Cuneo

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Lo stemma di Cuneo. Non si capisce per quale motivo non appaia nessun cuneo.

Cuneo ("Coni" in piemontese) è una città del Piemonte di ventisei abitanti e millemila automobili. L'istat rileva trentaquattro automobili per abitante, ognuna dotata di cambiali nel baule e di acqua sporca e pane rancido nel cruscotto. Tali alimenti rappresentano il tenore di vita del cuneese medio, cui egli dissimula attraverso la mostra delle proprie automobili nelle quali ha una pratica speciale: sa guidarne trentaquattro in cinquantatré luoghi di interesse mondano simultaneamente. Capitale dell'omonima provincia, anche nota come Provincia Brandy, la borgata di Coni fu fondata dai Fenici nel 5000 d.c. (day crispa) su un bassofondo avente la forma di vaghina alcaliina. Il nucleo abitato più antico della città si trova forse.
La borgata di Coni è caratterizzata da abitanti affetti da paralisi facciale, da fisico mingherlino e voce stridente; l'abitante della borgata di Coni è altrimenti conosciuto come "scopa di saggina".

Strutture appartenenti alla borgata di Coni:

- aeroporto per imbarcazioni con doppio airbag sito in Levaldigi, luogo compreso tra una preposizione ed il colore giallo;

- altalene di titanio;

- scivoli di lana;

- bambini di pongo;

- strada a veloce percorrenza, detta autostrada, ultimata e utilizzata - rettifica: ultimata e utilizzata?

- ponte della ferrovia dotato di luci accese anche di giorno per mostrare al re, che è de-ca-du-to, la ricchezza della borgata di Coni;

- e poi basta.

Cenni storici

Cuneo in tutta la sua subliminalità fallica.

Nonostante l'orgoglio dei popoli Fenici dovuto alla fondazione della borgata di Coni, segni di colonizzazione si ritrovano già dal Protozoico. Scavi archeologici hanno scoperto resti di cuneesi al rum, alla sangria e alla Stampa disposti in parallelo, quale uso mortuario tipico della tradizione locale.
Nel 1198 gente un po' così, con quella faccia un po' così si stabilì sul bassofondo della Vaghina Alcaliina, il Picium Cunei, per sfuggire a un'epidemia di gelatina spagnola: venne fondata così la borgata di Coni, governata inizialmente secondo i precetti di Carlo il Marziano, assunti attraverso le doti di preveggenza date dall'ingerimento del ventritreesimo cuneeese al ruuum conseeeecutivo. Un secolo più tardi, il quarto secolo d.c., la borgata di Coni fu conquistata dai Savoia, per i quali savoiardi, i nipotini dei pater et mater Savoia, il cuneese al rum nutre un interesse naturale. La famiglia Savoia fondò il primo esempio di U.A. (Urbanistica Atroce): Corso Nizza. Si tributarono le popolazioni francesi attraverso la costruzione del corso, le quali popolazioni frequentavano il mercato della borgata di Coni, caratterizzato da prezzi di più alta proporzione rispetto a prezzi dei negozi (unico mercato al mondo nel quale la convenienza dell'acquisto consiste nel non acquistare), assediarono la borgata di Coni e elusero pedissequamente il mavaneh?, la lingua secolarmente usata nella borgata di Coni.

Il cuneese

Il cuneese, nome scientifico Pipponem Abelinatum, è un esemplare unico nel suo genere, noto per la sua straordinaria docilità, accompagnata da una prestanza fisica nulla, cui è strettamente legata l’assente pigmentazione della pelle. Ampiamente diffuso nel basso Piemonte, durante il periodo estivo è solito migrare verso lidi più caldi quali la provincia di Imperia. Particolarmente diffidente, il cuneese può essere facilmente avvicinato badando ad alcuni particolari inequivocabili della specie. Innanzitutto esso ha elaborato un complesso linguaggio con il quale comunica nella totale incomprensibilità, la cui espressione dominante è Boia Faus. Attenzione, un’esposizione prolungata al suono di questo idioma può provocare diarrea, distrofie muscolari ed esaurimenti nervosi. Prese le dovute precauzioni, per avvicinare un cuneese basterà ricordarsi quanto si fa per trovare feeling con un cucciolo di bracco: portatevi di fronte a lui e, con tono dolce e ammiccante, lodatene la bellezza (lo so, dovrete mentire) e, con la mano, cercate di accarezzargli la testa, badando a non toccare le orecchie. Per apparire più convincenti, proprio come con il piccolo segugio, cercate di coinvolgerlo dandogli un nome. In genere il cuneese ne possiede già uno, per cui, senza abbandonarvi alla fantasia, andate sul sicuro: nel caso di un esemplare maschio chiamatelo Pippo o Gianni, nel caso di esemplare femmina, in base all’età tarda o meno, provate con Maria o Anna, nel primo caso, o con Carlotta o Ginevra, nel secondo. Altro trucco con il quale catturare la fiducia di questi esemplari è porgere loro cibo. In questo caso, foglie di menta appena colta e nocciole sono la base della loro alimentazione, dunque quanto di più indicato, ma in caso non possiate reperirne, potete riparare con acciughe sotto sale o qualsiasi pietanza il cui ingrediente principale sia l’aglio. Ogni cuneese, durante la vita, passa, in genere, attraverso quattro fasi di crescita che ne segnano il comportamento e le relazioni con il loro habitat:

  • Infanzia: sin dalla nascita, il cucciolo, già dotato dell’oceanica esuberanza della sua specie, si rifiuta di piangere, preferendo agitare il dito indice in tono di dissenso, senza, ovviamente, tradire la minima emozione in volto. Obbligato dall’età di sei mesi a indossare occhiali da vista dai colori più sgargianti, preferibilmente giallo evidenziatore, il giovane cuneese, passa gli anni a coltivare le tipiche attività ludiche che la sua terra gli offre: il giardinaggio, il teatro dialettale e la concimazione dei campi. Un esemplare di questo genere è riconoscibile, oltre che per gli occhiali, anche per l’immancabile pettinatura a “caschetto”, la salopette di jeans in stile benzinaio, e gli stivali in plastica con rappresentazioni di antiche leggende locali. In questa fase, il cuneese coltiva la sua grande ambizione e sogna di poter, un giorno, diventare il bovaro di casa, massima aspirazione del popolo piemontese.
  • Adolescenza:è un periodo difficile per la specie, poiché è qui che la selezione naturale stringe il cappio. Infatti questo è il periodo dell’allontanamento dai valori dalla famiglia, col fine di costruire la propria fortissima personalità. In questo periodo il cuneese veste rigorosamente attillato,con capelli decisamente ingellati, anche se obesità e una incipiente calvizie lo sconsiglierebbero, barcollando per le strade al suono di musica house emessa direttamente dalla polifonica del proprio Nokia ultimo modello. Il simbolo della giovinezza, l’occhiale da vista, viene sostituito inesorabilmente dal Carrera nero, con bordi dorati, ma i colori accesi permangono nel loro abbigliamento, di cui si è già accennato. In questa fase della vita, il cuneese tende a migrare, più che verso lidi caldi, verso l’affollata Torino dove, indossando magliette con l’odiosa scritta Diabolika, si rinchiude nell’omonima discoteca a sballarsi di latte e menta e spinelli a base di noce moscata e valeriana.
  • Damerino: è il fulcro della vita del cuneese. Gli individui abbandonano gli eccessi dell’adolescenza per divenire finalmente adulti. Ogni giovane, in vista dell’iniziazione, accantona gli abiti policromi, tanto costosi, quanto orrendi, per indossare la tenuta del vero uomo in affari: mocassino scamosciato di pelle morbida, perché il piede langue, pantalone beige, possibilmente di velluto, camicia con accostamenti di colore dolorosi per l’occhio umano (già, il cuneese difficilmente abbandona un’abitudine così sobria come la passione per i colori sgargianti), cravatta con immagini prive di umorismo, ma delle quali il proprietario si vanta, attraverso espressioni quali “boia faùs, sé non czi mèttiamo un pö’ di allégrìa noi, come ßi tirà avànti??”, giacca blu o marrone. A questo punto, pettinati i capelli virilmente, corti ai lati e con la riga in mezzo, il ragazzo viene accompagnato dalla famiglia alla concessionaria di automobili giapponesi più vicina, dove firmerà il suo primo contratto di venditore. Per anni passerà la sua vita tra prospetti di vendite e contratti ad obbiettivi, vera passione del cuneese.
  • G.V.P.: quest’ultimo periodo, detto “Gruppo Vacanze Piemonte”, rappresenta la fase finale della vita. In questo periodo il cunnese si lascia andare e abbandona gli abiti costrittivi della fase precedente e li sostituisce con canottiere senza maniche di due taglie più grandi la propria, pantaloncini lisi e scoloriti e sandali alla tedesca, acquistati da Decathlon e accompagnati dal calzettone da alpino, tipicamente grigio. In questa fase, il cuneese, prossimo al trapasso, lascia la vita lavorativa per riscoprire la terra; abbandona Cuneo per stabilirsi nelle campagne limitrofe e qui apre una fattoria con la quale, grazie alla infinita quantità di concime animale utilizzata, riempirà la città dei cioccolatini al rhum non tanto del profumo di rhum, quanto del profumo di “cioccolato”. L’estate, invece, lascerà la campagna per svernare sui caldi lidi liguri, portando noia e tristezza ai poveri abitanti della Riviera ligure.


Strade e viabilità

Cuneo è anche tristemente nota per la sua urbanista particolare e il suo complicato codice stradale, unico al mondo. Base essenziale della viabilità cuneese è una coppia di assiomi inconfutabili sull’intero territorio provinciale:

  • Strada è ciò che è prolungabile per diritto.
  • Rotonda è ciò che non ha parte.

Da questo si deduce come, per il cuneese, le curve non esistano, se non nella esclusiva eccezione di costituire rotonde a quattordici corsie, entro le quali, una volta entrati, è rarissimo uscire. Questo è proprio uno dei motivi per cui i molti esemplari, in vacanza in Liguria, perdono il senno incapaci di comprendere come una strada possa, non solo essere in salita, ma anche curvilinea. I cuneesi più esperti si limitano a mettere la freccia ad ogni imperfezione del percorso, ma sono molti i casi di Fiat Marea abbandonate sul Capo Berta, mentre il proprietario, in preda al panico, corre nudo per la Valle Impero, piangendo e chiedendo aiuto ad ogni pianta di olivo. Il corpo della protezione civile ha deciso, proprio per questa cagione, di istituire un corpo speciale, l’AGIP (Acchiappa il Gidro Ignudo e Pericoloso), per il recupero dei vacanzieri smarriti. Seconda grande prerogativa della guida made in cùni, è il senso unico. Si narra infatti che sprovveduti giunti nella cittadina Glanda, incappati per Via Roma, non trovando la giusta traversa per svoltare, abbiano dovuto proseguire per 438km prima di poter svoltare, ovviamente in un altro senso unico, e tornare indietro, verso la destinazione preferita. A conferma di questo sta l’edizione locale del famoso navigatore satellitare Tom Tom, il Vai Gianni, che come unico supporto vocale ha le frasi “vai dritto” e “imbocca la rotonda”.

Finora si è parlato di normative convenzionali. È ora tempo che si tratti la sicurezza stradale, campo nel quale il cuneese è attentissimo. Infatti, oltre all’uso della cintura, del casco e dei braccioli, per andare in auto, il Gidro è sempre provvisto di ventose colorate da appendere ai finestrini, perché il sole non provochi il benché minimo accenno di pigmentazione sulla pelle dei bimbi, di seggiolone per chiunque abbia meno di 55 anni e blocca marcia, la cui unica funzione è quella di impedire al guidatore di cambiare prima che il motore sia intorno ai 500.000 giri. Il codice stradale, in più, impone che i parcheggi siano a lisca di pesce. In Liguria, però, dove la morfologia non consente un simile smistamento delle automobili, sorgono problemi. Per questo, esiste una postilla del ’57 con la quale gli assessori del comune cercarono di sopperire all’inettitudine al volante dei propri cittadini. Essa, con una certa veemenza, impone che un parcheggio non possa essere eseguito se ci sono meno di due passeggeri in auto. I tre, in genere un uomo al volante, la moglie e il pargolo, hanno ruoli specifici a cui devono ad ogni costo attendere. La moglie, scesa dall’auto, si pone a pochi centimetri a lato della vettura dietro al posto libero e, all’avanzare del marito, indica la distanza che intercorre tra le vetture con il caratteristico richiamo “vai vai vai vai vai vai vai bon!”. Il metodo risulta efficace, anche se l’incapacità patologica del cuneese porterà l’auto ad essere inesorabilmente storta, occupando, tra l’altro, almeno un paio di posti.

Eventi

  • Ogni manifestazione consueta in altri luoghi.
  • Ogni manifestazione, individuale o collettiva, di non provincialismo.
  • "Nonsisacosa": evento annuale originariamente nominato. In seguito a proteste promosse dagli scrittori di Beinette, Cervasca, Caraglio e Oslo, l'evento fu rinominato.
  • Scrittorinnoncittà. Evento annuale sopra nominato, che si tiene nella borgata di Coni dal 1999. Si protestò contro la borgata, auto-qualificatasi "città" nella dicitura dell'evento. Fu una qualifica scandalosa. Per ventisette anni le proteste proseguirono, sino a quando il consiglio della borgata di Coni decise di adottare la dicitura sopra nominata, che ripetiamo essere nominata, con il sottotitolo: "che è un non evento in ogni luogo tranne qui".
  • Dall'11 al 13 maggio 2007 si è svolta.
  • Dall'8 al 10 maggio 2007 si è conclusa.
  • Ottantesima Bevuta Nazionale degli Alpini, manifestazione avvenuta nella borgata di Coni nel maggio del 1968. La borgata di Coni, in collaborazione con l'Ente del Provincialismo Cuneese, ha istituito una scultura a memoria della manifestazione: una rotonda della viabilità stradale posta presso la principale tangenziale della borgata. Unica tangenziale. Che non esiste.
  • Straconi. Corsa con i coni gelato nel periodo più freddo dell'anno, che nella borgata di Coni dura dal diciassette di agosto al sedici di agosto.

Gemellaggi

  • Contrada della Selva di Siena

Evoluzione demografica

Sappi che quei cioccolatini li hanno 40 anni e quella bionda potrebbe essere tua nonna.

Attualmente si stima che gli abitanti siano circa duecento milioni alla meno 1, che arrivano a millemila contando l'hinterland.

Personalità celebri

  • Tancredi Galimberti, eroe della Resistenza ed eponimo della piazza di Cuneo
  • Piergiorgio Odifreddi, mitomane del luogo
  • Daniela Santanché, ragazza-immagine
  • Marlene Kuntz, gruppo musicale noto nell'ambiente del canto gregoriano
  • Elisa Isoardi, la più rinomata cuoca del Cuneese. Dati gli elevati standard culinari, l'intero comune di Cuneo si è guadagnato una menzione sulla Guida Michelin, dove è segnalato con un grazioso simbolo raffigurante una ventola nera su fondo giallo.
  • Il Grande Architetto, quello che ha costruito la galleria in cui piove. A Cuneo SI PUÒ FARE

Luoghi d'interesse

Non Pervenuti. Tutti i luoghi d'interesse sono emigrati in un'altra regione.

Edifici religiosi

Questo sì, la città è piena di chiese. La orrida ne conta undici, ma vi assicuriamo che sono molte, molte di più. Spuntano come funghi, e nelle notti di luna piena i chiesaroli si ritrovano nei boschi per partecipare ai sabba e adorare il demonio.

Vita notturna

A parte il Palà di Boves, meta privilegiata dei nugoli di bimbiminchia che hanno attuato l'invasione di questa ridente cittadina mediterranea, a Cuneo non c'è NULLA. Dopo le undici le strade si svuotano. Resta solo l'autore di questo articolo, ormai in coma etilico per dimenticare dove si trova. A proposito, adesso vado a farmi un'altra birra.

Voci Correlate


Siamö padani, abiamö ün söniö nel cuöře, brüžare il tricölöre, brüžare il tricölöre!