Taranto

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« Ca sc no t n vè t'agghia menà nù shcaff cà u' tatuagg t'l'agghia'fà 'nfacc... »
(Frase con cui Cito conquistò Taranto e la colonizzò)
Taranto

(Stemma)

"bello, na sigarett tin'?"

(Motto)

Posizione geografica mari del cozzaro nero
Anno di fondazione 1564 a.S. (avanti Silvio)
Abitanti cozzari
Etnia principale vastasi, zuinghi, zacchei
Lingua rigorosamente dialetto tarantino
Sistema di governo dissestato
Moneta ignota
Attività principale Causare enormi dissesti economici, scroccare, parcheggiare sulle strisce pedonali, camminare a cazzo di cane, noncurante di chi ti va incontro e infine l'attività più diffusa, cioè lamentarsi di non avere soldi con in mano 5 gratta e vinci da 10 euro e indossando un giubbotto da 400€
Patrono S. Catavt
« Ce m n futt a me! »
(Prima frase di senso compiuto pronunciata dai bambini nati a Taranto)
« Vi sc fsc picc u sgarzill. »
(Invito a comportarsi in maniera corretta)
« Mo t'agghie struppià! »
(Usato per dire: adesso ti devo sfregiare)
« Non vorrei dirlo, ma a Taranto c'è una puzza di merda... »
(Raffaello Tonon su Taranto)

Taranto, provincia della Terronia Apula, è la capitale mondiale delle cozze e del dissesto, spartendosi il primato con altre due grandi città terrone, Pescara e Catania. Affacciata sull'omonimo anonimo golfo, confina a nord col ponte girevole, a est con Arcore, a ovest col Caucaso e a sud con Studio Aperto. Taranto è stata premiata da Legambiente per essere la città più pulita e vivibile d'Italia.

Nozioni sparse

RISPETTO PER TARANTO!!!!!!!

RISPETTO PER TA!!!!!!!

Eroi tarantini

  • Il mitico Cito - del quale l'esistenza non è certa - fondò la bella Taranto e la rese una metropoli sottosviluppata dell'ex Magna Grecia. Attivissimo sindaco, campanilista e neo-fascista, si distinse per i suoi proverbiali editti, con i quali colpiva impiegati comunali fannulloni, bighellonatori e mangiatori di cozze con il vibrione del colera.

L'intera città, nonostante questo, lo ricorda (e lo rimpiange) perché ha aggiustato qualche schifoso marciapiede e non per aver avuto rapporti con il top delle famiglie mafiose della città. Questa figura mitologica è entrata a far parte anche del mondo del Rap mediante il suo brano inedito "Cito Rap", riuscendo a convertire mostri dell'antica Grecia quali Zacalicius al mondo della musica.

  • Il mitico Zacalicius - nato come filosofo e divenuto cozzaro cantante tarantino, ha trattato argomenti di portata nazionale quali: le polpette di sua madre nei giorni festivi, i suoi problemi con la droga di cui lui si fa vanto, i festini a base di alcool e droga, ove vi era la partecipazione secondo alcune indiscrezioni di Pingu, e della donna tarantina prima di iniziare la procreazione.
  • Il grande Thomas - costui era famoso a Porto Pirrone per la sua estrema allegria, mentre faceva il bagno in piena estate cantando a squarciagola canzoni napoletane (notare che era di statura bassa ma molto larga), putroppo è venuto a mancare un po' di anni fa, destando sconforto e togliendo l'allegria che colpiva chiunque andasse lì al mare, dove si divertiva a sentire e vedere quel "enorme ragazzo".
  • Il leggendario Damiano "u'nzvùs'" (lo sporco) - Quest'uomo, raggiunti i 150 anni di età, è da 130 il paninaro più sudicio di Taranto. Aperto tutta la notte, si va da lui per incontrare tanta bella gente: dal diciottenne "fighetto" nuovo di MiniCooper e fidanzatina, che pensa sia figo andare a insozzare la sua bella giacca col lezzo di frittura del posto, fino al più classico dei "cozzari". Chiuso più volte per risse a causa di una puccia, passa alla storia per i suoi panini con tutto ciò che volete, incluse lasagne, polpette, e goulash. Tutto rigorosamente vecchio di mesi e dai colori sgargianti, ma il massimo sono le sue celebri fritture. Inoltre, la sua roba è così buona che si muove da sola: in molti giurano di aver visto i polletti scappare dal bancone con le proprie zampette, o le lasagne saltellare nella vaschetta. Infine, Damiano ha appeso al muro il calendario del Duce, che si procura in esclusiva con svariati mesi di anticipo sull'anno nuovo.

Da qualche tempo Damiano ha aperto un suo blog fatto apposta per ricevere insulti: mi raccomando, insultatelo sempre in forma anonima e quando siete da lui fingete di non sapere nulla sul suo guestbook. Famosa è la sua pubblicità che riscuote grande successo nella città dei Due Mari: "Da Damiano, lo stesso olio dal...1916".

Vocabolario

Taranto ha un vocabolario con una lingua tutta sua. Per certi versi assomiglia al napoletano, anche se non ne è completamente identico. Espressioni come:

  • "mo l'avè" ("Adesso le devi avere", riferito alle botte)
  • "ce ste cumbin" ("Che cosa stai combinando?")
  • "m ste' cac' u' cazz' " ("Mi stai tediando")
  • "ancora cade" ("Potrebbe cadere se non fai qualcosa per evitarlo")
  • "si è cresciuto a'varv" ("Si è fatto crescere la barba")
  • "andare ad arrivare al negozio" ("Andare al negozio")
  • " sorèè ho rimasto il libro a casa" ("professoressa ho lasciato il libro nella mia abitazione")
  • "vè scitt a munnezz" ("Getta la spazzatura")
  • "ce cazz vuè?" ("Cosa diavolo vuoi?")
  • "tt appò?'" ("come ti va la vita?")
  • "ste ràsc?'" ("hai avuto rapporti sessuali in quest ultimo periodo?")
  • "scendi il cane che lo piscio" ("Fa' scendere il cane in modo che possa portarlo ad urinare") o "scendi il cane che lo gioco" ("Fa' scendere il cane, cosicché possa farlo svagare per mezzo di attività ludiche")

Rendono la lingua tarantina comprensibile come un soffio vicino a un trapano elettrico.

Il linguaggio di Taranto, però, non è solamente raffigurato come espressione orale, ma anche gestuale: spesso e volentieri i tarantini, per indicare una persona obesa o, comunque, robusta, cercano in ogni maniera di allargare il più possibile le braccia intorno al proprio corpo per mostrare la stazza. Inoltre, va notato che, nonostante tutti e quando dico tutti, intendo anche quel bimbo in fasce nella carrozzina, parlino e scrivano in dialetto, nessuno è in grado di scriverlo correttamente e questo la dice lunga sulla presunta "cultura" di questo piccolo villaggio del nord Africa ai limiti della civilizzazione, ivi compresi gli autori di questo articolo. Va infatti detto che il dialetto tarantino è tanto difficile da parlare quanto da scrivere. Infatti, per risparmiare tempo (perché il tarantino non ha niente da fare e vuole farlo per più tempo possibile) la maggior parte degli indigeni si esprime a versi: infatti è più verosimile che un amico ti saluti esclamando "OOOOOOOH! 'T'appost'?!" ("Ehi! Tutto bene?", dove il numero delle "o" è direttamente proporzionale alla sorpresa e/o al piacere di vedere una vecchia conoscenza) piuttosto che con un linguaggio simile all'italiano. Infatti a Taranto esistono 2 dialetti.

Il dialetto di Taranto nuova

Più simile ad una volgarizzazione dell'itagliano che un vero e proprio dialetto. La scrittura è più simile al Sanscrito scritto da un Senegalese cieco che scrive con la destra, anche se è mancino. Alcune tra le più belle perle di questa relativamente moderna, ma ancora indecifrabile scrittura le troviamo in questo articolo e in questo video .

Il dialetto di Taranto vecchia

Ormai quasi scomparso e parlato solo dagli anziani del villaggio e dagli spacciatori di droga dei vicoli del borgo antico per non farsi sgamare dalla questura (trad.: Polizia). La pronuncia e la lettura di questo linguaggio è pressoché impossibile e sconosciuta ai più, anche se qualche tarantino nella sua carriera scolastica, specialmente alle elementari o alle medie, è stato costretto a imparare occasionalmente per una recita o ad UNA lezione di studi sociali a scrivere qualche parola o a studiare qualche poesia rigorosamente di stampo religioso nel vero dialetto, dimenticando tutto nel giro di qualche settimana ovviamente.