Dark Water

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Mai fidarsi di un condominio coi cessi sporchi.

Dark Water (titolo giapponese: Orinatoi Kagata) è un film di paura che fa paura. Fa paura sul serio, non quelle cose che ti dicono che fa paura e poi vai a vedere, esci dalla sala e dici: vabbe' non era tutto ‘sto granché. No! Dark Water è un film talmente di paura che il suo regista alla fine del montaggio non l’ha voluto vedere perché aveva paura di vederlo. Adesso vende palloncini a forma di Titti all’uscita di un supermercato, tanto per farvi capire.

Dark Water ha partecipato a tantissimi concorsi cinematografici e li avrebbe vinti tutti, se non fosse che la giuria non si è mai presentata perché aveva paura. Quindi se decidi di guardare Dark Water assicurati di non guardarlo o potresti non dormire per giorni, oppure se già non dormivi riprenderai a dormire e in quel caso la visione di questo film potrà avere i suoi vantaggi.

Trama

Che sia un water è fuori discussione ed è anche bello dark: è il Dark Water del film.

Dark Water è tratto dal romanzo dello scrittore Choivermij Indapanza, lo Stephen King di Kyoto, il quale non completò mai il libro perché aveva paura di finirlo. Per questo il regista del film Mi Kago Soto ha seguito fedelmente il libro fin dove è stato scritto dall’autore; poi per gli ultimi trenta minuti ha fatto di testa sua ed ha messo un finale a cazzo.

La giovane ottantasettenne Konchisi Masturbava, è una brillante donna divorziata con un matrimonio alle spalle, tanto che appena si volta riesce a vederlo benissimo e a salutare gli sposi.

La donna è affetta da turbe psichiche notevoli. Vede la gente morta ma non vede la gente viva e perciò spesso va a sbattere addosso ai passanti che la considerano ubriaca, forse anche un po’ stronza.

Una delle scene più spaventose del film.

Konchisi non vive da sola, le è stata affidata la sua giovane figlia di sei anni Piloro, con la quale cerca una casa dove andare a vivere. La vita in Giappone è molto difficile, perché lì non c’è Tecnocasa e così se devi trovare un appartamento sono cazzi tuoi dalla testa ai piedi.

La povera Konchisi visita diversi appartamenti ma fanno tutti cagare. Inspiegabilmente però sceglierà di abitare proprio nell’appartamento che fa più cagare di tutti, una palazzina alla periferia di Tokyo talmente umida che gli inquilini camminano con le pinne. Il signor Yorubo Yamaha è l’amministratore della palazzina e fa vedere l’appartamento a Konchisi. Ben presto la donna e la bambina si accorgono che c’è qualcosa che non va. Il lampadario è stato comprato da IKEA sì, ma non è quello il problema. È qualcosa che sentono nell'aria ma che non riescono ancora a definire bene. Tuttavia (caso unico nella storia delle compravendite) pur non essendo pienamente convinte dell’acquisto vanno a vivere in quella casa lo stesso.

Una scena poi tagliata nella versione definitiva del film perché ritenuta troppo paurosa.

Dopo alcuni giorni all’interno di quello stabile inquietante cominciano ad avvenire degli accadimenti poco spiegabili. Il frigo si apre se si tira la maniglia, la luce si accende se si preme l’interruttore e girando le maniglie le porte si aprono. Oltre a questi fatti assurdi le due donne notano una macchia sul soffitto che sembra piscio ma forse non lo è. Forse la signora del piano di sopra è una vecchia rincoglionita che ha lasciato aperta la manopola del bidet.

Nel finale del film il regista spiazza tutti inserendo Julio Iglesias.

Così mentre Masturbava con molta calma va a vedere al piano di sopra la piccola Piloro resta sola in casa. L’appartamento sopra il loro è disabitato e c’è acqua ovunque. Preoccupata ed impaurita la donna chiede spiegazioni all’amministratore il quale le spiega che l’appartamento è stato affittato fino a due mesi fa ad una coppia di tonni che se ne erano andati, evidentemente senza chiudere le manopole del lavandino. La storia dei tonni andati via senza dare spiegazioni è davvero troppo per la povera Konchisi che decide che quel posto le fa davvero troppa paura. Frattanto la piccola Piloro sente un tanfo sempre più forte propagarsi per tutta la casa. Non saprebbe definirlo ma giura di aver già sentito un odore simile, forse nei cessi di qualche Autogrill. Intanto da dietro una porta chiusa della casa iniziano a provenire strani rumori, come un gorgoglio soffuso, come un lamento profuso, come Gennaro Gattuso e cose simili.

Il volto degli spettatori alla fine del film.

Il rumore si fa sempre più forte, assieme a quell’odore nauseabondo. La povera Konchisi ritorna nel suo appartamento e quasi sviene dalla puzza, sembra di stare a Calcutta durante una partita di hockey su merda. Così, armate di un lucidalabbra sfondano la porta misteriosa che rivela la tragica verità: c’è un water maleodorante e pieno di acqua sozza, sopra il quale sta seduto un vecchio che emette quegli strani gorgoglii, nient’altro che scoregge ritmiche dovute a un timballo di melanzane maldigerito.

Il vecchio racconta di essere stato chiuso qui per errore ben 8 mesi fa, mentre cercava di evacuare. Da allora non riuscendo ad uscire dal bagno ha cercato di mantenere la sua mente lucida parlando col lavabo e facendo quei cruciverba facili che stanno sulla prima pagina dei giornali di enigmistica. Il mistero è risolto e dopo aver spurgato il water da mesi e mesi di deiezioni la situazione torna alla normalità. Nel finale inventato di sana pianta dal regista la signora Masturbava duetta con Julio Iglesias sulle note di Shake your Booty. La performance è possibile ascoltarla qui[1].

Commenti all'uscita dalle sale

« Dio mio...chi avrà più il coraggio di sedersi sulla tazza? »
« Un film di un realismo estremo, la puzza di merda sembrava di sentirla davvero. Ora scusate devo andare a casa a cambiarmi le mutande. »
(casalingo di Rovigo)
« La cosa che mi ha fatto più paura? Julio Iglesias, senza dubbio. »
(accalappiacani di Cosenza)