Piero Marrazzo
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Piero Marrazzo è un cantastorie e uomo politico italiano, famoso per stare sempre dalla parte del consumatore, anche quando il consumatore è il cliente di una prostituta.
Marrazzo dopo essere stato per anni giornalista in Rai, ha condotto il talk show Mi manda Raitre, noto programma comunista (del resto andava in onda su Rai 3) nel quale aiutava la gente in difficoltà a ribellarsi contro il male e dava utilissimi e apprezzati consigli su come farsi la manicure. In realtà, da fin quando era bambino sognava di entrare in politica per aiutare i disperati che incontrava e per i quali provava pena. Così appena ne ebbe l'occasione, cioè quando la sinistra si accorse che i politici onesti si erano estinti e le elezioni si vincevano candidando giullari dalla faccia gioconda, riuscì a impossessarsi di un feudo bello grosso, lo Stato Pontificio e ad esercitare su di esso il suo potere.
Recentemente è stato coinvolto in un caso di cronaca giudizaria, ma non ne sappiamo molto perché Repubblica ha deciso che non era importante come quello di Patrizia D'Addario.
Dal piccolo schermo alla politica
Come molti suoi simili - ricordiamo fra gli altri Big B, il grillo parlante e Arnold Schwarzenegger, per non parlare poi di Flavia Vento - anche Marrazzo ebbe la bella pensata di usare lo strumento per eccellenza atto a controllare le menti degli italiani. Il dolce forno.
Dopo la laurea iniziò lavorando sulle reti RAI come tronista di Uomini e donne. Successivamente riuscì ad entrare in politica come governatore della regione Lazio dove si distinse fin da subito per numerosi interventi avvenieristici e di rilievo tra cui l'introduzione dello ius primae noctis, l'approvazione della soluzione definitiva al problema dell'affollamento degli ospedali tramite la chiusura di quattro cliniche pubbliche e l'introduzione delle cure omeopatiche a base di tisanine all'acqua santa e impacchi ai carciofi in luogo dei normali farmaci chemioterapici.
La punizione divina
Purtroppo anni e anni di ottima ed assennata gestione della cosa pubblica non sono stati sufficienti a Marrazzo per farsi perdonare dell'increscioso scandalo che lo coinvolge alla fine del 2009.
È evidente, comunque, che Marrazzo se la sia cercata. Lo sanno tutti che un politico non deve mai andare con l'auto blu e la scorta dalla sua puttana di fiducia, è irrispettoso nei confronti dei contribuenti: perché muoversi di casa quando puoi farla ministro delle pari opportunità e far si che venga lei da te?
Il "fattaccio"
Tutto iniziò perché quattro ragazzini si divertivano appostandosi sotto le finestre e piazzandoci telecamere per girare i loro capolavori videoludici. Appostatisi presso l'abitazione di una trans, di certo con scopi onorevoli, tipo far inserire il loro video nella celebre collana per adulti Le sporcellate più porcellose d'Italia, riuscirono a riprendere l'intercorso tra la prostituta e Piero Marrazzo. Riguardando il video prima di postarlo su Youtube, però, notarono uno strano bozzo sul corpo della signora e compresero di avere tra le mani il caso giornalistico dell'anno. Così fecero quello che ogni bravo Carabiniere avrebbe fatto, se si fosse ritrovato in possesso di una simile informazione: cominciarono a ricattare Marrazzo.
L'affare
Il povero Marrazzo, per non dover ammettere in pubblico che frequentava prostitute transessuali pagandole dieci volte tanto il prezzo di mercato[1], che faceva uso di cocaina, ma soprattutto che indossava biancheria intima di flanella, fu costretto a pagare il silenzio dei ricattatori. Coi soldi del monopoli[2].
La faccenda divenne di dominio pubblico quando il video incriminato finì, chissà come, nelle mani di Alfonso Signorini, giornalista che con Berlusconi non ha nulla a che fare. In realtà va detto che Silvio Berlusconi cercò di fare il tutto per tutto per salvare il collega:
I dirigenti del PD, saputo dell'affare, subito si strinsero attorno a Piero Marrazzo. Come una vergine di Norimberga. Tra le reazioni più pacate, si ricordano quelle del presidente del partito Rosy Bindi:
Marrazzo fu quindi costretto alle dimissioni e a subire la gogna mediatica. Ma soprattutto a fingersi dispiaciuto per quello che aveva fatto.