Culto della personalità

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AVVERTENZA

Questo articolo tratta di argomenti generici che non hanno nulla a che fare con Silvio Berlusconi. Ogni riferimento a Silvio Berlusconi è puramente casuale. Ogni personaggio presentato è frutto della fantasia, compreso Lui.

Ogni commento volto a sostenere che questo articolo tratti di Silvio Berlusconi, sarà considerato un attentato alla democrazia e al suo leader eletto dalla volontà popolare, anche se non è più presidente del consiglio, anche se non si è ricandidato, anche se è decaduto, sarà per sempre il nostro presidente.

I devastanti effetti mentali della tossicodipendenza da leader.
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Culto della personalità
« Cosa sarebbe una nazione senza il suo culto della personalità? Una banale democrazia. »
(Platone su culto della personalità)
« Oh sì ti prego fammi tuo! Penetrami! »
(Sandro Bondi su culto della personalità)
« Com'è umano lei... »
(Elettore medio del leader carismatico mentre questi smembra il Paese)
« Berlusconi ha fatto anche delle cose buone »
(Benito Mussolini su culto della personalità che travalica i confini della storia)

Il culto della personalità è uno degli oppi dei popoli più gettonati dopo la religione, il calcio e i Tamagotchi. Esso provoca l'assoluta assuefazione a un leader attraverso la continua e servile ripetizione delle presunte qualità del capo, in particolare riguardanti la sua stupefacente capigliatura, rinvigorita per rafforzare l'immagine del Paese nel mondo. L'amato leader appare in dosi letali ovunque, su ogni manifesto, su ogni scritta, su ogni giornale, su ogni canale televisivo, su ogni Talk show politico, nei sogni erotici dei fan e negli incubi sadomaso degli oppositori. Dopo anni di esposizione prolungata, il esso apparirà sempre infallibile e necessario, non se ne potrà più fare a meno, chiunque sia. Anche se, per assurdo, fosse un vecchio pregiudicato nano, corruttore e pedofilo.

Sintomi e diagnosi

Un leader ama i suoi elettori e pretende che gli elettori lo amino a sua volta, soprattutto le elettrici.
Fare politica senza neppure scrivere il nome del proprio partito nei manifesti, esiste solo il leader. Ovvero fare politica con il vuoto. Ci si può arrivare dopo anni di intossicazione mediatica.

Una società intossicata dal culto della personalità manifesta dei sintomi distintivi, tra cui, il più immediato, è la costante equiparazione del leader con l'organizzazione di cui è capo, come se fossero la stessa cosa. Così il presidente di un partito diventa il partito, il presidente del consiglio diventa il governo, il presidente delle televisioni diventa la televisione, il presidente del Milan diventa il Milan; e se tali organizzazioni ottengono buoni risultati è merito suo, gloria imperitura, se invece finiscono sotto processo è colpa dell'invidia del demonio, dell'opposizione, del governo precedente o di un capro espiatorio random.

Ricapitolando, in uno Stato dipendente dal culto della personalità è impossibile distinguere un leader dallo Stato e viceversa. Purtroppo per lo Stato, che rimpiange i tempi in cui era confuso con la mafia.

Il leader onnipresente e onnitrombante compare inoltre in tutte le questioni della quotidianità, con una persistenza che va ben oltre il limite dello spamming e dello stalking. Nei casi più estremi possono accadere fatti risibili, come il leader che entra sotto forma di citazione in 2 delle 4 tracce degli esami di maturità, oppure che sia mandato per posta a tutti i cittadini la sua biografia mielosa degna dei racconti del Fantabosco, tipo "Una storia italiana", che illustra come il leader sia divenuto un imprenditore di successo grazie alla forza dell'amore verso la famiglia (la amava così tanto che ne ha fatte 3-4, almeno), dopo aver attraversato il deserto e sconfitto a mani nude il cancro.

Diffusione

In alto l'appello di un amato presidente per la difesa della libertà. In basso la propaganda di un esaltato coltivatore del proprio culto. O forse era il contrario. Ma tanto sono indistinguibili.

Tradizionalmente si ritiene che il culto della personalità possa trovare sbocchi solo nelle dittature, ma non è corretto, perché può essere smerciato benissimo anche nelle repubbliche, purché si tratti di repubbliche delle banane. Basta che una sola persona abbia un grosso potere di spaccio, anche di piccole dosi mediatiche, per assuefare pian piano il teledipendente. Il malcapitato non riuscirà più a pensare a nulla se non a procurarsi dosi sempre più massicce di leader, magari abbonandosi a vita a Panorama, o posizionando una tv anche nel cesso. Un classico esempio sono i regimi comunisti orientali, dove i leader smerciavano la propria immagine attraverso enormi cartelloni, con gigantografie della loro faccia sorridente con a fianco frasi dal sapore del compagno di lotta che "dà la sua parola" e si impegna in prima persona per il bene del Paese; mentre gli ideali di partito o altre minchiate da comunisti non hanno nessuna rilevanza.
Nei casi più acuti di overdose da leader, ci si può spingere ancora oltre, arrivando a vedere il leader firmare un contratto con gli elettori in diretta televisiva, per poi lamentarsi che il presidente del consiglio non ha i poteri adeguati per mantenere le promesse. La cosa non è chiara, sarebbe come se Vanna Marchi, approfittando della credulità popolare, firmasse un contratto in cui promette miracoli assurdi, irrealizzabili, come vincere al lotto, come un milione di posti di lavoro, o portare le tasse al 33%, per poi non fare un bel niente e dare la colpa al malocchio o alla congiuntura economica, che è lo stesso. Vanna Marchi è stata perseguita dalla giustizia per questa frode, ma solo perché non è stata capace di crearsi attorno un culto della personalità. Avrebbe dovuto fondare un partito, arruolare l'esercito di Vanna, scrivere un inno elettorale "menomale che Vanna c'è", fare un inciucione col PD e sarebbe ancora osannata da schiere di casalinghe intossicate disposte a dargli fino all'ultimo centesimo.

L'apologia del leader

Le sorti del governo, le sorti del paese e, certamente, le sorti dell'universo ruotano attorno al leader. Rimane impossibile immaginare il mondo senza il leader, ci sarebbe solo un lungo periodo di crisi d'astinenza, poi la morte per mano dei comunisti. I congressi di partito diventano la piazza di spaccio del leader, dove egli potrà dire di tutto, potrà contraddire qualunque cosa appena detta, in un tripudio del nonsenso. Ma non importa: grazie all'azione del suo carisma stupefacente, amplificato dai neuro stimolanti televisivi, apparirà comunque come un dio agli occhi stralunati del tossico, come accade nelle manifestazioni nord coreane, dove il caro leader si permette di raccontare barzellette sui comunisti a un popolo stremato da anni di malgoverno, oppure di chiedere "quante volte vieni?" alla ragazza di turno, ricavandone inspiegabilmente un aumento di consensi, mentre in una situazione di lucidità mentale verrebbe immediatamente espulso dal suo partito con estremo imbarazzo.

I circoli di partito

La Corea del Nord è il paese con il più esteso culto del leader, che appare in tutti i manifesti, con a margine i militanti che lo ammirano.

I militanti dei partiti si riuniscono nei circoli per partecipare al processo democratico, contribuiscono al dibattito e alla costruzione del consenso. Ma non di certo in un partito fondato sul leader, dove i militanti sono dei consumatori assidui di gadget del leader, come bibliografie, spille, bandiere, poster e altri oggetti made in china. La loro opinione non ha nessun valore, anche perché in effetti non ne avranno mai una. L'unica opinione che conta è quella del leader. Chiunque contraddice il leader, anche se è nel partito da sempre, è un traditore, mai il viceversa.

Statuto del partito

Lo statuto del partito è tagliato su misura del leader, cambiando a seconda delle esigenze del leader. Ad esempio, se un partito ritiene non eleggibili i condannati in via definitiva, nel momento in cui il leader viene condannato in via definitiva, questo principio scompare nel nulla siderale. Anzi non è mai esistito.

Attività politica

Dietro l'attività politica ci sono di norma i politici, ma non in un partito pervaso dal culto della personalità. In questo caso tutto è lasciato nelle mani degli esperti di marketing, già esperti nella vendita dei prodotti inutili, che stabiliscono cosa dire e cosa fare per esaltare ancora di più l'inutile leader. Chiunque metta in discussione il leader viene espulso. Anche i candidati locali che osano fare una campagna elettorale senza citare il leader nei propri manifesti e nei propri comizi, vengono espulsi. Il leader è unico, come Dio. Di fatto l'intera ideologia di partito è inesistente, non esiste alcun progetto, esiste solo il leader. Tutti i volantini, i manifesti, i simboli, le frasi, portano sempre il nome del leader. Se ci sono delle promesse elettorali, sono le promesse fatte dal leader. Qualunque figura del partito, anche un cofondatore o un vicepresidente del consiglio, se non è il leader, non è nessuno e può essere espulso in qualunque momento dal leader. Se al leader non piace più il nome del partito, o il programma, o la gente che c'è, può cambiare tutto in ogni momento, poiché di fatto possiede quelle persone come un boss del narcotraffico possiede gli spacciatori.

Inno del partito

Un altro manifesto coreano. Notare i milintanti che lo ammirano e la sola presenza del leader nel messaggio politico (perché oltre al leader non c'è altro, ovviamente).

Non c'è bisogno di dire che l'intero inno del partito ha come soggetto il leader, anzi il nome del partito neppure viene citato, tanto le persone che compongono il partito sono delle nullità, trovano un senso politico solo nel seguire il leader.

L'esercito del leader

Il leader richiama a se i militanti più avvelenati dal suo carisma malefico per manifestare per lui. Non importa perché o per come, essi risponderanno alla chiamata per difendere la libertà e la democrazia, ormai non più valori comuni, ma parole vuote e indistinguibili dalla persona del leader.

Aspetti positivi

Il culto della personalità può comunque avere un utilizzo sociale. Spesso si dice "la madre degli idioti è sempre incinta", "l'idiozia umana è infinita", "i soliti idioti", ma sono tutte espressioni generiche che non permettono di quantificare gli idioti, ovvero chi sono. Invece, con la diffusione del culto della personalità, basta contare chi segue il leader per avere una stima esatta dei ritardati presenti nel paese.

Uscire dal tunnel

Per un tossico assuefatto al suo leader è molto difficile uscire dalla dipendenza. Neppure eventi traumatici, come la messa al bando del leader finito dietro le sbarre, lo convinceranno a rinunciare a cercare nuove dosi, se pur illegalmente, a costo di stravolgere la costituzione, di delegittimare la giustizia, in barba a qualunque legge dello stato, il suo unico pensiero fisso sarà di tirare il leader fuori dal gabbio per farsi un'altra dose di leader.

Apparente non esiste via di guarigione, solo la morte.

Ma nonostante la morte la salma del leader può diventare tragicamente oggetto di culto religioso, continuando a drogare i seguaci e i loro discendenti per secoli.

Galleria degli orrori

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