Fratelli Coen

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I fratelli Coen mentre suggeriscono con una colta metafora che IL MATTINO HA L'ORO IN BOCCA.
« "Non è un paese per vecchi" è un film così intenso e profondo che la sua visione una sola volta non è sufficiente per comprendere appieno tutte le metafore che impregnano il tessuto narrativo della pellicola. »
(Critico cinematografico su non avere capito il senso di Non è un paese per vecchi)
« Ma che cosa ho visto nelle ultime due ore e mezza? »
(Spettatore medio su Burn After Reading)
« Praticamente innocui. Ma incomprensibili. »
(La Guida galattica per autostoppisti sui film dei fratelli Coen)

I fratelli Coen nome d'arte di Joel Fratelli (Minneapolis, 29 novembre 1954 - Da qualche parte, ventidieci novembre 1954) e Ethan Coen (Texas, 32 novembre 1955 - vivente) sono un celebre duo di spogliarellisti americani famosi per i loro numeri assieme a Dita Von Teese. Qualcuno sostiene siano anche degli apprezzati registi, ma è così solo in apparenza. In realtà il loro essere registi è una spietata metafora della società contemporanea.

Biografia

I fratelli Coen nascono. O forse la loro nascita è solo una metafora della mercificazione del corpo della donna nella società contemporanea. Forse, ma anche no.

Sin da piccoli si interessano di cinema, ma solo come mezzo attraverso cui veicolare implicite e nebulose metafore. Alla tenera età di trentasei anni, il piccolo Ethan compra la sua prima videocamera con i soldi scippati poco prima a una vecchietta.[1] Da quel giorno, i fratellini Coen cominciano a girare intense pellicole più o meno contorte su stereotipi relativi alla società americana. Il tutto condito con un po' di sangue qua e là.

La tipica reazione ad un film dei fratelli Coen. O alla loro vista.

Tra gli amici d'infanzia dei fratelli Coen figurano Steve Buscemi e Frances McDormand, che casualmente sono anche gli unici due attori di cui i Coen sembrano conoscere l'esistenza. I quattro si divertono prima a creare versioni home video dei film che vedono alla televisione (memorabile e purtroppo perduta la loro versione de Il padrino con Steve Buscemi nel ruolo di Vito Corleone), poi col passare degli anni, cominciano a mettere in cantiere dei veri film. Soprattutto perché nè Ethan nè Joel erano stati ammessi alla facoltà di ingegneria.

Il loro primo film è Blood Simple del 1985, seguono Fargo nel 1996 che li rende famosi, e Il grande Lebowski nel 1998, che li rende sopravvalutati.

Joel Coen è sposato con Frances McDormand, con la quale ha adottato un bambino molisano. Ethan Coen è sposato con Steve Buscemi e la coppia sta attualmente cercando di adottare un criceto.

Tematiche ricorrenti e tratti caratteristici

I film dei fratelli Coen sono gigantesche metafore dei film che contengono al loro interno gigantesche metafore. Trattano temi di rilievo sociale quali il cambiamento delle generazioni, la stupidità dell'uomo nella società moderna, la banalità del male e il bowling. Sono film che costringono lo spettatore a pensare. Per prima cosa a porsi interrogativi quali: "ma che cazzo significa questa merda? e "quando ammazzano Steve Buscemi?". Ma la mente dello spettatore è attraversata anche da interrogativi metafisici che scaturiscono direttamente dalla trama delle loro opere, del tipo:

  • È il tempo che cambia l'uomo o l'uomo che cambia il tempo?
  • Come abbiamo fatto a diventare tanto abietti?
  • Qual è il senso della nostra esistenza?
  • Il male esiste di per sè o è una prerogativa delle azioni dell'uomo?
  • Una volta qui era tutta campagna?
  • Ci sono ancora le mezze stagioni?
  • Perché Dio ha punito l'umanità con la piaga della forfora?
  • È vero che i negri ce l'hanno più lungo? 10 punti ha ki m risp

Per ottenere questi sorprendenti risultati[2] i Coen si servono di una serie di sapienti tecniche stilistiche e cinematografiche. Le principali sono il loro stile registico e i dialoghi brillanti caratterizzati da un'impalpabile e tagliente ironia esistenziale, ma non disdegnano l'utilizzo di tecniche più sosfisticate. Ad esempio sono soliti rilasciare gas lacrimogeno durante le proiezioni dei loro film.

Una scena del film Il grande Lebowski, ovvero una spietata critica ai bermuda da uomo.

Dialoghi

Punto di forza di molti registi della new wave americana, corrente artistica a cui, comunque, i Coen non appartengono, i dialoghi sono un tratto caratteristico di molti, moltissimi film di Hollywood. Pensate, è grazie ai dialoghi che gli attori possono esprimersi e dare un senso alle storie da loro vissute. Tranne Jack Black, lui può esprimere centinaia di stati d'animo solo ruttando e scoreggiando, ma questa è un'altra storia.

Nei film dei fratelli Coen i dialoghi sono importanti proprio perché permettono agli attori di comunicare agli spettatori i significati metaforici delle loro vicende. Famoso è anche il caustico e disincantato humor che pervade quasi ogni battuta delle sceneggiature dei Coen.

Un esempio di questo sferzante sarcasmo è il seguente dialogo tratto da Fargo:

Marge Gunderson : È libera questa sedia? Sa, sono incinta.
Jerry Lundegaard : Certo, si sieda pure.

In queste poche parole si può percepire tutta la giustapposizione tra il rude e il sublime, tra la colpa e l'innocenza che non solo caratterizza i due personaggi, ma anche tutto il film. E soprattutto grazie a queste brevi frasi lo spettatore può trovare risposta alla domanda che lo tormentava da un po': "Perché quella poliziotta è così obesa? Sarà mica incinta?" Ora sappiamo che lo era. Grazie mille fratelli Coen.

Celebri sono anche i monologhi conclusivi dei loro film, con essi i Coen sono in grado, grazie a poche mirate battute, di conferire un senso allo spettacolo. Ad esempio, cosa c'è di più chiarificatore e moralmente edificante della battuta che chiude il film Burn After Reading?

« Cristo, che cazzo di casino... Che ne abbiamo imparato, Palmer? Non lo so, forse abbiamo imparato a non farlo più... anche se non so che cosa abbiamo fatto. Cristo, che cazzo di casino![3] »

Lo stesso Esopo non avrebbe saputo fare di meglio.

Rappresentazione della società americana

La società americana è, per così dire, la protagonista costante di tutte le pellicole di Ethan e Joel Coen. I due fratelli non perdono occasione per analizzarla, scomporla e metterne in luce i suoi difetti. Il messaggio finale di molti dei loro film è, infatti, che la società così com'è non va, ha perso di vista i propri valori e, pertanto, va cambiata radicalmente.

Ironicamente, è la stessa società americana che ha permesso ai Coen di diventare miliardari.

L'uso della violenza

Molti dei film dei Coen sono parecchio violenti. Se, ad esempio, il protagonista è più avvenente di uno dei fratelli, le possibilità che questi faccia una brutta fine sono di circa il 50%, mentre se il protagonista è Steve Buscemi la percentuale sale al 100%. Steve Buscemi muore. Sempre. Ai Coen non è andata giù che Mr. Pink sia l'unica iena che sopravvive, probabilmente.

La maggior parte delle scene violente è comunque da leggersi in chiave umoristica, come ad esempio la scena di Burn After Reading in cui George Clooney spara in faccia a Brad Pitt o a quella di Fargo in cui Steve Buscemi[4] viene prima ucciso a colpi di accetta, poi fatto a pezzi e quindi infilato in una macchina per triturare il legno. Ahahah che risate.

Filmografia

  • Blood Simple (1984) storia di un maldestro omicidio che in realtà è la metafora di qualcos'altro.
  • Arizona Junior (1987) storia di due idioti che commettono un maldestro rapimento che in realtà è una metafora di qualcos'altro.
  • Crocevia della morte (1990) storia di un gangster maldestro che fa cose da gangster in maniera maldestra (che in realtà non sono cose da gangster ma metafore di qualcos'altro). C'è Steve Buscemi, e ovviamente gli sparano.
  • Barton Fink (1991) storia di un maldestro occultamento di cadavere che in realtà è una metafora di qualcos'altro. O una scusa per far morire Steve Buscemi in un incendio.
  • Mister Hula Hoop (1994) storia di un idiota che si trova per puro caso alla presidenza di una multinazionale che in realtà non è una metafora. No, davvero. C'è anche Steve Buscemi e muore. Di noia, come il resto degli spettatori.
  • Fargo (1996) storia di un gruppo di idioti che fanno un sacco di casini per motivi inutili. C'è Steve Buscemi e, no, per lui non finisce bene.
  • Il grande Lebowski (1998) ancora una storia di un maldestro rapimento, come in Blood Simple, ma questa volta c'è Steve Buscemi. Che muore d'infarto.
  • Fratello dove sei? (2000) storia di gente maldestra che tenta di evadere da un carcere. Il titolo si riferisce al fatto che in questo film Steve Buscemi non c'è[5].
  • L'uomo che non c'era (2001) storia di... boh, è tutto un gran casino. C'è Scarlett Johansson che fa la pornobimba però.
  • Prima ti sposo poi ti rovino (2003) storia di due maldestri fratelli registi che tentano di fare una commedia romantica. Steve Buscemi è morto a casa sua tentando di guardare il film.
  • Ladykillers (2004) storia di un maldestro furto al casinò.
  • Non è un paese per vecchi (2007) storia della politica italiana vista dagli occhi di Giulio Andreotti, con Steve Buscemi nella parte di Francesco Cossiga.
  • Burn After Reading (2008) storia di un attore sopravvalutato (Brad Pitt) che tenta di convincere gli spettatori di essere un caratterista. Non ce la farà.
  • A Serious Man (2009) film che nessuno ha visto, nemmeno Ethan Coen[6], ma sicuramente c'entrano persone maldestre e spietate metafore.
  • Il Grinta (2010) storia di un killer maldestro che uccide il padre di una ragazzina (che probabilmente era Steve Buscemi) e lei decide di vendicarlo affidandosi ad un ubriacone maldestro, ma in realtà è la metafora di qualcos'altro.

Note

  1. ^ Un furto? No, una metafora della società consumistica contemporanea.
  2. ^ Non è così facile far pensare la gente, oggigiorno, guardate Facebook...
  3. ^ È una vera citazione, eh...
  4. ^ Sì, sempre lui.
  5. ^ Probabilmente è morto in maniera orrenda prima dei titoli di testa.
  6. ^ Joel però sì.