Il fiore delle Mille e una notte: differenze tra le versioni
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Versione delle 03:02, 25 dic 2022
Reindirizza a:
Il fiore delle Mille e una notte | |
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Anche gli arabi nel loro piccolo si ingrifano | |
Paese di produzione | Italia |
Anno | 1974 |
Dati tecnici | colore: Soprattutto rosa-carne |
Genere | |
Regia | Pier Paolo Pasolini |
Sceneggiatura | Pierpy e Dacia Maraini |
Casa di produzione | PEA[1] |
Interpreti e personaggi | |
Ninetto Davoli, Franco Citti, svariate bonazze |
Il fiore delle Mille e una notte è un film del 1974 scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. È il terzo e conclusivo capitolo della cosiddetta "Trilogia della vita", dopo Il Decameron (1971) e I racconti di Canterbury (1972).
Al 27º Festival di Cannes si aggiudicò il premio Grand Prix Speciale della Giuria, uno dei più ambiti a difficili da prendere perché: per averlo, occorreva raggiungere un giudice a bordo di una Lamborghini Miura che sfrecciava ad una velocità di 270 km/h.
Per la scena clou del film, quella con l'arco e la freccia-fallo, il regista affidò il ruolo di Aziz a Ninetto Davoli, oramai considerato un attore consumato, e quello di Budùr a Luigina Rocchi, che prima di questa pellicola aveva recitato in La Liceale nella classe dei ripetenti, interpretando la ragazza della seconda fila
che faceva un pompino ad un flauto dolce.
- Aziz : In nome di Dio, dite o innamorati, come deve fare un ragazzo quando l'amore diventa suo padrone?
- Budùr : Ha pazienza col destreggio della rassegnazione nascondendo il suo amore segreto.
- Pasolini : STOOOP! Luigina, bella mia, non era questa la battuta. Rifacciamola!
- Luigina Rocchi : Va bene maestro.
- Aziz : In nome di Dio, dite o innamorati, come deve fare un ragazzo quando l'amore diventa suo padrone?
- Budùr : Ha destrezza nel pazientare in segreto ma non si rassegna all'amore.
- Pasolini : STOOOP! Luigina, bimba adorata, ripassala cinque minuti e proviamo a rifarla.
- Luigina Rocchi : Certo maestro.
- Aziz : In nome di Dio, dite o innamorati, come deve fare un ragazzo quando l'amore diventa suo padrone?
- Budùr : Si rassegna ad amare il segreto pazientando con destrezza.
- Pasolini : STOOOP! Luigina, stellina mia, se mi sbagli la prossima ti metto due strizzacapezzoli.
- Luigina Rocchi : A sor Maé, io vorrebbe sapé chi cazzo scrive 'ste battute de mmerda!
- Pasolini : Sono io mia cara. ALVAROOOO, portami due strizzacapezzoli.
- Alvaro : Subito maestro!
- Aziz : In nome di Dio, dite o innamorati, come deve fare un ragazzo quando l'amore diventa suo padrone?
- Budùr : Si destreggia con il suo amore, nasconde il suo segreto, e ha pazienza di tutte le cose con la rassegnazione.
- Pasolini : STOOOP! Questa era buona, ne giriamo altre due o tre per sicurezza.
- Luigina Rocchi : Mi scusi Maestro, devo sempre tenere questi cosi? I capezzoli iniziano a farmi male!
- Pasolini : È proprio per questo che ne facciamo altre.
Seguendo l'architettura orientale della raccolta di racconti, organizzata nella forma attuale attorno al 1400, lo sviluppo narrativo procede secondo una struttura a incastro. All'inizio la trama appare vaga ed ambigua, per poi evolvere nella parte centrale in un caos assurdo. Alla fine, per nostra fortuna, non ci si capisce un fico secco, ma almeno abbiamo assistito ad un generoso sperpero di tette e culi.
Personaggi e interpreti
Pasolini decise di girare parte del film nello Yemen del Sud. Durante la lavorazione del suo documentario Le mura di Sana'a, era rimasto molto colpito dai volti locali, perlomeno da quelli maschili, le donne dovevano essere altrettanto belle. Purtroppo c'era la necessità di metterle nude davanti alla macchina da presa, cosa che comportava una condanna a morte delle stesse per lapidazione. Provò comunque con un annuncio di lavoro: Cercasi aspiranti attrici, richiesta massima serietà, disponibilità a spogliarsi e vita "a perdere". Ai provini si presentò la sola Hissa Al-Baleid, un'analfabeta convinta di dover lavorare come donna delle pulizie, vittima dello scherzo di una sua amica stronzetta. A questo punto la scelta fu obbligata, il regista ripiegò nelle bellezze esotiche d'importazione.
Personaggio | Interprete | Caratteristiche |
---|---|---|
Aziz | Ninetto Davoli | Un uomo per tutte le occasioni, in grado di passare (senza battere ciglio[2]) dal "riccetto della borgata romana" a "uno coi capelli ricci della periferia di Sana'a". |
Aziza | Tessa Bouché | Il ruolo della futura sposa mancata di Aziz le calza a pennello. L'attrice è giovanissima ma preparata, tutte le mattine dalla mamma. |
Il Demone | Franco Citti | Serve un volto ironico ma allo stesso tempo spietato, un sornione pezzo di merda. Citti è così già di suo ma, per renderlo ancora più infame, Pasolini lo vuole anche affetto da rutilismo. |
Nur ed-Din | Franco Merli | Più che un volto un culo. Quando c'è da mostrarne uno il regista non ha dubbi, è il suo. |
Zumurrùd | Ines Pellegrini | L'attrice ebbe grossi dubbi riguardo il ruolo della schiava amata da Nur ed-Din. Veniva dai successi de Il brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia, temeva quindi di rovinare l'immagine che si era costruita di cameriera/zoccola negra. |
Shahzamàn | Alberto Argentino | Perfetto nel ruolo del pirla convinto di avere la meglio su un demone. Sguardo glaciale e fisico |
Zeudi | Zeudi Biasolo | È la regina sposata con uno che potrebbe essere il padre[3]. Il nome del personaggio doveva in origine essere Hilan, fu cambiato per venire incontro al secondo neurone della Biasolo. |
Munis | Elisabetta Genovese | La sacerdotessa Munis, che gestisce il "centro benessere", è il terzo ruolo interpretato dalla Genovese nella trilogia, sempre con le poppe al vento. I tre film rappresentarono una notevole svolta per la sua carriera, composta anche da una quarta pellicola. |
Budùr | Luigina Rocchi | Tra le sue apparizioni ci piace anche ricordare The Mountain of the Cannibal God (1978) e Cannibal Holocaust (1980), due pellicole che l'hanno consacrata nel ruolo di braciola da sbranare. |
Trama illustrata
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Il giovane Nur ed-Din conosce Zumurrùd al mercato di Dhamar, fa parte di un kit completo che prevede: una schiava, una frusta e un manuale d'uso. Il ragazzo convince la madre ad acquistarla, ma dovrà rinunciare al motorino. Purtroppo, qualche anno dopo, suo padre dimentica di pagare l'ICI (Imposta per i Cammelli Invalidi) e perde così il suo amato giocattolo sessuale. Se riuscirà a sanare la situazione, forse potrà riaverla.
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Nel frattempo, nella vicina città[buona questa!] di Al-Bāha, il sovrano Harùn e la sua giovane moglie Zeudi si divertono come possono, d'altra parte, per il viagra ci vorrà ancora del tempo. Hanno scommesso sull'attrazione sessuale di due sconosciuti messi nudi su un letto, idea che sarà riciclata nel format televisivo Undressed qualche secolo più tardi. D'altronde, per avere Youporn ci vorrà ancora qualche anno.
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La sorte ha comunque sorriso a Zumurrùd, è finita a lavorare come termocoperta per lo sceicco Khaled Al-Gahwji, il che garantisce quattro pasti al giorno e vaselina illimitata. Alla morte del sovrano, privo di eredi, le varie correnti politiche si scannano. Alla fine decidono di eleggere Zumurrùd col titolo di "Re Sair", sarà anche ben accetto dal popolo: per una volta saranno guidati da qualcuno che l'ha preso nel culo più di loro.
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Intanto, il disperato Nur ed-Din continua a cercare l'amata Zumurrùd. Senza saperlo arriva proprio nella città in cui regna, un luogo sfarzoso costruito nel deserto che ha ben meritato l'appellativo di "Las Fognas". In uno dei numerosi centri relax riservati ai membri, il ragazzo conosce Munis e le sue ancelle, che lo accolgono con acrobazie erotiche condannate con la dannazione eterna in tutte le religioni della galassia, compresa lo Zebraismo.
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In città vive anche Aziz, un riccetto che sta per sposare Aziza, una ragazza talmente brutta che la madre chiede tutti i giorni scusa al marito, da venti anni. Aziz conosce Budùr, che lo coinvolge in uno dei suoi giochi preferiti: "Chi vuol essere Occhio di Falco", una via di mezzo tra il tiro con l'arco e il tiralo via prima di fare danni. Aziz sarà talmente indeciso tra le due che sposerà una terza donna, avrà un figlio e, quando proverà a tornare da Budùr, ci rimetterà il puparuolo.
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Shahzamàn, un falegname pratico di seghe, scopre una misteriosa botola nel cantiere dove lavora. È l'entrata della dimora di un demone, in cui è tenuta prigioniera una principessa. I due, dopo una formale presentazione con tanto di inchino, scopano come ricci per varie ore. Il demone torna e li sorprende nella posizione della carriola, cosa che lei gli aveva sempre negato. La prende comunque in modo sportivo: prima taglia alla ragazza mani, piedi e testa, poi porta il ragazzo nel deserto e lo tramuta in un colobo.
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Yunan è il rampollo di un nobile indiano, mai uscito dal palazzo e molto impegnato a dare un nonsenso alla propria vita. Un mercante gli parla di un feroce cavaliere-demone, che rapisce e abusa dei naufraghi su una delle sue isole. Per fare lo "splendido" agli occhi della ragazza della porta accanto decide di affrontarlo. Grazie ad uno stratagemma ha la meglio su quel buzzico[4] di latta, poi scende sulla spiaggia e trova una botola che lo conduce da qualche altra parte. Non siamo in grado di dire dove, perché abbiamo trovato una botola[5] e siamo andati un attimo alla toilette.
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Terminate le "terapie" di Munis, il triste Nur ed-Din viene convocato da Re Sair nelle sue stanze. Non sa cosa voglia da lui, però teme di immaginarlo. Decide comunque di obbedire per non far montare il sovrano su tutte le furie. Giunto nella stanza del re si prepara al peggio. Inizialmente non riconosce la sua amata, Zumurrùd si diverte troppo per rivelarsi a lui, quindi commette il classico errore dell'uomo a letto: parla troppo. Per una volta però Pasolini ci concede un lieto fine: lei se la tira per qualche minuto e fa l'offesa, poi fanno pace e governano assieme la città. La prima legge che decideranno assieme sarà vietare le botole, ci sparisce troppa gente.
Note
Voci correlate
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