Eschilo

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Eschilo dopo aver perso gli occhi in una rissa. No, scusate. Quello era Omero.
« Guardate il dio incatenato e doloroso, il nemico di Zeus, il detestato da tutti gli dei, perché amò i mortali oltre misura »
(L'avvocato Taormina punta il dito su Prometeo, accusato di pedofilia.)
« Es era un grande, nigga! Rimorchiava più figa lui in due ore che l'intera crew in un fottutissimo mese! »
(Snoop Dog sulle sue uscite con Eschilo nel ghetto dei meteci ad Atene.)

Eschilo è stato un famoso poeta e giullare di corte dell'antica Grecia. Le notizie sulla sua infanzia sono scarse, ma i filologi propongono che il suo luogo di nascita sia la sicula Gela, poiché dai suoi testi emerge chiaramente che gradisse inalare i gradevoli perfumi della locale raffineria in compagnia di altri individui strampalati, fra cui la Pizia ed Eraclito[1].

La travagliata giovinezza

Planimetria antica di Gela (510 a.C.), conservata nel Museo Archeologico di Caltanissetta nella sezione falsi storici.

Nato che era ancora un bambino, un giorno in cui cadde dal cielo una tartaruga lanciata da un'aquila - segno diversamente interpretato come auspicio per il nascituro destinato a grandi opere, ovvero segno che il nascituro sarebbe morto di tragica fine, ovvero che è mezzogiorno e bisogna mettere su l'acqua per la pasta - si trasferì ad Atene da piccolo, quando la sua numerosa famiglia, valigie di cartone alla mano, decise di emigrare nella New York dell'avanticristo. Qui il padre, un ex lustracalzari, si diede all'umile lavoro dell'operaio in una fabbrica di ceramiche a figure rosse con campitura nera, mentre la madre trovò occupazione come shampista per le vicine alla modica somma di una dracma e tre oboli ad acconciatura. Due dracme se volevano anche la pedicure. La retta non bastava quasi mai e se non fosse stato per il fatto che a quei tempi le scuole erano gratuite e garantite dallo stato, il piccolo Eschilo probabilmente sarebbe finito a zappare la terra. O a lavorare come carroziere per quadrighe.

Alla maggiore età, per portare un po' di pecunia in casa, si arruolò volontario per la guerra alle Termopili. L'idea era quella di fare il carabiniere, ma saputa la notizia della disfatta del contingente Sparta Sud e della mancata promozione sul campo e conseguente scalata sociale dei trecento commilitoni, optò per il ritorno a casa non appena sarebbe terminato il suo periodo militare in quel di Maratona. Gli anni della guerra furono segnati dalla violenza inaudita dell'esercito avversario che fece uso del bombardamento a tappeto mediante tartarughe lanciate da aquile in volo. In quegli anni così difficili Eschilo trovò uno spiraglio nella stesura delle lettere all'amata, sviluppando un principio di interesse verso la scrittura epistolare.

Al rientro in patria sorprese l'amata con il suo migliore amico, ma questa, vedremo, è un'altra storia.

Talente latente[2]

Il giovane Eschilo dopo la danza nudista di Salamina.

Eschilo, per gli amici Es, decise di seguire il suo sogno, quello di diventare il primo ballerino dell'Opera di Atene e si iscrisse pertanto ad un corso di danza contemporanea[3], dove tuttavia non ebbe grosso successo in quanto, come soleva ripetere il suo istruttore, ha le movenze di una vecchia tartaruga mentre cade dal cielo, lanciata da un'aquila in volo. Una sera, uscendo dalla lezione, venne suo malgrado coinvolto in una rissa tra ubriachi. Si ritiene fossero Aristofane e Socrate, ma le fonti sono piuttosto ombrose a riguardo, pertanto continueremo a rimpolpare con dettagli improvvisati, giusto per arrivare al nocciolo del personaggio. A seguito di una spintonata il giovine cadde giù per le scale della stoà, fino a sbattere contro lo spigolo dell'altare dell'agorà. Offeso e piuttosto seccato con il comune di Atene perché non aveva costruito un altare a norma, decise di compilare un reclamo nei confronti del suddetto comune. Preso da improvvisa folgore redasse una missiva densa di dettagli e ricca di originali atmosfere che descrivevano il fatto con una sottile e nel contempo profonda maestria dell'uso dialettico e narrativo, fino a rendere quella lettera un vero e proprio racconto. L'amministratore delegato del comune di Atene sezione sinistri lesse con attenzione quanto scritto dal buon Eschilo e, giunto a fine lettura, rispose così al richiedente rimborso:

« No. »

Ovviamente Eschilo chiese spiegazioni e il funzionario spiegò che in effetti la lettera era davvero ben scritta, opera di sublime retorica, degna di un grande narratore, ma il comune non era responsabile in quanto in prossimità dell'altare il cartello recitava chiaramente "Vietato cadere per le scale della stoà. Gli spigoli dell'altare dell'agorà potrebbero essere pericolosi, il Comune declina qualsiasi responsabilità per infortuni o morti accidentali.". Tuttavia, continuò l'amministratore delegato, un talento del genere era sprecato per una semplice missiva. Così fu consigliato a Eschilo di scrivere qualcosa per lo spettacolo. Il funzionario aveva un cugino che lavorava alle riprese de Le Cariatidi, l'equivalente del nostro "Veline", gli propose di presentarsi e farsi notare. Eschilo accettò il consiglio, vi partecipò e vinse anche, in occasione dell'edizione del 510 a.C.. Con la vincita guadagnata potè mantenersi e realizzare il suo sogno, ovverosia scrivere la sceneggiatura per la serie tv L'Orestiade, una telenovelas che all'epoca raggiunse Beautiful per audience e quantità di puntate. Dopo un breve intervallo come cheerleader alla battaglia di Salamina, ritornò ad Atene, dove si buttò sulla scrittura di sceneggiature per kolossals.

Il successo

Il giusto tributo al grande Eschilo.

Il primo successo del nostro Eschilo, annunciato dalla caduta di una tartaruga lanciata da un'aquila, fu con l'opera I Persiani, opera dedicata ad un fatto di cronaca ai suoi tempi piuttosto attuale e cioè il maggiore concorso con esposizione felina, in cui parteciparono appunto i Gatti Persiani del titolo. Quest'opera riscuoté con fervore il plauso di critica e spettatori, giacché entrambi assistettero alla mostra felina e furono lieti di vederne a teatro la sua rappresentazione. Tra l'altro il teatro era nato da appena sessanta anni e pertanto tutte le opere erano sempre viste come innovative, fresche, avvincenti.

Il buon esito della prima convinse Eschilo a provarci nuovamente e iniziò la stesura di quello che sarebbe dovuto essere il sequel ai Persiani, ma finì per cambiare rotta e concentrarsi a ciò che accadde prima del celebre evento di cronaca. Così iniziò la stesura de I sette contro Tebe scritto in collaborazione con Akira Kurosawa che in seguito ne curò anche la trasposizione filmica.

Preso sempre più dalla fama e dal successo, ispirandosi alle sue stesse fan che ormai non lo lasciavano più riposare intasandogli la cassetta postale di lettere di supplica per la compilazione di una nuova opera[4], curò la sceneggiature del musical Le Supplici, con protagoniste le prostitute sacre di Babilonia, appena arrivate in Grecia nascoste nella stiva di una trireme guidate da papponi persiani, alle cui molestie tentarono di sottrarsi regalando alla dea una cintura di castità Fendi. Naturalmente tarocca.
Alla prima dell'opera vennero fatte lanciare centinaia di tartarughe da delle aquile in volo, per annunciare in pompa magna l'evento.
Ormai era chiaro quanto fosse diventato famoso. Sempre circondato da donnine festanti che gli cadevano ai piedi come tartarughe lanciate da aquile in volo, fan che gli chiedevano autografi, bimbi che lo imitavano per strada e ogni tanto un'apparizione in qualche disco in qualità di patron della serata. Ora era talmente ebbro di cotanto furor creativo e del suo connesso riscontro presso le masse[5] che gli balenò in mente l'idea che ormai aveva la possibilità di realizzare trasposizioni teatrali di qualsiasi cosa. Così, spinto da un'improvvisa ispirazione, decise di sperimentare la rappresentazione di una torbida storia di omicidi, tribunali e macchinazioni politiche con le Eumenidi. In pratica una sorta di Una mamma per amica pro tempore, ma meno esplicita. L'opera si ispira ad altri fatti di cronaca in cui fu coinvolto anche Efialte. Sì, quello del film 300. L'opera, nonostante le premesse sembrassero piuttosto negative, segnò una grande conquista di pubblico, con un'approvazione dell'80% del pubblico pagante, il che era già tantissimo, considerato che al teatro classico si entrava gratuitamente. Questo primo tentativo lo spinse a mettere in pratica un pensiero che lo assillava da anni ormai. La vendetta sulla sua ex fidanzata, che lo lasciò due capitoli fa, mentre era fuori per il servizio di leva.
Correva l'anno 458 a.C. L'aria era frizzantina e il vento carezzava lievemente i colli da sud-est. Tutto presagiva una gran pace e serenità. Così, immerso nella piacevole contemplazione della natura dal criso-elefantino balcone della sua villa coloniale, il buon Eschilo iniziò la stesura di quella che sarebbe stata l'Opera più controversa, complessa e ispirata di tutta la sua produttiva carriera: la trilogia dell' Orestea. L'opera prese nome proprio dalla sua ex, Orestea Takalopulos, e prevedeva originariamente tre capitoli in cui denunciare essenzialmente quanto fosse stata stronza. Tuttavia già dal prologo la storia prese un'altra dimensione, diventando l'opera che oggi tutti riconosciamo, in cui si denuncia sì il comportamento della sua ex, ma qui si chiama Clitennestra e viene uccisa dal figlio Oreste[6] avuto con l'amante. Dato che non seppe più come chiudere la storia ci schiaffò dentro le Eumenidi come ultimo atto della trilogia. Il successo fu tale che persino le aquile, dall'ammirazione, lanciavano tartarughe di festeggiamento.

Il declino e la morte

Guardate! Un'altra maledetta aquila!

Tuttavia proprio l'Orestiade segnò l'eclissarsi della sua vena creativa. L'ultimo capitolo non seppe cosa scrivere per mancanza di idee, ormai aveva esaurito ogni filone artistico e prese a scrivere testi copiando sé stesso - un po' come avvenuto per la odierna saga di Harry Potter - o plagiando apertamente opere altrui - come la saga di Eragon - fino a ridursi a stesura di opere prive di spessore alcuno, degne di uno sceneggiato televisivo al pari di Dallas, Sentieri, Dottor House. Ormai le sue opere non vendevano più e si ritrovò a vivere di diritti sul copyright delle sue opere riuscite e di pessime pubblicità di pentole in argilla di Kommòs, o coltelli in bronzo modello Dacio. Persino le aquile non usarono più lanciare tartarughe in volo, in segno di diniego.

A pochi giorni dalla fine, tuttavia, il personaggio cui è dedicato questo articolo - con affetto, dai suoi fan - fu il soggetto di un curioso equivoco. Pare infatti che partecipò ad un concorso a premi, in cui in palio vi era una lussuosissima trireme ad uso crociera e un milione in dracme d'oro per i candidati che fossero stati estratti a sorte da un elenco di partecipanti. Al momento del sorteggio al bimbo che dovette estrarre il nominativo rimase incastrata la manina, così il giudice, che aveva un lieve difetto di pronuncia, avvicinandosi al braccino del bimbetto esclamò:

« Eschilo! »

Il nostro si alzò festante gridando a squarciagola:

« Yes! Yessss!!! YEEEEESSSSS!!!! UUUHHH, YEEEEEESSSSSSSSS!!!!! »

Partirono i festeggiamenti, la stampa già titolò in prima pagina la notizia della vincita e quindi ormai fu troppo tardi per poter rifare la votazione, spiegando che in realtà il vincitore fu sicuramente qualcun altro[7], così il nostro ritornò in vetta alla popolarità e decise di partire per una crociera intorno al globo[8].

Fine

La barchetta di Es aspetta il suo Briatore al Pireo.

Eschilo morì proprio il giorno in cui decise di intraprendere il suo viaggio, in un modo del tutto particolare. Quella mattina del 456 a.C. come tutte le mattine si alzò, comprò il giornale, andò a bersi un latte di mandorla macchiato al bar sotto casa, mentre il meteo recitava:

« Previsto per la serata un addensamento di aquile, con qualche locale precipitazione di tartarughe. »

Si alzò e si diresse al porto.
Ormai pieno di gloria e di denaro, il nostro uomo decise di ritirarsi sulla sua trireme privata, per fare una crociera intorno al mondo insieme al suo amico Erodoto e in compagnia di procaci ancelle dal seno rifatto. Sfortuna volle che, proprio in prossimità dei Dardanelli, fosse stroncato da un'infarto per aver visto un'aquila con una tartaruga fra le zampe: lo scrittore era infatti tanto superstizioso da credere a una sibilla, la quale lo aveva avvisato che sarebbe morto per la caduta di una tartaruga sulla capoccia, lanciata da un'aquila in volo. Caso volle però che morì prima. Questo insegna che delle sibille ci si può fidare poco.
L'aquila da canto suo smise di giocare con le tartarughe e venne assunta come funzionario statale per le poste aeree, ma questa è un'altra storia.

Maggiori opere

Oltre a quelle menzionate sopra, le maggiori sono state perdute, fra cui:

  • Prometeo e le sirene: spettacolo sadomaso degno dell'"Exploding plastic inevitable di Andy Warhol.
  • I Carneadi: dramma in cinque atti sul suicidio di Talete in un rogo di fuco eracliteo.
  • I membri minimi: dramma satiresco in cui l'autore prende di mira la piccolezza dei membri maschili dei sostenitori di Pericle.
  • L'amore ai tempi di Sofocle: la trama avvincente tratta di un portalettere a Cartagine e della sua passione per il ricamo.

Un brano a casaccio

Per chi non sapesse cos'è uno Sfincionaro.

Ecco un brano tratto dal kolossal "Prometeo incatenato", primo campione di incassi (due dracme, un vaso da notte e una capra) dell'epoca:

- ΚΡ.: “εἶἑν, τί μέλλεις καὶ κατοικτίζῃ μάτην; τί τὸν θεοῖς ἔχθιστον οὐ στυγεῖς θεόν, ὅστις τὸ σὸν θνητοῖσι προὔδωκεν γέρας;”
- ΗΦ.: “τὸ συγγενές τοι δεινὸν ἥ θ' ὁμιλία.”
- ΚΡ.: “σύμφημ'. ἀνηκουστεῖν δὲ τῶν πατρὸς λόγων οἷόν τε πῶς; οὐ τοῦτο δειμαίνεις πλέον;”
- ΗΦ.: “αἰεί γε δὴ νηλὴς σὺ καὶ θράσους πλέως.”
- ΚΡ.: “ἄκος γὰρ οὐδὲν τόνδε θρηνεῖσθαι. σὺ δὲ τὰ μηδὲν ὠφελοῦντα μὴ πόνει μάτην.”
- ΗΦ.: “ὦ πολλὰ μισηθεῖσα χειρωναξία.”
- ΚΡ.: “τί νιν στυγεῖς; πόνων γὰρ ὡς ἁπλῷ λόγῳ τῶν νῦν παρόντων οὐδὲν αἰτία τέχνη.”
- ΗΦ.: “ἔμπας τις αὐτὴν ἄλλος ὤφελεν λαχεῖν.”

Naturalmente riportiamo l'attenta traduzione per i non-grecisti: si tratta del dialogo fra Prometeo e uno sfincionaro (venditore di un tipo di pizza tipicamente siciliana) di passaggio per i monti della Scizia, in cui il titano si lamenta del suo dolore per avere uno sfincione aggratis.

- Sfincionaro: “Che ciavurooo! (trad: che buon odore!) Quant'è bieddro 'u sfinciuni cavuro! (trad:che buono lo sfincione caldo)
- Prometeo: “Ahi ahi queste aquile che mi divorano il fegato, ahi ahi che fame! Me tapino, di qualcosa di buono mi vorrei ingozzare!”
- S: “Baciamo le mani, compare dra unni sì! (trad: Saluti, amico mio, là dove sei!) 'A vulissi n'anticchia i sfinciunieddru? (trad: vorresti un pochino di sfincione?) 'na dracma m'avissi a dari! (trad: costa solo una dracma!)
- P: “Buon uomo, la collera di Zeus i dinari tutti mi tolse, e qui mi relegò a patire l'etterno dolore cagionatomi da un'aquila predatrice, che di me divora la sede del giusto sentire. Ma se voi mi daste per carità e buon cuore un pezzo del vostro augusto sfincione, ottenebbrattasi la sede de lo giusto intelletto 'a fumi del cibo, potria sopportare li assalti del tiranno per l'etternità tutta.”
- S: “Chibboi? Chibbacircannu? M'avissi a piggiari pu culu? (trad: che vuoi? Cosa cerchi? Mi vorresti prendere in giro?) Secunnu tia sugnu fissa? (trad: pensi che sia fesso?) Unni capivi niente, ma ca sì un test'i minchia auora u capivi. (trad: non ho capito nulla, ma ora so che sei un coglione.) Secunnu tia i picciuli 'n terra i trovo? (Trad: secondo te trovo i soldi a terra?)
- P: “Buon uomo, capisca lo stato in cui mi ridusse l'etterno livore (allunga una mano verso l'ape dello S. per rubare una fetta di sfincione)
- S: “Macchiffai, cuinnutazzu e figghibottana! (trad: Ma che fai, tradito e figlio di ignoto padre!) Ca ti pari ca test'i minchia cu giummu sugnu? (trad: Ma ti pare che sono cretino con tanto di cappello?)
- P: “Buon uomo, posso spiegare...”
- S: “Avissi a ghieccari sangu! (trad: Muori!)

Chiusura sullo Sfincionaro, mentre si allontana con la sua ape. Titoli di coda.

Il dialogo fu in seguito tagliato dal kolossal diretto da Kurosawa, perché di taglio troppo neorealista, nonostante faccia onore alle siculissime origini del grande tragediografo.

Perché Eschilo?

  • Perché è macho e non effeminato come Euripide.
  • Perché è splatter.
  • Perché ha avuto una vita spericolata, fra una trireme e una Salamina.
  • Perché danzava con il pistolino al vento, fregandosene dell'uditorio scandalizzato dalle sue dimensioni elefantiache.
  • Perché è morto in un modo idiota.

Note

  1. ^ La raffineria, oggi gestita dall'ENICHEM, era un tempo adibita alla produzione di colori per i vestiti, tra cui il ricercatissimo porpora, mediante estrazione chimica da esserini minuscoli, funghi o piante particolari. I fumi della fabbrica si riversavano abitualmente sulla cittadina a causa dei forti venti che da sud lambiscono la costa.
  2. ^ Amo i giochi di parole...
  3. ^ Ovvero danza classica, ma ai tempi era ancora contemporanea.
  4. ^ Ovviamente, sapendo oggi che ai tempi le lettere erano scritte su pelle di pecora, possiamo ben immaginarci quanto fastidioso fosse per Eschilo lo stalking delle sue fan a causa dei perfumi non esattamente odorosi...
  5. ^ ben 1000 persone, ma considerando che all'epoca Atene contava circa 1700 abitanti era già poco più della metà della popolazione, eh.
  6. ^ Doveva pur giustificare il titolo del racconto.
  7. ^ Alcuni rumor suggerirono tale Kostas Papandreiu, ma ad oggi non è stato confermato nulla.
  8. ^ Che all'epoca era ancora un disco piatto, ma adesso non formalizziamo...

Bibliografia

  • Aristofane, Le Rane, casa editrice La Nuova Opera, Atene, 405 a.C.
  • Euripide, Storia delle mie invidie, edizioni kouroi, Atene, 410 a.C.
  • Marcus Pisellonius, De cognoscendi ut multum codicillorum eschilorum cumpraverit in bancarella quedam ante ora sexta in Suburra cum mentula mea in oris Messalinae erat in tre volumi, edizioni "Petronio", Roma, 405 d.C.
  • Vittorio Sgarbi, Ennesimo libro in cui parlo di un tizio qualunque che sconosco - Eschilo - a voi capre ignoranti, pur di ottenere un'altra carica di sindaco in giro per il Meridione, edizioni Fuffa, Altroquando, 1992.
  • Arthur Occhipinti, Il mio Eschilo, edizioni Latine, Bari, 2008.
  • Madame Bovary, Il mio Entrilo, edizioni Latrine, Disbari, 2009.
  • Blindman, Eschilo, tutte le citazioni dal dizionario Rocci, edizioni Vivarium Orbum, Cecina, 2010

Collegamenti