Teatro Kabuki

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Solo per stasera, al teatro Pezzenthō, la compagnia teatrale Kabuki-Cesarai è lieta di presentare: Scemo & più Scemo.

Il Kabuki (歌舞伎) è una forma di teatro giapponese dell'inizio del '600, sorta ad opera di un gruppo di danzatrici di Kyōto, sotto la guida di Sestaisū Tunōncaski. La parola Kabuki è formata da tre ideogrammi: 歌 ka (canto), 舞 bu (paura), 伎 ki (identità). Per molti rappresenta la volgarizzazione del ben più nobile Teatro Nō, dall'ideogramma: 能 (scordatelo), nato nel '300 e che presuppone una cultura elevata per essere compreso o, in alternativa, disturbi multipli della personalità. All'inizio il Kabuki era recitato solo da donne e in seguito (per motivi di morale) solo da uomini, anche per le parti femminili. Gli attori specializzati nei ruoli femminili sono chiamati Onnagata nella zona di Hokkaidō e Bukayoli nel resto del paese. Questo genere mantiene forti legami col teatro dei burattini, con cui condivide le due forme espressive: "Meparibōssi" ("muoviti come un disabile") e "Mepariciōttī" ("canta con voce gutturale").

« Mamma, quell'attore ha scorreggiato!! »
(Bambino giapponese al suo primo spettacolo Kabuki.)
« No Ōtomo, ha emesso un tipico suono gutturale Gōshi!! »
(Madre che istruisce il suo pargolo.)
« Secondo me ha emesso una puzza che fa vomitare! Senti che schifo!! »
(Bambino giapponese ostile al Kabuki.)

Origini storiche

Due tipiche scenette della tradizione Kabuki: "Io a stirare tutto il giorno, tu rientri e guardi la tv!!" e la evergreen "Yukio, se non cali qualche chilo non trovo più l'ingresso!!"

Il Kabuki si evolvet evolse da varie forme d'arte popolari ed aristocratiche. Le prime rappresentazioni, limitate a danza e musica, avvenivano nelle residenze dei daimyō[1]. Il finale era quasi sempre lo stesso, gli artisti fuggivano inseguiti dai samurai. In genere, una volta realizzato che con gli stessi soldi poteva avere qualche Geisha e un paio di pompini, al padrone di casa montava la rabbia. La svolta si ebbe ad opera del grande maestro Sōno Pepōchiyen che, seguendo una formidabile intuizione, pensò di unire la farsa Kyōgen[2] a danza e musica, inserendo scene di vita quotidiana (a volte settimanale) nelle quali facilmente immedesimarsi. Trasferito il Kabuki in ambito popolare, il risultato fu sorprendente. Il pubblico non tentava più di decapitare gli attori con la katana, ma si limitava a tirargli ortaggi e maledizioni, fornendo involontario vettovagliamento alla compagnia teatrale. Nel corso di uno spettacolo al teatro-rosticceria "Supplī Shiapō" alla periferia di Nagoya, la Premiata Compagnia Puzzō portava in scena: "Che mi hai portato a fare sul Fuji se non mi trombi più?", apprezzato capolavoro del maestro Hilsashimi Fakaka. Uno degli orchestrali, il suonatore di gong, si lasciò sfuggire il mazzuolo che finì per colpire in un occhio l'attore che interpretava il marito. Quest'ultimo, nel tentativo di arrestare la caduta, strappò i vestiti alla moglie che restò ignuda. Come sappiamo, sotto le spoglie della donna recitava però un uomo e rispondeva al nome di Sekko Makazuto. Dopo un prolungato "ooohhhhh" di stupore, seguirono venti minuti di applausi da parte di tutto il pubblico femminile. Un trionfo. L'episodio fece scuola, un oramai consueto elemento del teatro Kabuki sono proprio gli imprevisti (e le tette). Per le probabilità si sta ancora lavorando.

Caratteristiche

Tipica situazione del Kabuki moderno: "Sei una troia, nostro figlio è di colore!!" - "Non è vero!!! è solo bruciacchiato dalla fuga radioattiva della centrale!!"

La novità consisteva nel mettere in scena fatti realmente accaduti e solitamente drammatici (quindi esilaranti per un muso giallo). Spesso tra l'evento e la rappresentazione trascorreva pochissimo tempo, era quindi un vero e proprio mezzo di comunicazione. Tuttavia, il Kabuki ha una parte verbale pressochè assente, le vicende sono espresse attraverso suoni, gestualità ed emotività dei personaggi. Come poteva dunque svolgere quel ruolo di informazione? Per capirlo occorre rifarsi ad un fatto accaduto nel 1813. A quel tempo, Lathōpa Mefuma (moglie dello shōgun di Tokugawa) ha una relazione con Kemaz Mpe (un mercante di pesce sudafricano). La tresca è nota a tutto il paese (escluso ovviamente il cervide). I tre sono invitati a teatro e fatti accomodare in prima fila. I due amanti fingono di non conoscersi, messi prudentemente distanti di alcune sedie.
Sequenza scenica:

  1. La musica è armoniosa e allegra, adatta a far accomodare e rilassare il pubblico;
  2. dopo alcuni minuti entra su palco l'attore;
  3. La musica si fa lenta e greve, a sottolineare la drammaticità del momento;
  4. l'attore si avvicina con passo lento ma deciso al bordo del palco, compie due saltelli di lato e si pone davanti a Kemaz;
  5. con sguardo severo l'attore alza lentamente il braccio e punta l'indice verso l'uomo;
  6. la musica cessa di colpo e viene emesso un prolungato suono gutturale "Tuuuuū";
  7. l'attore si sposta di lato scivolando sulla pianta dei piedi, raggiunge Mefuma e la guarda con disapprovazione;
  8. la mano ora è a pugno, leggermente inclinato verso l'alto, piega il gomito all'indietro e poi compie due volte un movimento andata e ritorno;
  9. l'artista emette di nuovo il suono "Tuuuuū";
  10. a questo punto il braccio si sposta di lato in direzione del marito, dal pugno si distaccano indice e mignolo;

Questo simbolismo può sfuggire all'inesperto pubblico occidentale, ma allo shōgun è chiaro e inequivocabile, tira fuori la katana e infilza la moglie tra le grida festanti del pubblico. La struttura recitativa, così diversa dagli schemi occidentali, ha portato taluni a giudizi riduttivi, altri ad affermare che è veramente una gigantesca cazzata.

Le grandi scuole Kabuki

Le maschere Kabuki della tradizione oriundo-nipponica.

Nel corso della storia il teatro Kabuki ha generato due scuole di pensiero: una fortemente legata alla tradizione e rivolta al mercato interno, un'altra rivisitata e corretta per incontrare i gusti occidentali.
La scuola orientale (a sinistra nella foto) di cui possiamo riconoscere alcuni personaggi ricorrenti:

La scuola occidentale (a destra nella foto) in cui troviamo:

Kabuki antico

Tipiche figure del Kabuki antico: "la verginella", "gli sposini", "il gerontofilo" e "la gravida".

Il più difficile da capire ed apprezzare. In genere chi assiste ad una rappresentazione di questo tipo, esce con la stessa faccia di chi ha visto la parita "Zambia-Italia 4-0" ...sgomento, ma di fronte al volere degli dei nulla si può.
Alcuni dei personaggi più apprezzati sono:

Kabuki classico

Tipiche figure del Kabuki classico: "il vigile", "Babbo Natale" e "la misuratrice di membri a occhio e croce".

Questo genere è molto popolare e di facile interpretazione, tratta di problematiche quotidiane. Chi assiste ad uno spettacolo di questo tipo, ne esce con la stessa faccia di chi ha scoperto che il padre, la notte, non fa il fornaio ma il trans... sorpreso, ma tutto sommato se l'aspettava.
Figure e situazioni ricorrenti:

Kabuki moderno

Tipiche figure del Kabuki moderno: "la famiglia di Fukushima", "il capellone drogato", "i trans" e "il matto".

Questo genere è introspettivo ma allo stesso tempo liberatorio[3]. Chi assiste ad una rappresentazione di questo tipo, ne esce con la stessa faccia di chi tenta la Quadratura del cerchio o lo studio del tetrosaedro... dubbioso, ma felice di averci provato.
Tra le situazioni più apprezzate:

  • la famiglia di Fukushima. Introdotta di recente, in sostituzione dell'obsoleta famiglia di Hiroshima, simboleggia il popolo in balìa delle decisioni dei potenti. La scena dura circa tre ore: prima viene svolto un referendum sul nucleare tra il pubblico, poi entra in scena "il potere", che se ne frega del risultato e percuote la povera famiglia con barre di plutonio.
  • il capellone drogato. Orami fa parte della tradizione comica. La scena è sempre la stessa: al rave party, il primo drogato porta l'hashish, il secondo la cocaina, il terzo la marijuana e l'infame la polizia.
  • i trans. Personaggi preposti alla sollecitazione della ricerca dell'io interiore. La scena si svolge alla sede dell'Arcigay di Kyōto. Si evince tutta la complessa emotività che trasuda dal dramma esistenziale di essere un diverso, di non essere accettato e vivere una vita al margine della società. Da questo, lo spettatore trae un quesito fondamentale: "Mi faccio ridare i soldi con le buone o con le cattive?"
  • il matto. Uno dei personaggi più amati dai giapponettini[4]. Le sue azioni sono finalizzate al mero divertimento, i giovani pargoli non devono chiedersi perché faccia quelle cose prive di logica (perché è matto). Quello che nessuno riesce a spiegare ai piccoli kamikaze (e a noi occidentali) è cosa facciano tutti gli altri attori del Kabuki di sensato.

Kabuki sperimentale

Tipiche figure del Kabuki sperimentale: "le conigliette di Playboy" e "gli stupratori anonimi".

Questo genere è decisamente criptico, nemmeno gli autori riescono a spiegarlo a loro stessi. Chi assiste ad una rappresentazione di questo tipo, ne esce con la stessa faccia di chi riceve una cartella di Equitalia... rassegnato, non sai perché ma ti rode il "chiccherone". Pur essendo appena nato vanta un discreto seguito (specie tra i magistrati), alcune figure sono ricorrenti:

Note

Cioè, stai davvero leggendo le note? Pazzesco!! Sei un kamikaze!
  1. ^ nobile fancazzista feudale dedito a puttane e sake
  2. ^ una sorta di cinepanettone del periodo Edo
  3. ^ fa cagare
  4. ^ se avete un vezzeggiativo migliore usatelo

Voci correlate