Utente:Giallo Antracite/Sandbox: differenze tra le versioni

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Ma in verità Mazzini si parcheggiò all’[[Università]] come la maggiorparte degli [[studente|studenti]] suoi coetanei, cambiando facoltà con la velocità con cui [[Mastella]] cambia coalizione: [[medicina]], [[Giurisprudenza|legge]], [[architettura]], [[biotecnologie]], scienze delle merendine, fancazzistologia.
Ma in verità Mazzini si parcheggiò all’[[Università]] come la maggiorparte degli [[studente|studenti]] suoi coetanei, cambiando facoltà con la velocità con cui [[Mastella]] cambia coalizione: [[medicina]], [[Giurisprudenza|legge]], [[architettura]], [[biotecnologie]], scienze delle merendine, fancazzistologia.
[[File:Giuseppe Garibaldi 4.jpg|thumb|240px|Maggio 1838:Garibaldi, Mazzini e suo zio sbarcano a Lampedusa.]]
[[File:Giuseppe Garibaldi 4.jpg|left|thumb|320px|Maggio 1838:[[Garibaldi]], Mazzini e suo zio sbarcano a [[Lampedusa]].]]
Finchè un giorno entra nei movimenti universitari sovversivi, una sorta di movimento della pantera che aveva lo scopo di sfanculare la monarchia e fare dell’[[Italia]] uno stato unico.
Finchè un giorno entra nei movimenti universitari sovversivi, una sorta di movimento della pantera che aveva lo scopo di sfanculare la monarchia e fare dell’[[Italia]] uno stato unico.
Mazzini ne rimane affascinato e partecipa a numerosi sit-in e pranzi sociali. Una volta si incatena pure davanti al consolato [[austriaco]], i suoi colleghi perdono le chiavi delle manette e lui rimane 3 giorni attaccato al cancello come uno [[stronzo]].
Mazzini ne rimane affascinato e partecipa a numerosi sit-in e pranzi sociali. Una volta si incatena pure davanti al consolato [[austriaco]], i suoi colleghi perdono le chiavi delle manette e lui rimane 3 giorni attaccato al cancello come uno [[stronzo]].

Versione delle 16:20, 6 ago 2009

Il titolo di questa pagina non è il titolo di questa pagina perché così ci tirava il culo. Il titolo corretto è GAS- Giallo Antracite's Sandbox.

Benvenuto straniero.
Questa è la Sandbox di Giallo Antracite, ovvero l'utero dove si annida l'insano ovulo della satira.
Se non sei già fuggito potresti fermarti a leggerne i contenuti e se ti hanno anche insegnato a scrivere puoi lasciare eventuali consigli qui.
Giallo ci tiene a fare articoli taglienti.


La perla di saggezza del giorno è....

Mai rimandare a domani quelli che puoi bocciare oggi.

Altri progetti in lavorazione

  • Giovanni Giolitti
  • Odissea
  • Addio al celibato
  • Giuseppe Mazzini
  • Pagina Utente: Hans Magnus

Piano piano ho mantenuto le promesse, dovrebbero farmi ministro.

ODISSEA

« E ora tutti a casa! »
(Ulisse)
« Troia sei grande! »
(Priamo su Troia)
« Sei una gran troia! »
(Menelao su Elena)


L’Odissea è assieme all’Iliade una gigantesca soap opera divisa in 1316 puntate che spopolò dal IX al VI secolo a.C. dando inizio a fenomeni di divismo e di emulazione da parte di tutto il mondo antico. Venne trasmessa da tutte le principali emittenti del mondo allora conosciuto, compresa Al-Jazeera (dove il protagonista invece che Ulisse si chiamava Salaam Affheet) e Playboy TV (dove il protagonista si chiamava Palomo). L’opera, che valse ad Omero 8 Grammy Awards e ben 12 Oscar (tra cui miglior regia e migliori effetti speciali) avrebbe dovuto parlare di tutta la guerra di Troia, ma risultava essere uno sproposito di pellicola e così a 2 giorni dalla prima proiezione a Hollywood si decise di tagliare 13 chilometri di pellicola e di raccontare solo l’episodio del ritorno di Ulisse, fottendosene allegramente di tutti i massacri avvenuti nei decenni addietro. Le parti tagliate sono cmq disponibili nel Director’s cut. Mandato in onda per la televisione dall’emittente FOX ha sbaragliato tutti gli indici d’ascolto, battendo persino LOST e Ippocrate’s anatomy, che allora andava per la maggiore. Vennero fatte ben 20 stagioni (10 più di Baywatch), dopodiché Omero si ruppe il cazzo e si fermò, godendosi i proventi della serie televisiva prendendo il sole a bordo della piscina della sua megavilla, nella S. Bernardino Valley.

Prima stagione

Telemaco, il figlio di Odisseo, era ancora un bambino quando suo padre era partito per la Guerra di Troia. Tutto ciò che gli era rimasto di lui era il suo rasoio elettrico e un paio di mutande di pizzo. Ora sono passati dieci anni, Telemaco è un uomo, si è preso la patente, studia da geometra e lavora come barman per pagarsi gli studi e mantenere sua madre, Penelope, che ha il brutto vizio di dondolarsi sulla sedia.

Penelope, tuttavia, per portare anche lei qualche soldo a casa si è inventata anche lei un lavoro ed ha trasformato la sua casa in un bed & breakfast, occupato da anni da alcuni coinquilini molto fastidiosi, i Proci, metallari pieni di borchie, amanti del body building e del I proci sono più pieni di testosterone di un adolescente in un campo nudisti e per questo intendono convincere Penelope ad accettare il fatto che la scomparsa del marito è ormai definitiva e che, di conseguenza, lei dovrebbe scegliere un nuovo marito, approfittando degli incentivi del governo per chi si sposa una seconda volta. Ma Penelope, che già con Ulisse era bravissima a raccontare un sacco di palle per giustificare i succhiotti che aveva sul collo (sai caro, sono scivolata per le scale e ho battuto il collo sulla bocca del nostro vicino!) riesce ad imbastire le palle più mostruose solo per guadagnare tempo. Tra queste ricordiamo:

  • Sto tessendo una tela, un sudario per mio suocero Laerte; quado l’avrò finito sposerò uno di voi
  • Ho l’herpes, non posso baciarvi
  • Ho l’orecchio che mi fa contatto con il gomito
  • Non mi lavo i denti da quando mio marito è partito
  • Sono un trans, ma se per voi fa lo stesso sposiamoci pure!

Ma Penelope faceva molto di più: di notte disfa la tela che tesseva durante il giorno e al mattino versava del bromuro nel caffellatte dei Proci.


Intanto Odisseo non se la passa bene; finita da due anni la guerra di Troia, è imbottigliato nel traffico tra Pozzolatico e Roncobilaccio, dove si è preso tutto il traffico dell’Esodo di Agosto. La dea Atena, che è la protettrice di Odisseo, in un momento in cui il dio del mare Poseidone è impegnato a fare surf nella sua vasca da bagno, va da Telemaco e lo esorta a partire al più presto alla ricerca di notizie del padre.

Atena: Teleeeeemacoooo....!
Telemaco: Che c'èèèèè....?
Atena: sono Minerva, dea dei fiammiferi
Telemaco: mi dispiace, io uso solo gli svedesi
A: fai poco lo spiritoso o ti trasformo in un tappo di sughero. Tuo padre è nei guai.
T: donne, droga, politica?
A: no, si è inimicato un pezzo grosso dell’Olimpo ed ora vaga per il Mediterraneo di isola in isola come una nave della Costa crociere. Parti, o Telemaco, e vai in suo soccorso. Evita la A4 Firenze Borgo Panigale, ci sono dei rallentamenti. Ora và.

Il mattino seguente Telemaco convoca un'assemblea dei cittadini di Itaca e chiede loro di fornirgli una nave ed un equipaggio. Gli viene dato un gommone ed un cane che sa contare fino a 7.

Sciolta l'assemblea, Telemaco, all'insaputa della madre, fa quindi vela verso la casa di Nestore, un reduce del Vietnam e della guerra di Troia ed insieme al figlio di Nestore Pisistrato, suo vecchio compagno di Università, si dirigono verso Sparta. Qui incontrano Menelao ed Elena, che si sono infine riconciliati. Menelao dice di aver sentito dalla parrucchiera di Elena (che sa sempre i cazzi di tutti) che Odisseo era stato visto a Ogigia, un’isola della Grecia, in compagnia della ninfa Calipso, una nota escort da 4.000 dracme a notte. Scacciati infine dall’antipatico Menelao a colpi di corna i due ragazzi si mettono in viaggio per Ogigia.

GIUSEPPE MAZZINI

Giuseppe Mazzini è una famosa scuola media statale di Roma, nonchè un patriota e politico italiano, che dalla scuola media ha preso il nome. È stato un pericoloso latitante, ricercato per lunghi anni dalla polizia dell'epoca con l'accusa di essere un sovversivo, un rivoluzionario e una testa di cazzo.

Giuseppe Mazzini ha lottato molto e non ha ottenuto mai nulla. Le teorie mazziniane vengono tutt’ora mostrate ai giovani come esempio di cosa non bisogna dire in pubblico se si vuole essere presi sul serio. Giuseppe Mazzini è tuttavia considerato, assieme a Garibaldi, Cavour e Tardelli, come uno dei padri fondatori della patria. Era un uomo solitario, schivo, poco loquace. Forse portava pure sfiga.

Non sappiamo di preciso quando Mazzini sia nato, gli storici sparano molte date a cazzo: chi dice sia nato nel 1805, chi nel 1968, chi dice di averlo visto sotto casa sua appena due giorni fa.

Mazzini con il mal di testa.

Sappiamo però di sicuro che si trattava di un uomo e che è stato partorito dalla madre e non dal padre, come si è pensato erroneamente per molti anni.

Il padre, Guidobaldo Annamaria Mazzini, era solito girare per casa in mutande e ruttare nelle lattine di birra vuote per sentirne l’eco; la madre lo sopportava aspettando il giorno in cui il divorzio sarebbe diventato lecito in Italia. Un giorno Guidobaldo convince il giovane Mazzini ad iscriversi all’Università. Le ragioni del padre vennero ruttate in faccia al povero Mazzini dopo l'ennesima birra:

« Levati dalle palle, torna quando avrai imparato un mestiere! »

Ma in verità Mazzini si parcheggiò all’Università come la maggiorparte degli studenti suoi coetanei, cambiando facoltà con la velocità con cui Mastella cambia coalizione: medicina, legge, architettura, biotecnologie, scienze delle merendine, fancazzistologia.

Maggio 1838:Garibaldi, Mazzini e suo zio sbarcano a Lampedusa.

Finchè un giorno entra nei movimenti universitari sovversivi, una sorta di movimento della pantera che aveva lo scopo di sfanculare la monarchia e fare dell’Italia uno stato unico. Mazzini ne rimane affascinato e partecipa a numerosi sit-in e pranzi sociali. Una volta si incatena pure davanti al consolato austriaco, i suoi colleghi perdono le chiavi delle manette e lui rimane 3 giorni attaccato al cancello come uno stronzo.


Nello stesso anno divenne membro della Carboneria, una setta di rivoluzionari fanatici della carbonella. Ben presto si fa conoscere negli ambienti della polizia per piccoli atti dimostrativi balordi, come quando tentò di dare fuoco alla caserma dei pompieri.

La sua attività rivoluzionaria lo costrinse a rifugiarsi in Francia, precisamente a Montecarlo, dove organizzò nel 1831 un nuovo movimento politico chiamato Giovine Italia e dove puntò sul 12 rosso alla roulette perdendo un casino di soldi.

Il motto dell'associazione era: Dio, popolo e un po’ di culo , indicando così le tre condizioni necessarie e sufficienti alla creazione di uno stato unitario, una repubblica che avrebbe liberato il popolo italiano dagli invasori stranieri. L'obiettivo repubblicano e unitario avrebbe dovuto essere raggiunto con un'insurrezione popolare o tutt’al più battendo gli austriaci a una gara a chi mangiava più wurstel.

Mazzini fondò altri movimenti politici per la liberazione e l'unificazione di altri stati europei: la Giovine Germania, la Giovine Polonia, la Neonata Estonia e l’ Attempata Albania.

Dopo il fallimento dei moti intestinali del 1848 Mazzini guardò a Cavour come referente per portare avanti il suo progetto di riunificazione. Cavour nelle prime conversazioni al telefono lo assecondò su tutto, sulla creazione di una repubblica, sui moti popolari, perfino sul colore dei parati da mettere nel suo salotto; poi, quando decise che l’aveva preso per il culo abbastanza, si alleò con i francesi ed ottenne l’unificazione italiana sotto lo stato sabaudo.

Infine inviò una mail sul pc del patriota italiano, con un'unica scritta: Giuseppe Mazzini, re dei cretini

Mazzini si trovò spiazzato e cadde in uno stato di depressione profonda; per due mesi parlò solo con un barattolo di sottaceti. Poi, ripresosi da quell’esperienza, continuò a lottare per gli ideali repubblicani. Nel 1870 fu recluso nel carcere militare di Gaeta e costretto a mangiare solo olive, ma riuscì a rientrare a cavallo a Pisa sotto falso nome. Per rendere la cosa più credibile travestì il cavallo, mettendogli in testa una parrucca bionda. Ciò spiazzò non poco i carabinieri:

Carabiniere: documenti, prego
Mazzini: eccoli
C: chi dei due è Giuseppe Mazzini?
M: il cavallo.
C: Ah. E lei come si chiama?
M: Heidi, e le caprette mi fanno ciao.
C: Beh, direi tutto a posto. Passa pure, piccola Heidi. Tu invece Mazzini, vieni con noi!
Cavallo: hiiiiii!!!


Mazzini rimase a Pisa fino all’anno della sua prima promozione in serie A, nel 1872. Durante i festeggiamenti per la promozione fu colto da malore per via di una soppressata mal digerita. Ricoverato all’ospedale di Limacchio sul Biturno, venne dirottato erroneamente al reparto di Ginecologia, dove gli venne praticato un taglio cesareo che lo rese padre di un escremento cilindrico lungo 18 centimetri, espulso dopo 4 ore di travaglio. Mazzini morì durante le doglie del parto. Il suo corpo venne cremato e le sue ceneri buttate nella prima ceneriera disponibile.

Mazzini cerca di saggiare la fedeltà dell'alleato Garibaldi tentando di infilargli un dito nel culo.

Il Mazzini pensiero

Nel periodo storico di Mazzini gli ideali illuministi erano caduti. Assieme alle teste degli illuministi. Adesso si viveva in un periodo di grande avversione per il secolo dei lumi e così tutti quanti, pur di non passare per Illuministi e sostenitori dell’era della ragione, dicevano cazzate in libertà dalla mattina alla sera.

Stanco di essere responsabile delle sue azioni l’uomo aveva elaborato una nuova teoria romantica della Storia: cioè la Storia non è guidata dagli uomini ma da Dio, per qualunque idea, reclamo o multa da pagare rivolgetevi a Lui. Una teoria che aveva di colpo fatto tornare il pensiero dell’uomo indietro di 2000 anni, ai tempi in cui si pisciava sui tronchi di pino per propiziarsi il dio albero.

Secondo Mazzini i popoli soggetti al dominio asburgico avrebbero dovuto ribellarsi e in questo processo unitario europeo spetta all'Italia un'alta missione: quella di riaprire, conquistando la sua libertà, la via al processo evolutivo dell'Umanità. Un progetto ambizioso per un popolo che credeva che il Papa lanciasse raggi gamma dagli occhi come Mazinga, tuttavia Mazzini nella sua sconcertante incoscienza aveva molta fiducia nel belpaese. E fu così che iniziò ad organizzare, in un’escalation di fallimenti, i famosi moti mazziniani, i cui resoconti ogni intellettuale che si rispetti tiene nella propria biblioteca, accanto ai libri di Daniele Luttazzi.

Il fallimento del moto in Savoia

Mazzini dopo il fallimento del moto in Savoia.

L’appuntamento era alle ore 22:30 in Piazza Principe degli Sfigati (poi diventata Piazza Mazzini) a Chambery, a 2 km. Da Albertville e a 300km da Casavatore.

Mazzini era in un ritardo osceno, la sveglia del cellulare non era suonata. Frattanto i rivoltosi in attesa del loro capo fallirono per la più stronza delle motivazioni: uno di loro, Giangiovanni Maria Marozzi, buttò una cicca di sigaretta a terra. Un vecchio sabaudo che si trovava a passare di lì, petulante e cagacazzi lo riprese per questo suo gesto. Ah sì? E vammi a denunciare alla polizia, babbeo! - furono le parole del Marozzi.

L’uomo lo prese in parola e due minuti dopo tornò con le forze dell’ordine. Il Marozzi e suoi colleghi vennero trovati in possesso di armi da fuoco e di alcuni LP di Mino Reitano e per questo condannati al carcere duro. Quando arrivò Mazzini trovò i rivoluzionari che trafiggevano il Marozzi con un’antica spada medievale a doppio taglio.

Il tentativo d'invasione della Savoia e il moto di Genova

Il fallimento del primo moto non fermò Mazzini, convinto che era il momento opportuno per replicare la figura di merda fatta pochi mesi prima. Si trovava a Ginevra, quando assieme ad altri italiani, alcuni polacchi e a un cinese che vendeva gli orologi organizzò un'azione militare contro lo stato dei Savoia. A capo della rivolta aveva messo il Generale Gerolamo Ramorino, che aveva già guidato alcune gite scolastiche alcuni anni prima.

Ramorino tuttavia si era giocato i soldi della spedizione al videopoker e inventava le scuse più balorde per rimandare la spedizione (stanotte fa troppo freddo, la Luna non è nel segno dei Pesci, ho mal di testa, non ho portato il fucile, non sapevo dovessimo combattere, stasera si sposa mio cugino, ho l’herpes).

La spedizione venne infine fatta nel Febbraio del 1834, con 6 mesi di ritardo, tanto che quando le truppe si decisero a passare il confine con la Savoia, la polizia era già lì a limarsi le unghie da un bel pezzo:

Finalmente! Non ne potevamo più di aspettarvi.

Tutti arrestati. Mazzini venne rilasciato poco dopo perché sulla base di come aveva organizzato quella spedizione venne riconosciuto parzialmente infermo di mente.

Nello stesso tempo doveva scoppiare una rivolta a Genova, sotto la guida di Giuseppe Garibaldi, che si era arruolato nella marina da guerra sarda per viaggiare gratis sulle navi traghetto. I soldati genovesi però, non volendoci rimettere i soldi dell'autobus organizzarono uno scherzone tremendo e non si presentarono. Quando giunse sul luogo dove avrebbe dovuto iniziare l'insurrezione Garibaldi non trovò nessuno e così, rimasto solo, dovette tornare indietro con l’autostop.

Le sorelle Bandiera, orfane dei loro fratelli.

Mazzini, invece, poiché aveva personalmente preso parte alla spedizione con Ramorino, fu espulso dalla Savoia, dalla Svizzera e da altri dodici stati presi a caso dalla cartina, e dovette cercare rifugio in Inghilterra sotto il falso nome di Jessica la Strappona.

Frattanto altri tentativi falliti si ebbero a Palermo, in Lombardia, in Toscana, a Cecina, a Castelnuovo Berardenga e perfino a Caprera, dove i rivoluzionari vennero ricacciati da alcuni pastori a colpi di caciotte rafferme.

Il fallimento di tanti generosi sforzi e l'altissimo prezzo di sangue e formaggio pagato fecero attraversare a Mazzini una profonda pausa di riflessione che durò purtroppo solo 20 minuti e da cui uscì ancora convinto della validità dei propri ideali e soprattutto della propria attitudine ad organizzare le spedizioni.

I fratelli Bandiera

Prima di conoscere Giuseppe Mazzini, i fratelli Bandiera si esibivano con le loro sorelle (le sorelle Bandiera) sui palcoscenici del Granducato di Gazzo Veronese imitando versi di animali in calore.

Dopo essere stati arruolati da Mazzini i due fratelli si diressero alla volta della Calabria per guidare un’insurrezione. Il piano era molto semplice: non c’era. Ma i fratelli Bandiera erano gente d’esperienza, avrebbero potuto sopravvivere ad un intero plotone di esecuzione, o con un po’ di fortuna ad un programma di Pippo Baudo.

A causa di alcune coordinate sbagliate sbarcarono presso un villaggio Valtour dove vennero costretti ad esibirsi al karaoke per una buona mezz’ora prima di poter riprendere la spedizione.

Nascosti dalla vegetazione e a causa della loro abilità a riprodurre i versi degli animali furono oscenamente scambiati per selvaggina da un gruppo di cacciatori dilettanti ed abbattuti a colpi di colubrina. Le salme vennero anche messe sui banconi del mercato di Cosenza come cervo con la barba prima di essere rivendicate dai familiari.

La spedizione di Sapri

Mazzini dopo il fallimento della spedizione di Capr...ehm, di Sapri.

Il piano originale, secondo il metodo insurrezionale mazziniano, prevedeva di accendere un focolaio di rivolta in Sicilia, rubare qualche chilo di cannoli e da lì estendere la rivolta a tutto il Mezzogiorno d'Italia, magari occupando qualche Università o distruggendo qualche Mc Donald. Stavolta Mazzini aveva calcolato tutto, dalle scorte d’acqua alle soste negli Autogrill. Capo della spedizione Carlo Pisacane, marito di sua sorella, che aveva insistito per partecipare. Partiti dal porto di Genova sbarcarono a Ponza per liberare alcuni prigionieri rinchiusi e farsi qualche bagno a mare.

Il luogo dell’incontro era Sapri, ma questa scelta si rivelò fatale.

I rivoltosi scambiarono Sapri con Capri e si presentarono il 4 giugno del 1857 in costume da bagno davanti al lido di Marina Grande. Pisacane, capita la madornale svista, si dileguò a bordo di un pedalò e di lui si persero le tracce, altri ne approfittarono per farsi qualche altro bagno di mare. Di loro ci rimase una ben nota poesia popolare, La Spigolatrice di Sapri:

Eran trecento,
eran giovani e arditi
ma dove minchia sono finiti?

Mazzini, appena appreso l’esito della spedizione tentò di infilzarsi con un fermacarte ma venne fermato dal suo cane.

Mazzini oggi

<<Se Mazzini fosse vivo ai nostri giorni la Lega Nord avrebbe i record dei consensi>>

Il giudizio degli storici contemporanei su Mazzini non è certo molto lusinghiero, tuttavia non bisogna dimenticare che Mazzini, è vero che ha fatto dei tentativi ridicoli, è vero che ha sempre fallito, è vero che ha sbagliato tutto, è vero che non sapeva neanche allacciarsi le scarpe da solo e che faceva la pipì a letto ma come ha detto il nostro Presidente della Repubblica in occasione del 2 Giugno: ha saputo coniugare lo spirito riformista ad un’efficace azione sensibilizzante gli animi e le coscienze popolari, un fulgido esempio di morale cattolica applicata allo spirito civile. Di più non so che cazzo inventarmi per dire qualcosa di buono su di lui, mi dispiace.

Il monumento di pubblico biasimo a Carlo Pisacane, a Sapri.

Curiosità

  • Giuseppe Mazzini dopo l’ennesimo moto fallito divenne ateo.
  • Giuseppe Mazzini aveva paura del buio. E il buio di Giuseppe Mazzini.
  • Giuseppe Mazzini durante uno scontro di piazza rimediò un pugnale nella pancia. Non essendo riuscito a rimuoverlo lo fece passare per un piercing all’ombelico.
  • Giuseppe Mazzini non fumava ma soprattutto non beveva, rischiando così di morire disidratato.
  • Nel 1974 alcuni ricercatori cileni credettero di aver ritrovato le ceneri di Giuseppe Mazzini ma dopo due settimane arrivò secca la smentita: era una Marlboro Light.

Giovanni Giolitti

Giovanni Giolitti (pseudonimo di Giolitti Giovanni e anagramma di moderato dalle mani legate- Mondovisione 1842- Cavour 1965) è stato un famoso campione di bocce nonché politico italiano, nominato 3 volte presidente del Consiglio dei ministri e ben cinque volte amministratore del suo condominio. È stato a lungo considerato uno dei più grandi statisti della storia d’Italia finché non si è scoperto il significato della parola “statista”.

Giolitti in una foto di gruppo.

Giolitti, un uomo che è stato per la politica ciò che Van Gogh è stato per la politica ha cercato in tutta la sua vita di modernizzare la base economica, di favorire l’industria, di dare slancio alle imprese e di favorire la diffusione dei preservativi nelle scuole. Ha dato inoltre inizio ad un’epoca che con molta fantasia venne nominata età giolittiana.

Biografia

Stranamente non abbiamo notizie di Giolitti antecedenti alla sua nascita. Gli studiosi sono tuttavia concordi nel ritenere che Giolitti sia un personaggio realmente esistito. Una rinomata ricerca fatta dai ricercatori dell’International Stanford Fiesta College di Used Tampax, in Florida, con un elenco telefonico in mano non ha dato risultati, segno che Giolitti ammesso che sia davvero esistito, dev’essere ormai sicuramente morto.
Sappiamo tuttavia per certo che dopo un breve passato come ballerino di flamenco fece domanda per diventare Ministro del tesoro e venne assunto. Allora c’era una grossa carenza di personale e per diventare ministro i requisiti richiesti erano davvero minimi, quasi inferiori a quelli richiesti per fare il ministro ai tempi nostri.Il governo di cui faceva parte era il governo di Francesco Crispi, che ormai a 106 anni suonati era convinto di essere un pittore impressionista.

Crispi Presidente del Consiglio, Ministro di Grazia e Giustizia Zanardelli, Ministro della Marina Benedetto Brin, Ministro della Pubblica Istruzione Paolo Boselli: l’età media era di 136 anni, talmente alta che per abbassarla avrebbero dovuto nominare ministro un embrione di 22 settimane. Giolitti che era il teenager della situazione tentò di tenere alto il suo ruolo di ministro delle finanze emanando la famosa tassa sul possesso auto, una manovra che avrebbe dovuto rimpinguare le casse dello stato se non fosse che nel 1891 gli italiani con un auto erano 7 di cui 5 militavano nel suo governo e uno era lui. Dopo essere sfuggito ad un pestaggio ad opera dei suoi colleghi ministri il giovane Giolitti (Gitty per gli amici) ebbe l’occasione che capita una sola volta nella vita: le premature dimissioni di Francesco Crispi. I ministri tuttavia cercavano proprio un fantoccio da mettere al posto di Crispi per continuare a fare i loro comodi, qualcuno che fosse o troppo vecchio o troppo ebete per capire qualcosa di come si governa un paese e Giolitti, avendo entrambi requisiti, risultava la scelta ideale.

I cinque governi Giolitti

Dopo una breve parentesi di governo (6 febbraio 1891 -8 Febbraio 1891) del marchese Di Rudinì (un uomo che capiva di politica quanto Daniele Interrante di metrica latina) Giovanni Giolitti si insediò come Primo Ministro. Il suo governo durò meno di un governo di centrosinistra: dopo poco più di un anno infatti il giudice PierJohn Woodcock (che i puristi della lingua italiana chiamavano Piergiovanni Membrodilegno) pubblicò alcune intercettazioni telefoniche che lo vedevano coinvolto nello scandalo della Banca Romana che si era macchiata di gravi irregolarità nell’emissione delle banconote. Giolitti cercò di negare un suo coinvolgimento nella questione ma sulle banconote false emesse dalla banca romana c’era la sua faccia. Il primo Governo Giolitti fu segnato da alcuni fatti molto importanti, quindi vi citeremo i più inutili:

  • l’enciclica Rerum Novarum (trad: rerum novarum, frase intraducibile) di papa Leone XIII che riprendeva alcuni concetti dell’enciclica Nulla di novum di papa Tigre XXXII e dell’emiciclica rotatoria Magno cum appetito di papa Giaguaro V.
  • la rivolta dei fasci siciliani, un gruppo di naziskin del Palermo che rivendicavano alcuni gol annullati nell’ultimo derby contro il Catania.

Per la questione siciliana Giolitti si guardò benne dall'usare la forza limitandosi a distribuire biglietti omaggio per il circo a chiunque sopprimesse col sangue i moti insurrezionali.
Frattanto emersero volti nuovi nel panorama politico italiano: difatti all’età di 107 anni tornò Francesco Crispi , in carne ossa e catetere.

Giolitti risponde alle contestazioni dei disoccupati nel giugno del 1898.

Le principali operazioni di Crispi furono:

  • tre bypass
  • una rimozione di cataratta
  • risoluzione della questione dei Fasci siciliani organizzando bombardamenti a tappeto (il capo delle spedizioni fu Aladino)
  • risanamento del bilancio vendendo la Gioconda ai francesi.
  • conquiste coloniali (Etiopia, Libia e l'isola d’Elba).

Frattanto nel 1896 Crispi dovette dimettersi per impegni improcrastinabili col Padreterno. Dopo averlo commemorato con un sentito discorso funebre (era un uomo buono e generoso....ma cazzo aveva il culo incollato alla poltrona! Finalmente tocca a me! Ahahah!) Giolitti si apprestava a riprendere in mano le redini del paese, con la stesso impeto dell’incosciente che non sa minimamente cosa stia facendo.

Giolitti back in action

  • Per prima cosa tentò di sistemare l’ala massimalista del partito socialista offrendo loro dei soldi sottobanco. Ma i tempi di Craxi erano evidentemente prematuri perché Filippo Turati si offese e si indignò. Io non mi vendo per così poco- dichiarerà poi al suo gatto. Allora Giolitti giocò d’astuzia: puntò tutto sul 29 che non usciva da sei settimane. E poi propose a Turati un posto nel suo ministero il che voleva significare stipendio fisso, posto auto, biglietti per le partite gratis, ristoranti gratis, cinema gratis, treni gratis, aerei gratis, puttane gratis. Turati rifiutò sdegnosamente, ma riuscì a mettersi d’accordo telefonicamente con Giolitti per la faccenda delle puttane gratis.

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