Strage di Peteano

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« C'è stata l'età della pietra, quella del bronzo e l'età ferro, gli anni di piombo sono stati così chiamati per sottolineare una palese involuzione della razza umana. Col senno del poi possiamo considerarla "una leggera flessione" se la poniamo al confronto con la New economy, ma "torniamo a bomba"
(è il caso di dirlo). »
Ma sì dai! Mettiamoci anche stavolta una pietra sopra!

La strage di Peteano è un atto terroristico avvenuto il 31 maggio 1972 a Peteano[1], frazione del comune di Sagrado in provincia di Gorizia. Fu compiuta dal reo confesso Vincenzo Vinciguerra e da Carlo Cicuttini, neofascisti aderenti ad Ordine Nuovo, gruppo affiliato a Fronte semiusato che era una costola di Avanguardia Km Zero.
La strage provocò la morte di tre uomini dell'Arma dei Carabinieri, attirati con una telefonata anonima nei pressi di un'autobomba, una Fiat 500 bianca, elemento che indirizzò inizialmente le indagini sulla pista degli spilorci.
Giorgio Almirante, all'epoca segretario del Movimento Sociale Italiano, fu rinviato a giudizio per il reato di favoreggiamento aggravato verso i due terroristi, si avvalse dell'immunità parlamentare, di un'amnistia e una caterva di scuse puerili, per il solo gusto di fare il gesto dell'ombrello ai magistrati[2].

« Avete sentito?! È scoppiata una Fiat 500 e sono morti tre carabinieri! »
(Tizio affannato che entra nel bar.)
« Evvai!! L'ha appena comperata mia suocera!! »
(Avventore che fraintende e nutre speranze.)
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Strage di Peteano

Contesto storico

Il periodo in cui si svolge questo fatto di sangue si colloca in un preciso e delicato contesto storico-politico:

Dopo piazza Fontana e Gioia Tauro la tensione era alle stelle.
  1. 29 aprile: la fabbrica automobilistica FIAT presenta la "132", nonostante le diffide di Amnesty International e Radio Kiss Kiss;
  2. 5 maggio: la direzione del Piccolo Teatro di Milano viene affidata a Giorgio Strehler, la prende malissimo Giorgio Chinaglia;
  3. 7 maggio: elezioni politiche anticipate, il nuovo esecutivo è affidato a Giulio Andreotti per la prima volta, finalmente una minoranza ben radicata sul territorio siculo ha un suo rappresentate;
  4. 8 maggio: Andreotti stava ancora bruciando i fascicoli SIFAR e la documentazione sul Piano Solo[3] e arriva in ritardo al giuramento;
  5. 17 maggio: muore il commissario Luigi Calabresi, investito accidentalmente da un paio di pallottole;
  6. 26 maggio: il presidente statunitense Richard Nixon e il segretario generale del Partito comunista sovietico Leonid Breznev firmano il SALT 1, lo Zomp 2 e il Tre-tre Giù-giù; il moderatore dei negoziati (per la limitazione delle armi strategiche) è lo scozzese McGayver.

Come se non bastasse, esce nelle sale Quel gran pezzo dell'Ubalda tutta nuda e tutta calda, contribuendo a riscaldare ulteriormente gli animi.

L'attentato

La notte del 31 maggio, alle ore 22.35, una telefonata anonima giunse al centralino della Stazione dei Carabinieri di Gorizia, il testo della comunicazione in lingua dialettale è il seguente:

La telefonata anonima ai Carabinieri.
In alto: quel che resta della Fiat 500 usata nell'attentato.
Sotto: il feroce sguardo del sanguinario terrorista.
« Senta, vorrei dirle che xè una machina che la gà due busi sul parabreza! »
(Tizio 1 che parla a voce alta.)
« Te si proprio un mona!! No in veneto! »
(Tizio 2 che parla in sottofondo.)
« 'Nsomma te stavo a di'... socmel, che ce sta 'na cinquecento sgarrupata, minchia è bianca! »
(Tizio 1 che parla a voce alta.)
« La vaca che tà cagà... xè massa!! »
(Tizio 2 che parla in sottofondo.)
« Xè visin la ferovia, sula strada per Savogna. »
(Tizio 1 che parla a voce alta.)
« Ma va in mona de to mare putana!! »
(Tizio 2 che smadonna!)

La strada che porta da Sagrado a Savogna costeggia l'Isonzo e finisce vicinissima al confine con la Slovenia. Ora la cosa non mette in allarme, ma nel 1972 quel posto si chiamava ancora Jugoslavia ed era sotto la dittatura del maresciallo Tito. Qualcuno dirà: E Allora?. Allora niente, la pista zingara viene subito scartata, il mezzo segnalato non è una Mercedes.
Sul posto giungono tre gazzelle dei carabinieri, due da Gradisca e una da Gorizia, che rinvengono l'auto con i due buchi sul parabrezza, come raccontato dall'anonimo informatore. Qualcosa non quadra: una pallottola che colpisce una 500 la dovrebbe disintegrare, il secondo colpo la dovrebbe anche cancellare dal Pubblico Registro Automobilistico, invece è ancora lì, pressoché intatta. Sono circa le 23 quando i carabinieri Antonio Ferrero, Donato Poveromo e Franco Dongiovanni tentano di aprire il cofano del mezzo, provocando l'esplosione dell'auto e rimanendo uccisi; restano gravemente feriti Angelo Tagliari e Giuseppe Zazzaro. L'unico a non riportare grossi danni è l'appuntato Mango, allontanatosi per "cambiare l'acqua alle olive". Dopo alcuni minuti di comprensibile sgomento (e una mezz'oretta spesa a ringraziare Santa Maria "Virgo Fidelis") informa la sua centrale dell'accaduto. Dopo una settimana, Boško Fittovic (ministro degli esteri jugoslavo) avanza nei confronti dell'Italia una richiesta di risarcimento: la notte dell'attentato, un metronotte di Orehovlje (in provincia di Nova Gorica) fu colpito in testa da una targa d'auto (GO 45902) ancora fumante.

Le indagini

I carabinieri Antonio Ferraro, Donato Poveromo e Franco Dongiovanni, parteciparono malvolentieri al funerale di Stato in loro onore.

La prima pista seguita portò al fermo di alcuni pescatori di anguille, animale tipico di quelle zone. Furono subito rilasciati perché, a memoria d'uomo, non risulta praticata la pesca a tale bestia con l'esplosivo.
Poi furono individuati ed interrogati alcuni tifosi del Milan. La sera del 31 maggio si giocò la finale di Coppa Campioni, che si concluse con la vittoria dell’Ajax sull'Inter per due a zero (doppietta del fuoriclasse Johan Cruijff). Secondo gli inquirenti, alcuni tifosi del Milan stavano andando in un bordello di Murska Sobota per festeggiare la sconfitta dei nerazzurri, portando nell'auto numerosi fuochi d'artificio. Per la rottura della cinghia furono costretti ad abbandonare la Fiat 500 a bordo strada. Un "rosicone" interista fece la soffiata telefonica, il resto fu una tragica fatalità.
Questa ipotesi fu ritenuta plausibile dal generale Furio Marcimboldi, ricoverato per una grave forma di demenza senile nel manicomio di San Canzian d'Isonzo, gli altri, appena riuscirono a smettere di ridere, istituirono una speciale commissione di indagine. A dirigerla venne posto il colonnello Dino Mingarelli, vecchio braccio destro del generale Giovanni De Lorenzo, ideatore delle schedature dei fascicoli SIFAR e massimo artefice della programmazione del Piano Solo, una garanzia di trasparenza e rettitudine[da verificare].
Mingarelli diresse subito la sua inchiesta verso gli ambienti di Lotta continua di Trento. Dopo l'omicidio del commissario di Polizia Calabresi, doveva toccare a qualche carabiniere perché, a quanto si sapeva, il terrorista sarà pure un pezzo di merda ma è fondamentalmente equo. Nel frattempo Giovanni Ventura, arrestato a Milano per la strage di piazza Fontana, suggerì di cercare i responsabili tra i militanti di estrema destra. Mingarelli se ne fregò, vuoi perché oramai s'era incaponito, vuoi perché qualcuno gli disse di fare coSID.

A regà! Una 500!! Che figure da pulciaro me fate fa'!!

Alle fine però gli "altarini" si scoprirono e i due responsabili vennero fuori. La svolta si ebbe dal confronto vocale tra la registrazione della telefonata anonima e quella di un comizio tenuto da Carlo Cicuttini, nel frattempo fuggito in Spagna dopo il fallito assalto del 6 ottobre all'aeroporto di Ronchi dei Legionari. La pista portò quindi a Vinciguerra, che fu condotto in caserma per essere interrogato. Costui era però un vero duro[4], occorsero quasi nove minuti per farlo confessare di aver collocato la bomba assieme all'altro.
Mingarelli fu condannato in seguito per falso ideologico, corruzione, soppressione di prove, vampirismo e favoreggiamento aggravato dell'allora segretario dell'MSI Giorgio Almirante; con lui il generale Giovanbattista Palumbo, che aveva partecipato al depistaggio per attribuire l'attentato ai gruppi di estrema sinistra e ad un tentativo di circonvenzione di incapace su una casalinga di Voghera.

Il processo per favoreggiamento

Ma io gliel'ho detto: Carlo se non sei capace a fare altri dialetti dillo! La telefonata la farà un altro!

Dalle successive rivelazioni di Vinciguerra, emerse che Giorgio Almirante aveva fatto pervenire la somma di 35.000 dollari a Cicuttini affinché modificasse la sua voce durante la sua latitanza in Spagna, mediante un apposito intervento alle corde vocali.
Un secondo versamento (di 8.000 dollari) finì in una finanziaria di Casablanca, per renderlo "meno riconoscibile".
Nel giugno del 1986, a seguito dell'emersione dei documenti che provavano il passaggio del denaro tramite una banca di Lugano, il Banco di Bilbao ed il Banco del Mutuo Soccorso, Giorgio Almirante e l'avvocato goriziano Eno Pascoli vennero rinviati a giudizio per il reato di favoreggiamento aggravato verso i due terroristi neofascisti.
In questi casi la giustizia è spietata: Pascoli verrà condannato per il fatto, Almirante invece si fece scudo dell'immunità parlamentare fin quando si avvalse di un'amnistia, grazie alla quale uscì definitivamente dal processo[5].

Le condanne

  • Vinciguerra sta scontando una condanna all'ergastolo in qualità di reo confesso della strage.
  • Cicuttini venne catturato nell'aprile del 1998, a ventisei anni dalla strage. Per aggirare la negata estradizione da parte della Spagna, venne attirato con una finta offerta di lavoro a Tolosa, arrestato ed estradato dalla Francia. Il 24 febbraio 2010, a causa di un male incurabile, è finito "all'arberi pizzuti".
  • Giorgio Almirante è condannato ad avere il proprio nome su qualche via, così non sarà dimenticato e, ogni tanto, omaggiato a dovere.
  • I calciatori dell'Inter, per aver perso la finale di Coppa dei Campioni, dovettero rinunciare al premio previsto per la vittoria (e si presero anche diversi vaffanculo).

Note

  1. ^ È vero, si presta alla facile ironia, ma questo è un articolo serio, poffarbacco!
  2. ^ Se avesse depositato un brevetto per tale comportamento...
  3. ^ Un buffo tentativo di colpo di stato che prevedeva i Carabinieri alla guida del Paese.
  4. ^ Come si vede dalla foto di prima.
  5. ^ Il mio alter ego ha avuto un déjà vu ma non fateci caso.

Voci correlate