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firma: --Nonciclpediologo © edit 21:12, mag 9, 2011 (CEST)

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Milanées
[[File:Oddio, mi devi fare una foto? Lasciami almeno truccare prima, nooooo non fotografarmi, BASTARDO!|220px]]
La principale causa d'estinzione del dialetto milanese
Classificazione scientifica
Regno Dialecti
Phylum Abbastanza
Famiglia Lingua lombarda
Genere O mia bela Madunina
« Uèi, testina, mì sun milanès, neh! Tè capì, gnurant? Cribbio! »
(Poser del dialetto milanese)
Utente medio nei gruppi di Facebook dedicati al dialetto milanese : Ahahaha, mi su parla' el dialèt ma so mìga me se fa skrif ahahaha[1]!
Milanese che sa scrivere in dialetto milanese in risposta a quello di sopra : Ma allora, pòrco d'on can, se te seet minga scrivell, o te imparet oppur te scrivet minga, ignorant[2]!!!

Il dialetto milanese (0 gennaio di tanto tempo fa, Milano, Padania - Ufficialmente deceduto al primo sbarco dei terroni, sempre a Milano) è la variante snob e spocchiosa del ramo occidentale della lingua lombarda. Difatti, nell'eventualità che qualcuno si presentasse e affermasse di conoscere un altro dialetto lombardo non meneghino, come il Comasco, il Chiavennasco, il Bustocco o il sempre troppo sottovalutato Bregagliotto, è altamente probabile che i parlanti milanese gli sputino in un occhio. Ma solamente nelle giornate buone, in quelle storte può darsi invece che si proceda direttamente alla lapidazione.

È tutt'ora parlato dal signor Brambilla, dal Fumagalli e dalla sciura Ambrongina, ultimi tre milanesi puri rimasti, attualmente rinchiusi nella riserva per milanesi del Parco Lambro.

Diffusione

 
L'unico modo per smascherare i terroni: l’inganno della cadrega.

È risaputo dai più il famoso adagio, che ogni giorno che il Signore ci manda sulla Terra muove il riso di vecchi, infanti, donne e risaie pure:

« A Milano il Milanese non lo parla più nessuno »

Conosciuto anche sotto questa variante:

« A Milano si parlano dialetti, però sono tutti dialetti terroni. »

Ora, va però affermato, che la situazione riportata dal proverbio potrebbe essere incorretta: il dialetto milanese è ancora ben vivo e conservato all'interno della città meneghina.[senza fonte] Uno dei principali punti focali sollevati dai linguisti, riguardo al problema del decadimento del dialetto, è che il milanese viene parlato solamente dai cosiddetti Terroni, popolazione barbarica di origine berbera, ed, al massimo, da qualche sparuto vecchio di provincia ad andar bene. A sostegno di queste teorie vi è anche il fatto che negli ultimi decenni il Milanese è stato difeso soprattutto da personaggi il cui retaggio non sarebbe esattamente di pura origine meneghina; tra questi difatti si annoverano:

  • Enzo Jannacci, di origine calabrese.
  • Franco Loi, di origine sarda.
  • Lino Patruno, di origine calabrese.
  • Pietro Mazzarella, di origine campana.
  • Giovanni D'Anzi, di origine pugliese.
  • Giorgio Strehler, che magari non era proprio terrone, ma che con quel cognome lì sicuramente non era milanese.

Tuttavia bisognerebbe altresì contare anche Dario Fo, Nanni Svampa e Walter Valdi; ma essendo i primi due comunisti e il terzo brianzolo vengono comunque volentieri ascritti al registro dei terroni.

Caratteristiche principali

 
Bambini a lezione di dialetto milanese.

Risvolti interessanti riguardanti Milano vengono anche sollevati da ulteriori adagi tramandati oralmente:

« Chi vòlta 'l cüü a Milàn, vòlta 'l cüü al pan »

No, non era questo, la redazione si scusa per l'errore. Ma siamo comunque vicini:

« Se a Milàn gh'è la piàssa del Dòm, a Urén gh'è la cassìna di pòm; se a Milàn gh'è la piàssa Lurèt, a Urén gh'è la cassìna di prèt »

Errore di nuovo. Ah, eccolo:

« I Milanesi sono sempre di corsa e hanno sempre una gran fretta »

Quanto sollevato è innegabilmente vero. Gli stessi Milanesi in effetti, sotto sotto, sembrano fieri di aver questa di questa fama, nonostante poi si lancino in sperticati elogi alla vita tranquilla. Infatti anche Tricarico è nato a Milano. E non a caso anche lui ha un cognome meridionale.

Ma il punto cruciale è tuttavia un altro: il Milanese, essendo lo specchio della propria popolazione,

. È semplice e diretta, e non le manda a dire. Ad esempio:

« Chi vòlta 'l cüü a Milàn, vòlta 'l cüü al pan »

Ecco, come volevasi dimostrare.

Basiche regole grammaticali

Di seguito verranno dunque riportate in breve alcune basiche regole grammaticali del dialetto che ha vinto il premio "Miglior Dialetto Della Lingua Lombarda Parlato Correntemente A Milano Come Lingua Della Popolazione Urbana Dalla Nascita Delle Lingue Volgari Sino Alla Diffusione Dell'Italiano A Causa Dell'Immigrazione Dal Mezzogiorno E All'Influenza Dei Mass Media Quali La Televisione E La Radio".

Legge delle vocali che fanno la parte del leone

Pur senza arrivare agli eccessi del Bergamasco, dove si può sentire la frase:

« A ó a èt èt i àe ìe »

o all'ancor più tremendo Italiano:

« Aiuole »

possiamo dire che nel Milanese le vocali la fanno un po' da padrone. In Milanese infatti, come in tutti i suoi dialetti cugini, si è instaurato un trend che i linguisti chiamano Raddoppiamento delle vocali. E che vuol dire? Che le vocali raddoppiano.

Ah, tra l'altro vedo che avete fatto conoscenza con due nuovi amici, le vocali /ü/ e /ö/.
Alt! So già cosa state dicendo: state pensando che, finché si trovano in fine di parola, le vocali possono fare tutto quello che vogliono. D'altronde, i liberali ci hanno insegnato che la nostra libertà finisce dove inizia quella altrui. Tuttavia i Milanesi di queste cose se ne fregano altamente, perciò allungano le vocali anche in mezzo alle parole:

  • Pace: pàas
  • Tempo: téemp
  • Porto: pòort
  • Ponte: puunt
  • Milanese: milanées
  • Vivo: viif
  • Nuovo: nööf

E ora dove sono i vostri preziosi princìpi liberali, eh?

Comma delle vocali ambigue

Tanto per mischiare un po' le carte, i Milanesi hanno pensato di mettere un po' di ambiguità nella pronuncia di alcune vocali. Perciò:

  • La A ogni tanto si può pronunciare O
    • Altro: àlter/òlter
    • Alto: alt/òlt
    • Caldo: càlt/còlt
    • Giallo: giàlt/giòlt
  • La I ogni tanto si può pronunciare E
    • Umile: ümil/ümel
  • Possbile: pussìbil/pussìbel
  • La E ogni tanto di può pronunciare A
    • Vetro: véder/védar
    • Sempre: sémper/sémpar
  • La U ogni tanto si pronuncia A
    • Borbottare: burbutà/barbutà
  • Ma state tranquilli: la A ogni tanto si pronuncia U, per par condicio
    • Saltare: saltà/sultà
  • La U ogni tanto si pronuncia E

Voi forse pensate che siano quisquilie, ma i vecchi milanesi, per riconoscere un vero milanese da uno falso, fanno 'sti giochetti stronzi, guardano come pronunci le parole, ti guardano e ti dicono con commiserazione:

« Eh, se véet che te séet mìnga milanées, eh... »

E se non capite nemmeno cosa stanno dicendo in quel momento, allora siete proprio bollati. Nel senso che venite da Bollate, comune dell'hinterland[3].

Legge delle consonanti che subiscono e stanno zitte

In seguito a una dura battaglia contro le vocali, le consonanti hanno subito una tremenda sconfitta di cui ancor oggi pagano lo scotto. Le vocali infatti hanno imposto dure condizioni di pace per scongiurare lo sterminio:

Sarete poi però contenti di sapere che le consonanti sono scappate via e hanno trovato nuova linfa e vitalità nelle lingue del Sud Italia, ove sono raddoppiate, se non triplicate.

Legge delle vocali collaborazioniste

Ci fu però una fazione di vocali che considerò troppo dure le condizioni di pace imposte dalle proprie compatriote. Così costituì una fronda e si ribellò. Ma mal gliene incolse. Furono tutte sterminate.

  • Le vocali finali sono quasi tutte sparite (tranne la A e alcune I ed U)
  • Il suono della O chiusa è stato cancellato.
  • Alcune A iniziale sono state eliminate dopo un processo sommario
  • Anche alla E è stato interdetto il soggiorno in fine di parola. Ma in questo caso la E è consenziente, in quanto non ha mai amato quella zona delle parole, così soggetta a correnti fredde e ai rumori della strada

Legge del maschilismo linguistico

In milanese il plurale femminile è uguale preciso identico al plurale maschile. Cioè, i Milanesi hanno un bel dire che sono più avanzati e meno retrogradi dei terroni, ma poi ne combinano più di Carlo in Francia o di Silvio ad Arcore... che vergogna.

  • I gatti: i gat; le gatte: i gat.
  • Tanti: tant/tanti; Tante: tant/tanti.
  • Magri: magher; magre: magher.

Legge degli apostrofi messi alla cazzo

Sempre per questa mania tutta milanese di fare in fretta, si è sentito il bisogno di abbreviare le parole ancora di più di quanto non lo fossero. Al giorno d'oggi si usa un linguaggio simile:

« Ciau, cm va? Te lo kiedo xkè ieri nn c siamo vst e allora ò pensato ke stv male... TVB »

Ma i Milanesi son dei gran signori di gran classe, sicché hanno trovato una soluzione ancora più nobile: l'APOSTROFO. Sì, esatto, quel segnino insignificante acquista una grande importanza nel vernacolo ambrosiano, visto che a lui è affidato il compito di falciare senza pietà parole intere.

  • Ancora: anca mò => anch' mò => an' mò => amò
  • Come: 'me
  • Tanto come: tant cùme => tan' 'me => tàme

L'ortografia milanese

« Bene! Ora che sappiamo bene o male come si parla, si legge e si scrive in Milanese non avremo nessun problema a parlarlo, leggerlo e scriverlo! »
(Voi)

ALT!! Dove credete di andare, scriteriati? Non siamo nemmeno all'inizio dell'opera!!
Come voi sapete bene, il Milanese ha una letteratura antica e rinomata; e quindi sicuramente non poteva permettersi di avere un'ortografia da quattro soldi, basata sulla pronuncia italiana delle parole e via discorrendo. No. Doveva avere per forza un'ortgorafia ambigua che non permetteva a nessuno di comprenderla di primo acchito e che sotto sotto contraddiceva tutte le proprie regole fonetiche tipiche.
Difatti l'ortgrafia milanese:

  • È piena come un uovo di O:
  • È piena di consonanti doppie:
    • Doppia: doppia
    • Lettera: lettera
    • Gatto: gatt
  • Non ha né Ü né Ö, ma in compenso sfodera un invidiabile OEU[4].
  • Ogni tanto ci scappa qualche GL
    • Famiglia: famiglia
  • Non segna nessuna vocale doppia all'interno delle parole:
  • È profondamente ambigua su un sacco di parole:
    • Ponte: pont
    • Punto: pont
    • Tu sei: te seet
    • Tu sai: te seet
  • Le vocali D, G, GH, B, V prosperano amabilmente in fine di parola:
« Ma perché cacchio non ci hai avvertito prima, eh? E poi, perché mai la gente dovrebbe mai usare questa cavolo di ortografia, che a ben vedere sembra l'Italiano senza le vocali finali[5]? »

Boh. Io la uso e faccio sogni tranquilli. Alla fine basta farci un po' l'abitudine.
Tuttavia non posso non punire la vostra insolenza: perciò adesso per punizione dovete riscrivere con l'ortografia corretta tutte le parole che sono state elencate nei paragrafi precedenti.

« Noooo! Che stronzo! »
(Voi)

Sì.

Differenze con le altre parlate lombarde

Ci si chiederà forse qual era la necessità di scrivere un'ulteriore pagina sul dialetto milanese, visto che esiste già la pagina sulla lingua lombarda.
La risposta è che tutti i Milanesi[6] ritengono che la propria parlata sia diversissima da tutte le altre parlate lombarde, e che anzi differisca anche da quartiere a quartiere, da isolato a isolato, da casa a casa, da appartamento ad appartamento, da stanza a stanza, da persona a persona, da emisfero destro del cervello a emisfero sinistro del cervello.
Orbene, i linguisti, che come tutti gli scienziati si sentono in dovere di mandare a quel paese[7] tutte le convizioni consolidate nei cuori della gente, sostengono che in definitiva il Milanese è praticamente identico a tutte le altri varianti del Lombardo. A parte quelle al dì là dell'Adda. A parte quelle dell'estremo Oltrepò Pavese. A parte quelle della profonda Valtellina. A parte quelle delle più recondite valli del Canton Ticino. A parte i dialetti della zona Como-Lecco-Varese, che possiedono la Z e la O chiusa. A parte il Lodigiano, che possiede il plurale femminile in E. A parte il Brianzolo, che trasforma quasi sistematicamente tutte le E non accentate in A. A parte il Bustocco, che ha un sacco di parole maschili che finiscono in U. A parte i dialetti della zona Pavia-Novara, che al momento non mi viene in mente perché sono diversi ma sicuramente lo sono. A parte il Tortonese. A parte...

Però, insomma, diciamo che è QUASI uguale a tutte le altre parlate lombarde.

La canzone milanese

Bene, ora che avete appreso ed avete studiato, è ora di mettere all'opera ciò che avete imparato. E quale altro miglior modo se non applicare nella vita reale la conoscenza del Milanese se non quello di far su una bella canzone in Milanese?
Gl'ingredienti per fare una bella canzone milanese sono i seguenti:

  • Argomenti: la bellezza di Milano, la generosità dei Milanesi, l'amore affettuoso verso una ragazzotta della periferia/comiche situazioni cittadine/ironia verso la gente meno fortunata[8].
  • Struttura: strofa/ritornello/strofa/ritornello lievemente modificato (possibilmente tutto in rima)
  • Lingua: milanese + dosi massicce di parole italiane
  • Modalità di canto: con voce strascicata, complice una generosa quantità di pregiato vino milanese. A squarciagola, se possibile.

Quindi, possiamo dire che una canzone milanese di base può essere così:

« Milan, fa minga el stupid 'sta sera,

damm ona man a fàggh dì de sì
scerniss tutt i stell pussee sberlusent
che te gh'eet e on tocchettin de luna
tutta per numm.
Faggh sentì a lee che l'è quasi primavera
mena chì i grill miglior a fà crì crì
prestom el ponentin
pussee malandrin che te gh'eet,

Milan, vegnom in ajutt 'sta sera.
 »

Bene! Ora siete in grado di fare la vostra gran figura come cantanti dialettali.
Come dite? Siete stonati? Nessun problema, potete fingere di essere sbronzi e farete successo nelle osterie e nelle balere che pullulano a Milano.
Come dite? Siete astemi? Infatti vi ho detto di fare finta di essere sbronzi.
Come dite? Siete contro le bugie? Allora andate a cagare.
Come dite? Siete stitici? Eh, gioie mie, allora non so cosa dirvi, eh!

Il vero milanese

Vos correlaa

Note

  1. ^ Ahahaha, io so parlare il dialetto ma non so come si fa a scriverlo, ahahaha!
  2. ^ Ma allora, porco cane, se non sai scriverlo, o impari o non scrivi, ignorante!!!
  3. ^ Che è peggio che essere meridionali, perché almeno a Napoli (tanto per fare un esempio) c'è qualcosa di interessante. Nell'hinterland invece no.
  4. ^ Per i servigi resi al Milanese, il trigrafo OEU è stato insignito dell'Ambrogino d'Oro
  5. ^ Questa è la frase chiave per interpretare l'ortografia classica milanese
  6. ^ Leggi: tutti i Milanesi che parlano ancora il Milanese
  7. ^ Quale? Locate Triulzi
  8. ^ Leggi: terroni