Strage di Bologna

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Fumare uccide, ma a volte anche la pigrizia.

La strage di Bologna è stata solo una dimostrazione con qualche danno collaterale, svoltasi nella stazione ferroviaria di Bologna, almeno questo si desume dal titolo. Gli amanti del sensazionalismo e della cronaca splatter sostengono che essa è senz'altro uno degli atti terroristici più gravi accaduti in Italia dal secondo dopoguerra, ma a quei tempi non esistevano ancora i reality show.

I responsabili sono stati individuati e condannati per l'appunto tramite una edizione speciale del Grande Fratello entrata nella storia per i numerosi depistaggi di Daria Bignardi, che avrebbero inficiato la vittoria finale della coppia hot di quell'anno, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro.

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Strage di Bologna

Storia

Nemmeno il quotidiano della Santa Sede restò insensibile di fronte alla strage.

Alle 10:20 del 2 agosto 1980 i treni del mattino avevano già accumulato ritardi non inferiori ai tre giorni. La stazione era affollata dai numerosi turisti che vanno a Bologna non sapendo distinguerla da qualunque altra città italiana, e dal consueto commercio di pere. Si stava come d'autunno le foglie a un concorso per 3 posti da bidello. Altri, in attesa di un treno che non arrivava mai, vi avevano spostato la propria residenza. I più intraprendenti e prepotenti esercitavano un diritto di prelazione sugli attigui cessi pubblici. Insomma, la vita scorreva normale. Tempo pochi istanti e sarebbe scorsa un po' troppo.

L'esplosione

Sono le ore 10:25 quando l'ala ovest della stazione, dove si trova la sala d'attesa di seconda classe, viene disintegrata, assieme all'antistante parcheggio dei taxi e al retrostante primo binario, da un'esplosione talmente forte che non viene udita da nessuno (anche se i macchinisti ebbero la sciolta per quattro settimane). Almeno questa è la prima sensazione: in realtà tutte le persone che circolavano nei pressi dell'edificio riportarono danni permanenti ai timpani, causati probabilmente dal ripetuto ascolto dei Pooh con le cuffie.

I soccorsi

2 agosto 1940: Treno in orario... 2 agosto 1980: Bomba in orario.

La città reagì con orgoglio e prontezza: molti cittadini, insieme ai viaggiatori presenti, prestarono i primi soccorsi alle vittime e contribuirono ad estrarre le persone sepolte dalle macerie, causando alle stesse notevoli danni, che i cittadini bolognesi stanno ancora pagando con le accise sulla benzina.

Gli ospedali non erano preparati a una tale quantità di finti invalidi, dotati com'erano solo di 3 ambulanze per il trasporto dei soliti 3 ultrà che se le davano la domenica quando il Bologna giocava in casa. I facinorosi pasticcioni di cui sopra improvvisarono il trasporto con taxi e autobus di linea, con ulteriore aggravio per le casse comunali a causa degli incompetenti conducenti che mancarono di chiedere il biglietto.

Questo increscioso episodio venne poi stigmatizzato dalle autorità, anche grazie una simulazione della Protezione civile, secondo cui i cittadini avrebbero in realtà dovuto:

  • accettare l'evidenza della sparizione improvvisa della stazione a causa di un vortice spazio-temporale che fece tornare tutti al '700;
  • allontanarsi in fretta fuggendo a piedi o rubando un'auto;
  • evitare di perdere tempo in attesa di soccorsi, tanto i soccorritori stavano per la maggior parte facendo un secondo lavoro per pagare il mutuo, altri un terzo lavoro per rifarsi dell'IMU, e gli altri in vacanza (o almeno diranno così ai vicini);
  • accontentarsi dei pochi soccorritori arrivati, di cui il 12% aveva un certificato medico che non gli consentiva di alzare pesi, per il 24% "scavare" non rientrava tra le mansioni del proprio inquadramento contrattuale, e i restanti erano dirigenti;
  • non protestare per la sospensione più multa comminata al conducente di autobus Agide Melloni per non aver rispettato la direttiva 7412 bis, che vietava categoricamente di usare il bus per andare "a zonzo";
  • farsi i cazzi propri, come si conviene.

Le prime reazioni

Francesco Cossiga istruisce un suo collaboratore.

Lo sdegno percorse immediatamente tutta la penisola, e le istituzioni non restarono nemmeno stavolta con le mani in mano, il meccanismo era oramai ben oliato. La reazione del primo ministro fu immediata:

« Caterina! Mi chiami Musumeci del SISMI, è urgente!
...dimenticavo! Mi chiami anche il Maestro Venerabile... No! Non quello della scuola... l'altro! »
(Francesco Cossiga alla sua segretaria, appena informato dell'accaduto)

I giornalisti coprirono ampiamente la vicenda, stufi di scrivere articoli sui ritiri delle squadre di calcio, sugli "amorazzi estivi" di Marina Lante della Rovere e, soprattutto, su quel rompicoglioni di Bernardo, l'orso polare dello zoo di Torino che (a causa di un'indigestione di acciughe) non andava di corpo da sei giorni.

Anche le Ferrovie dello Stato accolsero con favore l'evento: quel giorno i treni a lunga percorrenza avevano accumulato ritardi variabili tra le trecedici e le settordici ore; grazie all'art.673 del contratto di fornitura del servizio, risparmiarono almeno cinque containers di dobloni d'oro di rimborsi.

« [...] il supplemento rapido non sarà rimborsato in caso di calamità naturali e, più in generale, in tutti i casi imputabili ad azioni tipiche delle teste di cazzo. »
(Art.673 del contratto di fornitura del servizio delle FF.SS.)

Le indagini

Arriverà mai l'ora della verità? C'è un sacco di gente che l'aspetta, ma accumula ritardi siderali, peggio dei treni.

Le indagini vennero inizialmente ritenute superflue, essendo un evidente caso di isteria di massa. Infatti, secondo il presidente del consiglio Francesco Cossiga ad esplodere non fu una bomba ma una lattina di Fanta agitata troppo vigorosamente. In un secondo momento si ipotizzò un causa più credibile: l'esplosione di una vecchia caldaia, poi stanata dagli agenti in un seminterrato, ammanettata senza tanti complimenti e sottoposta a snervanti interrogatori, durante i quali più di un inquirente rischiò di perdere la calma a causa del ferreo silenzio in cui la malfattrice s'era chiusa. Secondo il suo avvocato difensore, un caldaista in pensione, la sospetta aveva un alibi di ferro: in agosto le caldaie sono spente!

Solo in seguito alle vibranti proteste dei sindacati degli attentatori gli inquirenti ritennero di porre fine a questa sequela di cazzate e di iniziare l'indagine vera e propria.

L'ordigno

Qualcuno aveva notato quella strana valigia abbandonata.

Dai resti rinvenuti fra le macerie gli esperti dedussero che la lattin... calda... bomba era composta da 23 kg di esplosivo, una miscela di 5 kg di tritolo e T4 potenziata da 18 kg di nitroglicerina per uso civile e tanta cattiveria. Secondo gli esperti artificieri della Vesuvio Boom s.n.c di Gennaro Pandolfi & Figli, convocati sul posto per la loro decennale esperienza con esplosivi illegali, si era davanti a persone con addestramento militare. L'ordigno era stato piazzato strategicamente per aumentarne l'effetto pirotecnico e portare quindi più allegria.

L'effetto fu incrementato dalla presenza nella sala d'attesa di un distributore automatico di "cicche", grosse palline di gomma da masticare dure come sassi, composte al 99% di zucchero sintetico e al 12% di coloranti sospetti. Lo spostamento d'aria causato dallo scoppio infranse il contenitore e sparò a Mach-2 i letali proiettili in ogni direzione, cariando i denti di tutte le persone nel raggio di 35 metri.

La pista nera

La polizia brancolava nel buio, specialmente dalla sera alla mattina, nonostante l'impiego di fotocellule. Ma intervenne con decisione il quotidiano L'Unità già dal 3 agosto, affermando che i responsabili della strage andavano ricercati tra i raggruppamenti di estrema destra, per il semplice motivo che la sinistra certe cose non le fa.

Il 26 agosto successivo la Procura della Repubblica di Bologna spiccò ventinove mandati di cattura nei confronti di ventotto appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari (un mandato era stato erroneamente spiccato due volte), tra cui vale la pena citare Roberto Fiore e Massimo Morsello, futuri fondatori di Forza Nuova; Aldo Semerari, psichiatra e criminologo ambiguo, che il 1 aprile 1982 fu vittima di un pesce d'aprile che forse si spinse oltre le intenzioni iniziali; Francesca Mambro, perché una donna nel gruppo ci vuole se poi fanno il film; e Giuseppe Valerio Fioravanti, senza il cui fondamentale contributo la vita sociale degli anni '70 e '80 in Italia sarebbe stata di una noia mortale. Nel 1981 vengono tutti scarcerati in vista degli imminenti Mondiali di Spagna.

Depistaggi, teorie alternative e cazzate in libertà

Cossiga e Andreotti in un momento di ilarità.

I servizi segreti italiani trovarono negli anni a venire una valida ragion d'essere creando false piste, inventando moventi, vendendo finte cure dimagranti a prezzi esorbitanti. Così venne inventata di volta in volta la pista franco-tedesca, l'ipotesi cambogiana, il complotto delle Faer Oer, fino alle immancabili teorie sugli alieni, le piramidi e il calendario Maya. Per non parlare della Loggia PS2 e della Banda della Magliana, soprattutto dopo che Romanzo Criminale ha spoilerato tutto. Per qualche mese si indagò anche su Giuseppe Pinelli, poi giunse la notizia che era già morto e fu ritenuto un alibi credibile. Ovviamente i tempi di indagine si dilatarono un pochino.

A un certo punto gli inquirenti iniziarono ad indagare su sé stessi. Saltò fuori che in effetti alcuni investigatori in libera professione avevano volutamente condotto indagini insensate al solo scopo di prolungare la durata del loro contratto di lavoro, un po' come fanno gli operai stagionali delle squadre antincendio, che si improvvisano piromani per poter lavorare qualche settimana in più.

I processi e le condanne

Revisionismo storico.

Il processo di primo grado ebbe inizio il 19 gennaio 1987, ma dopo 7 anni gli anziani magistrati componenti la corte non ricordavano più perché si erano riuniti, perciò se ne tornarono a casa. Si saltò quindi direttamente al 25 ottobre 1989, data di inizio del processo d'appello. Se nessuno ricordava l'esito del primo grado di giudizio, ugualmente nessuno aveva la più pallida idea sull'oggetto dell'appello. La sentenza arrivò quindi solo il 18 luglio 1990 con l'assoluzione di tutti gli imputati, chiunque essi fossero. Nelle motivazioni si legge: "perché francamente non ci abbiamo capito un cazzo, non sappiamo neanche di che cosa abbiamo dibattuto, e poi adesso dobbiamo andare in ferie".

Il 12 febbraio 1992 le Sezioni Unite Penali della Corte di Cassazione stabilirono che il processo d'appello doveva essere rifatto, in quanto "la sentenza è illogica e priva di coerenza, non ha valutato in termini corretti prove e indizi, non ha tenuto conto dei fatti che precedettero e seguirono l'evento, immotivata o scarsamente motivata, in alcune parti i giudici hanno sostenuto tesi inverosimili che nemmeno la difesa aveva sostenuto", e altre baggianate che servirono solo a far spendere inutilmente soldi al contribuente.

Nel mese di ottobre del 1993 ebbe inizio il secondo processo d'appello, conclusosi il 16 maggio 1994 con la sentenza che confermava l'impianto accusatorio del processo di primo grado, del quale tutti ignoravano i contenuti. Il 23 novembre 1995 la Corte di Cassazione confermò la sentenza del secondo processo d'appello, così, giusto per farla finita. Furono condannati all'ergastolo, come esecutori materiali, i primi neofascisti beccati con miniciccioli in tasca. Vennero anche condannati al dimenticatoio perpetuo l'ex capo della P2 Licio Gelli, l'agente del SISMI Francesco Pazienza, gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte per aver avuto il cattivo gusto di farsi beccare.

Dal 2000 al 2007 sono state condannate a vario titolo altre persone facenti capo ai servizi segreti deviati, alla delinquenza deviata, al terrorismo deviato e altre forme di deviazione che anche condannandole per la cosa sbagliata, comunque ne avranno fatte altre.

Possibili moventi della strage

Non pervenuti. Anche dei mandanti non si è mai saputo alcunché, e il portavoce del CSM dell'epoca ebbe a dire:

« Ma cos'è questa storia dei mandanti ad ogni costo? Un pinco pallino qualunque non può alzarsi una mattina e piazzare una bomba in stazione senza che glielo abbia suggerito qualcuno? Questo mandantismo esasperato sta francamente iniziando a scassare la minchia! »

Commemorazioni

La stazione di Bologna è piena di simboli che ricordano la strage, dall'orologio fermo alle 10:25 alla lapide commemorativa, dallo squarcio volutamente lasciato sul muro dell'ala ovest al pavimento originale della sala d'attesa nel punto esatto in cui scoppiò la bomba. Ai viaggiatori viene spiegato che è arte moderna. Precauzione inutile visto che a nessuno importa di fermarsi e interrogarsi sulla tragedia, e comunque la risposta sarebbe sempre "ma quand'è che l'aggiustano questa stazione?"

Curiosità

  • Morendo nel 2010, Francesco Cossiga ha perso l'occasione di propinarci chissà quante altre cazzate a riguardo della strage.
  • I magistrati bolognesi tuttora non ricordano su cosa hanno dibattuto nel processo di primo grado. Alcuni di loro non ricordano più neanche di essere stati magistrati.

Voci correlate

Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media.
È stata miracolata come tale il giorno 24 febbraio 2013 col 55.6% di voti (su 9).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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