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Stadio Giuseppe Meazza (redirect da Stadio San Siro, Stadio S. Siro, San Siro e S. Siro)
Lo stadio Giuseppe Meazza, più noto come San Siro, patrono dei bidoni, è un famigerato sfasciacarrozze situato nella periferia di Milano. Secondo voci non confermate sarebbe utilizzato come stadio di calcio e teatro per concerti. Sinceramente non riusciamo a cogliere la differenza tra questi due luoghi e uno sfasciacarrozze.
Certo, se non fosse per il ben più famoso ippodromo costruito accanto nessuno conoscerebbe questo luogo.
Storia
La struttura
Strage dell'Heysel (redirect da Tragedia dell'Heysel)
La strage dell'Heysel o tragedia dell'Heysel rappresenta il perfetto manuale su come disputare una finale di Champions. Sulla striscia di Gaza.
Storia
Sembra strano ma c'era un tempo in cui la Serie A era il campionato più bello del mondo[citazione necessaria], in cui si potevano vedere in campo Platini, Falcao, Zico e non uno, ma ben due Maradona. Anni in cui perfino una squadra come la Sampdoria poteva arrivare in finale di Coppa dei Campioni.[1] Erano anche anni in cui la sicurezza era quella che era e ai tifosi era permesso di portare all'interno degli stadi addirittura delle bottigliette d'acqua.
Quell'anno poi la coppa fu particolare: emersero squadre tuttora sconosciute come il Dnipro, il Panatinaikos, l'IFK Göteborg. Non c'è da meravigliarsi quindi che la Juventus abbia raggiunto la finale del 29 maggio. L'avversaria era il Liverpool, che si stava ancora allenando su come beffare altre italiane in finale.
Per la finale lo stadio scelto grazie al televoto fu l'Heysel di Bruxelles, in Belgio, noto per la produzione di birra. Se c'è una cosa risaputa è che non bisogna mai accostare un hooligan ad una qualsiasi bevanda alcolica, neanche ad un boero, ma ormai era tutto organizzato e poi il Manneken-Pis ci sarebbe rimasto male.
La Rai mandò a commentare la finale Bruno Pizzul che disse queste esatte parole:
Neanche un'innocente guerriglia urbana nel prepartita dissuase gli organizzatori, che anzi pensarono che era bene, significava che i tifosi erano caldi e lo stadio sarebbe stata una bolgia. Dopotutto cosa mai potranno fare di male dei tizi soprannominati headhunters? In effetti in Belgio sfondare le reti per entrare nel settore della tifoseria avversaria è considerato un gesto di fratellanza. E per legge è severamente vietato entrare in campo se non si fa parte dello staff societario, motivo per cui i celerini belgi presero giustamente a manganellate i facinorosi tifosi italiani.
Intrappolati dunque nella più classica "manovra a tenaglia" i tifosi italiani provarono a "Volare, oh-oh!" come era insito nel loro DNA, ma ad accoglierli non trovarono il cielo infinito, ma il caldo abbraccio dell'asfalto. Altri si fecero mordere da ragni e provarono a scavalcare i muri divisori. Sfortunatamente erano obesi e i suddetti muri crollarono. Un altro gruppo, felice per essere sopravvissuto a tale scempio, si stese al suolo per baciarlo, ma sfortunatamente fu calpestato da un gruppo di facinorosi che cercavano inspiegabilmente di fuggire da quella festa. Nessuna conseguenza, tranne qualche vittima: insomma una bella serata di bel calcio.
Da questa cronaca è evidente come non ci fossero motivi sensati per sospendere la partita, che fu quindi giocata, nonostante mancasse un settore dello stadio e un altro fosse sepolto sotto il suddetto settore.
Note
Massimo Ferrero
Massimo Ferrero | |
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[[File:|220px]] Massimo Ferrero prepara il suo rituale d'accoppiamento.[1] | |
Classificazione scientifica | |
Regno | Sampdoria |
Phylum | Presidentissimo |
Famiglia | Viperette |
Genere | Originale |
Massimo Ferrero (Forza Roma, 5 agosto 1951 - Quello che non ammazza fortifica) è l'incarnazione della sobrietà. Una sobrietà dipendente da droghe, colpevole di reati contro il patrimonio e tendente alla violenza verbale. Insomma, la sobrietà tipica di Francesco Flachi, che non a caso giocava nella stessa città nonché club presieduto da Ferrero: Sampdoria.
Vita[2], morte[3] e miracoli[4]
Ciakke seggira!
Figlio di un controllore ATAC e di una
fruttarola imparerà grazie al padre l'arte di eludere i controlli, grazie alla madre l'arte di piazzarsi in un angolo a vendere e sbaraccare all'arrivo dei vigili.
All'età di 18 viene notato da Mario Cecchi Gori che gli dice:
Allettato dalla proposta e allattato da una mula fino ai 19 anni Ferrero si recherà agli studi avido di gloria. E non sarà deluso: otterrà l'importantissimo ruolo di responsabile pulizia stuzzicadenti di Tomas Milian.
Inizia così la sua rapida ed inesorabile scalata verso il successo: passerà dal ruolo di scendiletto personale di Sylva Koscina a quello di mutanda di Edwige Fenech (lavoro poco frequente ed impegnativo) nel giro di soli 15 anni, finché una sera fu testimone di un'aggressione ai danni di Monica Vitti.
Precipitatosi per fermare l'aggressore e prenderne il posto, un fortunato malinteso scatenerà l'ammirazione dell'attrice che lo insignirà del titolo di Viperetta oltre che di una potente lettera di raccomandazione[5].
Grazie all'attrice si apriranno per lui le porte della percezione, quello che più o meno gli succede anche oggi, ad ogni turno di campionato.
In virtù della dipendenza da cocoina si inserirà alla perfezione nel mondo dei produttori e nell'alta società romanesca. Darà vita a grandissime produzioni tra cui Pensavo fosse amore... invece era catalessi con la salma di Massimo Troisi o Le coliche 2 - Avventura intestinale, recitando piccoli cammei, come in Ultrà di Ricky Tognazzi, nel ruolo della Curva Sud dell'Olimpico.[6]
Note
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