Barbaricino

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Un gruppo di barbaricini posa per questo articolo.
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, ci dispiace ma questo articolo non è presente sulla diabolica.
Vergogna wiki!
« Mì la leppa ched'ho »
(Barbaricino mostra il coltello per impressionare favorevolmente una ragazza di città)
« Là che ne ezsco la leppa! »
(Barbaricino minaccia di usare il coltello per intimorire il fidanzato della ragazza di città)
« Nzu, domani non ci zsono che zsalgo in paezse »
(Barbaricino informa l'amico di città che per il fine settimana tornerà a casa del diavoloal suo paese)
« Babbagia no! Babbagia no »
(Abatantuono urla la sua disperazione per il minacciato trasferimento in Sardegna)

Il barbaricino o barbaracino, in lingua locale brabaxinu o barabbaxinu o barabbabbibbaxinu, è un sottoprodotto della più ampia specie umana detta sarda; ne consegue che - anche se non si direbbe - pure i barbaracini sono umani o perlomeno sub-umani.

Per chi non fosse ferrato in etnologia, si dicono barbaricini gli abitanti della Barbagia che, lo dico a beneficio di quelli ferrati in etnologia ma scarsi in geografia, è una regione della Sardegna.


La Barbagia e i barbaricini

La genesi

Hic sunt barbarachini.

La Barbagia è la regione nel cuore più aspro della Sardegna, famosa per aver dato i natali ai più celebri tra i rapitori registrati nell'Albo professionale.
Essendo particolarmente montagnosa e impervia, godendo di un clima modello Kazakistan gelo d'inverno e forno d'estate, non avendo vie di comunicazione più ampie che strade carraie, essendo in poche parole inacessibile, perfino per l'occhio di Sauron, è chiaro che i suoi abitanti siano perlomeno particolari.
Nei millanta secoli di ininterrotte conquiste straniere della Sardegna, la Barbagia è stata l'unica regione a resistere, un po' per la fierezza del suo popolo, un po' perché nessun invasore è mai stato tanto cretino da volersi accaparrare una terra tanto infida.

L'evoluzione

L'ambiente naturale e l'evolversi della storia, hanno fatto sì che i barbaricini sviluppassero un'atavica diffidenza e si richiudessero sempre più in se stessi evitando qualsiasi contatto con le popolazioni al di fuori del proprio territorio. Cominciarono a sposarsi fra cugini e poi tra fratelli, fino a generare figli con la coda di porco[1] e il culo di pelle[citazione necessaria].

Tempi moderni

La drammatica situazione invernale in Barbagia.

Trascorsi qualche migliaio di anni soffrendo il rigido inverno e vedendo morire di fame le pecore - unica loro fonte di amore cibo - che non trovavano di che pascolare essendo l'erba bruciata dal gelo, un geniale barbaricino azzardò l'ipotesi che forse oltre le montagne che cingevano la Barbagia, esistevano altre terre emerse con un clima più mite.
Fu organizzata una temeraria spedizione che li condusse, dopo settimane di marcia, nella parte meridionale l'isola, appena a ridosso della costa, dove scoprirono che, o avevano camminato tanto oppure la Barbagia non si trovava in Siberia.

Trovato il Paese del Bengodi, slegarono le mogli[2], caricarono sui muli i pochi averi, i molti figli e i moltissimi coltelli, e si trasferirono in massa nelle zone pre-costiere. Per questa invasione, anni dopo, furono condannati per crimini contro l'umanità dal Tribunale dell'Aia.

Oggi

L'invasione barbaricina nel sud dell'isola.

Dopo anni di convivenza, ormai il barbaricino fa parte, con pari dignità, della comunità indigena della Sardegna meridionale. Purtroppo il processo d'integrazione non si è completato, per la loro incapacità di recidere il cordone ombelicale che li lega al paese natio: ogni fine settimana, col sole o con la neve, tutti i barbaricini, dallo spacciatore al dentista, salgono al paese (non avendo granché di nozioni topografiche, andare da sud a nord nella cartina geografica equivale per loro a una scalata) e ne ridiscendono con vagonate di quello che chiamano cibo genuino da consumare durante la settimana entrante:

un quintale di pane fatto in casa che potrebbe durare un anno sempre morbido e fragrante;

« Mìììì, come lo facciamo noi il pane, non ce n'è. »

una tonnellata di salsicce e formaggi;


« Mìììì, come li facciamo noi zsartizzi e cazsi, non ce n'è. »

quattro ettolitri di vino;

« Mìììì, come lo facciamo noi il vino, non ce n'è. »

tre metri cubi di nuovi barbaricinetti nati nella settimana appena trascorsa.

« Mì, come li facciamo noi szor pizzinozso, non ce n'è. »


È chiaro che integrarsi partendo da queste basi è dura.

Il tentativo di integrazione

Abbagliato dalla visione del benessere cittadino, il barbaricino ha provato a raggiungerlo per emulazione, ma senza cercare di carpirne il segreto. I risultati coprono l'ampio spettro che va dal ridicolo al tragicomico, dal penoso all'imbarazzante.

Gli errori

  • Credere che la macchina nera con la doppia marmitta, otto fanali supplementari, stereo a palla con i bassi al massimo e finestrini aperti sia la chiave per far cadere ai loro piedi le ragazze.
  • Volere a tutti costi mostrare la lunghezza del proprio pene per mettere in soggezione l'interlocutore, nella certezza che dodici centimetri di pisello siano da Guinness dei Primati.
  • Urinare intorno alla casa per marcare il territorio.
  • Andare in giro con il coltello in tasca per fare il figo con le pupe e il duro con i ganzi.
  • Pettinarsi come Totti per apparire moderni.
  • Mettere i pantaloni in fustagno, la camicia bianca con i ghirigori e la giacca di velluto per andare in discoteca.
  • Scopiazzare il gergo urbano giovanile pronunciandolo con la zeta-esse sibilante pastorale.
  • Dire como[3] come intercalare.
  • Ordinare un'Ichnusa[4] grande (da ben 66cc!) e sette bicchieri.
  • Credere che il gioco della morra[5] sia una specialità olimpica.
  • Dire Ci sentiamo su emmesseemmesse palesando l'agghiacciante confusione informatico-tecnologica che alberga le loro menti.
    Non è raro, in città, sentire il rombo di una Golf[6] Mega Maxi Ultra Turbo 48 valvole con cerchioni maggiorati che si avvicina a velocità supersonica annunciandosi alla nostra vista come un albero di Natale che canta a squarciagola canzoni di Marco Carta, vederla inchiodare davanti alla pasticceria più chic, e discenderne cinque barbaricini vestiti con pantaloni in fustagno, camicia bianca con i ghirigori e giacca di velluto, pettinati come Totti, che urinano intorno alla macchina per marcare il parcheggio, confrontano a voce alta le misure dei rispettivi peni, estraggono il coltello ed entrano ordinando un'Ichnusa grande con cinque bicchieri.

Luoghi comuni da sfatare

Al massimo si raggiunge questo risultato.

Se è vero che i barbaricini stanno commettendo degli errori sulla via dell'integrazione ed emancipazione, è anche vero che sono vittime di alcuni luoghi comuni infamanti che non avremo alcuna remora a smentire qui di seguito:

  • Non è assolutamente vero che i barbaricini, come scrive Gavino Ledda sul suo Padre padrone, abbiano un debole per il sesso anale con le pecore. È arcinoto che prediligano quello vaginale con la pecora a smorza candela.
  • Finanche in qualche passaggio di questo articolo, abbiamo colpevolmente fatto cenno[7] al nauseabondo odore di formaggio che emanano. I lettori avranno subito fatto 2+2=5 e dedotto che puzzino. Niente di più errato: sono solo diversamente profumati.
  • Che tengano in bassa considerazione le donne, è un altro luogo comune da correggere immediatamente. Le donne hanno tutti i diritti propri degli uomini: possono studiare da avvocato, architetto o medico, possono mettersi in topless e se lo desiderano sfoggiare il nudo integrale, ballare, intraprendere la carriera politica e chi più ne ha più ne metta[citazione necessaria]. L'importante è che lo facciano stando a casa. Legate.

Il consiglio

La società multiculturale è segno di progresso e di speranza, ma a un certo punto, quando le differenze sono troppe, non è vergogna tornare da dove siete venuti: chiedere aiuto ai vostri fratelli del sud ai quali avete impestato il territorio sarebbe un errore dalle conseguenze alquanto spiacevoli, alla faccia di chiunque vi venga a dire, con voce soave e l'espressione di uno che abbia passato i tre mesi precedenti a leccare dorsi di rana, che certamente vi daranno una mano.

Curiosità

L'abuso della sezione «Curiosità» è consigliato dalle linee guida di Nonciclopedia.

Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse ti incuriosisce sapere com'è dormire coi pesci?

  • Spesso tra barbaricini si svolge la gara di virilità tra chi ha il parente che ha fatto più anni di galera. L'ergastolo sancisce il KO tecnico dell'avversario.
  • Lo sfoggio del benessere economico nei confronti dei vicini consiste nella costruzione del balcone più ampio possibile: non è raro vedere appartamenti col balcone che gira tutto intorno. In casi estremi perfino due volte.
  • Non si è mai visto un barbaricino nuotare.
  • Per quanto si lavino e si profumino, si portano dietro un odore di formaggio che si suppone sia ereditario.
  • Le dita diversamente affusolate che immancabilmente hanno i barbaricini consentono loro di pigiare solo tre tasti per volta sui telefonini.
  • Il barbaricino, come il muflone selvatico, guarda qualsiasi estraneo con aria di sfida.
  • Il caminetto in casa è obbligatorio nella cultura barbaricina. La sua bocca deve avere un'apertura minima che consenta di arrostire contemporaneamente due pecore, una vacca, un maiale, sei capretti e un Tirannosaurus Rex.
  • I padri dei barbaricini si chiamavano chi Giuanniccu, chi Bainzu, chi Gavino, i loro figli Gabriel, Maicol e Gecson.
  • Il barbaricino veramente puro non ha sopraciglia, ma sgommate di trattore.

Note

  1. ^ Credevate fosse una fantasia di Garcia Marquez?
  2. ^ solo per farle salire sui muli ai quali le rilegarono immediatamente
  3. ^ Eh?
  4. ^ Disgustosa birra Made in Sardinia da 0.70 € la bottiglia
  5. ^ Antichissimo gioco barbaracino nel quale si fronteggiano da due a sei giocatori che urlano insultandosi. È una specie di pari o dispari giocato a velocità fulminea che risulta incomprensibile ai non adepti
  6. ^ o meglio un Golf. Tutte le macchine, eccetto la Tipo, per i barbaracini sono maschili: un Mercedes, un BMW, un Ferrari, ma anche un Panda, un 127, e via massacrando l'italiano.
  7. ^ In realtà questo è un anacronismo, a meno che non siate giapponesi o scemi, che poi è la stessa cosa, e abbiate cominciato a leggere l'articolo partendo dalle curiosità


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