Una volta

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Una volta, i bambini erano più seri.
- Vecchio 1: “Non ci sono più i giovani di una volta!”
- Vecchio 2: “Eh no, ora sono tutti invecchiati, e quelli di oggi... ah!”
- Vecchio 1: “Ah! Quelli non hanno più rispetto, neanche alla messa vanno!”
- Vecchio 2: “E il tempo? Nemmeno quello è più quello di una volta!”
- Vecchio 1: “Eh già! Ai miei tempi...”

Una volta è quando i vostri nonni erano ancora bambini. A meno che non siate nonni voi stessi: in questo caso è quando i vostri genitori erano bambini. In compenso, se siete solo genitori, una volta è quando il vostro pro-prozio materno, quello che beve un po' troppo e si fa sempre notare ai matrimoni, era bambino.

La cosa certa è che, una volta, la vita era più dura di oggi. Stranamente, una volta, la vita era anche migliore anche se non si sa bene perché. Per molti, una volta erano i "bei vecchi tempi"...

La medicina

Con questa, una volta, curavano qualsiasi ferita.

Una volta, la medicina non era quella di oggi: i dottori dovevano venire a piedi dalla città e conoscevano solamente due tecniche mediche: il salasso e l'amputazione. In ogni caso, una volta le persone erano più resistenti e non avevano bisogno di dottori: non si andava da quest'ultimi per essersi semplicemente fatti incornare da un toro o investire da un trattore.

È per questo che una volta le persone erano più resistenti, mica come i giovani di oggi, che hanno bisogno di radiografie per un ossicino rotto, di anestesia per essere operati e di Actimel per crescere sani.

La guerra

Tipica scena di guerra di una volta.

Una volta non si aveva paura di combattere. Non era come oggi, dove tutti questi codardi pacifisti hanno paura di uccidere qualcuno, o, persino, di essere uccisi. Una volta, oltretutto, non c'era bisogno di addestramento: si prendeva il fucile e si scendeva nelle trincee già a 17 anni. Dunque, si sparava su qualsiasi cosa si muovesse e si era ben felici di accoppare un po' di fottuti stranieri. Quando si era feriti, il dottore amputava un paio di membri e si ripartiva al fronte l'indomani.

È per questo che le persone erano più determinate una volta, non come tutti questi giovani di oggi che hanno bisogno di psicanalisi o di scrivere poesie per sentirsi bene.

La tecnologia

Un modello di televisione di una volta.

Una volta, molte cose non erano ancora state inventate, come, ad esempio, gli aggeggi che servono solo al comfort e che rammolliscono i giovani. Le cose che erano già state inventate venivano fabbricate molto meglio. Le televisioni erano in bianco e nero e avevano un solo canale, ma duravano cent'anni, non come quei catorci pieni di elettronica che producono oggi, che bisogna continuamente fare riparare. Gli orologi si ricaricavano, non come quelli a pile che bisogna cambiare regolarmente e che vanno bene solo per i fancazzisti. Una volta non c'era bisogno di aggeggi ridicoli come i GPS, ci si orientava con il Sole e le stelle. Le automobili erano in ghisa, non in plastica, e ci si poteva scontrare con un muro senza sfasciarle.[1] Tra l'altro, lo si faceva spesso, giusto per farsi due risate, e non c'era bisogno di cinture o di airbag per sopravvivere. Al limite, il dottore amputava un braccio o una gamba e si ripartiva in forma.

È per questo che la gente sapeva arrangiarsi da sola una volta, non come quei giovanotti che hanno bisogno di Internet e dei satelliti per trovare la strada.

Il lavoro

Le condizioni di lavoro di una volta.

Una volta ci si tirava su le maniche, non si restava seduti a scuola fino a venticinque anni come 'sti fannulloni degli studenti di oggi; si andava a scuola fino a quattordici anni e si smetteva per andare a lavorare in fabbrica, per 500 lire al mese. Oppure si smetteva a sei anni per lavorare nella fattoria della famiglia. Una volta non si scioperava, perché si aveva bisogno di tutta la paga per mangiare 200 g di pane e cipolle ogni giorno. Se si aveva troppa fame, il dottore amputava lo stomaco e si ripartiva al lavoro come prima.

È per questo che, una volta, la gente sapeva economizzare, non come quei giovani che comprano vestiti nuovi tutti i mesi e non puliscono nemmeno il piatto a tavola.

La scuola

Una volta, si andava poco a scuola, ma quel poco valeva molto di più della scuola di oggi. Gli insegnanti erano severi e sapevano coordinare la classe. A quei tempi, i maestri insegnavano il necessario agli alunni: si imparava a scrivere in bella grafia, a utilizzare l'abaco, a non usare la mano sinistra e, per le femmine, a cucire. Così, si imparava tutto subito e non c'era bisogno di andare a scuola fino a vent'anni. Maschi e femmine avevano classi separate, per evitare che nascesse in loro il germe della lussuria.

È per questo che, una volta, i giovani sapevano rispettare i più anziani e restare al loro posto, mica come quei cafoni di oggi che credono di saperne più di te e poi li vedi scrivere con la sinistra.

L'ambiente

Una volta Palermo, durante l'inverno, era così.

Una volta, la natura era più pericolosa di oggi. Gli animali erano molto affamati e cacciavano l'uomo alla prima occasione. In tutti i villaggi, ogni anno, una decina di persone veniva uccisa dai merli. Non avevamo ancora riscaldato il clima per accontentare i freddolosi e i produttori di costumi da bagno. Una volta facevano 10 °C in piena estate e -45 °C d'inverno nelle regioni più calde. Nevicavano sempre metri e metri di neve e in alta montagna l'azoto nell'aria diveniva liquido. Quando si aveva troppo freddo, il dottore amputava le dita di mani e piedi: non si aveva più nulla che potesse gelarsi (o quasi) e il problema era risolto.

È per questo che, una volta, la gente era più coraggiosa, non come quei cittadini che si fermano in piena autostrada appena vedono un fiocco di neve.

L'amore e il sesso

Una volta le ragazze aiutavano a spingere la macchina se questa era in panne. Non come oggigiorno che si usa chiamare il carroattrezzi.

Una volta l'amore era per sempre.[2] Così tanto che l'Alzheimer, alle volte, era visto come una liberazione. Ci si fidanzava da giovanissimi tra vicini di casa o compaesani, così giovani che il regalo di fidanzamento spesso consisteva in una bambolotta di pezza o, se si avevano abbastanza soldi, in un triciclo usato; si restava uniti in matrimonio finché morte non li separi anche per 60 e più anni: una volta solo la morte si occupava di divorzi... se i genitori non fossero stati d'accordo si sarebbe scappati nottetempo per non tornare mai più; o perlomeno, non prima delle prime piogge o di esser rimasti senza soldi. Perché pazzi d'amore sì, ma scemi no. Ma se si scappava, nessuno sporgeva denuncia di scomparsa o triangolava il segnale proveniente dal cellulare, perché, a quell'epoca, quando sparivi sparivi davvero. Una volta un tizio scomparse e venne cercato a lungo, a lungo, a lungo, finché non si scoprì che non fosse mai esistito.
Ovviamente, l'amore fisico, quello vero, si faceva solamente dopo il matrimonio - tranne nel caso della fuga d'amore, e, in quel caso, si fingeva che il pancione era dovuto al troppo pane e cacio e che il bimbo era stato concepito durante la notte di nozze; per questo, una volta le gestazioni sembravano più brevi - e la verginità era ancora un valore, non come ora che la si dà via come il pane a un euro al chilo. Non c'era nemmeno la gara ad assumere posizioni al limite del contorsionismo con gli altri amici sposati: un bel missionario e via.
Quando, invece, si era scapoli, in paese o in una qualche frazione limitrofa una volta c'era il bordello, in cui giovani ed educate ragazze volontarie aiutavano a sfogare la libido in modo sano e igienico, dietro un piccolo compenso di denaro che, comunque, garantiva loro un'esistenza dignitosa; anzi, fare la peripatetica era considerato un vero e proprio mestiere, salvo per i bigotti. In questo modo, non c'erano troppi cazzoni per strada e le scazzottate al bar accadevano solo tra ubriaconi. Che sia maledetta l'ON. Merlin e la sua legge del menga.
La cosa migliore che potesse capitare a un giovane di quegli anni era vivere in località di mare come Viareggio o Rimini, dove potevi anche intortare ricche turiste di varia provenienza, mettere da parte soldi per l'inverno e vantartene con il resto della compagnia, come insegna Amarcord di Fellini.

Ah, tutto questo avveniva senza profilattici, anticoncezionali e altri rompimenti di coglioni. A differenza di questi giovani, che s'impasticcano e si ricoprono di lattice anche per una zaganella o una pompa, che affollano le strade di scorrimento in cerca di amori mercenari effimeri basati sullo sfruttamento e che si allupano vedendo una ragazza anoressica sculettare in TV piuttosto che la giunonica figlia del droghiere sotto casa loro.

Lo sport

Quel buon calcio di una volta...

Una volta lo sport non era competitivo com'è oggi, che per far entrare una pallina da golf in una buca bisogna star lì a litigare con il caddy perché, segretamente, scommette sull'avversario, no: si giocava per il gusto di farlo, come quella volta alla maratona.
E nel calcio? I nostri idoli erano il Grande Torino, l'Inter di Facchetti, Gigi Riva, Salvatore Schillaci e tanti altri campioni che non spintonavano, strattonavano o facevano inciampare a sangue l'avversario, ma si limitavano a tirargli addosso un po' di simpatica sabbia dal campo per accecarlo e rubargli il pallone. Ah! Ma una volta il pallone non era mica come questi di "plastica" che se li tieni al Sole, dopo un po' sono buoni per farci le focacce! Una volta il pallone era in cuoio durissimo e rinforzato a tre strati: e chi riusciva a fare un goal di testa era un campione perché rischiava la vita, pur di far vincere la propria squadra. I campioni di una volta mica si dopavano per reggere 90 minuti senza un velo di sudore che fosse uno. Al massimo, si facevano delle sane mangiate di polenta finissima, la quale rinforzava e irrobustiva loro il corpo, e quando terminavano la partita erano grondanti di maschio sudore e di fatica, come se ne conviene di un uomo che si è battuto per la vittoria, non come questi qui di ora che sembra che siano appena usciti dall'estetista, come tante femminucce che se li si sfiorano si buttano a terra e piangono come bambini! Pochi di noi potevano permettersi lo stadio per tifare per la propria squadra - che, ovviamente, era la squadra locale, poiché andare a vedere una trasferta era come fare un viaggio all'estero - e non esisteva lontanamente l'idea di insultare e malmenare gli ospiti di turno, anche perché, di solito, si trattava di chi veniva dal villaggio vicino. E quanto erano belle, una volta, le partite "Scapoli-Ammogliati" dell'oratorio. Vincevano sempre questi ultimi, poiché, oramai, di palle ne avevano fin troppa esperienza!
Nel ciclismo, la nostra discussione preferita era su quanto fosse grande il naso di Coppi rispetto a quello di Bartali, mentre, per l'automobilismo, eravamo sì ferraristi, ma paragonato a questi pilotucoli di oggi, come Fernando Alonso o Felipe Massa raccattati chissà dove, persino Fangio era un fuoriclasse, nonché un esempio di lealtà e di onestà. La Ferrari era quella del Drake - mica quella di quel tizio, che pare un Azteco - e la sua più degna avversaria era l'altra modenese, la Maserati, che oggi sono pappa e ciccia, ma una volta... e una volta persino una città dimenticata da Dio, come Enna, aveva il suo autodromo, non come oggi che per vedere un po' di macchine che corrono bisogna andare dagli arabi!

Ma che interessa a voi, che vi eccitate dietro a personaggi che vanno alle Olimpiadi e si lamentano di quanto venga tassata la loro medaglia d'oro o se non viaggiano in prima classe, persone che trascorrono più tempo in televisione a dire scemenze che in vasca, in pedana o in campo.
Non come una volta, quando lo sport lo si chiamava per il suo vero nome, cioè attività ludico-ginnica. E una volta la facevamo tutti l'attività ludico-ginnica, quando marciavamo per giorni e giorni e giorni per comprare un tozzo di pane che doveva bastare per la settimana, o come quando facevamo le corse dopo aver rubato una mela dal frutteto di Don Puddu, ché il suo giardiniere Ciccu 'u babbu era sordomuto, ma, con quelle mani se ti pigliava ti faceva vedere le stelle!

Il cinema

I cari, vecchi, buoni film di una volta. Senza oscenità, ma solo tante sane risate!

Una volta, quando non c'erano scuola, partitelle, lavori in fattoria da completare o, semplicemente, i soldi per andare a donne, ci si ritrovava al cinema parrocchiale per vedere i classici di Steno, Nanni Loy e Vittorio De Sica, film che hanno fatto la storia e che il mondo ci invidiava, che una volta ci invidiava, o, più semplicemente, perché attratti dalle curve sensuali di Sofia Loren (quando una volta la si poteva guardare, eh! Mica come oggi, che è vecchia...) o di Gina Lollobrigida. Una volta il neorealismo rappresentava la realtà di quegli anni molto più della realtà stessa, non come oggi che ci sono i film di Gabriele Muccino, le cui opere, il massimo che rappresentano, sono i personaggi farlocchi che si inventa Federico Moccia per fare soldi. Si guardavano le stravaganze di Fellini e i colpi di genio dei registi americani del tempo, quando si cercava la novità... e se si volevano i filmacci sconci c'erano pure quelli, firmati da Pier Paolo Pasolini, non come oggi che molti giovani si smanettano davanti a donne che sono più silicone che carne. Oggigiorno, poi, i giovani guardano allucinati il futuro attraverso scomodi occhialini, perché le due dimensioni non bastano loro più, e misurano il livello di bontà di un lungometraggio attraverso il numero di parolacce sparate al minuto da Christian De Sica. Mentre una volta, se vedevi un film che iniziava come un cinegiornale credevi che fosse tutto vero, e le notizie le davano anche al cinema, così sapevi che c'era la guerra, e non come oggi che i giovani ne vedono così tanta nei film che, se ci fosse nella realtà, nemmeno se ne accorgerebbero.

Una volta il cinema era una novità assoluta e Casablanca non era considerato un film vecchio e per vecchi, ma era un gran film giovane e per i giovani!

E oggi?

Tutto ciò che so, è che il mondo sta andando a rotoli. I giovani non sono in grado di arrangiarsi da soli. Ai miei tempi bisognava camminare 12 km nel bosco, tra branchi di lupi e sotto la neve solamente per andare al cesso. Questi giovani senza rispetto distruggono tutto ciò che si è costruito una volta e non si rendono nemmeno conto della fortuna che hanno. Avrebbero bisogno di cinghiate e calci nel culo, così, magari, forse, metterebbero la testa a posto.

D'altronde, mio nonno mi diceva esattamente la stessa cosa e sapeva di cosa parlava, ai suoi tempi era ancora peggio (e si viveva ancora meglio).

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Note

  1. ^ Anche perché andavano più piano.
  2. ^ Cioè, non è che rendeva le coppiette delle mummie che se ne andavano in giro a mangiare cervelli come accade in questi brutti films che piacciono tanto ai giovani e che una volta nemmeno a parlarne.