Metrosessualità
La metrosessualità è, nel linguaggio giornalistico, il termine che viene usato per indicare una specifica condizione psicologica in rapporto alla propria identità sessuale. Il metrosessuale abbandona le normali abitudini che ci si aspetta da un uomo eterosessuale (seguire il calcio, mangiare come un maiale, scaccolarsi, commentare a voce alta un bel culo che passa, scorreggiare alzando la gamba, etc) ed assume comportamenti di norma attribuibili al gentil sesso (uso di cosmetici, ossessione per il fitness, depilazione parziale o totale del corpo, abbronzatura a raggi UVA e shopping sfrenato).
Il termine si presta a facili battute da avanspettacolo, che riportiamo per mero dovere di cronaca.
Origine del termine
Il termine "Metrosexual" risale al 1994 per opera di Mark Simpson, un tizio con mansioni di tappabuchi presso il giornale The Independent, che arrivò sorprendentemente al Pulitzer grazie al pregevole pezzo "Cosa si prova a finire sotto un furgone?" (pubblicato durante la riabilitazione). È un incrocio linguistico tra le parole metro(politan) ed (hetero)sexual, che testimonia la sorprendente agilità mentale di un genio troppo a lungo sottovalutato. Danny Kaczorowski, suo caporedattore fino al 2000, amava definirlo: "è sempre elegantissimo ma è un ritardato come ce ne sono pochi", e gli voleva un gran bene.
Oggi l'editoria offre numerose riviste dedicate al "nuovo maschio", per un giro d'affari di circa scarsanta milioni di dollari. Tra quelle di maggior successo troviamo: Creme e puparuoli, Shopping Man Extreme, Culo e camicia, Beautiful Bear, Ceretta di fuco e Sex appilu. Anche la televisione si occupa di questa nuova realtà, certe emittenti offrono programmi nei quali alcuni omosessuali danno consigli a eterosessuali, su argomenti come il vestiario, la cosmesi, la cura del proprio corpo, l'arredamento, i migliori vibrat. Si tratta di una notevole fonte di fatturato per l'industria, che offre uno spettro di prodotti pari a quelli un tempo riservati solo alle donne. Il saggista svervego Ole Torkild Asbjørn, autore del pluripremiato Io, la solitudine e la renna, ha più volte
criticato pubblicamente la tendenza di queste società a sfruttare i minorati mental metrosessuali, imponendo, attraverso i media, degli standard ottenibili solo ricorrendo a questo mercato.
Il fenomeno viene talvolta messo in correlazione con casi di narcisismo e di concentrazione ossessiva sugli aspetti estetici, in realtà è sempre così. Non si tratta semplicemente di vanità, ma di una maniacale ricerca della perfezione, che può portare un cinquantenne calvo (e con la panza da birra) a voler somigliare per forza a Brad Pitt. Va comunque ricordato che il termine è legato al giornalismo e non si riferisce direttamente a categorie della psicologia, o almeno non ancora. Quando fiuteranno le nuove possibilità di guadagno, faranno presto ad inventare le patologie e ci troveremo di fronte a robe quali:
- sindrome dello scarpone da cantiere poco glam,
- uso compulsivo della crema al cetriolo,
uso compulsivo del cetrio,- autolesionismo attraverso depilazione con strip alla colla vinilica,
- sindrome del Michael Jackson al contrario.
Nella peggiore delle ipotesi, potremmo incappare nella temutissima dissociazione psico-abbigliamentale, che può portare ad andare al raduno dell'Harley-Davidson vestiti da drag queen.
Caratteristiche psicofisiche
Secondo gli studiosi della Syracuse University di Chaftkosbart, è ipotizzabile un cospicuo aumento di precipitazioni nelle aree suburbane delle grandi metropoli, a causa dello smog e delle polv... ma di cosa stavamo parlando? a già... diverso impiego delle aree cerebrali[1] tra un metrosexual e la sua nemesi naturale, il cosiddetto retrosexual. Liberiamoci comunque di alcuni luoghi comuni sul metrosessuale:
- non è detto che sia gay;
- non è detto che sia egocentrico;
- non è detto che sia uno stronzo insensibile;
- non è detto che sia cinico ed egoista;
- non è detto che sia presuntuoso;
- non è detto che sia permaloso;
- non è detto che sia megalomane;
- non è detto che le cose precedenti siano false, anzi.
A questo punto, scevri da preconcetti ghettizzanti, possiamo rinchiuderli tutti da qualche parte e dargli allegramente fuoco.
Bibliografia
- O.T. Asbjørn, Anche l'Antartide non è da meno, Polo Sud 1969, ed. Brrrivido.
- Enzo Miccio, Essere gay senza darlo a vedere, Napoli 2001, ed. La Bufala.
- Sigfrido Bruciapassera, Se ti vesti come un pirla è colpa di tua madre, Torino 2008, ed. Puppa.
- Jonathan Kashanian, Un uomo dentro, Padova 2002, ed. Sodoma.
- Giuliano Ferrara, Il fitness per tutti (gli altri), Roma 2011, ed. Ciccio Bastardo.
- Adalgiso Zotta Pucchioni, Personal shopper: il paraculo di Via Monte Napoleone, Milano 1987, ed. Lo Grullo.
- Antonio Cassano, Quando ero brutto e brufoloso, Bari 2009, ed. Merendina.
- Fulgenzio Pallini Trippa, Attaccate a 'sta cravatta!, Roma 1999, ed. Forca.
- Carlo Conti, Michael Jackson non c'ha capito una sega, Rai Uno 2005, ed. Ghigliottina.
Note
- ^ come già accertato in: differenze tra uomo e donna