Manos: The Hands of Fate

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La copertina del film, creata con Paint.


Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Manos: The Hands of Fate
« Per realizzarlo il regista non ha girato, era girato. »
(La critica.)
« Scommettiamo una Dreher che riesco a fare un film senza saperlo fare? »
(Harold P. Warren ad un suo amico regista.)
« Si sta facendo buio! »
(Margaret, col sole in faccia.)

Manos: The Hands of Fate (abbreviato per pigrizia in Manos) è un film comico, nonostante il regista lo abbia involontariamente segnato come horror.

È stato diretto nel 1966 dal mitico Harold P. Warren che, oltre a questo, è stato anche il produttore, lo sceneggiatore, l'attore protagonista e la prima donna, pur avendo esperienze lavorative come falegname e cavia da laboratorio. Il film viene ricordato per essere uno dei più brutti film mai realizzati, il che lo rende uno dei più bei film da vedere, e perché presenta un grosso numero di errori, il maggiore dei quali è averlo girato.

Trama

Attenzione, da qui in poi questo articolo contiene spoiler.

Una volta avevo un criceto di nome George che lesse la trama di "Bianca e Bernie nella terra dei Borghezio" prima di vedere il film e si suicidò. Quindi fate attenzione, non voglio avere altre morti pelose sulla coscienza.

Il film inizia con dei titoli di testa immaginari perché appunto il capolavoro parla del servo di un demone che riesce a ipnotizzare le persone, così il regista ha provato a darli telepaticamente. A questo punto entra in scena una coppia che pomicia da circa due anni in una decappottabile. Perfetto, loro saranno indispensabili nella trama per riempire un buco di 5 minuti nella pellicola.

Un ciak superbo si fa inquadrare durante il film.

Ma ecco arrivare i protagonisti: la famiglia composta da mamma Margaret, papà Micheal e piccola peste bubbonica Debbie che a mezzogiorno e mezza stanno cercando un posto in cui rifugiarsi per la notte, ormai vicina. Vengono accolti dal servo di Manos, Torgo: una creatura mezzo uomo e mezzo capra, come Vittorio Sgarbi.

Premesso che Margaret è una strafiga paurosa sulla ventina e suo marito è un panzone cinquantenne, da qui si susseguono una serie di eventi di vita normale: l'uomo-capra tenta di mettere la donna a pecora, la bambina va a cercare alani di notte nel deserto, Torgo tenta di ammazzare Michael mentre una mandria di falene coprono il tutto per farsi belle davanti le telecamere con uno stacchetto da mandare a Veline. Passa all'incirca mezzo secolo prima che compaia Manos e decida di far uccidere Torgo dalle sue diciassedici mogli a duri colpi di carezze. Torgo per tutta risposta sviene, poi perde una mano e infine scappa nel deserto dove si viene a sapere che è stato investito da un TIR.

Manos si accorge che una gran gnocca sta gironzolando in casa sua, Michael nel frattempo torna nel mondo reale e i due si sfidano davanti a Margaret e Debbie in uno scontro all'ultimo sangue:

  • Michael spara allo stipite di una porta a caso con una Magnum Chocolate.
  • Manos lo guarda male.
  • Michael spara di nuovo a nessuno, colpendo di striscio una libellula.
  • Manos, allorché, gli lancia un'altra occhiataccia.
  • Michael è fuori combattimento.

Alla fine di questa scena cruenta, Manos prenderà Michael come schiavo personale finché morte[1] non li separi, la moglie come moglie e la figlia come moglie di riserva. In tempi di carestia non si butta via nulla, anche se si deve ricorrere alla pedofilia.

La trama è finita, leggete in pace.


Produzione

Una delle scene notturne del film.

Avendo come migliore amico un regista di fama familiare e avendo perso una sfida a birra e salsicce, Warren per penitenza fu costretto a dirigere un film da solo. Harold prende la scommessa seriamente: la sceneggiatura venne scritturata da subito sui tovaglioli sporchi ancora del grasso di salsiccia del bar, gli attori vennero presi con la forza un po' dal bar stesso e un po' da un'agenzia matrimoniale thailandese situata nei paraggi e l'attrezzatura venne noleggiata all'istante. Quest'ultima azione è causa dell'aver girato un migliaio di scene nel giro di pochi giorni, costringendo il cast a soffrire il sonno, la fame e l'astinenza da tequila bum bum.

Warren dimenticò però due fattori importanti: la cinepresa non registrava l'audio e non aveva ingaggiato doppiatori, pertanto al doppiaggio andò Warren stesso. Ciò spiegò perché i personaggi avevano tutti la stessa voce e alleviò le preoccupazioni che vedevano la protagonista come transessuale.

Il regista però incappò in problemi più grossi, a iniziare dalla location. Dapprima Warren andò a citofonare nelle ville della città, ma fu scambiato per un testimone di Geova, quindi successivamente optò per registrare nel deserto, dove gli attori dovettero affrontare il buio, i coyote e le apparizioni di Sandokan. Un'altra tegola fu Torgo, che doveva rappresentare un satiro, ma Warren non conosceva nessun uomo-capra e dovette arrangiarsi spezzando una tibia all'interprete.

L'ultimo problema riguardò la post-produzione, un vocabolo sconosciuto per il regista texano, che non toccò e, quando gli parlarono di montaggio, lui rispose che la protagonista non gliel'ha data.

Critica

Ora che Manos sta ottenendo i giusti riconoscimenti, Warren può rilasciare finalmente il videogioco.

Alla presentazione dell'opera nel Capri Theater di El Paso ci fu il tutto esaurito. In quell'occasione tutto il cast venne accompagnato da una limousine, costringendo alcuni attori a trovar posto nel bagagliaio. Dopo la prima scena, tutti i presenti stavano già scompisciandosi dalle risate e a fine film è partita una standing ovation per premiare la più grande figura di merda della storia del cinema. Dopodiché a tutta la troupe venne affibbiata un'ordinanza restrittiva che li obbligava a tenere una distanza di almeno 5 miglia dai set cinematografici.

Purtroppo dopo questa apparizione, Manos non venne più distribuito né negli altri cinema né nei drive-in perché Warren spese tutti i soldi per poter pagare le poltrone nuove al Capri Theater dopo che gli spettatori se la fecero sotto. Le copie finora registrate vennero tutte scaricate nel Bangladesh e usate al posto del Guttalax, considerato allora troppo costoso.

Il film fortunatamente scomparve presto dalla circolazione, poi a inizio degli anni '90 nacque una nuova moda cinematografica: il trash[2], uno stile di proiezione di livello infimo, ma di successo, che appassiona per l'elevata comicità involontaria e ridona un sorriso ai telespettatori di Colorado. Considerato il maggior esponente di questo stile, Manos è tornato dall'oblio ed essere sputtanato anche in tempi odierni.

Non tutti sanno che...

L'abuso della sezione «Curiosità» è consigliato dalle linee guida di Nonciclopedia.

Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse vuoi veder crescere le margherite dalla parte delle radici?

  • Anche la pagina Wikipedia di Manos: The Hands of Fate fa ridere.
  • Warren dichiarò che secondo lui Manos fu il peggior film mai realizzato, anche se a dispetto di tutto ne fu orgoglioso perché fu il suo miglior film mai realizzato.
  • Nella classifica internazionale dei film peggiori è tra i primi posti perché all'estero non conoscono i cinepanettoni.

Cagate correlate

Note

  1. ^ Di Michael.
  2. ^ Parola anglosassone che si traduce in spazzatura