Campionato mondiale di calcio 1950

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La vittoria uruguagia colse di sorpresa tutti.
« Mai avrei pensato che esistesse un paese chiamato Uruguay! »
(Jules Rimet premiando la squadra vincitrice)

Il Campionato mondiale di calcio 1950 fu una messinscena organizzata da Stefano Bettarini, Giuseppe Signori e dal clan degli zingari, allo scopo di fare i miliardi col calcioscommesse.
Disputato nelle favelas di Rio de Janeiro, fu il mondiale con il minor numero di squadre partecipanti e con il maggior numero di atleti ubriachi. Il capitano della Seleção Bigodinho si presentò alla partita inaugurale marcio d'alcol, con le mutande in testa e un cono stradale nel culo. Dribblò cinque steward prima di uscire dalla stadio e sparire nella calca. Non si seppe più nulla di lui.

Anni dopo il giornalista rompicoglioni Oliviero Beha arrivò a mettere in dubbio perfino che quel mondiale fosse stato realmente giocato. Le sue prove, raccolte in un dossier, appaiono inoppugnabili:

  • Non esiste alcun tipo di testimonianza orale, cartacea o digitale dell'evento.
  • Nel 1950 il calcio non era ancora stato inventato.
  • Quelle merdine dell'Uruguay non possono aver vinto un Mondiale.
  • Paola Ferrari non c'era.

Beha in seguito fu rapito dagli zingari e rinchiuso nel cassetto della biancheria di Giuliano Ferrara finché non si decise a ritrattare.

L'organizzazione

L'avveniristico stadio di Belo Horizonte. Le porte non furono mai installate.

Jules Rimet, il fantoccio che Bettarini e compagni avevano insediato alla presidenza della FIFA, si trovò a scegliere se affidare l'organizzazione del mondiale al Brasile o al Brasile.
Nessun altro paese si era candidato. Le nazioni europee erano provate dalle distruzioni provocate dalla Seconda Guerra Mondiale, ad eccezione della Svizzera che comunque era troppo impegnata a riciclare denaro sporco per ospitare un Mondiale. Dopo lunghi tentennamenti Rimet scelse, a sorpresa, il Brasile. Era il candidato ideale, perché aveva passato gli anni del conflitto a bere caipirinha e a fare trenini al grido di:

« PEPEPEPEPEPEPEPEPEPE! »

A pochi mesi dall'inizio del torneo, sorse un problema. Gli stadi facevano cagare. Non come quelli italiani, ma quasi.
Del resto c'era da aspettarselo: nella domanda di candidatura, i brasiliani, alla voce Stato delle Infrastrutture, avevano scritto:

« Infrache? »

Bettarini, Signori e gli zingari trovarono il modo di lucrare anche su quello. Fecero arrivare dei fondali di cartapesta da Hollywood e li applicarono agli stadi con abbondanti dosi di nastro adesivo. Gli spettatori dovevano restare immobili e non potevano starnutire, per non compromettere il delicato equilibrio degli impianti.
Lo stadio della finale, il Maracanã, era un campetto dell'oratorio che grazie a un intelligente sistema di soppalcature arrivò a contenere duecentomila persone.

Le squadre

I meccanismi di qualificazione destarono qualche perplessità: la FIFA inviò alle maggiori federazioni una raccomandata con su scritto: Vi invitiamo al Mondiale in Brasile, dal 24 giugno al 16 luglio. Astenersi perditempo. Purtroppo, per una banale distrazione, dimenticò di invitare tutte le squadre africane. Anche l'Olanda fu estromessa: non era in casa quando passò il postino.

La nazionale italiana parte per il Brasile.

La Germania, che doveva pagare centosedici miliardi di marchi di indennità di guerra, non partecipò perché per fare cassa aveva venduto tutti i giocatori a uno sceicco degli Emirati Arabi.
Il Giappone decise di non partecipare dopo che due suoi giocatori, Hiroshima e Nagasaki, furono scartati dalla commissione medica per un tasso di radioattività superiore alla media.
L'Italia, bicampione negli anni '30, si presentava in un pessimo stato di forma: solo l'anno prima l'intera squadra del Torino era morta nell'incidente aereo di Superga e i giocatori della nazionale, ancora sconvolti, partirono in pedalò, un mezzo lento ma sicuro. Raggiunsero il Brasile dopo dieci mesi di viaggio, stanchi e fuori allenamento (i palloni erano finiti in mare).
All'appello mancavano il portiere Casari, caduto in battaglia contro una baleniera norvegese, e il bomber Boniperti, finito divorato dalla ciurma.

Alcune nazionali furono squalificate per motivi regolamentari:

  • L'India fu esclusa perché i giocatori pretendevano di giocare a piedi scalzi.
  • La Scozia fu esclusa perché i giocatori pretendevano di giocare in kilt e suonando la cornamusa.
  • La Turchia fu esclusa perché dai, avere la Turchia ai mondiali è ridicolo.

Per rimediare alle defezioni la FIFA invitò al Mondiale il Circo Togni, la Nazionale Cantanti e la locale Rappresentativa Viados.

Fase a gironi

Gruppo 1

Ademir, il capocannoniere del torneo, era famoso per saper tirare le punizioni col mento.
Squadra P.ti
Brasile 12
Jugoslavia 4
Antartide 3
Messico Boh

Il Brasile partì subito forte e vinse il girone a punteggio pieno: bisogna infatti ricordare che allora una vittoria valeva 2 punti e una vittoria del paese ospitante 4. Di contro, il Messico le perse tutte, sfavorito da un calendario che imponeva di giocare alle quattordici, in piena siesta. All'ultima giornata, Jugoslavia e Antartide si sfidarono per il secondo posto. Vinse la Jugoslavia con gol di Stuprovic e Bucopanciovic, inutile il gol della bandiera di Pingu.
Il match passò alla storia per l'eccessivo agonismo, e terminò con dieci ammoniti, tre espulsi, quattro arrestati e un amputato. Non servì comunque a un cazzo perché il regolamento diceva che solo la prima classificata passava il turno.
Gli jugoslavi facero ricorso alla loro maniera: scatenando risse nei bar.

Gruppo 2

Otto Von Bismarck, il CT prussiano.
Squadra P.ti
Spagna 6
Inghilterra 2
Prussia 2
USA WTF?

Nella prima partita la Spagna umiliò gli USA, che finirono la partita in due giocatori perché si ostinavano a correre col pallone tra le mani. Inghilterra e Prussia firmarono un trattato di non belligeranza e chiusero sull'1 a 1.
La seconda giornata vide un altro trionfo della Spagna. Grazie alla vivacità della propria manovra, gli iberici piegarono una Prussia troppo legata ad un vecchio schema di gioco: l'assalto all'arma bianca.
Ma la vera sorpresa fu la vittoria per 1 a 0 degli Usa sull'Inghilterra grazie a una zampata del fantasista Chicken Mc Nuggets. Le telecamere ripresero la regina Elisabetta, livida di rabbia, mentre tirava il collo a un fagiano.
Il girone si concluse con l'ennesima vittoria spagnola (tripletta del bomber Spansada) e con l'eliminazione dei prussiani, i quali, da veri mitteleuropei, preferirono implodere.

Gruppo 3

Lo svedese Hasse Jeppson, capitano della nazionale di danza classica.
Squadra P.ti
Svezia 6 +
Italia Cry
Monkey Island 1
Circo Togni 0

Monkey Island, alla sua prima e unica partecipazione a un mondiale (in seguitò si scoprì che l'agenzia viaggi aveva fatto un casino) venne travolta dal trio delle meraviglie svedese: Svensson, Larsson e Esposito, un pizzaiolo oriundo.
Il Circo Togni riuscì a imporre il pari all'Italia fino al 70', poi il lanciatore di coltelli venne espulso per gioco pericoloso e gli azzurri andarono a segno con Sbrodolati, Finferlini e Salvatore Bagni.
L'Italia cominciava a crederci, ma una risicata sconfitta per 12 a 1 contro la Svezia la costrinse a battere Monkey Island nell'ultima gara. I monkeyslandesi si difesero lanciando pallottole di sterco, una tattica poi adottata con successo dalla Juventus di Trapattoni, e la partita finì 0 a 0. L'Italia venne eliminata e se la prese con Byron Moreno.

Gruppo 4

L'uruguaiano Schiaffino festeggia dopo un gol.
Squadra P.ti
Uruguay 8 e ½
Bolivia 0
Rappresentativa Viados squalificata
Nazionale Cantanti squalificata

In questo girone furono giocate due sole partite.
Nella prima, l'Uruguay prese a pallate la Bolivia, che passava di lì per caso. Nell'altro match, Nazionale Cantanti - Rappresentativa Viados, il calcio venne presto accantonato: la contemporanea presenza in campo di Lucio Dalla, Cristiano Malgioglio, Ivan Cattaneo e di undici transessuali (più eventuali riserve) trasformò l'evento in un'orgia sfrenata.
L'arbitro sospese l'incontro e scappò in spogliatoio, braccato da quattro maschioni che volevano privarlo della sua illibatezza. Intervenne la buon costume brasiliana che si tirò giù nomi e misure del pene.
Entrambe la squadre furono radiate e l'Uruguay passò alla fase successiva.

Fase finale

Il portiere brasiliano Barbosa, da molti indicato come il colpevole della disfatta.

La penuria di squadre portò a un ulteriore stravolgimento delle regole: le gare ad eliminazione diretta furono abolite. Brasile, Spagna, Svezia e Uruguay si sarebbero sfidati in un girone all'italiana, con divisione alla romana, rigori all'americana e baci alla francese.

Il piano di Signori e Bettarini era molto semplice: corrompere le altre squadre per far vincere l'Uruguay, che i bookmakers davano vincenti 125 a 1.
Riuscirono a convincere la Svezia a vendersi la partita in cambio di un bancale di Daygum Protex, una ghiottoneria a cui gli scandinavi non sanno resistere. Gli spagnoli invece rifiutarono la combine, ma persero la partita a tavolino perché non si presentarono in campo. Gli zingari gli avevano bucato tutte le ruote del pulmino, compresa quella di scorta.

L'ultima partita si rivelò decisiva: di fronte, allo stadio Maracanã, Uruguay e Brasile. I padroni di casa erano così sicuri di vincere che si presentarono in cinque. L'arbitro disse che non era valido e allora l'allenatore scelse a caso sei spettatori e li schierò in campo.
Durante il riscaldamento gli zingari penetrarono negli spogliatoi e riempirono le borracce dei verdeoro con un mix di calmanti, sonniferi e Dolce Euchessina. I brasiliani, abituati alle bevute folli del Carnevale di Rio, non accusarono sonnolenza e anzi giocarono con brio, portandosi in vantaggio al 39’ con una cannonata del difensore Ordinho dai 175 metri.

Durante il secondo tempo Beppe Signori, essendosi giocato anche il bypass del nonno, tentò un'azione disperata: si travestì da giardiniere e investì con un tagliaerba l'attaccante Pierluiginho. L'Uruguay non ne approfittò.

A un minuto dalla fine, Bettarini ebbe un'intuizione, e sbraitò contro il portiere carioca Barbosa:

« Ehi tu, che razza di brasiliano sei? Non hai fatto neanche un gioco di gambe! »
Durante la premiazione, per evitare guai, Jules Rimet si spacciò per Marino Bartoletti.

Punto sul vivo, Barbosa partì in avanti e dribblò cinque avversari, la bandierina del calcio d'angolo e un tizio che vendeva noccioline sugli spalti prima di perdere palla in un contrasto con un pilone di cemento armato. La palla finì tra i piedi di Schiaffino che pareggiò.
Il risultato avrebbe comunque permesso al Brasile di alzare la coppa, ma in quel momento successe l'imponderabile: un turista italiano si alzò e declamò:

« Eeeee direi che ormai è fatta. Il Brasile è campione del Mondo. »

Il turista era Bruno Pizzul. Lo stadio ammutolì. Il brasiliano Romualdo tentò di mangiare il pallone per evitare il peggio, ma l'uruguaiano Ghiggia glielo soffiò e sparò una bordata all'incrocio dei pali. Barbosa non potè nulla, anche perché era già andato a fare la doccia.
Finì 2 a 1 per l'Uruguay. Al posto della consueta premiazione, fu organizzato un suicidio di massa a cui parteciparono tutti i tifosi brasiliani presenti allo stadio.

Barbosa uscì dagli spogliatoi mezz'ora dopo, in accappatoio e con lo shampoo in mano. Chiese:

« Allora, ragazzi, abbiamo vinto? »

La folla lo fece a pezzi.
In Brasile, il calcio fu bandito per tre anni e sostituito con gli scacchi. Bettarini e Signori, tornati in Italia ricchi sfondati, si comprarono una villa a Portofino e la licenza elementare.

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