Adolf Hitler

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Cancelliere del Reich (Reichskanzler) dal 1933 e Führer della Germania dal 1934 al 1945. Fu il fondatore e leader del Partito Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi (Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei), noto con il nome abbreviato di Partito Nazista, e il principale ideologo del nazionalsocialismo

Hitler conquistò il potere cavalcando lo scontento e l'orgoglio ferito del popolo tedesco, a causa della sconfitta nella prima guerra mondiale e della grave crisi economica che affliggeva la Repubblica di Weimar. Sfruttando la sua abilità oratoria e facendo leva sull'insoddisfazione delle classi medie, presentò un manifesto politico intriso di nazionalismo, anticomunismo e antisemitismo, e dopo alterne vicende (fallito Putsch nel '23, con conseguenti otto mesi di carcerazione) arrivò alla Cancelleria nel 1933 e instaurò la dittatura nel 1934, assumendo anche la carica di capo di stato dopo la morte del presidente Paul von Hindenburg. Grazie a un possente ed efficace programma di ristrutturazione economica e riarmo militare, Hitler perseguì una politica estera estremamente aggressiva, volta ad espandere il Lebensraum (spazio vitale) tedesco a spese delle popolazioni dell'Europa orientale. In un susseguirsi di atti di sfida alla comunità internazionale, giunse ad invadere la Polonia, il 1 settembre del 1939, provocando lo scoppio della seconda guerra mondiale. Sconfitto dagli eserciti alleati, con le truppe sovietiche ormai penetrate in città, si suicidò nel suo bunker di Berlino il 30 aprile 1945 insieme alla compagna Eva Braun, che aveva sposato poche ore prima.

Hitler fu fautore e responsabile sin dal 1933 di una politica di discriminazione e segregazione degli ebrei dalla vita sociale ed economica del Paese; politica che dal 1941 si tramutò in un piano d'internamento e sterminio totale (noto con il nome di "Soluzione finale") al quale ci si è riferiti sin dall'immediato dopoguerra con il termine di Shoah o Olocausto. Oltre al genocidio degli ebrei, la "Soluzione finale" prevedeva l'eliminazione di altri gruppi etnici, politici e sociali (rom, popolazioni slave, omosessuali, comunisti, disabili mentali, minoranze religiose, prigionieri di guerra e oppositori politici).

Biografia

Infanzia e gioventù

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Hitler da bambino

Adolf Hitler nacque il 20 aprile 1889 a Braunau am Inn, una piccola cittadina vicino a Linz nella provincia dell'Alta Austria, vicino al confine tedesco (Baviera), in quello che allora era l'Impero Austro-Ungarico. Suo padre Alois Hitler (1837-1903) era un ufficiale inferiore delle dogane. Sua madre era Klara Pölzl, terza moglie di Alois. Dei loro sei figli, solo Adolf e sua sorella Paula sopravvissero all'infanzia.

Alois Hitler era figlio illegittimo, e per questo da giovane utilizzò il cognome della madre, Schicklgruber. Nel 1876 adottò legalmente il cognome del padre naturale (che però non lo riconobbe mai finché fu in vita), trasformandolo da Hiedler (o Hüttler) in Hitler. Se effettivamente Alois fosse il figlio naturale di Johann Hiedler (o Hüttler) (1807-1888), il padre di Adolf sarebbe stato parente di sangue della propria moglie Klara, la cui madre si chiamava Hüttler e potrebbe essere stata la sorellastra di Alois.

Il figlio Adolf non usò mai il cognome Schicklgruber. In seguito i suoi avversari politici fecero circolare delle voci che insinuavano che Hitler fosse di origine ebrea: dopo che Maria Teresa d'Austria aveva dato la cittadinanza piena agli ebrei che si convertivano al cattolicesimo, essi usavano tradurre i loro cognomi ebraici in tedesco, e Schicklgruber era un cognome comune tra gli ebrei convertiti.

La madre di Hitler

Inoltre, una diversa fonte afferma che Hitler non sapesse con certezza chi fosse stato suo nonno. Le voci che affermavano che egli fosse per un quarto ebreo sarebbero dovute al fatto che sua nonna Maria Anna Schicklgruber sarebbe rimasta incinta del padre di Adolf mentre era al servizio di una famiglia ebrea a Graz, in Austria. Il datore di lavoro di Maria (mai identificato storicamente), inoltre, le avrebbe corrisposto una cifra mensile per il mantenimento del figlio fino alla maggiore età. Tuttavia, di tali presunti versamenti non esiste alcuna prova. Adolf adottò il proprio cognome "Hitler" come nome d'arte quando dipingeva.

Il padre di Hitler

Secondo alcuni scrittori,[1][2] Maria Anna Schicklgruber era a Vienna quando rimase incinta, domestica della famiglia Rothschild. Il nonno paterno sarebbe un barone della famiglia Rothschild, il quale non riconobbe il figlio.
I Rothschild erano una famiglia di banchieri, ebrei-tedeschi. Con un nonno ebreo, lo stesso Hitler sarebbe un ebreo-tedesco. I legami poi con una famiglia di banchieri diventerebbero fondamentali per capire l'evolversi della storia. Bisogna aggiungere che tali teorie sono generalmente considerate senza alcun reale riferimento storico.

Hitler era un bambino intelligente ma umorale, e fu bocciato due volte agli esami per ottenere l'ammissione all'educazione superiore a Linz. Era devoto alla sua indulgente madre e sviluppò un odio per suo padre, verosimilmente motivato dai crudeli maltrattamenti psicofisici ricevuti, ipotizzati fra l'altro dalla psicologa Alice Miller in alcuni suoi libri. Alcuni storici e psicologi ritengono che possa esserci un nesso fra l'odio di Hitler per la parte paterna della famiglia e quello per gli ebrei.Template:Citazione necessaria

Vienna e Monaco

Alois Hitler morì il 2 gennaio 1903 per un'emorragia polmonare. La vedova, Klara, morì di cancro al seno il 21 dicembre 1908. Il diciannovenne Adolf, rimasto orfano, ben presto lasciò la sua casa per Vienna, dove aveva vaghe speranze di diventare un artista. Aveva diritto a una pensione da orfano, che integrava lavorando come illustratore. Aveva un certo talento artistico e spesso disegnava dipinti di case e grandi palazzi. Si candidò due volte per l'ingresso nella scuola d'arte e architettura di Vienna, ma venne scartato in entrambe le occasioni. Si conservano alcune tele di discreta fattura. Perse la sua pensione nel 1910, ma per allora aveva ereditato qualche soldo da una zia.

Fu a Vienna che Hitler iniziò ad avvicinarsi all'antisemitismo, un'ossessione che avrebbe governato la sua vita e sarebbe divenuta la chiave di molte delle sue azioni successive. L'antisemitismo era profondamente insito nella cultura cattolica del sud della Germania, nella quale Hitler era cresciuto. Vienna aveva una grossa comunità ebraica, comprendente molti ebrei ortodossi dell'Europa orientale. Hitler in seguito ricordò il suo disgusto nell'incontrare gli ebrei viennesi.

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Hitler bambino, compagno di classe del filosofo Ludwig Wittgenstein

A Vienna l'antisemitismo si era sviluppato dalle sue origini religiose in una dottrina politica, promosso da pubblicisti come Lanz von Liebenfels, i cui libelli venivano letti da Hitler, e da politici come Karl Lueger, borgomastro di Vienna, o Georg Ritter von Schönerer, che contribuì agli aspetti razziali dell'antisemitismo. Da loro Hitler acquisì il credo nella superiorità della razza ariana, che formò le basi delle sue idee politiche. Hitler arrivò a credere che gli ebrei fossero i nemici naturali degli "ariani", e fossero anche in qualche modo responsabili per la sua povertà e incapacità di ottenere il successo che credeva di meritare.

I soldi ereditati dalla zia ben presto terminarono, e per diversi anni Hitler visse in una relativa oscurità; non si trovò mai in condizioni di reale indigenza, anche se dormiva in ostelli per soli uomini. Durante il tempo libero assisteva spesso all'opera nelle sale da concerto di Vienna, prediligendo i temi della mitologia norrena di Richard Wagner.

Nel 1913 Hitler si spostò a Monaco di Baviera per evitare il servizio militare nell'esercito Austro-Ungarico. Ma nell'agosto 1914, quando l'Impero tedesco entrò nella prima guerra mondiale, si arruolò come volontario nell'esercito tedesco del Kaiser Guglielmo II.

Ottenne il grado di caporale e prestò servizio attivo in Francia e Belgio come staffetta portaordini (Ordonnanz). Fu ferito durante un attacco con l'iprite e, essendosi distinto in combattimento, ricevette la Croce di Ferro di seconda classe e quindi di prima classe.

Durante la guerra Hitler acquisì un appassionato patriottismo tedesco, anche se non era un cittadino dell'Impero germanico (un aspetto a cui non pose rimedio fino al 1932). Fu sconvolto dalla capitolazione tedesca nel novembre 1918, quando l'esercito, a suo dire, non era stato sconfitto. Egli, come molti altri nazionalisti, incolpò gli ebrei di avere attizzato focolai rivoluzionari bolscevichi, che avrebbero minavano dall'interno la resistenza dei soldati al fronte, e indotto i politici (i "criminali di novembre") alla resa e alla sottoscrizione del trattato di Versailles.

Il Partito Nazionalsocialista

« Già negli anni 1913-1914 io cominciai ad esprimere in diversi circoli, oggi fedeli alla causa nazionalsocialista, il pensiero che la questione del futuro tedesco ruotava attorno alla distruzione del marxismo. »

Dopo la guerra Hitler rimase nell'esercito, che veniva ora impegnato principalmente nella repressione delle rivoluzioni socialiste che scoppiavano in tutta la Germania, compresa Monaco, dove Hitler tornò nel 1919. Mentre era ancora nell'esercito, venne incaricato di spiare gli incontri di un piccolo partito nazionalista, il Partito Tedesco dei Lavoratori (DAP). Hitler si unì al partito come membro numero 555 nella primavera del 1919. Il 14 agosto incontrò per la prima volta Dietrich Eckart, un antisemita e uno dei primi membri chiave del partito, in occasione di un discorso tenuto davanti ai membri del DAP.

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Francobollo tedesco

Hitler non venne congedato dall'esercito fino al 1920; dopo di che cominciò a prendere parte a tempo pieno alle attività del partito. Ne divenne ben presto il leader e ne cambiò il nome in Partito Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi (National Sozialistische Deutsche Arbeitspartei - NSDAP), normalmente conosciuto come Partito Nazista da National Sozialistische, in contrasto con Sozi, un termine usato per indicare il Partito Socialdemocratico Tedesco. Il partito adottò come simbolo la svastica, nella convinzione, errata, che il simbolo fosse di origine "ariana" e indoeuropea, nonché il saluto romano usato dai fascisti italiani.

Il Partito Nazista era solo uno dei numerosi piccoli gruppi estremistici della Monaco di quell'epoca, ma Hitler scoprì ben presto di avere due talenti notevoli; nell'oratoria pubblica e nell'ispirare la lealtà delle persone. La sua oratoria, che attaccava gli ebrei, i socialisti e i liberali, i capitalisti e i comunisti, iniziò ad attrarre nuovi aderenti. Tra i primi seguaci troviamo Rudolf Hess, Hermann Göring ed Ernst Röhm, che sarebbe stato il capo dell'organizzazione paramilitare nazista, la SA (Sturmabteilung). Un altro ammiratore fu il Maresciallo di Campo dell'epoca di guerra, Erich Ludendorff. Hitler decise di usare Ludendorff come facciata in un tentativo abbastanza velleitario di conquistare il potere, il "Putsch di Monaco" dell'8 novembre 1923, quando i nazisti marciarono da una birreria fino al Ministero della Guerra bavarese, intendendo rovesciare il governo separatista di destra della Baviera e da lì marciare su Berlino. Hitler fece affidamento principalmente sull'aiuto degli ex combattenti delusi dalla Repubblica di Weimar riuniti nelle organizzazioni paramilitari dei "Corpi Franchi" (Freikorps).

Il colpo di stato fallì e Hitler venne processato per alto tradimento; tuttavia, egli si servì del processo per diffondere il suo messaggio in tutta la Germania. Nell'aprile 1924 venne condannato a cinque anni di carcere nella prigione di Landsberg. Qui Hitler dettò un libro intitolato Mein Kampf (La mia battaglia) al suo fedele delfino, Hess. Questo lavoro ponderoso, conteneva le idee di Hitler sulla razza, la storia e la politica, compresi numerosi avvertimenti sul destino che attendeva i suoi nemici, specialmente gli ebrei, nel caso in cui fosse riuscito a salire al potere. Il libro venne pubblicato la prima volta in due volumi: il primo nel 1925 e il secondo un anno dopo. Le prospettive di un Hitler al potere sembravano così remote, a quel tempo, che nessuno prese seriamente i suoi scritti.

Considerato relativamente innocuo, Hitler ottenne una riduzione della pena. Venne rilasciato nel dicembre 1924 dopo solo nove mesi. A quel momento il Partito Nazista a malapena esisteva e i suoi capi dovettero sforzarsi a lungo per cercare di ricostruirlo.

Durante questi anni Hitler formò un gruppo che sarebbe in seguito diventato uno degli strumenti chiave nel raggiungimento dei suoi obiettivi. Poiché le Sturmabteilungen di Röhm erano inaffidabili e prive di disciplina, e formavano una base di potere separata all'interno del partito, Hitler costituì una guardia del corpo personale, le Schutzstaffeln ("unità di protezione" o SS). Questo corpo d'élite dalle uniformi nere venne guidato da Heinrich Himmler, il principale esecutore dei piani di Hitler sulla "questione ebraica", durante la seconda guerra mondiale.

Un elemento chiave del fascino esercitato da Hitler sul popolo tedesco si trovava nel suo costante fare appello all'orgoglio nazionale, ferito dalla sconfitta in guerra e umiliato dal Trattato di Versailles, imposto all'Impero germanico dagli alleati. L'Impero, infatti, sfaldandosi, dovette cedere territori a Francia, Polonia, Belgio e Danimarca, abbandonare le sue colonie, dismettere la Marina, pagare un conto salatissimo per le riparazioni di guerra, e assumersi la piena responsabilità e colpevolezza dello scoppio del conflitto. Siccome molti tedeschi non credevano che fosse stata la Germania a dar inizio alla guerra (essendo stata dichiarata dall'Austria), né di essere stati lealmente sconfitti, erano amaramente risentiti per questi termini. Anche se i primi tentativi, da parte dei nazisti, di guadagnare voti con la condanna delle umiliazioni e delle macchinazioni dell'"ebraismo internazionale" non ebbero particolare successo con l'elettorato, la propaganda di partito imparò la lezione, e presto capovolse la situazione a proprio vantaggio attraverso un'espressione più subdola dei suoi contenuti, che combinava l'antisemitismo con attacchi "spiritati" contro i fallimenti del "sistema di Weimar" e i partiti che lo appoggiavano.

La corsa al potere

Il punto di svolta delle fortune di Hitler giunse con la Grande Depressione che colpì la Germania nel 1930. Il regime democratico costituito in Germania nel 1919, la cosiddetta Repubblica di Weimar, non era mai stato genuinamente accettato dai conservatori e neanche dal potente Partito Comunista. I Socialdemocratici e i partiti tradizionali del centro e della destra si mostrarono inadeguati nel contenere lo shock della Depressione ed erano, inoltre, tutti segnati dall'associazione con il "sistema di Weimar". Nelle elezioni del 14 settembre 1930, il partito nazionalsocialista sorse improvvisamente dall'oscurità e si guadagnò oltre il 18% dei voti e 107 seggi nel Reichstag, diventando così la seconda forza politica in Germania.

Il successo di Hitler si basava sulla conquista della classe media, colpita duramente dall'inflazione degli anni '20 e dalla disoccupazione portata dalla Depressione. Contadini e veterani di guerra costituivano altri gruppi che supportavano i nazisti, influenzati dai mistici richiami dell'ideologia Volk (popolo) al mito del sangue e della terra. La classe operaia urbana, invece, in genere ignorava gli appelli di Hitler; Berlino e le città della regione della Ruhr gli erano particolarmente ostili; infatti in queste città il Partito Comunista era ancora forte, ma si opponeva anch'esso al governo democratico, ragion per cui si rifiutò di cooperare con gli altri partiti per bloccare l'ascesa di Hitler.

Le elezioni del 1930 furono un disastro per il governo di centro-destra di Heinrich Brüning, che si vedeva privato della maggioranza al Reichstag, affidato alla tolleranza dei Socialdemocratici e costretto all'uso dei poteri d'emergenza da parte del Presidente della Repubblica per restare al governo. Con le misure austere introdotte da Brüning per contrastare la Depressione, avare di successi, il governo era ansioso di evitare le elezioni presidenziali del 1932, e sperava di garantirsi l'accordo con i nazisti per estendere il mandato di Hindenburg. Ma Hitler si rifiutò e anzi corse contro Hindenburg nelle elezioni presidenziali, arrivando secondo nelle due tornate elettorali, superando il 35% dei voti nella seconda occasione, in aprile, nonostante i tentativi del Ministro degli Interni Wilhelm Groener e del governo Socialdemocratico della Prussia di limitare le attività pubbliche dei nazisti, soprattutto bandendo le SA.

L'imbarazzo delle elezioni pose fine alla tolleranza di Hindenburg nei confronti di Brüning, e il vecchio Maresciallo di Campo dimise il governo e ne nominò uno nuovo guidato dal reazionario Franz von Papen che immediatamente abrogò il bando sulle SA e indisse nuove elezioni per il Reichstag. Alle elezioni del luglio 1932 i nazisti ottennero il loro migliore risultato, vincendo 230 seggi e diventando il partito di maggioranza relativa. In quel momento i nazisti e i comunisti controllavano la maggioranza del Reichstag, la formazione di un governo di maggioranza stabile, impegnato alla democrazia, era impossibile e, a seguito del voto di sfiducia sul governo von Papen, appoggiato dall'84% dei deputati, il nuovo Reichstag si dissolse immediatamente e furono ancora una volta indette nuove elezioni.

Von Papen e il Partito di Centro aprirono entrambi dei negoziati per assicurarsi la partecipazione nazista al governo, ma Hitler pose delle condizioni dure, chiedendo il cancellierato e il consenso del Presidente che gli permettesse di utilizzare i poteri d'emergenza dell'Articolo 48 della costituzione. Questo fallimento nell'entrare al governo, unito agli sforzi nazisti di ottenere il supporto della classe operaia, alienarono alcuni dei precedenti sostenitori e nelle elezioni del novembre 1932 i nazisti persero dei voti, pur rimanendo il principale partito del Reichstag.

Poiché von Papen aveva chiaramente fallito nei suoi tentativi di garantirsi una maggioranza attraverso la negoziazione che avrebbe portato i nazisti al governo, Hindenburg lo dimise e chiamò al suo posto il generale Kurt von Schleicher, che era stato per lungo tempo una forza dietro le quinte e più recentemente Ministro della Difesa, il quale promise di poter garantire un governo di maggioranza attraverso la negoziazione con i sindacalisti Socialdemocratici e con la fazione nazista dissidente, guidata da Gregor Strasser.

Come Schleicher si imbarcò in questa difficile missione, von Papen e Alfred Hugenberg, Segretario del Partito Popolare Tedesco-Nazionale (DNVP), che prima dell'ascesa nazista era il principale partito di destra, cospirarono per persuadere Hindenburg a nominare Hitler come cancelliere in coalizione con il DNVP, promettendo che sarebbero stati in grado di controllarlo. Quando Schleicher fu costretto ad ammettere il suo fallimento, e chiese ad Hindenburg un altro scioglimento del Reichstag, Hindenburg lo silurò e mise in atto il piano di von Papen, nominando Hitler Cancelliere con von Papen come Vicecancelliere e Hugenberg come Ministro dell'Economia, in un gabinetto che comprendeva solo tre nazisti; Hitler, Göring, e Wilhelm Frick. Il 30 gennaio 1933, Adolf Hitler prestò giuramento come Cancelliere nella camera del Reichstag, sotto gli sguardi e gli applausi di migliaia di sostenitori del nazismo.

Hitler visita la Finlandia nel 1942

Il Partito Comunista Tedesco, vincolato da Mosca, ebbe larga parte delle responsabilità nell'ascesa al potere di Hitler. Fin dal 1929, Stalin aveva spinto il Comintern ad adottare una politica di estremo settarismo verso tutti gli altri partiti di sinistra; i socialdemocratici erano trattati come "social-fascisti" e nessuna alleanza doveva essere stretta con loro. Questo serviva ai fini politici interni di Stalin, ma ebbe conseguenze opposte in Germania. Il Partito Comunista, non solo fallì nell'opporsi ai nazisti in alleanza con i socialdemocratici, ma cooperò tatticamente con i primi (soprattutto in occasione dello sciopero dei trasporti pubblici berlinesi del 1932). Furono presto costretti a capire l'errore di questa politica. Usando il pretesto dell'Incendio del Reichstag, Hitler emise il "Decreto dell'incendio del Reichstag", del 28 febbraio 1933. Il decreto sopprimeva diversi importanti diritti civili in nome della sicurezza nazionale. I leader comunisti, assieme ad altri oppositori del regime, si trovarono ben presto in prigione. Al tempo stesso le SA lanciarono un'ondata di violenza contro i movimenti sindacali, gli ebrei e altri "nemici".

Ma Hitler non aveva ancora la nazione in pugno. La nomina a Cancelliere di Hitler e il suo uso dei meccanismi incastonati nella Costituzione per approdare al potere hanno portato al mito della nazione che elegge il suo dittatore e al supporto della maggioranza alla sua ascesa. Hitler divenne Cancelliere su nomina legale del Presidente, che era stato eletto dal popolo. Ma né Hitler, né il partito disponevano della maggioranza assoluta dei voti. Nelle ultime elezioni libere, i nazisti ottennero il 33% dei voti, guadagnando 196 dei 584 seggi disponibili. Anche nelle elezioni del marzo 1933, che si svolsero dopo che terrore e violenza si erano diffuse per lo stato, i nazisti ricevettero solo il 44% dei voti. Il partito ottenne il controllo della maggioranza dei seggi al Reichstag attraverso una formale coalizione con il DNVP. Infine, i voti addizionali necessari a far passare il Decreto dei pieni poteri, che investì Hitler di un'autorità dittatoriale, i nazisti se li assicurarono espellendo i deputati comunisti e intimidendo i ministri del Partito di Centro. In una serie di decreti che arrivarono subito dopo, vennero soppressi gli altri partiti e bandite tutte le forme di opposizione. In solo pochi mesi, Hitler aveva raggiunto un controllo autoritario senza aver mai violato o sospeso la costituzione del Reich. Ma aveva minato la democrazia per poterlo fare.

Il regime nazionalsocialista

« Verrà un giorno in cui sarà più grande onore avere il titolo di cittadino del Reich in qualità di spazzino che essere re in uno Stato straniero, e questo giorno verrà certamente, poiché, in un mondo come il nostro, che permette la mescolanza delle razze, uno Stato che dedica tutti i suoi sforzi allo sviluppo dei migliori elementi razziali deve fatalmente diventare il padrone del mondo. »

Essendosi assicurato il potere politico supremo in maniera legale con libere elezioni, Hitler rimase estremamente popolare fino ai momenti finali del suo regime. Era un maestro di oratoria, e con tutti i mezzi d'informazione tedeschi sotto il controllo del suo capo della propaganda, Joseph Goebbels, egli fu in grado di persuadere la maggioranza dei tedeschi che era il loro salvatore; dalla depressione, dai comunisti, dal trattato di Versailles e dagli ebrei. Su quelli che non ne erano persuasi, le SA, le SS e la Gestapo (la Polizia segreta di stato) avevano mano libera, e a migliaia scomparirono nei campi di concentramento. Molti di più emigrarono, compresi circa metà degli ebrei tedeschi.

Per consolidare il suo regime, Hitler aveva bisogno della neutralità dell'esercito e dei magnati dell'industria. Questi erano allarmati dalla componente "socialista" del Nazionalsocialismo, che era rappresentata dalle camicie brune delle SA di Ernst Röhm, in gran parte appartenenti alla classe operaia. Per rimuovere questa barriera all'accettazione del regime, Hitler lasciò libero il suo luogotenente, Himmler, di assassinare Röhm e decine di altri nemici reali o potenziali, durante la notte del 29-30 giugno 1934. L'evento è ricordato come la Notte dei lunghi coltelli. Un effetto meno visibile della purga, che venne poco percepito all'epoca ma probabilmente rientrava nei progetti di Hitler, fu di focalizzare le energie del partito non più su aspetti sociali (come desiderato dalle SA) ma sui «nemici razziali» della Germania.

Difatti il nazismo nasce come ideologia gemella al fascismo italiano, e tale rimane fino a questo momento, quando con l'eliminazione della corrente "di sinistra" facente capo a Röhm, la corrente "di destra" facente capo ad Hitler prende il sopravvento. Da questo momento il NSDAP abbraccia implicitamente il capitalismo e si prefigura come un'ideologia prettamente di destra, abbandonando ogni ipotesi rivoluzionaria e quindi rimanendo "socialista" solo nel nome. Questo come pegno ai poteri economici internazionali che l' avevano sostenuto finanziariamente nell' ascesa al potere. Il paragone tra fascismo e nazismo fu artificialmente mantenuto per fittizi motivi propagandistici di immagine pubblica.[3]
« Adolf Hitler è stato il miglior agente segreto che il capitalismo internazionale abbia mai avuto, il vero responsabile della scomparsa del fascismo[4] »

Quando Hindenburg morì, il 2 agosto 1934 Hitler, che, in quanto già capo del governo (Cancelliere del Reich), non poteva diventare anche Presidente del Reich (capo di stato), creò per se una nuova carica, quella del Führer, che in pratica gli consentì di avere i poteri del capo di stato. Egli era Führer und Reichskanzler (Guida e Cancelliere del Reich). Dal 1934 sino alla sua morte in Germania non ci sarà nessun Presidente del Reich.

Quegli ebrei che non erano emigrati in tempo, ebbero a pentirsi della loro esitazione. In base alle Leggi di Norimberga del 1935 persero il loro status di cittadini tedeschi e vennero espulsi dagli impieghi statali, dagli ordini professionali e da gran parte delle attività economiche. Erano oggetto dello sbarramento di una odiosa propaganda. Pochi non ebrei tedeschi si opposero a questi passi. La chiesa cristiana, immersa in secoli di antisemitismo, rimase in silenzio. Queste restrizioni vennero ulteriormente aggravate, specialmente dopo l'operazione anti-ebraica del 1938, conosciuta come Notte dei cristalli (Kristallnacht o Reichskristallnacht). Dal 1941 agli ebrei venne richiesto di indossare una stella gialla in pubblico.

Nel marzo 1935 Hitler ripudiò il Trattato di Versailles, reintroducendo la coscrizione in Germania. Il suo scopo sembrava quello di costruire una massiccia macchina militare, comprendente una nuova Marina e una nuova Aviazione (la Luftwaffe). Quest'ultima venne posta sotto il comando di Hermann Göring, un comandante veterano della prima guerra mondiale. L'arruolamento di grandi quantità di uomini e donne nel nuovo esercito sembrava risolvere i problemi di disoccupazione, ma distorse seriamente l'economia.

Nel marzo 1936 Hitler violò nuovamente il Trattato di Versailles, rioccupando la zona demilitarizzata della Renania e poiché Regno Unito e Francia non fecero nulla per fermarlo, prese coraggio. Nel luglio 1936 scoppiò la Guerra civile spagnola, dove i militari, guidati dal generale Francisco Franco, si ribellarono contro il governo regolarmente eletto del Fronte Popolare. Hitler inviò delle truppe ad aiutare i ribelli. La Spagna servì come prova sul campo per le nuove forze armate tedesche e per i loro metodi, compreso il bombardamento di città indifese come Guernica, che venne distrutta dalla Luftwaffe nell'aprile 1937.

Benito Mussolini e Hitler durante la visita ufficiale nella Jugoslavia occupata

Per dimostrare al mondo la potenza tedesca, Hitler (su idea di Goebbels) ospitò a Berlino l'XI Olimpiade, con una cerimonia iniziale trionfale.
Hitler formò un'alleanza con Benito Mussolini e l'Italia Fascista - l' Asse Roma-Berlino - il 25 ottobre 1936. Questa alleanza venne in seguito allargata a Giappone, Ungheria, Romania e Bulgaria. Queste nazioni sono collettivamente conosciute come Potenze dell'Asse. Il 5 novembre 1937 alla Cancelleria del Reich, Adolf Hitler tenne un incontro segreto dove dichiarò i suoi piani per l'acquisizione di "spazio vitale" per il popolo tedesco.

Il 12 marzo 1938 l'Austria, con un referendum, si univa con la Germania (l'Anschluss) e Hitler, che così poneva le basi della Grande Germania, fece un ingresso trionfale a Vienna. In seguito intensificò la crisi che coinvolgeva gli abitanti di lingua tedesca della regione dei Sudeti in Cecoslovacchia. Questo portò all'Accordo di Monaco del settembre 1938 in cui la Gran Bretagna e la Francia, con la mediazione di Mussolini, diedero debolmente strada alle sue richieste, evitando la guerra ma non riuscendo a salvare la Cecoslovacchia. I tedeschi entrarono a Praga il 10 marzo 1939.

A questo punto Francia e Gran Bretagna decisero di prendere posizione, e resistettero alla successiva richiesta di Hitler per la restituzione del territorio di Danzica ceduto alla Polonia in base al Trattato di Versailles. Ma le potenze occidentali non furono in grado di giungere ad un accordo con l'Unione Sovietica per un'alleanza contro la Germania, e Hitler ne approfittò. Il 23 agosto 1939 concluse un patto di non-aggressione (il Patto Molotov-Ribbentrop) con Stalin, definendo anche i criteri per la spartizione del territorio polacco. Il 1° settembre la Germania invase la Polonia.

Hitler era certo che Francia e Gran Bretagna non avrebbero onorato il loro impegno con i polacchi dichiarando guerra alla Germania: "Ho giudicato i loro capi a Monaco: Daladier, Chamberlain, dei vermiciattoli!"[5]. Quando la mattina del 3 settembre l'aiutante Schmidt entrò nello studio di Hitler consegnandogli la dichiarazione di guerra dell'Inghilterra, questi restò pietrificato e voltosi verso il suo ministro degli esteri Ribbentrop, con lo sguardo furibondo disse: "Was nun?" (E adesso?)[6]. Nell'anticamera, affollata di generali e dignitari del partito, la voce di Göring, appena informato, ruppe il silenzio che si era fatto: "Se perdiamo questa guerra, Dio abbia pietà di noi!"[7]

Seconda guerra mondiale: le vittorie

« Dobbiamo essere crudeli. Dobbiamo riabituarci ad essere crudeli con la coscienza pulita. »

Nei tre anni seguenti Hitler conseguì una serie quasi ininterrotta di successi militari. La Polonia venne rapidamente sconfitta e spartita coi sovietici. Nell'aprile 1940 la Germania invase Danimarca e Norvegia (Operazione Weserübung). In maggio iniziò un'offensiva lampo che travolse rapidamente Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e la Francia (Campagna di Francia), che collassò nel giro di sei settimane. Nell'aprile 1941 toccò a Jugoslavia e Grecia ad essere invase (Campagna dei Balcani). Nel frattempo le forze tedesche (Afrika Korps), unite a quelle italiane, avanzavano attraverso il Nord Africa verso l'Egitto, puntando Alessandria d'Egitto ed Il Cairo. Queste invasioni furono accompagnate dal bombardamento di città indifese come Varsavia, Rotterdam (avvertita e quindi evacuata) e Belgrado. L'unico insuccesso di Hitler fu quello di non riuscire a piegare la Gran Bretagna con i bombardamenti, tentativo che venne contrastato durante la Battaglia d'Inghilterra.

Il 22 giugno 1941 ebbe inizio l'Operazione Barbarossa. Le forze tedesche, appoggiate dalle nazioni dell'Asse a cui si aggiungeva la Finlandia, invasero l'URSS, occupando rapidamente parte della Russia europea, assediando Leningrado e minacciando Mosca. Durante l'inverno l'armata di Hitler venne respinta alle porte di Mosca, ma l'estate successiva l'offensiva riprese. Per il luglio 1942 le truppe di Hitler erano sul Volga. Qui vennero sconfitte nella Battaglia di Stalingrado, la prima grossa sconfitta tedesca. In Nord Africa i britannici sconfissero i tedeschi nella seconda battaglia di El Alamein, contrastando i piani di Hitler di occupare il Canale di Suez e il Medio Oriente.

A proposito della certezza della vittoria bellica da parte del dittatore e i suoi fedeli, Hitler dichiarò testualmente in presenza dei suoi generali: "Quanto alla propaganda, troverò qualche spiegazione per lo scoppio della guerra. Non importa se plausibile o no, al vincitore non verrà chiesto, poi, se avrà detto o no la verità".[8]

La Shoah

Hitler a Monaco nel 1939

L'invasione dell'Unione Sovietica fu anche motivata dall'idea nazionalsocialista, già presente agli albori del movimento, di acquisizione di un Lebensraum («spazio vitale») ad Est a scapito delle popolazioni slave, considerate Untermenschen («sub-umane»). Contemporaneamente l'operazione Barbarossa si proponeva di abbattere il nemico ideologico rappresentato dal comunismo parte, secondo l'ideologia hitleriana, del complotto «giudaico» per il dominio del mondo. Non ultimo, la campagna ad Est avrebbe permesso alla Germania, svaniti i sogni di una rapida campagna occidentale, di raggiungere ed utilizzare le ricche risorse economiche sovietiche rappresentate dal petrolio caucasico e le derrate alimentari ucraine.

Fu immediatamente dopo lo scoppio del conflitto ad Est che la persecuzione ebraica raggiunse la sua fase culminante con l'avvio dei massacri operati dalle Einsatzgruppen che seguivano le forze armate tedesche avanzanti. D'altro canto non esistono prove che nel giugno 1941 esistesse già un piano per una «soluzione finale della questione ebraica». Gli storici rilevano che probabilmente la decisione venne presa in un periodo compreso tra il novembre 1941 ed il gennaio 1942 e che la fase operativa si concretizzò solo successivamente.

Per facilitare l'attuazione della Soluzione finale, si tenne a Wannsee, nei pressi di Berlino, una Conferenza il 20 gennaio del 1942, con la partecipazione di quindici ufficiali superiori del regime, guidati da Reinhard Heydrich e Adolf Eichmann.Le registrazioni della conferenza forniscono la migliore evidenza della pianificazione centrale dell'Olocausto. Tra il 1942 e il 1944 le SS, assistite dai governi collaborazionisti e da personale reclutato nelle nazioni occupate, uccisero in maniera sistematica circa 3,5 milioni di ebrei in sei campi di sterminio localizzati in Polonia: Auschwitz-Birkenau, Belzec, Chelmno, Majdanek, Sobibor e Treblinka. Altri vennero uccisi meno sistematicamente in altri luoghi e in altri modi, o morirono di fame e malattie mentre lavoravano come schiavi. Al tentativo di Genocidio degli ebrei europei ci si è generalmente riferiti nel dopoguerra con la parola Olocausto, ma più recentemente il termine ebraico Shoah, preferito dagli ebrei stessi, è stato adottato dalla comunità internazionale.

Altri gruppi etnici, sociali e politici sono stati oggetto di persecuzione e in alcuni casi di sterminio durante la "Soluzione finale". Migliaia di socialisti tedeschi, comunisti e altri oppositori del regime morirono nei campi di concentramento, così come un numero alto ma sconosciuto di omosessuali. I Rom e gli zingari, ugualmente considerati razze inferiori, furono anch'essi internati o uccisi nei campi. Circa tre milioni di soldati sovietici, prigionieri di guerra, morirono nei lager, ridotti alla stregua di schiavi. Tutte le nazioni occupate soffrirono privazioni terribili ed esecuzioni di massa: fino a tre milioni di civili polacchi (non-ebrei) morirono durante l'occupazione.

Non è stato ritrovato alcun documento nel quale sia stata pianificata la "Soluzione finale", ma ciò nonostante la stragrande maggioranza degli storici concorda nel ritenere che Hitler ne sia stato l'ideatore, ordinando a Himmler di portare avanti il piano.

Seconda guerra mondiale: la disfatta

Lo "Stars & Stripes", giornale delle truppe americane, riporta la notizia della morte di Hitler

I primi trionfi persuasero Hitler di essere un genio della strategia militare, per questo motivo divenne sempre meno desideroso di ascoltare i consigli dei suoi generali o anche solo di udire cattive notizie. Dopo la battaglia di Stalingrado, ampiamente considerata come il punto di svolta della seconda guerra mondiale, le sue decisioni militari divennero sempre più erratiche, e la posizione economica e militare della Germania si deteriorò. L'entrata in guerra degli Stati Uniti, il 7 dicembre 1941 portò a una incredibile coalizione delle principali potenze mondiali: il più grande impero mondiale (l'Impero Britannico), la principale potenza finanziaria e industriale (gli USA), e l'Unione Sovietica, che si era sobbarcata il peso più grande della seconda guerra mondiale in termini di vite umane e altre perdite. I realisti all'interno dell'esercito tedesco videro la sconfitta come inevitabile e complottarono per togliere Hitler dal potere. Nel luglio 1944 uno di loro, Claus von Stauffenberg piazzò una bomba nel quartier generale di Hitler (il cosiddetto Complotto del 20 luglio), ma Hitler scampò miracolosamente alla morte. Seguì una selvaggia rappresaglia e il movimento di resistenza venne soffocato.

L'alleato di Hitler, Benito Mussolini, venne rovesciato nel 1943. Nel frattempo l'Unione Sovietica continuava costantemente a costringere le armate di Hitler alla ritirata dai territori occupati ad est. Ma fintanto che l'Europa occidentale era assicurata, la Germania poteva sperare di tenere la posizione indefinitamente, nonostante la sempre più pesante campagna di bombardamenti sulle città tedesche. Il 6 giugno 1944 (D-Day), le armate alleate sbarcarono nel nord della Francia, e per dicembre erano arrivate al Reno. Hitler eseguì un'ultima offensiva sulle Ardenne. Ma con il nuovo anno le armate alleate stavano avanzando sul territorio tedesco. I tedeschi, intanto, avevano invaso l'Italia e instaurarono un governo fantoccio a Salò, con a capo Mussolini. Tra il 1943 e il 1945 i tedeschi uccisero migliaia di civili italiani (i peggiori massacri furono quelli di Marzabotto, con 770 vittime, delle Fosse Ardeatine, con 335 morti e di Sant'Anna di Stazzema con 560 vittime innocenti, per lo più donne e bambini).

In febbraio i sovietici si fecero strada attraverso la Polonia e la Germania orientale, e in aprile arrivarono alle porte di Berlino. I più stretti collaboratori di Hitler lo invitarono a scappare in Baviera o in Austria, per cercare una resistenza finale sulle montagne, ma egli era determinato a restare nella sua capitale.
Le sue armate si disfecero e mentre i sovietici si aprivano la strada verso il centro di Berlino, secondo le voci ufficiali, Hitler si suicidò nel suo bunker il 30 aprile 1945, insieme alla storica amante Eva Braun che aveva sposato il giorno prima. Aveva 56 anni. Come parte delle sue ultime volontà, ordinò che il suo corpo venisse portato all'esterno e bruciato. Nel suo testamento, scaricò tutti gli altri leader nazisti e nominò il Grandammiraglio Karl Dönitz come nuovo Presidente del Reich[9] e Joseph Goebbels come nuovo Cancelliere del Reich. Comunque, quest'ultimo si suicidò il 1 maggio 1945 insieme alla moglie dopo aver ucciso i suoi 6 figli. L'8 maggio 1945, la Germania si arrese. Il "Reich millenario" di Hitler era durato poco più di 12 anni.

Secondo alcune voci, però prive di prove e fondamento, i resti parzialmente carbonizzati di Hitler vennero trovati e identificati (attraverso le impronte delle arcate dentarie) dai sovietici e in seguito seppelliti in un luogo mai rivelato della Germania orientale su ordine di Stalin.

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Il mistero della morte

Il dubbio se Hitler fosse realmente morto o no è rimasto per anni al centro di numerose polemiche: c'era chi lo dava morto al 100% e chi invece pensavo o sperava che fosse ancora vivo.

Va detto che le poche persone presenti nel bunker o si suicidarono o furono catturate, ma tutti affermarono certa la morte del Führer. Ma era vero o stavano mentendo?

Secondo fonti sovietiche i corpi rinvenuti e poi riconosciuti come quelli di Hitler e della Braun erano completamente carbonizzati e fu possibile riconoscerli solamente dalle impronte dentali. Questo però appare alquanto inverosimile inquanto l'operazione di incenerimento dei due corpi fu fatta in maniera molto frettolosa poiché nel giardino della Cancelleria, dove si auspica avvenne il rogo, pioveva ogni sorta di proiettile.

L'autopsia che venne fatta al corpo di Hitler da parte dei russi rivelò che si suicidò con il cianuro, tuttavia i troppi particolari ritrovati sul corpo carbonizzato a 48 ore dal decesso, fanno pensare che i risultati dell'autopsia siano stati inventati da Stalin.

Nei primi di maggio del 1945 furono mostrate anche alcune foto di un corpo che i sovietici dissero quello di Hitler, ma la cosa venne quasi subito bollata come un falso perché sul corpo non erano presenti alcune tracce di brucciature.
Ed ancora oggi non si sono mai viste le fotografie autentiche del cadavere del Führer.

Altro fatto strano, ma degno di nota, è che il dentista che aveva identificato il corpo trovato dai sovietici come quello di Hitler, morì in circostanze misteriose pochi giorni dopo.

Secondo alcune voci, non confermate però, durante l'autopsia che venne fatta al presunto corpo di Eva Braun da parte dei russi fu riscontrato che la donna era incinta al momento della morte. Se questa cosa fosse vera, sarebbe dunqua una prova che il corpo non si tratti di quello della Braun, la quale a causa di una malformazione genitale non poteva avere figli.

C'è poi chi afferma che Hitler non si suicidò e che fuggì come fecero molti altri Nazisti. A sostegno di tale tesi, esisterebbero alcune prove:

Il 29 ottobre 1984 furono rese pubbliche due tavolette lignee placcate d'oro, custodite da 40 anni nel tempio buddista di Koysan, che riportavano i ringraziamenti di Hitler ai propri alleati e riportava la data del 21 maggio 1945. É stato certificato che si trattano di originali e quindi resta un dubbio il perché di una data posteriore al giorno della morte del dittatore.

Recentemente è stato scritto il libro Hitler in Argentina dal giornalista argentino Abel Basti, nel quale sono riportate dichiarazioni di testimoni oculari i quali asseriscono di essersi incontrati con il Fuhrer in diverse parti del mondo, citando tra l'altro un documento segreto dell'FBI che conferma tale versione. Sempre nel libro vengono mostate le foto di un uomo che effettivamente assomiglierebbe un pò ad Hitler.[1] Sempre seconto alcune dichiariazioni, presenti nel libro, di personaggi attendibili, Hitler avrebbe inscenato la propria morte e si sarebbe poi rifugiato con un U-boot in Sud America. Che sia vero o meno, è curioso notare che effettivamente un U-boot venne ritrovato nel Kattegat.

Anche lo storico paraguaiano Mariano Liano sostiene questa tesi ed ha recentemente scritto un libro intitolato Hitler. I nazisti in Paraguay.

Nel 2003 lo scrittore Leon Arbatskij nel suo libro L'ultimo segreto del Reich, sosteneva che al posto del cadavere di Hitler dal bunker di Berlino venne portato fuori quello di un suo sosia. E a questo proposito va sottolineato il fatto che anche il primo ministro inglese dell'epoca, Clement Attlee, sosteneva che Hitler fosse vivo, cosa che dichiaro' pubblicamente nel corso della conferenza di Potsdam tenutasi nel giugno del 1945. [2]

Il dubbio sulla morte del feroce dittatore sostanzialmente rimane anche se ormai viene data certa al 100% la sua morte avvenuta nel Bunker di Berlino il 30 aprile 1945.

Le conseguenze della politica hitleriana

   La stessa cosa ma di più: Germania nazista.

Hitler nella cultura popolare

   La stessa cosa ma di più: Adolf Hitler (personaggio).

A regimental diploma for bravery in a attack awarded 1918 Un diploma per reggimento coraggio in un attacco attribuito 1918

A regimental diploma for bravery in a attack awarded 1918 Un diploma per reggimento coraggio in un attacco attribuito 1918

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Note

  1. ^ Greg Hallett, "Hitler Was A British Agent"
  2. ^ David Icke, "Was Hitler a Rothschild?"
  3. ^ Fascisti rossi - Paolo Buchignani - Mondadori - 1998
  4. ^ Stanis Ruinas su Pensiero Nazionale, numero 1, 15 maggio 1947
  5. ^ Raymond Cartier La seconde guerre mondiale, Paris: Moreau & Cie, 1965, pag.9
  6. ^ Pier Carlo Marini. Mussolini: la maschera del dittatore, Roma: BFS Edizioni, 1999, pag.70 *** Giorgio Angelozzi Gariboldi. Pio XII, Hitler e Mussolini; il Vaticano fra le dittature, Milano: Mursia, 1988, pag.142
  7. ^ "Wenn wir diesen krieg verlieren, dann möge uns der himmel gnädig sein" *** Karl Heinz Frieser. Blitzkrieg- Legende: der westfeldzug 1940, Oldenbourg, 2005, pag.15 *** Thomas Ramge. Die Flicks - eine deutsche familien geschicte, Campus verlag, 2004, pag.115
  8. ^ Template:Cita libro
  9. ^ In realtà Hitler non aveva il potere di nominare il Presidente del Reich, che secondo la costituzione doveva essere eletto dal popolo. Lo stesso Hilter, essendo già cancelliere, non divenne mai Presidente del Reich, ma Führer

Bibliografia

Studi

Testimonianze dirette

Voci correlate