Utente:Eeeeee/Sandbox: differenze tra le versioni

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Quando l'attraversamento si rivela particolarmente ostico il comune opta per la [[Olocausto|soluzione finale]]: l'''isola salvagente''. Non si tratta, come qualche tontolone potrebbe pensare, di un'[[isola]] gonfiabile e galleggiante, bensì di una zona della carreggiata rialzata che permette ai pedoni di mettersi in salvo (perché è questo il termine adatto) dalle macchine. Dato il gradino, infatti, lo spietato guidatore non può più arrotare i passanti, ma è costretto a desistere dal suo intento e andare a cercare altre [[vittima|vittime]].
Quando l'attraversamento si rivela particolarmente ostico il comune opta per la [[Olocausto|soluzione finale]]: l'''isola salvagente''. Non si tratta, come qualche tontolone potrebbe pensare, di un'[[isola]] gonfiabile e galleggiante, bensì di una zona della carreggiata rialzata che permette ai pedoni di mettersi in salvo (perché è questo il termine adatto) dalle macchine. Dato il gradino, infatti, lo spietato guidatore non può più arrotare i passanti, ma è costretto a desistere dal suo intento e andare a cercare altre [[vittima|vittime]].
In alcuni casi i pedoni più agguerriti possono decidere di rinforzare l'isola piazzando sacchi di [[sabbia]], muri di varia altezza e torrette fortificate. Proprio come nei veri [[assedio|assedi]], divertimento assicurato per tutta la famiglia.
In alcuni casi i pedoni più agguerriti possono decidere di rinforzare l'isola piazzando sacchi di [[sabbia]], muri di varia altezza e torrette fortificate. Proprio come nei veri [[assedio|assedi]].


===Strisce fai-da-te===
===Strisce fai-da-te===

Versione delle 04:57, 17 mar 2009

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Altre idee che non importano a nessuno

  • Strisce pedonali
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Due occhi perfidi e un ghigno malefico mentre fanno capolino dal buio.
No, non si tratta dell'esattore delle tasse, bensì di Cattivik, il genio del male.
« L'idea mi è venuta pensando alla mia cara suocera. »
(Bonvi riguardo la creazione del personaggio.)
« Un'entità mala. »
(Speaker su Cattivik.)
« BRIVIDO, TERRORE, RACCAPRICCIO! »
(Bonvi tentando di spaventare il nipote Guglielmino.)


Mentre sulla triste e grigia città calano instacabili le tenebre della notte
e il popolo dei teledementi si appresta a sbavare dietro alla millesima edizione di Sanremo
crimini efferati si compiono negli oscuri bassifondi della città, là dove il Lato Oscuro prevale
grida raccapriccianti si levano dalla cameretta di una giovine intenta a depilarsi
strani rantoli e bestemmie si levano dal gerontocomio del quartiere
questo è il momento in cui i più diabolici, astuti, perfidi e mefistofelici criminali del mondo escono allo scoperto
i più diabolici, astuti, ecc. dopo CATTIVIK!, naturalmente.


Cattivik è più di un fumetto: è la fedele e pungente descrizione della sporca e crudele realtà del mondo d'oggi, dominato dalla truffa, dalla violenza e dai quiz telefonici. Un mondo in cui solo un gretto e becero umanoide come il protagonista potrebbe sopravvivere, facendo leva sulla legge del più forte.
In questo fumetto Bonvi ha saputo condensare...un attimo! Bonvi? Ma quello delle Sturmtruppen? Ah ok, allora è tutta una gran cialtronata. Un fumetto sui ladri, ma che roba! Non ci sono più i fumetti di una volta...

Ambientazione

Bonvi osserva stupito l'intervistatore alla domanda Ci sa dire il suo vero nome per intero?

Il fumetto si ambienta prevalentemente in luoghi brutti, sporchi e puzzolenti, vagamente somiglianti alla camera di vostro fratello, ma in realtà facenti parte di una città che, in base ad alcuni passaggi del fumetto, è identificabile con Milano. Su questo punto però Bonvi (e il suo giovane padawan Silver) ha da dissentire:

« La città in cui si ambienta il fumetto non è Milano, come molti credono erroneamente. Tutti sanno infatti che Milano è più brutta, ma molto più brutta. Poi si sa che Cattivik è il genio del male, ma di genio del male a Milano ne esiste già un altro. »
(Franco Fortunato Gilberto Ermenegildo Vattelapesca Augusto Bonvicini, in arte Bonvi, intervistato da Donna moderna.)
Cattivik è noto per il buon gusto nella scelta dei suoi nascondigli. Altro che i villoni di Diabolik.

Le stisce si ambientano spesso di notte: Bonvi dice che la notte è il momento perfetto per compiere crimini, e Cattivik non ne è da meno; in realtà non aveva voglia di mettersi a disegnare tutti i colori del giorno e allora ha ben pensato di schiaffarci tanto bel nero sulla carta. I luoghi delle vicende sono spesso fogne dimenticate, vicoli bui, vicoli corti e Parco della Vittoria; insomma, posti che uno non augurerebbe nemmeno al suo peggior nemico.
Dal punto di vista della collocazione temporale il periodo non è ben definito; probabilmente un anno qualsiasi dal 1900 fino al 2046. Ma in ogni caso la questione è di poco conto dato che Cattivik è senza tempo.
Nel senso che ha perso l'orologio.

L'unico, inimitabile, irriducibile Cattivik!

Cattivik in tenera età. Già da piccolo sporcava dappertutto.
« Uaz uaz uaz! »
(Cattivik pregustando la rapina alla gioielleria.)
« Uaz uaz uaz! »
(Bonvi pregustando le vendite del fumetto.)

Il genio del male, l'efferato viaggiatore della notte, il figliol prodigo di Satana, l'amante di Samara, il compagno di giochi di Freddy Krueger; tutte queste descrizioni potrebbero calzare a pennello per un sinistro personaggio come Ignazio la Russa, ma non per Cattivik. Perché Lui trascende queste puerili descrizioni, è qualcosa di più, è...è...sentite, ve lo cercate sul dizionario il termine adatto.

Una delle ben note crisi di identità di Cattivik.

Le origini di questo personaggio non sono ancora ben note. L'ipotesi più probabile è che si sia originato per partenogenesi dai liquami fognari, ma le fogne stesse smentiscono vivacemente: Simili affermazioni sono un'oltraggio nei nostri confronti; noi non abbiamo nulla a che fare con quell'"uomo". Le indagini potrebbero essere approfondite, ma in pochi sembrano interessati al suo passato. Già gli basta il presente.

Nel corso della sua sfortunatamente lunga vita ha compiuto centinaia e centinaia di crimini, dai più semplici sino a diaboliche macchinazione per la conquista del mondo. Ha rubato caramelle ai bambini più e più volte, per poi farsi miseramente prosciugare dal dentista. Ha ucciso, rubato e stuprato con successo; ma solo a Gta. Infine ha anche partecipato alla caduta del Governo Prodi, come se ce ne fosse bisogno.
Insomma, ne ha fatte di cotte, di crude e anche di affumicate. Nemmeno una legge ad personam potrebbe salvarlo dalla sedia elettrica. Ma come sempre Egli ritornerà, più forte di prima!

« Bella fortun! Risorg per poi prendermel di nuov! Ma vaff! »
(Cattivik riguardo l'affermazione precedente.)

L'acerrimo nemico (?): il Solitomino

No, questo non è il solitomino; è solo un solitocretino.
« Ma ha il TomTom che mi becca sempre?! »
(Il Solitomino dopo l'ennesima rapina da parte di Cattivik.)
« Per fortuna che ci sono le forze dell'ordine. »
(Il Solitomino poco prima di farsi accoltellare nel solito vicolo buio.)

Figlio di Solitopadre e di Solitamadre, il Solitomino è la vittima preferita degli atti criminosi di Cattivik, qualunque essi siano: dal furto all'aggressione, dalla rapina a mano disarmata alla violenza carnale, il povero Gino (perché è questo il suo vero nome; che fantasia quel Bonvi, eh?) ha patito di tutto nella sua misera vita.
Nato male, in periferia..., come confessa in un pessimo talk show in qualità di caso umano, Gino viene rapinato da Cattivik per la prima volta a soli 7 anni. Tenterà inutilmente di farlo sapere ai genitori:

- Gino: “Papà, mamma! Questa mattina l'uomo nero mi ha rapinato! Mi ha portato via la mia cartella colorata!”
- Solitamadre: “Su, su, Gino. Lo sai bene che l'uomo nero non esiste. Non dopo la vittoria della Lega.”
- Solitopadre: “La mamma ha ragione. Non inventarti scuse per non fare i compiti. Lo sai che voglio vederti diventare ragioniere!”
- Gino: “Ma papà, io voglio fare l'usciere! *scoppia in lacrime*”
- Solitopadre: “A letto senza cena!”
Un solitomino americano. Si vede che è fatto di tutt'altra pasta.

La rapina si ripeterà in seguito tutti i giorni, festivi compresi. Per tutti gli anni.
Gino è stato finora derubato di un ammontare totale di parecchi milioni di euro, ma non si sa come riesce sempre ad arrivare alla fine del mese. Ha anche provato a parlare con la Polizia, ma la risposta non è stata delle più incoraggianti: Senta, signor Solitomino, gli uomini neri non esistono. E non vivono nelle fogne. Perciò non distragga le forze dell'ordine con le sue fantasie personali e ci lasci concludere la mano di poker in santa pace.
Neanche Gina, sua moglie, sembra prestargli ascolto:

- Gina: “Ritorni sempre a casa in mutande! Io so che fai uscito dal lavoro, traditore!”
- Gino: “Ma cara, sono stato derubato di nuovo!”
- Gina: “Sì sì, sempre con questo Cattivik! E Diabolik, dov'era?! Eh?! Magari ci stava pure Superciuk! Ma fammi il piacere e fila a lavare i piatti!”

Ad un certo punto era arrivato a pensare di compiere l'estremo gesto, ma Cattivik gli aveva persino rubato la corda per impiccarsi.

La serie televisiva

Una scena delle serie tv. Non ci vuole molto a capire che Bonvi avrà già consumato le pareti della bara a furia di rivoltarsi.

Dal celeberrimo fumetto è stata anche tratta una serie televisiva. Come se l'immondizia presente nella programmazione Mediaset non fosse sufficiente, questo "cartone animato" è andato in onda per ben 17 minuti di fila, sufficienti a provocare ondate di telefonate di protesta da parte dei fan del fumetto e degli assidui praticanti dello zapping televisivo; diverse persone hanno dichiarato di sentirsi male durante la visione.
Il programma è stato immediatamente chiuso e sostituito con puntate extra di Lucignolo, per la gioia del teleutente medio privo di emisfero cerebrale sinistro. L'ideatore del programma è stato invece accusato di crimini contro l'umanità e condannato a guardare tutte le puntate della sua creazione per 10 ore di fila.

Altri dettagli inutili

  • Cattivik ama circondarsi di topi, che tiene all'interno del suo covo come servitori e maggiordomi (e talvolta come cena), i quali hanno già complottato diverse volte alle sue spalle per toglerselo dai piedi. Ma Cattivik non si lascia di certo fregare da dei topi; al massimo da dei scoiattoli.
  • Nikolai Valuev controlla ogni sera prima di andare a dormire che non ci sia Cattivik sotto il letto. E infatti ogni sera c'è e Nikolai lo deforma a suon di botte.
  • Don Vito Corleone ha fatto a Cattivik un'offerta che non poteva rifiutare; e quel babbeo ha rifiutato. Ora il suo corpo a forma di pera abbellisce il fondale palermitano.

Articoli che sarebbe un crimine non leggere




Sembrano innocue, eh?
E invece ti sbagli di grosso.
- Intervistatore: “Do you usually stop at the zebra crossing?”
- Automobilista anglosassone: “What?”
- Intervistatore: “I mean the white stripes.”
- Automobilista: “Oh yes! Great band, I bought their last cd!”
« Quali strisce? »
(Italiano sulle strisce pedonali.)
« Sono un ottimo posto per parcheggiare. »
(Altro italiano sulle strisce pedonali.)
« No agente, non le ho viste le strisce: c'erano delle persone che ci camminavano sopra. »
(Tipico automobilista dopo un incidente.)


Le strisce pedonali (attraversamenti pedonali per i pignoli, zebre per gli zoofili) sono una parte della strada destinata all'attraversamento dei pedoni, degli alfieri e delle torri. I cavalli non sono soliti usarle visto il loro bizzarro modo di muoversi a L, mentre il re e la regina non si abbassano a camminare coi popolani.
Il loro scopo è quello di "raggruppare" i pedoni in luoghi ben riconoscibili da parte del guidatore, il quale ha così la possibilità di sapere dove accelerare e sbeffeggiare gli stessi pedoni, o di, in caso di pioggia, infangarli dalla testa ai piedi.

Che cosa sono

Un Porsche che si ferma davanti a delle ochette. Come no.

Si tratta di particolari zone della carreggiata evidenziate sull'asfalto per illudere il cittadino che va a piedi che la sua incolumità è tutelata dallo Stato, dal Codice della strada e dal manuale delle Giovani Marmotte. In realtà nessuno si è mai preoccupato di rispettare queste strisce, e così il povero pedone deve impegnarsi con ogni mezzo possibile per poter attraversare la strada: dall'installazione di finti semafori al fermare le macchine con un bazooka, non v'è fine all'eterna lotta fra automobilista e passante.

Tipi di attraversamenti pedonali

Sulle strade si possono osservare diversi tipi di attraversamenti. Nonostante le differenze, però, si rivelando tutti insufficienti a garantire la salvezza del pedone che, si sa, è un po' come il cliente: pensa di aver ragione, ma alla fine paga sempre.

  • Semplici strisce. La forma più semplice: strisce di vernice bianca (o di sangue, che abbonda sempre sulle strade di tutto il mondo) disegnate sull'asfalto. Si sporcano subito e pertanto sono inutili dopo circa 2 giorni. Vengono rifatte solo quando il comune si rende conto che ci sono altri modi, anche utili, di spendere soldi oltre che comprare la nuova villa al sindaco.
  • Strisce di colori più visibili. Fatte apposta per i guidatori che si ostinano a non voler vedere il bianco. Realizzate con colori impossibili e psichedelici, confondono l'automobilista facendolo uscire fuori di strada. Però i pedoni sono salvi.
Meglio non attraversare in questi casi.
  • Strisce con dossi. Funzionano un po' i terrapieni ai tempi delle battaglie medievali. Vanno bene per far rallentare le macchine più piccole, ma contro i SUV o i camion c'è poco da fare: sfondano ogni protezione.
  • Strisce con semaforo. Non ci sperare: mettere accanto alle strisce un semaforo non aumenterà la tua sicurezza.
  • Sovrappassi e sottopassi. In questi casi l'attraversamento viene spostato o sopra o sotto la strada. Questo espediente viene usato nelle città dove gli automobilisti sono particolarmente sadici (o particolarmente tonti) da investire regolarmente i passanti; di solito funziona, diminuendo notevolmente il tasso di mortalità, ma un bravo assassino guidatore non si fa certo fermare da queste cose. Soprattutto se ha giocato troppo a Grand Theft Auto.
  • Strisce di coca. Altro tipo di strisce, decisamente diverso ma altrettanto letale.


Attraversamenti per i ciechi

Un pedone letteralmente impietrito di fronte alla brutalità della strada moderna.

In alcune città particolarmente evolute i cui cittadini si ricordano ogni tanto dell'esistenza dei disabili sono stati introdotti attraversamenti appositi per i ciechi. Sono simili a quelli classici, solo che al momento del verde del semaforo un segnale acustico avvisa il cieco che il passaggio è libero. Il segnale acustico generalmente varia dal singolo bip triste e monotono fino all'uso di vere e proprie canzoni atte a svegliare il passante, come una sinfonia di Wagner o una canzone metal. In ogni caso, come è possibile intuire, è del tutto inutile dal momento in cui l'insensibile automobilista non si preoccupa minimante di chi ha davanti (o dietro se fa retromarcia).

« Cieco? Ma va, a me sembra un italiano qualsiasi. »
(Comune automobilista.)
« Investire i ciechi è più facile perché non ti prendono il numero della targa. »
(Automobilista meno comune (per fortuna).)


Isole salvagente

« Ma io non so nuotare! »
(Pedone imbecille sull'isola salvagente.)

Quando l'attraversamento si rivela particolarmente ostico il comune opta per la soluzione finale: l'isola salvagente. Non si tratta, come qualche tontolone potrebbe pensare, di un'isola gonfiabile e galleggiante, bensì di una zona della carreggiata rialzata che permette ai pedoni di mettersi in salvo (perché è questo il termine adatto) dalle macchine. Dato il gradino, infatti, lo spietato guidatore non può più arrotare i passanti, ma è costretto a desistere dal suo intento e andare a cercare altre vittime. In alcuni casi i pedoni più agguerriti possono decidere di rinforzare l'isola piazzando sacchi di sabbia, muri di varia altezza e torrette fortificate. Proprio come nei veri assedi.

Strisce fai-da-te

Strisce Fai-da-te™: pronte in cinque minuti. Ed è subito festa.
Purtroppo c'è sempre il solito italiano che fa le cose a metà.
« Fatto? »
(Muciaccia a Stripes attack.)
« Sì. »
(Tossicomane che usa ben altre strisce in risposta a Muciaccia.)

Talvolta i pedoni arrivano a "farsi giustizia da sé": è questo il caso delle strisce fai da te, comode da applicare e facili da togliere in caso arrivino gli sbirri. Basta piazzarle nei punti più critici della strada (o anche del condominio, dell'appartamento, persino del bagno) e il gioco è fatto: ora nessuno potrà più dire nulla e in caso di incidente il pedone avrà sempre ragione.
E per coloro che abitano nella città dell'Uomo Ragno c'è anche la versione applicabile sui muri: risate per grandi e piccini a vedere il supereroe disorientato e confuso alla vista delle strisce.

Percheggiare sulle strisce

Parcheggio perfieeetto!

Negli ultimi anni è comparsa l'abitudine di piazzare la macchina sulle strisce. Queste infatti, assieme ai passi carrabili, rappresentano uno dei posti più ambiti per parcheggiare. Proprio perché sono spesso vuoti, l'automobilista non ci pensa due volte ad occupare lo spazio vitale, noncurante (come è suo solito) del perché quello spazio è vuoto. Nei casi più critici, come nei centri delle grandi città, si scatenano vere e proprie lotte per la conquista del posto, nelle quali alla fine ci rimettono sempre e comunque i pedoni. Alcuni guidatori sadici arrivano addirittura a parcheggiare esclusivamente sulle strisce, per poi ritrovarsi le gomme bucate la mattina dopo.

I vigili, eroi moderni della strada

Per fortuna che ci sono loro a dare il buon esempio!

Figure leggendaria nell'immaginario collettivo, i vigili tutelano gli interessi del cittadino (o le casse del comune, che dir si voglia) sentenziando tramite salatissime multe tutte le auto che hanno infranto il codice della strada, o che semplicemente sono di un colore che non gradiscono. Diventanto particolarmente malvagi con coloro che parcheggiano dove non devono, e godono come mandrilli maculati nell'applicare la fatale sentenza.
Sembrerebbero pertanto un emblema della legge a fianco del cittadino, ma più e più volte sono state trovate auto della municipale parcheggiate bellamente sulle strisce. Quando gli viene fatto notare di solito replicano con nonchalance scuse del tipo: Senta, mi chiamano dalla centrale; Ma ero solo andato un attimo al bar!; Guardi, un piccione a tre teste! Grazie a simili arguti espedienti la legge continua a fuggire da sé stessa.
Paradossi dell'età moderna.