Yakuza

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Uno appartenente alla yakuza lo riconosci dai tatuaggi (o perché ti fancula non volendo).
Secondo l'eminente studioso di cultura giapponese Alvaro Banzai, la parola Yakuza viene dagli ideogrammi Ya, Ku e Za che significano: Si Può Fare.

La Yakuza (giapponese: katakana ヤクザ, Gokudō 極道 e, solo sull'isola di Shikoku, Gennarō や道くザ) è un'organizzazione umanitaria nipponica, suddivisa in gruppi detti kumi o Bōryokudan (暴力団) ossia: portatori d'amore[da verificare]. I loro appartenenti a volte la definiscono ninkyō dantai (任侠団体), il cui significato è accostabile a quello di "onorata società".
La stampa occidentale solitamente vi si riferisce con il termine generico di "mafia nipponica" ma ovviamente, essendo digiuna delle antiche usanze del Giappone, ne ha frainteso le reali intenzioni.
Uno yakuza ogni giorno si alza con l'intenzione di salvare un giovane dal mondo della criminalità, a costo di ucciderlo. Se fallisce si taglia la falange di un dito per motivarsi.
Come moderni Robin Hood, gli uomini della Yakuza sottraggono soldi ai ricchi, godendo particolarmente nel derubare quelli che ne hanno talmente tanti da buttarli in prostitute, gioco d'azzardo e droga. Poi li danno a quelli affetti dalla sindrome da deficit monetario, cioè loro stessi. Così facendo diventano molto ricchi, a quel punto, alcuni si sacrificano vivendo nel lusso spropositato tutta la vita, gli altri "sciamano" formando un nuovo kumo e ricominciano.

« Ogni Bōryokudan è bello â mamma soja! »
(Antico proverbio giapponese nato sotto lo shogunato Kitecaga (1600 ca).)
« Continuano ad additarci come criminali, ma ricordatevi le parole del fondatore: mafioso è chi il mafioso fa! »
(L'ispirato discorso d'insediamento di Hiroshi Korrugato, capo del gruppo Semilashi-Nonvale di Sapporo.)

Storia

Il kumo Kocciadūra-ikka di Nagasaki, comandato dal perfido nano Taccidhō Konalama.

L'origine del termine yakuza si perde nella notte dei tempi. Secondo la tradizione il nome deriva da tre numeri, 8-9-3, che si traducono rispettivamente in Hachi, Kyuu e San (Ha-Kyuu-Sa, da cui deriva appunto Ya-Ku-Za), essi costituivano il punteggio più basso di un gioco di carte nipponico, l'Oicho-Kabu (おいちょかぶ) letteralmente: paga lo scemo.
Secondo altri viene dalla storpiatura di un'esortazione a seguire uno Shōgun nippo-partenopeo del 1500: Andiamo con Zazà, pronunciato come Jamm' cu Zazà e diventato ya-ku-za per brevità.
Sembra che altri si siano inventati una cazzata ancora più grande, ma è difficile crederlo.
Le origini della Yakuza, sebbene non chiare del tutto, sono da rintracciare nel XIX secolo, nel periodo Edo. Alcuni ritengono che i suoi antenati furono i machiyakko, bande di ronin che offrivano protezione alla gente indifesa per un piccolo compenso.

  • i Dojin-kai proteggevano il villaggio di Hamada dai Sakaume-gumi di Fujisawa
  • i Sakaume-gumi di Fujisawa proteggevano il loro villaggio dai Kantō-kai di Amagasaki
  • i Kantō-kai proteggevano il villaggio di Amagasaki dai Dojin-kai di Hamada

Grazie a questa ingegnosa triangolazione riuscirono a fare del bene[citazione necessaria] in modo indisturbato per quasi un secolo, ma stiamo parlando comunque di rozzi samurai privi di istruzione e capacità imprenditoriale.

La Yakuza fece il salto di qualità grazie ad alcuni politici senza scrupoli.

Un primo fondamentale cambiamento si ebbe nel XIX secolo, quando alcuni politici, esclusi da ruoli di governo, decisero di mettere a frutto la loro capacità principale: fare vagonate di soldi. Iniziò così a delinearsi la struttura attuale della Yakuza in cui, oltre ai già citati machiyakko, si aggiungevano politici onesti e imprenditori desiderosi di lasciare una loro impronta digitale per il benessere del popolo.
Per la prima metà del '900 la struttura prosperò costantemente, seguì una lieve flessione durante la Seconda Guerra Mondiale ma, subito dopo, la ricostruzione consolidò i legami esistenti e si ampliarono alla coalizione delle forze alleate che occupavano il Giappone.
Douglas MacArthur, a capo dello SCAP (Supreme Commander of the Allied Powerrangers), incaricò il suo fidato collaboratore Paul Sherman Young (detto PSY), che era di madrelingua e padregengiva, di stabilire accordi con Mesuki Mpō, all'epoca capo dell'intera Yakuza presente sull'isola di Hokkaidō. Il losco politicante era però un diversamente onesto, e non tardò ad imporre furtivamente il suo gang-gnam style (conosciuto in Italia come magna-magna della ghenga) gettando così discredito sull'intera organizzazione.

Caratteristiche

Gli yakuza hanno grandi tatuaggi e dita mozzate (vendute poi come gadget).
Negli Stati Uniti gli yakuza invece che tatuarsi si vestono da Muppets.

Un segno distintivo dei membri di questi gruppi sono i grandi tatuaggi. Tutti gli affiliati se li fanno eseguire ma usualmente li nascondono; anche Belén Rodríguez è una yakuza, l'abbiamo visto chiaramente in diretta al Festival di Sanremo.

« Yakuza sarà tua sorella e 3/4 della tua palazzina! »
(Belén Rodríguez che ha ancora poca dimestichezza con la lingua (e il cervello).)

Quando sono vestiti è impossibile distinguere gli yakuza dalle persone normali, e inoltre:

  1. è già complicato distinguere due giapponesi a prescindere,
  2. persino un cinese e un giapponese mettono in difficoltà,
  3. dei tailandesi vogliamo parlare?

Diciamo a questo punto, per comodità[citazione necessaria], che in estremo oriente esistono due razze distinte: gli yakuza e i musi gialli. I primi hanno i tatuaggi, i secondi hanno rotto i coglioni.
Per quanto concerne la strana abitudine di mozzarsi le dita, fino a pochi anni fa le buttavano, ora le rivendono ai Vu-Cumprà che ne ricavano pratici "grattaschiena" venduti sulle spiagge di mezzo mondo.
Non possiamo non parlare della diffusione degli yakuza anche al di fuori del Giappone. Negli States il fenomeno è oramai conosciuto, la peculiarità degli yakuza occidentali è l'abbandono del tatuaggio rituale (facilmente identificabile dalla polizia), per un ben più anonimo travestimento da Pupazzo Gnappo, o similare, abbandonabile in un cassonetto se inseguiti.

La scuola yakuza

L'addestramento di uno yakuza è paragonabile solo a quello dei Marines.

Per diventare uno yakuza non basta essere buoni e generosi, occorre anche essere dotati di adeguata preparazione fisica. Spesso le persone aiutate fraintendono l'operato di questi santi uomini, a volte addirittura lo rifiutano, gridano e si dimenano finendo spesso per farsi male. Quindi il buon samaritano è costretto a volte a ricorrere alle maniere forti, per evitare che il soggetto nuoccia a se stesso. A tale scopo, le scuole di yakuza forgiano ogni giorno nuovi adepti. Una delle più famose è quella di Ōsaka, in cui prestano servizio due tra i migliori istruttori nipponici: Yuki "Hartman" Gonda e Tepijo Nabomba. Le prove da superare sono molte, tra le più dure troviamo:

  • Lo stercorario gigante. Serve a sviluppare la velocità. Delle enormi palle di merda (ricavata impastando gli escrementi di tutti i mammiferi presenti nel campo di addestramento, ratti compresi) vengono fatte scendere lungo un canale con angusti spazi ove rifugiarsi, lo scopo è evitarne il più possibile, raggiungere la sommità della collina e disattivare il meccanismo spara-palle, prima che arrivi a quelle in ghisa.
  • La vasca dei caimani. Serve per affinare l'equilibio. Occorre saltare da un sasso all'altro in una palude infestata di caimani (tenuti digiuni per dieci giorni). Questo potrebbe di per sé bastare, ma gli yakuza sono dei veri duri e hanno inserito una ulteriore difficoltà: va fatto dopo aver mangiato tre piatti di fagioli con le cotiche. Questo comporta sforzo e notevole concentrazione per non emettere petano, che raggiunge immediatamente il sensibilissimo olfatto del rettile.
  • Le sabbie mobili. Servono a sviluppare la forza. La prova si svolge al limitare della palude dei caimani, i sopravvissuti a questi ultimi si immergono nelle sabbie mobili quasi rinfrancati per lo scampato pericolo. Questo si rivela un errore fatale, i fagioli sono ancora in agguato nell'intestino e trovano scarsa opposizione dal rilassato sfintere. L'emissione della bolla d'aria marcia crea una compressione delle sabbie e, nel conseguente vuoto generato, il corpo sprofonda per sempre.
  • Le 100 liceali. L'ultima e suprema prova di resistenza alla tortura. Il candidato viene fatto sedere al centro di una grande stanza, entrano 100 ragazze prelevate dal liceo giapponese Kebona Patata di Goshogawara. Sono tutte nude e si cimentano immediatamente in giochi saffici estremi: compaiono dildo di ogni forma e misura, alcune praticano il fisting, altre la pioggia dorata, la maggior parte si cimenta nel 69, qualcuna arriva anche al 72. L'aspirante yakuza deve restare impassibile, nulla deve turbare la padronanza di se stesso, nemmeno l'idea di metterle in fila e farla finita facendosi spompinare a morte.

Cultura popolare

  • Nel videogioco Yakuza 7, previsto in uscita nel 2015, se non superi la prova a fine livello il controller ti amputa il mignolo.
  • Il nome del famoso personaggio di Tekken, Kazuya Mishima, è l'anagramma della parola Yakuza.
  • Nello yakuza film Outrage il regista Takeshi Kitano interpreta Otomo, che è l'anagramma di Omoto (che non vuol dire un cazzo).
  • Il manga Sanctuary è interamente incentrato sul mondo della Yakuza e sui rapporti di questa con il potere politico. Nel 2009 Sho Fumimura e Ryoichi Ikegami (gli autori) sono stati premiati dal Ministero della Cultura giapponese. In Italia, per aver descritto una situazione del tutto simile, Falcone e Borsellino sono stati uccisi.
  • Nel videogioco Grand Theft Auto: Vatican City, prodotto dalla CEI Games, un boss della Yakuza viene eletto Papa. Dura la reazione di Marcello Dell'Utri: "Sono trent'anni che lavoro a questo progetto per conto della mia azienda, qualcuno ci ha rubato l'idea!!"
  • L'ultimo derby di Ōsaka di calcio yakuza, tra i Kudō-kai e gli Azuma-gumi, si è interrotto al 65° per mancanza di giocatori.
  • L'autore dell'articolo si è ispirato al libro "I quattro del Loto Selvaggio", ma non ha mai avuto tempo di leggerlo.

Voci correlate