Nonsource:La volta

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A mille ce n'è...
nel mio cuore di fiabe da narrar...
'era una volta una volta.
La volta a botte piangeva in continuazione.

Come tutte le volte, essa copriva una costruzione. Siccome era un po' sovrappeso, le sue colleghe volte la prendevano in giro, chiamandola volta a botte.

Ogni volta che lo facevano, la volta ci rimaneva molto male e piangeva. Le lacrime cadevano sul pavimento, quindi la gente pensava che in quell'edificio piovesse dal tetto. Allora arrivavano squadre di muratori che facevano un sacco di lavori sul tetto, ma niente: ogni volta la volta continuava a piangere, allagando il pavimento.
Secondo il padrone dell'edificio, ciò accadeva per colpa dei muratori, che anziché lavorare scolavano fiaschi di vino e cantavano canzonacce, perciò si rifiutò di pagarli.

Non li pagò la prima volta, non li pagò la seconda volta, non li pagò la terza volta...

Quando non li pagò per l'ennesima volta, i muratori si incazzarono tanto che fecero irruzione nell'edificio e ne distrussero il tetto a mazzate. Così la volta crollò sopra il padrone di casa tirchio, seppellendolo vivo, per fortuna.
Per sfortuna pero, quando i vigili del fuoco lo estrassero dalle macerie, era già morto.

I muratori continuarono a scolare fiaschi di vino e cantare canzonacce e vissero felici e contenti per molti anni. Inoltre decisero di non lavorare più a contatto con le volte, risparmiandosi così un sacco di stress inutile.

Fine.

Morale:
Non ci sono più le volte di una volta.