falafel e shawarma. La simpatica iniziativa non ha successo, perché gli israeliani non mangiano roba che non sia kosher, mentre gli italiani non mangiano roba che fa cagare. Il vino però mette tutti d'accordo, ci si ubriaca, si dicono barzellette zozze e la festa riesce comunque.

Al termine della fase eliminatoria, l'Italia si qualifica segnando, quasi per sbaglio, un solo gol, impresa restata unica nella storia dei mondiali.
La partita Italia-Israele divenne famosa per un increscioso malinteso. La cronaca era affidata al leggendario Nicolò Carosio, che riusciva a trasformare, con le sue parole, una spudorata melina in: "fine e intrigante fraseggio prolungato a centrocampo che testimonia le superbe doti di palleggio della squadra". Arbitro della partita il brasiliano Antonio De Moraes, uno dei guardalinee l'etiope Seyoun Tarekegn. Al 29' del secondo tempo Gigi Riva segna dopo un'involata delle sue, l'arbitro convalida ma il suo assistente è "scuro in volto" e con la bandierina alzata, De Moraes annulla per un fuorigioco inesistente (come evidenziato dalla moviola e dalla bestemmia corale della tifoseria italiana). Carosio fu accusato di aver apostrofato in modo irriguardoso il folle sbandieratore, con la frase:

« ...sei un negraccio di merda preciso! »

In realtà disse:

« ...Seyoun nega ciò che Moraes ha deciso! »

A causa di qualche "scrocchio" di troppo, nell'imperfetta linea di comunicazione messicana, la frase arrivò distorta. Sta di fatto che da allora Nicolò Carosio non telecronacò più nemmeno nei tornei di calcio balilla, e tirò a campare curando una striminzita rubrica sportiva sul Topolino degli anni '70.

Gruppo 3

Squadra Punti Giocate Vinte Pari Perse Gol fatti Gol subiti Differenza reti Giudizio
Brasile 6 3 3 0 0 8 3 +5 Bedda matri!! Ubriacano gli avversari
Inghilterra 4 3 2 0 1 2 1 +1 Non male, bevessero meno...
Romania 2 3 1 0 2 4 5 -1 Discreti, smettessero di bere...
Cecoslovacchia 0 3 0 0 3 2 7 -5 Scandalosi! Bevessero di più...
Squadra Risultato Squadra Cronaca
Inghilterra 1 - 0
Romania
L'Inghilterra vantava assi del calibro di Bobby Charlton, Bobby Moore e Bobby Solo, la Romania opponeva i suoi Nicolae Lupescu, Mircea Lucescu e Assay Mănescu. La partita fu equilibrata per tutto il primo tempo. Prima dell'inizio del secondo, nel passaggio degli spogliatoi, il CT rumeno Angelo Niculescu urtò quello inglese Alf Ramsey, ci furono sorrisi e pacche sulle spalle (in perfetto fair play britannico) e sparì un portafogli e un Rolex Submariner (in perfetto stile zingaro). Ramsey perse il suo aplomb e si "imbervì" come un grizzly, fece entrare il suo bomber Geoff Hurst (che voleva risparmiare in vista del Brasile) e questi lo ripagò col gol partita al 65'.
Brasile 4 - 1 Cecoslovacchia Il Brasile del '70 fu giudicato da molti il più grande di tutti i tempi, tra le sue fila c'erano Jairzinho, Gérson, Pelé e Rivelino, autentiche macchine da gol. La Cecoslovacchia poteva contare su alcune buone individualità: Bohumil Veselý (che sapeva cucinare uno Škubánky al papavero favoloso) e Jozef Adamec (un cesellatore di squisito gusto). Col pallone avevano qualche difficoltà ma, al 11', quella testa calda di Ladislav Petráš non ti va a segnare!?! Fu un grosso errore, il Brasile "la prese a male" e si scatenò: Rivelino (24’), Pelé (59’) e Jairzinho (61’ e 81’) spazzarono via la fragile difesa cecoslovacca.
Romania 2 - 1 Cecoslovacchia L'essere umano è spesso incapace di imparare dai propri errori; Ladislav Petráš evidentemente "teneva a' capa tosta" e, appena al 5', compie l'ennesima bravata: 0-1 e palla al centro. Ci sono due cose che odia un rumeno: perdere al calcio e se gli chiudi il bar troppo presto. Sătmăreanu suonò la carica e fu un assedio, il pareggio lo trovò Neagu al 52’ e Dumitrache (al 75’) segnò il rigore che valse la vittoria.
Brasile 1 - 0
Inghilterra
Il match clou del girone si giocò a Guadalajara il 7 giugno alle 12:00. Era il confronto tra due scuole calcistiche: quella brasiliana (ritmo, fantasia e tecnica) e quella inglese (fondata sull'atletica e un paio di gin fizz). Per tutto il primo tempo i brasiliani fecero correre la palla, e gli inglesi... a vuoto. Al 59' i due difensori centrali Cooper e Mullery, impegnati ad asciugarsi la fronte con la lingua, si fanno sorprendere da Jairzinho che: palleggia per sette minuti, si fa scattare una decina di foto in varie pose, saluta la moglie in TV e deposita in rete, 1-0. La reazione degli inglesi è veemente ma non arriva a niente (a parte una rima involontaria).
Brasile 3 - 2
Romania
Caricati dalla vittoria con la Cecoslovacchia (e dalla sconfitta patita dall'Inghilterra) i rumeni se la giocano. Il Brasile ha speso molto con gli inglesi e la qualificazione potrebbe essere a portata di mano, basta vincere con i verde-oro (anche se la cosa è abbordabile come rimorchiare Nicole Kidman durante gli Oscar). La notte prima, alcuni misteriosi sabotatori, succhiano il gasolio dall'autobus dei brasiliani, che arrivano all'Estadio Jalisco dopo una "sgambatella" di 6 km. Il bieco tentativo, di fiaccarli ulteriormente, ottiene solo di farli imbufalire. Pelé (19’) e Jairzinho (22’) mettono il match sul binario giusto, al 34' Dumitrache accorcia le distanze. Pelé al 67’ ristabilisce le gerarchie, ma i combattivi rumeni accorciano ancora con Dembrovschi (84’). Allo scadere, Flavius Dumitru si trova solo davanti al portiere della Seleçao e calcia sul palo. Tornato in patria, Dimitru viene contattato da un regista per interpretare Dracula in un film horror. Durante le riprese, viene sepolto vivo nelle Gole di Turda nei Carpazi orientali.
Inghilterra 1 - 0 Cecoslovacchia La partita andava giocata, il discorso qualificazione non era chiuso. L'eventuale sconfitta degli inglesi per 3-0, avrebbe portato la Romania a qualificarsi. L'Inghilterra era però squadra solida, soprattutto in difesa, il solo gol subito ne era la prova. Che ciò potesse avvenire era improbabile, più o meno come accendere un fiammifero sul molo di Trieste durante la bora. Un rigore segnato da Clarke al 50’ chiuse il discorso.

Gruppo 4

Squadra Punti Giocate Vinte Pari Perse Gol fatti Gol subiti Differenza reti Giudizio
Germania Ovest 6 3 3 0 0 10 4 +6 Ci si sanno mettere con i pipponi!!
Perù 4 3 2 0 1 7 5 +2 Li potevano fare solo in questo girone
Bulgaria 1 3 0 1 2 5 9 -4 Magari se si allenassero ogni tanto...
Marocco 1 3 0 1 2 2 6 -4 Ottimo gruppo... di Vu-Cumprà
Squadra Risultato Squadra Cronaca

Perù
3 - 2 Bulgaria La Bulgaria si ripresenta con la stessa squadra del '66. Alcuni giocatori sono a fine carriera e vistosamente in sovrappeso. Aladžov sembra al 6° mese e fa la preparazione pre-parto assieme a Gajdarski. Al primo allenamento, sotto il temibile sole messicano, Părčanov e Metodiev vengono stroncati da un attacco cardiaco. I peruviani invece sono abili corridori, col palleggio saranno pure messi male, ma col cazzeggio vanno alla grande. Al fischio d'inizio la Bulgaria parte forte, le coronarie bestemmiano ma l'obbiettivo è chiudere il match prima che subentri la fatica. Al 13’ c'è il gol di Dermendzhiev 0-1, col quale si va al riposo. Inizia il secondo e raddoppiano al 49’ con Bonev, sembra fatta ma arriva "la botta". Da quel momento si contano: una trombosi cerebrale, sei vittime di crampi e il portiere bloccato dal colpo della strega. Il Perù rimonta e vince: Gallardo (50’), Chumpitaz (55’) e Cubillas (73’), per il definitivo 3-2.
Germania Ovest 2 - 1 Marocco da scrivere...
Perù 3 - 0 Marocco da scrivere...
Germania Ovest 5 - 2 Bulgaria da scrivere...
Germania Ovest 3 - 1 Perù da scrivere...
Bulgaria 1 - 1 Marocco da scrivere...

I quarti di finale

Primo quarto

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URSS 0 - 1 Uruguay da scrivere...

Luna piena

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Brasile 4 - 2 Perù da scrivere...

Ultimo quarto

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Italia 4 - 1 Messico da scrivere...

Luna nuova

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Germania Ovest 3 - 2 Inghilterra da scrivere...

Le semifinali

Sudamerica vs Sudamerica

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Uruguay 1 - 3 Brasile da scrivere...

Spaghetti vs Crauti

   La stessa cosa ma di più: Partita del secolo.
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Italia 4 - 3 Germania Ovest da scrivere...

Le finali

Il Brasile che si aggiudicò definitivamente la Coppa Rimet. Il pelato in piedi a destra non c'entra niente, è solo il nonno di Gabriele Paolini.

Finale per il terzo posto

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Germania Ovest 1 - 0 Uruguay da scrivere...

Finalissima

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Brasile 4 - 1 Italia da scrivere...

Conseguenze

I Mondiali del Messico rappresentarono uno spartiacque fondamentale nello scacchiere mondiale, l'ordinamento terrestre non fu più lo stesso. Nemmeno l'allunaggio aveva sortito effetti tanto dirompenti.

  • Il Brasile, cuccandosi per sempre la Coppa Rimet, fu travolto da un'ondata di delirio collettivo che generò il fenomeno dei viados e della chirurgia estetica.
  • La nazionale italiana, che si era vista sfilare dalle mani l'agognato trofeo proprio sul più bello, fece il consueto carico di frutta e verdura al suo rientro in patria, va detto tuttavia che stavolta, visto il piazzamento d'onore, frutta e ortaggi erano freschi e di buona qualità, non marci come accadeva regolarmente dai mondiali del '50. L'Italia purtroppo non si riprese dallo smacco subito e cadde in una spirale di violenza ed eversione che inaugurò il triste periodo della strategia della tensione e degli anni di piombo.
  • La Germania Ovest tornò a casa col morale più basso degli italiani, ma la granitica mentalità teutonica sapeva già come uscirne: organizzare in casa propria, e vincere, i mondiali successivi.
  • Nei due giorni prima della finale sparirono circa 12.000 gomme d'auto. La "Princess of Wroom", battente bandiera rumena, fece il tragitto Veracruz-Casablanca-Messina-Tulcea trasportando, a loro dire, divani in pelle di dromedario messicano.
  • El Salvador si autoproclamò vincitore morale nell'indifferenza generale.

Note

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  1. ^ Unità di misura pari a trenta centimetri esatti.
  2. ^ A numero uguale corrisponde lettera uguale.
  3. ^ E fin qui so' boni tutti.
  4. ^ Di non essere perculati in eterno sui campi da calcio.
  5. ^ Torpore immune anche a due strisce di cocaina.