Lingua lombarda: differenze tra le versioni

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia libera su cauzione.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto aggiunto Contenuto cancellato
Nessun oggetto della modifica
Riga 8: Riga 8:
{{Cit|Uè, ueilà, pirla, terun, hura, hòta, pòta, neh, cribbio, figa, madunina, terron, ciapa sù, va a da via 'l cuu!|Tipico discorso in lombardo}}
{{Cit|Uè, ueilà, pirla, terun, hura, hòta, pòta, neh, cribbio, figa, madunina, terron, ciapa sù, va a da via 'l cuu!|Tipico discorso in lombardo}}


[[Immagine:ROMA.jpg‎|right|thumb|200px|Quest chì a l'è MINGA el Doìòmm de [[Milano|Milàn]]]]
[[Immagine:ROMA.jpg‎|right|thumb|200px|Quest chì a l'è MINGA el Dòmm de [[Milano|Milàn]]]]


La '''lingua lombarda''' è di difficile classificazione. C'è [[Gente come te|chi]] dice che sia un [[dialetti|dialetto]] dell'[[Italiano]] (come testimoniano gl'italicissimi suoni ''ö'', ''ü'', ''s'c'' e ''sg'') e [[Lega Nord|chi]] invece la considera una lingua celtica (e in effetti tra il Milanese ''Pader nòster che te seet in cel'' e l'Irlandese ''Ár nAthair, atá ar neamh'' [[cazzata|non corre molta differenza]], ad essere sinceri). Poi ci sono quattro o cinque sfigati che pensano che sia una lingua neolatina a sé stante, un po' come il [[Sardo]], diciamo, ma si vede subito che è una scemenza grossa come una casa.
La '''lingua lombarda''' è di difficile classificazione. C'è [[Gente come te|chi]] dice che sia un [[dialetti|dialetto]] dell'[[Italiano]] (come testimoniano gl'italicissimi suoni ''ö'', ''ü'', ''s'c'' e ''sg'') e [[Lega Nord|chi]] invece la considera una lingua celtica (e in effetti tra il Milanese ''Pader nòster che te seet in cel'' e l'Irlandese ''Ár nAthair, atá ar neamh'' [[cazzata|non corre molta differenza]], ad essere sinceri). Poi ci sono quattro o cinque sfigati che pensano che sia una lingua neolatina a sé stante, un po' come il [[Sardo]], diciamo, ma si vede subito che è una scemenza grossa come una casa.

Versione delle 23:01, 16 gen 2009

Template:Bossiapprova

« Vorìa basà el bamborìn de la miee d'on ghisa! »
(Tucc i Milanes)
« HAHAHAAHAHAAAAAAA!!!! Minchia ma che cazzo di dilaletto è?? »
(Terrone matricolato)
« Milanes sèmm e mai se desmilaneserèmm! »
(Nissùn su dialetto milanese)
« Uè, ueilà, pirla, terun, hura, hòta, pòta, neh, cribbio, figa, madunina, terron, ciapa sù, va a da via 'l cuu! »
(Tipico discorso in lombardo)
File:ROMA.jpg
Quest chì a l'è MINGA el Dòmm de Milàn

La lingua lombarda è di difficile classificazione. C'è chi dice che sia un dialetto dell'Italiano (come testimoniano gl'italicissimi suoni ö, ü, s'c e sg) e chi invece la considera una lingua celtica (e in effetti tra il Milanese Pader nòster che te seet in cel e l'Irlandese Ár nAthair, atá ar neamh non corre molta differenza, ad essere sinceri). Poi ci sono quattro o cinque sfigati che pensano che sia una lingua neolatina a sé stante, un po' come il Sardo, diciamo, ma si vede subito che è una scemenza grossa come una casa.


Caratteristiche

Innanzitutto, bisogna sapere che il Lombardo è diviso in diversi sottogruppi:

  1. Lombardo Occidentale: il Lombardo dei fighetta, cioè della zona di Milano, Como, Lecco, Lodi, Pavia, Varese, Novara e Canton Ticino.
  2. Lombardo Orientale: quello dei Bergamaschi e dei Bresciani, cioè quello che tutti reputano incomprensibile, anche gli stessi parlanti (che di ciò si vantano: effettivamente li eccita dire cose che non capiscono, e ciò dice tutto sull'intelligenza di quelle persone). Ma questi due dialetti sono così primedonne che oscurano tutti gli altri rimanenti che appartengono al gruppo orientale del Lombardo, come il Cremasco, il Camuno e il Trentino (ma non ditelo ai Veneti che sennò si mettono a urlare COSSA TI GA DITO, BRUTO TOCO DE MERDA, EL SAN TUTI CHE EL TRENTIN EL XE UN DIAETO VENETO! O MO' ME METO A BIASTEMIAR).
  3. Lombardo indeciso: sono tutti quei dialettucci del sud della Lombardia che non si capisce bene cosa siano: lombardi o emiliani? Dai linguisti sono chiamati, vista la difficoltà a collocarli bene, dialetti transgender: inoltre non sono nemmeno così virili come possono esserlo il Bergamasco o il Novarese (e non è un caso che in quelle parlate vladimirluxuria voglia dire "uomo"), perciò qualcuno generalizza e li chiama dialetti da froci. A questo gruppo (che qui viene collocato nel Lombardo, ma nella pagina sulla lingua emiliano-romagnola, verrà - temiamo - collocato nell'Emiliano-romagnolo) appartengono dialetti quali il Vogherese, il Cremonese, il Mantovano.

Seconda cosa da imparare è chi siano i lombardofoni. Come tutti sanno, il Lombardo è parlato da solo due categorie di persone:

  • I leghisti
  • I montanari

Tutti gl'altri non parlano il Lombardo, ma un suo fake. Ma non bisogna mica stupirsi: difatti tutti i Lombardi di pianura sono leghisti (infatti, tutti i Bergamaschi conoscono il proprio dialetto); i rimanenti, non sopportandoli, scappano in montagna. Poi, certo, non tutti i Lombardi di pianura votano Lega, ci mancherebbe: svariate persone sono per Berlusconi, però non sono quelli che possiamo definire lombardofoni.

Detto ciò, ci si può inoltrare nell'esaminar da quanti e quali dialetti il Lombardo è composto.

El Milanes

El milanes a l'è el dialett pussee bell che gh'abien mai parlà, e chi l'è nò d'accòrd el pò anca andà a ciappà i ratt. Traduzione: il milanese è il dialetto più bello che abbiano mai parlato, e chi non è d'accordo può andare a quel paese.

Purtroppo al giorno d'oggi non lo parla più nessuno, nemmeno l'autore di questo articolo. Se proprio per caso qualche nostalgico dovesse leggere questa pagina qua, ebbene si rassegni: el nòster pòver dialett l'è mòrt! E sapete perché? Perché su a Milano siamo TROPPO AVANTI! Sono i terùn che parlano dialetto, santa polenta (e infatti l'Enzo Jannacci, grande scrittore di canzoni in Milanese, c'ha il padre calabrese. Tutto torna, tutto quadra)!!

Perciò, da adesso scriveremo solo mettendo gli accenti di come pronunciamo quella linguaccia toscana noi qui su a Milano.

Dunque, stavamo dicéndo che il milanése non lo parla più nessuno. Ma perchè, pòi? Cioè, è così sémplice! Basta sempliceménte tògliere l'ultima lèttera alla fine d'ògni paròla. E magari tra di vói c'è qualche pirla che dice: "Eh, no, non ci credo, il Milanese non è di certo lo Spagnolo. Con quello sì che bisogna mettere la s alla fine, ma qui ci state prendendo per il sedere!". E invéce nò: ma dato che qui non siamo dietro a contar sù delle balle, vi facciamo vedére dégli esémpi di quanto abbiamo scritto.

  • Tutto = Tutt
  • Mondo = Mond
  • Cavallo = Cavall
  • Cane = Can
  • Gatto = Gatt
  • Paese = Paes
  • Grande = Grand
  • Terrone = Terron
  • Misterioso = Misterios
  • Anno = Ann
  • Numero = Numer
  • Arte = Art

Dunque, se volèssimo scrivere in Milanése la seguénte frase:
Napoli è proprio una bella città, piena di storia, cultura e arte, nonché dotata di un meraviglioso paesaggio. E gli abitanti, sono così gentili, simpatici e onesti!

Scriverèmmo così:
Napol è propri un bell citt, pien d stori, cultur e art, nonch dotat d u meraviglios paesaggi. E gl abitant, son cos gentil, simpatic e onest!.
Sémplice, nò? E adèsso baciateci i piédi e ringraziateci per una così interessante dissertazióne, pòveri bifólchi ignoranti!

Ol Brianzoeu

   La stessa cosa ma di più: Brianza.

Andando a nord di Milano, si entra in quella meravigliosa terra chiamata Brianza. Il paesaggio della regione è molto variegato: si passa dalle maestose foreste di compensato (utilizzato per costruire i mobili grazie ai quali i Brianzoli sono celebri) allo splendore di città come Merate o Pusiano. Recentemente, stufi di stare all'ombra del Duomo di Milano, i popoli della Brianza hanno ottenuto di poter avere una loro provincia, e quindi di stare finalmente all'ombra del Duomo di Monza. Questo non impedisce loro (e parliamo soprattutto de' giovani briantei) di recarsi tutti i week-end a Milano per fare shopping.

Avendo dunque noi analizzato la terra, passiamo alla sua parlata. Volevo dire, due parlate. Cazzo, no, erano tre! Insomma: il dialetto brianzolo è un gran casino, perché praticamente in ogni paese ci sono delle differenze. Contando poi che la Brianza è una delle zone più densamente abitate d'Europa, vedete un po' voi che razza di Babele sarà.

  • Ci sono i dialetti che il participio passato lo fanno in -aa e quelli che lo fanno in (esempio: incoeu hoo cagaa/incoeu hoo cagò);
  • Ci sono quelli che hanno come articolo determinativo el e quelli che hanno invece ol (pr. ul);
  • Ci sono quelli che trasformano praticamente tutte le e milanesi in a (per esempio negar invece di negher) e quelli che invece no;
  • Ci sono quelli che, analogamente ai Milanesi dicono terron (pr. terun) e quelli che invece dicono terròn (pr. teron);
  • Ci sono quelli che tengono dei participi passati arcaici (ma son fai toa sorella anziché me son faa toa sorella) e quelli che invece no;

Pertanto riaffermiamo quanto scritto sopra: il Brianzolo è un bel macello. Ma, se proprio volete, vedrò di semplificare le cose: diciamo che tale macello è diviso in due macroaree:

  1. Il Brianzolo meridionale, che copia dal Milanese;
  2. Il Brianzolo settentrionale, che copia dal Comasco;

Ma se non siete ancora soddisfatti (che palle però: cioè, uno fa di tutto per accontentarvi e voi no, niente, continuate a non capire una mazza di niente, porca puttana. Guardate, mi fate proprio venire il latte alle ginocchia, delle volte. Delle altre volte invece no, ma questo è un altro discorso, e non fatemi perdere il segno, dai, su, che poi non capisco più niente IO, e allora sono proprio guai, porca l'oca!) ecco qui un pratico esempio linguistico di come in generale il Brianzolo si differenzi dal dialetto meneghino.

Milanese: Sòtta i pont ghe viven i barboni.
Brianzolo: Sòt i poncc i ga vivan i barbòn.

In definitiva, citando un'importante glottologa:

« Quella roba lì, sì, insomma, il coso, il Brianzolo, ecco, non è altro che un mischiume tra Milanese, Comasco e Bergamasco. »
(Chiara Bevilacqua, La sessualità animale ad Atlantide nel Medioevo, vol. IV)

Si ricorda inoltre di non confondere il dialetto brianzolo del Lombardo da quello dell'Italiano. Questo si basa principalmente su tre frasi: Uè, alura, andiamo giù a Milano domani?; Usti, che schifo 'sti immigrati estracumunitari, neh!; Stia tranquilla, eh, signora, è entrata nel mobilificio più conveniente e attressato di tutta la Brianza!.

I dialett dol nòrd

Proseguendo il nostro fantastico viaggio verso nord, si lascia Milano e si arriva alla zona dei laghi. Nella zona di Como troviamo diverse realtà linguistiche, tra cui ricordiamo:

Quest'ultimo ha evidentemente influenze sarde o siciliane, come si può ben notare, come si può vedere da parole come treno, negro, òltro, libro (pr.: trenu, negru, oltru, libru). I Lecchesi, che stanno ai Comaschi come i Brianzoli ai Milanesi, non hanno fatto altro che piratare il comasco e spacciarlo come proprio dialetto (e volendo fare i furbi ci hanno messo qualche parola bergamasca). Ma nemmeno Wikipedia crede a questa balla, come si può vedere: http://it.wikipedia.org/wiki/Dialetto_lecchese. A proposito di Lecco si vuole ricordare questa famoso dialogo socratico di Platone che fa menzione della città lariana:

« Socrate: Amico Filòclo, adesso io ti dirò il nome di una città e tu mi dovrai rispondermi "Le mutande di mio nonno"
Filòclo: Certamente, o Socrate.
Socrate: Roma.
Filòclo: Le mutande di mio nonno.
Socrate: Calolziocorte.
Filòclo: Le mutande di mio nonno.
Socrate: Aquileia.
Filòclo: Le mutande di mio nonno.
Socrate: Lecco!
Filòclo: Le mutan... ehm, un gelato!
Socrate: Eh, no, ormai l'avevi detto! Tiè, ci sei cascato! Hihihihihi...
Filòclo: Fai proprio dei giochini del cazzo, o Socrate, ma questo dimostra la tua saggezza. »
(Platone, Astrofisica geologica)

Perché, signori, anche questo è Nonciclopedia: non solo idiozie, ma anche approfondimento filosofico che va a scavare fino alle origini della nostra cultura e di tutta la nostra civiltà, a dirla tutta.

Tuttavia, una notevole particolarità linguistica nella zona è quella che si registra in alcune frazioni lecchesi come Olate e Pescarenico, i cui abitanti (siano essi filatori, parroci, scagnozzi di signorotti, frati cappuccini, signori della guerra), come registrò il buon Alessandro Manzoni, da sempre parlano un Toscano purissimo, tanto che lo stesso Dante Alighieri, prima di scrivere la Divina Commedia, dovette andare a sciacquar i panni in Adda.

Salendo ancora più su, arriviamo nelle zone nelle quali ormai tutti sono montanari, quindi tutti parlano in dialetto. Ma, ahimè, ogni valle ha la sua variante particolare, e poi si sa: da quelle parti non ci sono città importanti, quindi possiamo anche sorvolare questi luoghi (cioè, sì, ci sono Bormio e Sondrio, ma lì ci vivono sempre e solo Milanesi vacanzieri, pertanto non possiamo considerarle).

Ol Bergamàsc

Ricordate cosa avevo detto? Che il Lombardo lo parlano solo leghisti o montanari? Bene, si può dire che nella Provincia di Bergamo, TUTTI gli abitanti sono lombardofoni. Difatti la gente su nella Val Brembana, Val Seriana eccetera è senza dubbio montanara, vivendo in montagna; quelli che vivono in pianura (la bàsa) sono tutti (tutti, che in Latino si dice toti/omnes/cuncti/universi, in Greco pàntes/òloi e in Inglese all, tanto per ribadir il concetto), senza esclusione, leghisti. Anche gli immigrati.

Ingiustamente, il dialetto bergamasco viene considerato da quei razzisti degli Italiani come una parlata incomprensibile. Ma grazie a questo magnifico articolo potrete ben vedere come tali discorsi non siano altro che, se proprio vogliamo dirlo, merda. Difatti, chi non comprende che cosa voglia dire A ó a et a ent i ae ìe (cioè, se non sapete che vuol dire "Vado a veder vendere le api vive" siete proprio messi male o peggio o ancora peggio del peggio di cui ho precedentemente accennato)?

In ogni caso, ecco qui alcune regole indispensabili per scrivere e parlare il dialetto (e ripeto: che dialetto!) della città che diede i natali a Bartolomeo Colleoni (per i profani: l'uomo che invece di due ne aveva tre).

Fondamentalmente è come il Milanese, ma:

  • Ha un'ortografia diversa
  • Ha un accento diverso
  • Ha intercalari diversi

A parte queste risibili facezie ricordiamo soltanto che

  • Non ha quasi nessuna "v": olontà invece di volontaa (pr. vuluntà);
  • Non ha quasi nessuna "n" finale: atensiù invece di attenzion (pr.: atensiun);
  • Nelle valli la "s" diventa, alle volte, h: hùra o hòta? invece di sura o sòta? (che è l'interrogativo di molte coppie ogni sera);
  • Non c'è la "sc": issé invece di inscì

Voci correlate


Varda anca