Dialetto milanese

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« Uèi, testina, mì sun milanès, neh! Tè capì, gnurant? Cribbio! »
(Poser del dialetto milanese)
« Ahahaha, mi su parla' el dialèt ma so mìga me se fa skrif ahahaha[1]! »
(Utente medio nei gruppi di Facebook dedicati al dialetto milanese)
« Ma allora, pòrco d'on can, se te seet minga scrivell, o te imparet oppur te scrivet minga, ignorant[2]!!! »
(Milanese che sa scrivere in dialetto milanese in risposta a quello di sopra)

Il dialetto milanese è la variante chic e – diciamolo – più in della lingua lombarda. Lo sanno anche i sassi, infatti, che se voi vi presentate e dite di parlare un altro dialetto (il Comasco, il Chiavennasco, il Bustocco o il sempre troppo sottovalutato Bregagliotto), la gente vi sputa in un occhio [3].

Diffusione

Tutti conoscono il famoso adagio, che ogni giorno che il Signore ci manda sulla Terra muove il riso di vecchi, infanti e pure delle donne. Questo adagio recita così:

« A Milano il Milanese non lo parla più nessuno »

Conosciuto anche sotto questa variante:

« A Milano si parlano dialetti, però sono tutti dialetti terroni »

Ora, non è precisamente così: il dialetto milanese è ancora ben vivo e conservato all'interno della città meneghina. Il punto è che lo parlano i cosiddetti terroni, oltre che qualche sparuto vecchio. Qualche esempio? Negli ultimi decenni il Milanese è stato difeso soprattutto da questi signori:

Certo, bisogna contare anche Dario Fo, Nanni Svampa e Walter Valdi; ma essendo i primi due comunisti e il terzo brianzolo li ascriviamo volentieri al registro dei terroni.

Caratteristiche principali

Prima di affrontare questo argomento, bisogna esaminare un ulteriore adagio riguardante Milano:

« Chi vòlta 'l cüü a Milàn, vòlta 'l cüü al pan »

No, ho sbagliato, non era questo. Però ci siamo vicini:

« Se a Milàn gh'è la piàssa del Dòm, a Urén gh'è la cassìna di pòm; se a Milàn gh'è la piàssa Lurèt, a Urén gh'è la cassìna di prèt »

Chiedo di nuovo scusa. Non succederà più. Oh... eccolo qua!

« I Milanesi sono sempre di corsa e hanno sempre una gran fretta »

Ciò è innegabilmente vero. Gli stessi Milanesi in effetti sotto sotto ci godono un po' di questa fama, nonostante poi si lancino in sperticati elogi alla vita tranquilla. Infatti anche Tricarico è nato a Milano. E non a caso anche lui ha un cognome meridionale.
Ma dove volevo arrivare? Semplice: volevo dire che se siete persone con una gran fretta il Milanese è la lingua che fa per voi. È semplice e diretta, e non le manda a dire. Volete un esempio? Ancora?

« Chi vòlta 'l cüü a Milàn, vòlta 'l cüü al pan »

Ecco, come volevasi dimostrare.
Qui di sotto saranno dunque esposte in breve alcune basiche regole grammaticali del dialetto che ha vinto il premio "Miglior Dialetto Della Lingua Lombarda Parlato Correntemente A Milano Come Lingua Della Popolazione Urbana Dalla Nascita Delle Lingue Volgari Sino Alla Diffusione Dell'Italiano A Causa Dell'Immigrazione Dal Mezzogiorno E All'Influenza Dei Mass Media Quali La Televisione E La Radio".

Basiche regole grammaticali

Legge delle vocali che fanno la parte del leone

Pur senza arrivare agli eccessi del Bergamasco, dove si può sentire la frase:

« A ó a èt èt i àe ìe »

o all'ancor più tremendo Italiano:

« Aiuole »

possiamo dire che nel Milanese le vocali la fanno un po' da padrone. In Milanese infatti, come in tutti i suoi dialetti cugini, si è instaurato un trend che i linguisti chiamano Raddoppiamento delle vocali. E che vuol dire? Che le vocali raddoppiano.

Ah, tra l'altro vedo che avete fatto conoscenza con due nuovi amici, le vocali /ü/ e /ö/.
Alt! So già cosa state dicendo: state pensando che, finché si trovano in fine di parola, le vocali possono fare tutto quello che vogliono. D'altronde, i liberali ci hanno insegnato che la nostra libertà finisce dove inizia quella altrui. Tuttavia i Milanesi di queste cose se ne fregano altamente, perciò allungano le vocali anche in mezzo alle parole:

  • Pace: pàas
  • Tempo: téemp
  • Porto: pòort
  • Ponte: puunt
  • Milanese: milanées
  • Vivo: viif
  • Nuovo: nööf

E ora dove sono i vostri preziosi princìpi liberali, eh?

Comma delle vocali ambigue

Tanto per mischiare un po' le carte, i Milanesi hanno pensato di mettere un po' di ambiguità nella pronuncia di alcune vocali. Perciò:

  • La A ogni tanto si può pronunciare O
    • Altro: àlter/òlter
    • Alto: alt/òlt
    • Caldo: càlt/còlt
    • Giallo: giàlt/giòlt
  • La I ogni tanto si può pronunciare E
    • Umile: ümil/ümel
  • Possbile: pussìbil/pussìbel
  • La E ogni tanto di può pronunciare A
    • Vetro: véder/védar
    • Sempre: sémper/sémpar
  • La U ogni tanto si pronuncia A
    • Borbottare: burbutà/barbutà
  • Ma state tranquilli: la A ogni tanto si pronuncia U, per par condicio
    • Saltare: saltà/sultà
  • La U ogni tanto si pronuncia E

Voi forse pensate che siano quisquilie, ma i vecchi milanesi, per riconoscere un vero milanese da uno falso, fanno 'sti giochetti stronzi, guardano come pronunci le parole, ti guardano e ti dicono con commiserazione:

« Eh, se véet che te séet mìnga milanées, eh... »

E se non capite nemmeno cosa stanno dicendo in quel momento, allora siete proprio bollati. Nel senso che venite da Bollate, comune dell'hinterland[4].

Legge delle consonanti che subiscono e stanno zitte

In seguito a una dura battaglia contro le vocali, le consonanti hanno subito una tremenda sconfitta di cui ancor oggi pagano lo scotto. Le vocali infatti hanno imposto dure condizioni di pace per scongiurare lo sterminio:

Sarete poi però contenti di sapere che le consonanti sono scappate via e hanno trovato nuova linfa e vitalità nelle lingue del Sud Italia, ove sono raddoppiate, se non triplicate.

Legge delle vocali collaborazioniste

Ci fu però una fazione di vocali che considerò troppo dure le condizioni di pace imposte dalle proprie compatriote. Così costituì una fronda e si ribellò. Ma mal gliene incolse. Furono tutte sterminate.

  • Le vocali finali sono quasi tutte sparite (tranne la A e alcune I ed U)
  • Il suono della O chiusa è stato cancellato.
  • Alcune A iniziale sono state eliminate dopo un processo sommario
  • Anche alla E è stato interdetto il soggiorno in fine di parola. Ma in questo caso la E è consenziente, in quanto non ha mai amato quella zona delle parole, così soggetta a correnti fredde e ai rumori della strada

Legge del maschilismo linguistico

In milanese il plurale femminile è uguale preciso identico al plurale maschile. Cioè, i Milanesi hanno un bel dire che sono più avanzati e meno retrogradi dei terroni, ma poi ne combinano più di Carlo in Francia o di Silvio ad Arcore... che vergogna.

  • I gatti: i gat; le gatte: i gat.
  • Tanti: tant/tanti; Tante: tant/tanti.
  • Magri: magher; magre: magher.

Legge degli apostrofi messi alla cazzo

Sempre per questa mania tutta milanese di fare in fretta, si è sentito il bisogno di abbreviare le parole ancora di più di quanto non lo fossero. Al giorno d'oggi si usa un linguaggio simile:

« Ciau, cm va? Te lo kiedo xkè ieri nn c siamo vst e allora ò pensato ke stv male... TVB »

Ma i Milanesi son dei gran signori di gran classe, sicché hanno trovato una soluzione ancora più nobile: l'APOSTROFO. Sì, esatto, quel segnino insignificante acquista una grande importanza nel vernacolo ambrosiano, visto che a lui è affidato il compito di falciare senza pietà parole intere.

  • Ancora: anca mò => anch' mò => an' mò => amò
  • Come: 'me
  • Tanto come: tant cùme => tan' 'me => tàme

L'ortografia milanese

« Bene! Ora che sappiamo bene o male come si parla, si legge e si scrive in Milanese non avremo nessun problema a parlarlo, leggerlo e scriverlo! »
(Voi)

ALT!! Dove credete di andare, scriteriati? Non siamo nemmeno all'inizio dell'opera!!
Come voi sapete bene, il Milanese ha una letteratura antica e rinomata; e quindi sicuramente non poteva permettersi di avere un'ortografia da quattro soldi, basata sulla pronuncia italiana delle parole e via discorrendo. No. Doveva avere per forza un'ortgorafia ambigua che non permetteva a nessuno di comprenderla di primo acchito e che sotto sotto contraddiceva tutte le proprie regole fonetiche tipiche.
Difatti l'ortgrafia milanese:

  • È piena come un uovo di O:
  • È piena di consonanti doppie:
    • Doppia: doppia
    • Lettera: lettera
    • Gatto: gatt
  • Non ha né Ü né Ö, ma in compenso sfodera un invidiabile OEU[5].
  • Ogni tanto ci scappa qualche GL
    • Famiglia: famiglia
  • Non segna nessuna vocale doppia all'interno delle parole:
  • È profondamente ambigua su un sacco di parole:
  • Le vocali D, G, GH, B, V prosperano amabilmente in fine di parola:
« Ma perché cacchio non ci hai avvertito prima, eh? E poi, perché mai la gente dovrebbe mai usare questa cavolo di ortografia, che a ben vedere sembra l'Italiano senza le vocali finali[6]? »

Boh. Io la uso e faccio sogni tranquilli. Alla fine basta farci un po' l'abitudine.
Tuttavia non posso non punire la vostra insolenza: perciò adesso per punizione dovete riscrivere con l'ortografia corretta tutte le parole che sono state elencate nei paragrafi precedenti. Template:Noooo! Che stronzo! Sì.

Differenze con le altre parlate lombarde

La canzone milanese

Il vero milanese

Note

  1. ^ Ahahaha, io so parlare il dialetto ma non so come si fa a scriverlo, ahahaha!
  2. ^ Ma allora, porco cane, se non sai scriverlo, o impari o non scrivi, ignorante!!!
  3. ^ A essere buoni
  4. ^ Che è peggio che essere meridionali, perché almeno a Napoli (tanto per fare un esempio) c'è qualcosa di interessante. Nell'hinterland invece no.
  5. ^ Per i servigi resi al Milanese, il trigrafo OEU è stato insignito dell'Ambrogino d'Oro
  6. ^ Questa è la frase chiave per interpretare l'ortografia classica milanese