Slobodan Milošević

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(Rimpallato da Milosevic)
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Milosevic durante una riunione di Partito mentre si esibisce nell’imitazione del saluto romano.
« Milošević? Uno dei più grandi statisti di tutta la Jugoslavia. »
(Serbo su Milosevic)
« Milošević? Quel bastardo criminale assassino. »
(Un bosniaco, kosovaro, albanese, macedone, montenegrino, croato, sloveno a caso su Milošević)

Slobodan Milošević, in cirillico Беспородная собака, è stato IL presidente della Repubblica popolare democratica della serenissima Jugoslavia[citazione necessaria], accusato inaspettatamente di corruzione, falso in bilancio e falsa testimonianza, aver infranto 8 dei dieci comandamenti e crimini contro l’umanità per qualche caso di stragi e pulizia etnica contro croati, bosniaci, kosovari, musulmani, gatti neri e rarissimi esemplari di canguri dei Balcani.

Biografia di un grande uomo

Giovinezza

Nato già comunista nel 1941 in piena Seconda Guerra Mondiale in un villaggio dimenticato da Dio nel bel mezzo della Serbia, cresce idolatrando Stalin e il Generale Tito (memorabile la collezione di poster di quest’ultimo nella parete est di camera sua) attraverso poesie e poemi cavallereschi dove il popolo spezzava le catene che l’opprimeva e si abbandonava a razzie e violenze nel buon nome del socialismo.

Trasferitosi ancora giovane e analfabeta a Belgrado dopo il suicidio del padre alla notizia che il comunismo reale è tutta un’utopia, vive con la madre e uno zio materno in un palazzone nella periferia della città prima che anche la mamma e lo zio si tolgano la vita rispettivamente a colpi di falce e martello.

Laureatosi in Legge con 1000 difficoltà (il giorno prima della tesi di Laurea non sapeva ancora scrivere correttamente né il suo nome né il cognome), divenne da subito uno dei più attivi e incapaci militanti del partito comunista jugoslavo di cui in seguito divenne presidente a suon di minacce e bustarelle.

In Piazza San Pietro tra i Papaboys mentre chiede a gran voce la santificazione di Giovanni Paolo II.

Slobo presidente

La sua carriera politica ebbe il picco sul finire degli anni ’80 quando divenne presidente della Serbia. Le elezioni passarono alla storia ed entrarono di diritto nel Guinness World Record per “Più grandi brogli elettorali per un paese democratico” battendo addirittura quelle italiane del 1920.

La più grande ambizione di Milosevic era quella di riunificare una nuova nazione fatta tutta di Serbi e senza nessun’altra etnia in mezzo alle palle, non importa in che modo o in quanto tempo. Visto che Milosevic era un uomo che non sapeva aspettare e non aveva voglia di organizzare per l’ennesima volta un referendum che tanto avrebbe vinto minacciando metà elettori, scelse la via più breve e giusta secondo lui: una bella guerra.

Pronunciando un discorso tra il filosofico e il visionario senza un minimo di verità storica infiammò il nazionalismo serbo contro qualsiasi essere vivente presente sul suolo della Jugoslavia che non appartenesse all’etnia serba, dagli albanesi alle zanzare. Ecco parte del celebre discorso:

« Compagni Serbi, siamo qui oggi riuniti perché devo darvi delle brutte notizie…no tranquilli il comunismo non è ancora caduto…sono venuto ad avvertirvi che i nostri vicini croati, kosovari, albanesi, musulmani, insomma tutti gli slavi, ci hanno privato per secoli del nostro sacro santo diritto di avere una nostra nazione e un campionato di calcio e una nazionale di cui andare orgogliosi. Senza contare che è da un po’ di tempo ormai che in Europa non si vede una bella guerra inutile e sanguinosa. Come dicevo, per questo sono qui compagni, è ora di far vedere a tutti i Balcani che noi serbi ce l’abbiamo duro! Ah l’ho già detto che volevo iniziare una guerra e l’arruolamento è obbligatorio? »

Come i bookmakers avevano previsto la guerra fu una delle più sanguinose e inutili, tanto che avrebbe fatto impallidire persino le passate guerre mondiali. Attaccando contemporaneamente la Slovenia, la Croazia e la Bosnia Milosevic convinse il popolo che l’identità serba era minacciata da questi pericolosissimi paesi ostili e dagli alieni, ma per ora era meglio prendersela con i paesi confinanti. La guerra durò un numero imprecisato di anni tra il 1991 e il 1995, tra pause caffè e interruzioni varie per maltempo, fino a che esausti, demoralizzati e senza più munizioni da sparare, decisero tutti di firmare un trattato di pace, ma prima dovette passare altro tempo per ricordarsi per cosa era stata iniziata la guerra.

Slobo ci riprova Parte II

Durante i processi a L’Aia venne interrogato per aver mangiato un pacchetto di Ringo senza aprirne la confezione.

Passano gli anni e proprio quando sembrava che il suo spirito nazionalista e rompicoglioni si fosse assopito una volta per tutte, decide di candidarsi come Presidente del nuovo stato della Jugoslavia. Stranamente vinse anche queste elezioni.

Non soddisfatto per la fine delle prime guerre iniziate anni prima decide di iniziarne un’altra senza motivo apparente decidendo stavolta di appoggiare le pulizie etnico-primaverili contro gli albanesi. Agendo sempre sulla voglia di rivincita dei serbi pronuncia un nuovo discorso per infiammare gli animi:

« Salve compagni, questa volta il comunismo è caduto per davvero… non mi sembrate scontenti ma pazienza… ricordate le stronz… ehm le valide argomentazioni sostenute anni fa e di come tutti ci odino e ci vogliano eliminare? Ecco, una volta tanto saremo noi a fare la prima mossa, quindi via con una nuova guerra e stavolta niente e nessuno potrà fermarci compagni! »

Niente e nessuno tranne la NATO e i suoi alleati ovviamente. Dopo averci provato la comunità internazionale con le buone a far ritirare le truppe dal Kosovo, decidono di intervenire gli americani e fare a modo loro. In due mesi bombardano a tappeto Belgrado riversando sulla città qualsiasi tipo di arma esistente, dalla molotov alle bombe all'uranio impoverito fino a che le truppe di Milosevic decidono di ritirarsi e lasciare la città in mano ai civili, se solo ce ne fossero rimasti dopo il passaggio dei caccia della NATO.

Isolato da tutti i vecchi alleati, che non avevano intenzione di farsi vedere a fianco di un collezionista di figure di merda, tenta di ricandidarsi (senza successo stavolta) alle presidenziali della Jugoslavia. Verrà sconfitto per una manciata di milioni di voti dall’avversario Vojislav Koštunica.

Processo e morte

Ebbene sì, l’hanno processato, me ha tirato le cuoia prima che finisse tutto. Vediamo come è andata. Nonostante la fine del conflitto nei Balcani mancava all’appello ancora qualche criminale di guerra e la scelta ovvia ricadde proprio su Slobodan Milosevic, che per nulla al mondo si aspettava un’accusa per crimini contro l’umanità e un mandato di cattura internazionale, inviato gentilmente dall’Unione Europea.

L’ex presidente ormai vecchio aveva ancora la faccia da culo di negare le stragi e addirittura la pronuncia di quei penosi discorsi esaltati. Deportato in ambulanza per schizofrenici da Belgrado a L’Aia, venne istituito un tribunale speciale per i crimini compiuti durante la guerra jugoslava e per i loro mandanti. Milosevic era l’invitato numero Uno, senza di lui la festa non poteva iniziare.

Milosevic durante il processo nel 2003.

Dopo 5 ridenti anni passati nel carcere de l’Aia la mattina dell’11 marzo 2006 Slobodan Milosevic viene finalmente trovato morto nella sua cella. Alle orecchie aveva ancora il lettore con l’ultimo album dei DevilDriver, probabilmente è morto di infarto per il disgusto, reazione facilmente comprensibile anche per un uomo senza cuore come lui.

Proprio a breve avrebbe ricevuto la bella notizia della fine del processo. Gli sarebbe arrivata una condanna a 15 ergastoli ma non ha vissuto abbastanza per saperlo. Ci piace pensare che da lassù stia sputando sulle tombe degli slavi musulmani e si stia fregando le mani compiaciuto dal fatto che non siano ancora state trovate tutte le fosse comuni e le mine antiuomo sepolte tra Serbia e Kosovo.

“Pace” all’anima sua.

Parole inventate