Rockets

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia gemellata con la Liberia.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
GENTE CHE SUONA DA DIO

(ma Lui non gli ha mai aperto)
I Rockets all'apice della loro fame fama.
« A loro dobbiamo il merito di aver condotto la musica nella dimensione attuale: basta vestirsi da deficienti, come si suona non ha importanza. »
(Maurizio Seymandi, ideatore di Superclassifica Show, parla dei Rockets.)

I Rockets sono stati il gruppo di musicis menestrelli francesi che ha ottenuto il maggior successo in Italia, scavalcando prepotentemente nelle preferenze nostrane mostri sacri come Édith Piaf e Maurice Chevalier (e superare il record di dieci copie vendute non era davvero uno scherzo). Agirono indisturbati tra la fine degli anni settanta e gli ottanta, conquistando addirittura il Telegatto come miglior gruppo straniero, grazie al brano Galactica e a mezza quintalata di croccantini barracuda&polenta della MicioMiao. Per questo furono insigniti della Medaglia d'onore della gioventù e dello sport, onorificenza riservata in Francia a chi riesce a vincere qualsiasi cosa all'estero, fosse pure lo straccetto dei calcinculo.
La peculiare pigmentazione dei componenti venne fuori durante le registrazioni del loro primo LP, quando per sei mesi si nutrirono di scatolette di sgombro sott'olio provenienti da Mururoa, contenenti una preoccupante percentuale di mercurio. Fu la svolta, il produttore discografico Claude Lemoine (il cui nome tradisce la vera identità di Claudio Cecchetto) ebbe l'intuizione geniale di farli vestire da Jeeg robot d'acciaio, di farli muovere sul palco come Robocop e di fargli usare spade laser e bombe Molotov.
Il loro stile, definito inizialmente Space Rock e in seguito "una vera merda", si collocò subito nel filone Synth pop. Poi le sinuose vene Acid techno si fusero con la corrente neomelodica, fino a raggiungere quel sound che rese i Rockets una delle band più ascoltate nei nosocomi.

« L'idea di avvolgerli nella stagnola mi venne mentre cucinavo una trota al cartoccio. »
(Claude Lemoine (discografico del gruppo))

Storia

Christian Le Bartz e Alain Maratrat, componenti storici del gruppo.

La Parigi del 1957, seppur pervasa da giovanile fermento, aveva accolto con titubanza le ventate rock 'n' roll che soffiavano da oltreoceano. Christian Le Bartz e Alain Maratrat muovono i primi passi nel mondo della musica, ancora indecisi tra: "fare un sacco di soldi suonando", e "suonare per fare veramente un sacco di soldi". Ovviamente, il fatto di essere nati in Francia li avvantaggia, sono pietosi, ad ascoltarli viene da piangere, ma questo è esattamente quello che chiede il mercato, abituato alle nenie strappalacrime della tradizione francese. Fondano così il duo Ukulele Magic Melody & Review , nel quale sperimentano alcune tecniche innovative poco apprezzate dal pubblico, tipo strizzarsi le palle a vicenda per arrivare agli acuti. Il successo tarda ad arrivare, ma i due sono un perfetto connubio di mente e braccio.

Christian : Secondo me dobbiamo puntare di più sulla presenza scenica.
Alain : Non preoccuparti, ci penso io!

Nel concerto successivo Alain Maratrat suona l'ukulele con i denti, subito dopo lo incendia e poi lo spacca sul palco. Suo padre, un rozzo fabbro di Montreuil, non apprezza queste esasperazioni stilistiche, e nemmeno che mezza paga mensile sia andata in fumo per una stronzata del figlio, il suo scapaccione si abbatte sulla nuca di Alain come Katrina su New Orleans. Per due mesi i testi delle canzoni vengono fuori in afgano, senza che Alain abbia la pur vaga idea di come si scrive Affagnistan.

Anni '50: la prima formazione.

Il duo non offre però prospettive a lungo termine, le band parigine di maggior successo sono composte quasi sempre da cinque o sei elementi, vedasi Scat-Cat e la sua gang. Il loro jazz è davvero raffinato, decidono di imitarli. Coinvolgono nel progetto quattro tra i migliori jazzisti del loro condominio, gente che riesce a suonare Fra Martino campanaro quasi a memoria. Sébastien "Clip" Berdoll è uno di questi, uno che col bassotuba ci parla, anche di politica. Il gruppo viene chiamato Les Rockets, I Razzi, perché alla fine dei concerti sono costretti a fuggire a velocità Mach-3 per evitare di essere giustiziati sommariamente. Al termine di un'esibizione al Castello di Azay-le-Rideau, nella Loira, il pubblico forza il cancello delle segrete e trascina davanti al palco una ghigliottina ancora perfettamente funzionante, i componenti della band si salvano nascondendosi per tre giorni nelle armature della sala Beumont.

Anni '60

Il gruppo capisce che la Francia non è il luogo giusto per affermarsi nel campo della musica, d'altra parte non lo è nemmeno per lo sport, per l'arte culinaria, e in generale per qualsiasi attività che richieda l'uso dei pollici opponibili. Decidono quindi di andare all'estero, ma con quello guadagnato nel tour estivo possono arrivare al massimo a Cuneo. L'Italia non è poi una scelta sbagliata, è in pieno boom economico e i locali estivi pulsano di vita, musica e luci stroboscopiche. Peppino di Capri li prende come gruppo spalla e compone per loro alcune canzoni, che saranno incluse nel primo LP Cyborg Twist.

Anni '60: i primi successi.

Peppino di Capri e i suoi Rockets[1] - Cyborg Twist

  1. Mambo dell'asteroide - 4:00
  2. Pummarola Moon - 2:15
  3. Nun songh'io che t'abboff 'o satellite - 3:10
  4. Cyborg Twist - 3:35
  5. Ha da passà st'eclisse - 4:00
  6. Honky Tronky Mars - 3:10
  7. 'O mare de a serenità - 6:30
  8. Last Space Vomero - 3:00
  9. Venus Cozza Woman - 5:54

Anni '70

Finita l'epoca dell'Hully Gully, i Rockets vengono travolti da influenze musicali provenienti da ogni angolo del mondo, per loro fortuna erano vaccinati e se ne fregano. Faticano però a trovare una loro dimensione in cui esprimersi, e i soldi per mangiare. Le tentano davvero tutte.

La svolta

Fine anni '70: la consacrazione.

Tornati in patria si rivolgono a Claude Lemoine, un discografico di successo chiamato "il Nerone del 45 giri", perché come brucia lui gli artisti non ci riesce nessuno. Un Cecchetto d'oltralpe, o magari proprio l'originale (che ha tradito la sua simpatia per i mangialumache col mezzofrancofono[2] Gioca Jouer). Dopo averli conciati come il Mago Otelma, e cromati a caldo assieme alla marmitta dell'Harley-Davidson, Lemoine li butta su un palco alla mercé della folla. Sappiamo tutti che i francesi hanno dei processi mentali tuttora studiati dai darwiniani, ma diamine ebbero successo e a tutto c'è un limite. il disco che inaugura il nuovo corso si intitola On The Road Again, un concept album che parla di incidenti cosmici e malasanità.
Rockets (si, quelli vestiti da spaziali) - On The Road Again

  1. On The Road Again - 4:50
  2. Cosmic Bus - 4:15
  3. Venus Crash - 4:18
  4. Space Ambulance - 4:00
  5. Astro Hospital - 6:10
  6. Bad Surgeon - 2:48
  7. Never More On The Road Again (Long version) - 8:40

Dopo aver inciso una decina di dischi[3] i Rockets hanno fatto il loro tempo. Ai concerti il pubblico è in forte calo, la cosa diventa preoccupante quando si accorgono che è composto solo da parenti e amici, che ne manca qualcuno e che, a partire dalla terza fila, quelli che credevano spettatori sono sagome di cartone messe per incoraggiarli.

Il declino

Anni '80: le difficoltà nel rinnovarsi.

Il geniale discografico Lemoine, attento osservatore dei movimenti del mercato della musica, non era affatto sorpreso del successo delle Bananarama. Il loro brano Venus gli aveva ricordato lo spazio e le stelle, da lì ai Rockets il passo è breve, meno di un anno luce. Aveva quindi convocato il loro leader.

Christian Le Bartz : Claude, sei il nostro discografico, trovaci un pubblico!
Claude Lemoine : La musica cambia Chris, ora sono di moda le girl band.
Christian Le Bartz : Perché mi stai dicendo questo?
Claude Lemoine : No, niente... mi stava venendo una mezza idea.

Grazie ad un mirabile lavoro dei truccatori, i Rockets vestiti da collegiali non fanno nemmeno troppo schifo, una via di mezzo tra un gruppo di vecchie drag queen e una scuderia di mignotte sfiorite. Sulla copertina del disco (e sui manifesti) la foto è invece di cinque ragazze di Étampes, tutte del brefotrofio Santa Maria delle Abbandonate nel Cassonetto. Il trucco funziona per circa tre mesi, poi arriva il primo live a Fontenay-sous-Bois e occorre inventare qualcosa. Sul palco vengono tenute le luci molto basse, una fitta coltre di fumo completa l'opera, i Rockets sono praticamente delle ombre. Al quarto brano però Alain Maratrat è preda dell'enfasi da assolo, si porta con la sua chitarra a bordo palco e l'inganno viene allo scoperto (assieme a due palle esagerate che pendono a lato delle mutande sotto lo striminzito gonnellino).
Lo scandalo segna la loro fine in campo musicale, ma gli consegna un radioso futuro come intrattenitori negli addii al celibato.

La band non si è mai sciolta, i Rockets sono ancora amici e continuano a lavorare assieme.

Curiosità

La dichiarazione di Elio: "Sono stanco di fingere, mi chiamo Christian Le Bartz e sono un Rockets!"
  • Sulla scia del successo discografico, come già fatto in precedenza dai Beatles e da Gianni Morandi, i Rockets tentarono di imporsi sul grande schermo. Produssero ed interpretarono il film: "Che mi hai portato a fare sopra a Plutone se non mi vuoi più bene?", parodia della fortunata pellicola di Renzo Arbore. L'ultima copia del film è oggi custodita nel settore HV3 della Chemical Puddu Inc., assieme ad uno scatolone di antrace e al ceppo Apocalypse del virus Marburg.
  • Nel 1978 furono ospiti in una trasmissione di Mike Bongiorno. Tra le prime file del pubblico piazzarono anche due finti manichini-robot, argentei come loro. A fine esibizione questi ultimi si "animarono" e corsero via col resto del gruppo, inseguiti dalla folla assetata di sangue. Si salvarono tutti fingendosi dei robottini Emiglio in un centro commerciale vicino Milano 2.
  • Nel 1996, durante una serata del Festival di Sanremo, i Rockets finsero di essere il gruppo Elio e le Storie Tese che fingevano di essere i Rockets.
  • Tutti quelli che hanno militato nel gruppo in una vita precedente erano quaglie.

Note

  1. ^ e non "Rockers" come riportato erroneamente per anni, è giusto che la gente sappia
  2. ^ termine metà francese e metà altra roba
  3. ^ in totale

Voci correlate