Il fiore delle Mille e una notte

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Il fiore delle Mille e una notte
Anche gli arabi nel loro piccolo si ingrifano
Paese di produzioneItalia
Anno1974
Dati tecnicicolore: Soprattutto rosa-carne
GenereCommed Grot Fiabes Zozzo
RegiaPier Paolo Pasolini
SceneggiaturaPierpy e Dacia Maraini
Casa di produzionePEA[1]
Interpreti e personaggi
Ninetto Davoli, Franco Citti, svariate bonazze

Il fiore delle Mille e una notte è un film del 1974 scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. È il terzo e conclusivo capitolo della cosiddetta "Trilogia della vita", dopo Il Decameron (1971) e I racconti di Canterbury (1972).
Al 27º Festival di Cannes si aggiudicò il premio Grand Prix Speciale della Giuria, uno dei più ambiti a difficili da prendere perché: per averlo, occorreva raggiungere un giudice a bordo di una Lamborghini Miura che sfrecciava ad una velocità di 270 km/h.
Per la scena clou del film, quella con l'arco e la freccia-fallo, il regista affidò il ruolo di Aziz a Ninetto Davoli, oramai considerato un attore consumato, e quello di Budùr a Luigina Rocchi, che prima di questa pellicola aveva recitato in La Liceale nella classe dei ripetenti, interpretando la ragazza della seconda fila che faceva un pompino ad un flauto dolce.

Aziz : In nome di Dio, dite o innamorati, come deve fare un ragazzo quando l'amore diventa suo padrone?
Budùr : Ha pazienza col destreggio della rassegnazione nascondendo il suo amore segreto.
Pasolini : STOOOP! Luigina, bella mia, non era questa la battuta. Rifacciamola!
Luigina Rocchi : Va bene maestro.
Aziz : In nome di Dio, dite o innamorati, come deve fare un ragazzo quando l'amore diventa suo padrone?
Budùr : Ha destrezza nel pazientare in segreto ma non si rassegna all'amore.
Pasolini : STOOOP! Luigina, bimba adorata, ripassala cinque minuti e proviamo a rifarla.
Luigina Rocchi : Certo maestro.
Aziz : In nome di Dio, dite o innamorati, come deve fare un ragazzo quando l'amore diventa suo padrone?
Budùr : Si rassegna ad amare il segreto pazientando con destrezza.
Pasolini : STOOOP! Luigina, stellina mia, se mi sbagli la prossima ti metto due strizzacapezzoli.
Luigina Rocchi : A sor Maé, io vorrebbe sapé chi cazzo scrive 'ste battute de mmerda!
Pasolini : Sono io mia cara. ALVAROOOO, portami due strizzacapezzoli.
Alvaro : Subito maestro!
Aziz : In nome di Dio, dite o innamorati, come deve fare un ragazzo quando l'amore diventa suo padrone?
Budùr : Si destreggia con il suo amore, nasconde il suo segreto, e ha pazienza di tutte le cose con la rassegnazione.
Pasolini : STOOOP! Questa era buona, ne giriamo altre due o tre per sicurezza.
Luigina Rocchi : Mi scusi Maestro, devo sempre tenere questi cosi? I capezzoli iniziano a farmi male!
Pasolini : È proprio per questo che ne facciamo altre.

Seguendo l'architettura orientale della raccolta di racconti, organizzata nella forma attuale attorno al 1400, lo sviluppo narrativo procede secondo una struttura a incastro. All'inizio la trama appare vaga ed ambigua, per poi evolvere nella parte centrale in un caos assurdo. Alla fine, per nostra fortuna, non ci si capisce un fico secco, ma almeno abbiamo assistito ad un generoso sperpero di tette e culi.

Personaggi e interpreti

Per circa venti secondi Pasolini pensò di utilizzare attrici del luogo.
L'attore Saleh Bin Moukaish, che si vide soffiare il ruolo di re Harùn da un pensionato di Cosenza.

Pasolini decise di girare parte del film nello Yemen del Sud. Durante la lavorazione del suo documentario Le mura di Sana'a, era rimasto molto colpito dai volti locali, perlomeno da quelli maschili, le donne dovevano essere altrettanto belle. Purtroppo c'era la necessità di metterle nude davanti alla macchina da presa, cosa che comportava una condanna a morte delle stesse per lapidazione. Provò comunque con un annuncio di lavoro: Cercasi aspiranti attrici, richiesta massima serietà, disponibilità a spogliarsi e vita "a perdere". Ai provini si presentò la sola Hissa Al-Baleid, un'analfabeta convinta di dover lavorare come donna delle pulizie, vittima dello scherzo di una sua amica stronzetta. A questo punto la scelta fu obbligata, il regista ripiegò nelle bellezze esotiche d'importazione.

Personaggio Interprete Caratteristiche
Aziz Ninetto Davoli Un uomo per tutte le occasioni, in grado di passare (senza battere ciglio[2]) dal "riccetto della borgata romana" a "uno coi capelli ricci della periferia di Sana'a".
Aziza Tessa Bouché Il ruolo della futura sposa mancata di Aziz le calza a pennello. L'attrice è giovanissima ma preparata, tutte le mattine dalla mamma.
Il Demone Franco Citti Serve un volto ironico ma allo stesso tempo spietato, un sornione pezzo di merda. Citti è così già di suo ma, per renderlo ancora più infame, Pasolini lo vuole anche affetto da rutilismo.
Nur ed-Din Franco Merli Più che un volto un culo. Quando c'è da mostrarne uno il regista non ha dubbi, è il suo.
Zumurrùd Ines Pellegrini L'attrice ebbe grossi dubbi riguardo il ruolo della schiava amata da Nur ed-Din. Veniva dai successi de Il brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia, temeva quindi di rovinare l'immagine che si era costruita di cameriera/zoccola negra.
Shahzamàn Alberto Argentino Perfetto nel ruolo del pirla convinto di avere la meglio su un demone. Sguardo glaciale e fisico prestan prestato, a qualcun altro.
Zeudi Zeudi Biasolo È la regina sposata con uno che potrebbe essere il padre[3]. Il nome del personaggio doveva in origine essere Hilan, fu cambiato per venire incontro al secondo neurone della Biasolo.
Munis Elisabetta Genovese La sacerdotessa Munis, che gestisce il "centro benessere", è il terzo ruolo interpretato dalla Genovese nella trilogia, sempre con le poppe al vento. I tre film rappresentarono una notevole svolta per la sua carriera, composta anche da una quarta pellicola.
Budùr Luigina Rocchi Tra le sue apparizioni ci piace anche ricordare The Mountain of the Cannibal God (1978) e Cannibal Holocaust (1980), due pellicole che l'hanno consacrata nel ruolo di braciola da sbranare.

Trama illustrata

Note

  1. ^ Produzioni Europee Allupate
  2. ^ ironia involontaria
  3. ^ di suo nonno
  4. ^ contenitore cilindrico, grosso secchio
  5. ^ stanno dappertutto!

Voci correlate