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==La battaglia==
==La battaglia==
[[File:Piani battaglia.jpg|thumb|center|650px|I piani originali della battaglia in un disegno originale di Cavour. Secondo molti storici si tratterebbe tuttavia di un falso. A dismostrazione di questa tesi c'è il fatto che la mappa è stata disegnata con [[Paint]].]]
[[File:Piani battaglia.jpg|thumb|center|650px|I piani originali della battaglia in un disegno autografo di Cavour. Secondo molti storici si tratterebbe tuttavia di un falso. A dismostrazione di questa tesi c'è il fatto che la mappa è stata disegnata con [[Paint]].]]


==Note a pie' pagina==
==Note a pie' pagina==

Versione delle 01:09, 29 ago 2009

Il titolo di questa pagina non è il titolo di questa pagina perché così ci tirava il culo. Il titolo corretto è Battaglia di Magenta.

Template:Noarmi

{{{nome del conflitto}}}

Luogo: Milano
Inizio:

1985

Fine:

Qualche ora dopo, quando la mamma di Napoleone III lo richiama a casa perché era la giornata del bagno.

Esito:

{{{esito}}}

Forze in campo

Esercito dei criceti spaziali

Quattro cavalli con la
scabbia, due pecore
corazzate e Lady Gaga

« Fu una battaglia. E si combatté a Magenta. »
(Capitan Ovvio sulla battaglia di Magenta)
« L'inizio della fine. »
(Leghista sulla battaglia di Magenta)

La battaglia di Magenta fu un episodio della seconda guerra di indipendenza italiana. Fu combattuta il 4 giugno 1859 a Milano, in Corso Magenta, più precisamente tra il McDonald's e il negozio di Dolce&Gabbana. La sanguinosa battaglia vide fronteggiarsi gli eserciti autriaci e franco-piemontesi e terminò con la gloriosa entrata in Milano di Vittorio Emanuele II e Napoleone III, i quali, con le loro armate al seguito, andarono infine a prendersi un gelato a parco Sempione.

Antefatto

Dopo la sconfitta di Novara e l'abdicazione di Carlo Alberto di Savoia in favore del figlio Corso Vittorio Emanuele, il regno di Sardegna si trovava ad un punto di svolta. Da una parte potevano scegliere di far finta di niente, lasciar perdere l'unificazione italiana e riprendere a giocare a tressette col morto assieme a Francia e Svervegia, mentre dall'altra potevano proseguire nei piani di unificazione nazionale.

Camillo Benso conte di Cavour tenne un magnifico discorso al Parlamento in cui esortava la nascente Italia alle armi. Dieci minuti di applausi lo salutarono, una volta finito di parlare, e venne anche candidato a cinque premi Oscar.

« Noi dovevamo rinunziare a chinare il capo dinnanzi a un fato avverso dopo i fatti di Novara, e prepararci a dar battaglia. Non vi è grande rivoluzione che possa compiersi nell'ordine materiale, se prima non si è compiuta nell'ordine delle idee. Ed è per questo, colleghi deputati, che io, sua Maestà Serenissima, e il generale Garibaldi, abbiamo deciso di nerdare per un po' su Gears of War, studiare un po' di tattiche e poi metterlo in culo agli Austriaci. »

Cavour, quindi, fece seguire alle parole i fatti. Nel luglio del 1855 si incontrò con Napoleone III a Parigi per perorare la causa piemontese, ma l'imperatore francese gli rispose picche, sostenendo che un intervento militare sarebbe stato troppo gravoso per le finanze francesi, e inoltre doveva rimanere a casa a guardare l'ultima puntata di Desperate Housewives, poiché il Regio Videoregistratore si era rotto e in tutta Francia non si trovava un elettricista disponibile. Ma Camillo Benso, conte di eccetera eccetera non si perse d'animo e chiese un consiglio politico a uno dei grandi vecchi della politica sabauda, il senatore Giulio Andreotti[1]. I due si incontrarono in una notte di plenilunio nel luogo di residenza di Andreotti e, al termine dell'incontro, Cavour se ne uscì con la soluzone a tutti i suoi problemi. Nessuno, invece, vide più le tredici vergini che l'avevano accompagnato alla dimora del Senatore.

Il discorso tra i due, recuperato grazie a un'intercettazione ambientale ad opera di Patrizia D'Addario e in seguito pubblicata su Repubblica[2]si è svolto più o meno come segue:

Andreotti : E va bene, va bene, conte, il suo dono mi ha soddisfatto, parli pure.
Cavour : Eccellenza, io...
Andreotti : Sì, in pratica lei vuole... ecco, ungere bene gli ingranaggi con Napoleone.
Cavour : Esatto, Eccellenza.
Andreotti : Oh, con questi formalismi. Mi chiami semplicemente Vostra Luminosa Magnificenza

Cavour : Come desidera, Vostra Luminosa Magnificenza. E per quanto riguarda l'Imperatore?
Andreotti : Eh, l'Imperatore... Sa, Camillo, io ho certe conoscenze, potrei incaricarmi io stesso di far da tramite con la Francia.
Cavour : Non le chiederei mai tanto, Vostra Luminosa Magnificenza.
Andreotti : Ecco, appunto. Sa com'è, alla mia veneranda età non ci si può più sballottare tanto... Ma lei ha provato a far leva su altri interessi di Napoleone?
Cavour : Non sono certo di capire...
Andreotti : Ma sì, c'è quella vostra cugina... come si chiama, la contessa di Castiglione. Ecco, lei potrebbe essere la persona giusta per convincere l'Imperatore a perorare la causa Piemontese.
Cavour : Ma, Eccel... Vostra Luminosa Magnificenza! Tutto ciò è inaudito.
Andreotti : Non faccia il niubbo, Camillo, è così che si fa politica, oramai...
Cavour : Mi rifiuto di pensare ad un'Italia in cui il potere finisca in mano a una persona che non esiti a servirsi di rapporti libidinosi con donne di malaffare come strumento politico. Nella mia Italia questo non accadrà mai!
Andreotti : Sì, sì, come vuole, Camillo, io quello che dovevo dire l'ho detto. Poi lei faccia come le pare. Ora mi scusi, ma sta sorgendo l'alba, devo ritirarmi nella mia bara. Il mio maggiordomo la accompagnerà all'uscita.
Vittorio Emanuele II. Si dice che gli austriaci avessero un piano top secret per incarcerarlo e scoprire il segreto dei suoi bei baffoni a manubrio.

Nonostante la contrarietà iniziale, infine Cavour cedette al diabolico piano ordito dal Senatore e fece partire sua cugina Virginia, meglio nota come la contessa di Castiglione, famosa in tutta Savoia per la sua abilità di tenere in bocca quattro mele per volta, alla volta della corte di Napoleone III. Esattamente tre ore dopo, l'imperatore francese acconsentì a trattare con l'Italia.

Gli accordi di Plombières

Grazie agli sforzi della contessa di Castiglione, Cavour e Napoleone III poterono finalmente incontrarsi nel ridente paesino di Plombières-les-Bains, per discutere degli accordi di guerra contro l'Austria, ma soprattutto perché la locale pasticceria preparava un tiramisù da leccarsi i baffi.

Quello che emerse dall'incontro durato due giorni - oltre al fatto che Cavour riusciva a ingoiare due teglie di tiramisù senza quasi prendere fiato - fu un accordo in tre punti che sancisce quanto segue:

  1. La Francia accettava di sostenere la causa Italiana contro l'Austria solo se fosse stata l'Austria ad attaccare per prima.
  2. La Francia avrebbe aiutato l'Italia, ma solo se l'Italia le avesse lasciato vincere gli Europei di calcio.
  3. L'italia si impegnava a non prendere più per il culo i francesi perché non usavano il bidet.[3]

Informato dell'accordo, Vittorio Emanuele disse di non essere per nulla soddisfatto, dichiarando: "Non sono per nulla soddisfatto". Ma, piccole polemiche a parte, i presupposti per la guerra c'erano tutti, e all'Italia non rimaneva che entrare in azione.

La trappola

Cavour sapeva che, per avere al suo fianco la Francia nella guerra contro l'Autria, avrebbe dovuto attendere che gli austriaci attaccassero per primi. Si trattò quindi di usare un po' d'ingegno. Nel febbraio del 1859 Cavour convocò in gran segreto a palazzo Giuseppe Garibaldi. Per dire, l'incontro fu talmente segreto che Cavour stesso non ne sapeva niente, e Garibaldi dovette attendere in anticamera per quattro lunghe ore. Una volta incontratisi, a Garibaldi furono affidati due incarichi di capitale importanza: formare una milizia di giovani lombardi e iniziare a diffondere pettegolezzi e malignità sull'imperatore austriaco.

Garibaldi tenne fede ai suoi impegni e, pochi mesi dopo, Francesco Giuseppe I, imperatore austriaco, fu sconcertato nel leggere sul blog di Gossip Girl un'indiscrezione secondo cui sarebbe stato visto ad un festino di Flavio Briatore mentre pippava in compagnia di Adriano sulla schiena di Daniela Santanché.

La risposta di Francesco Giuseppe all'affronto arrivò secca e decisa, tanto da suonare come un vero e proprio ultimatum.

« Non sono mai stato a quel festino, quelle foto devono essere un lavoro di Photoshop. E poi non pipperei mai dalla schiena di Danielona, perché ha i pori dilatati e la coca ci finisce tutta dentro. »

Ma Cavour non demordette e, restando fermo sulla sua linea, rispose con un sonoro "Puppa" alle richieste dell'arciduca asburgico. All'Austria dunque non rimase che dispiegare le truppe e prepararsi all'attacco.

La battaglia

I piani originali della battaglia in un disegno autografo di Cavour. Secondo molti storici si tratterebbe tuttavia di un falso. A dismostrazione di questa tesi c'è il fatto che la mappa è stata disegnata con Paint.

Note a pie' pagina

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  1. ^ Andreotti frequentava il Parlamento piemontese già dagli albori della dinastia sabauda, era stato otto volte Presidente del Consiglio, sei volte Presidente del Senato, due volte imperatore, tre volte re di Sardegna e, si diceva, anche svariate volte Papa
  2. ^ Ovviamente, esistono buone possibilità che sia tutto una palla. Per dire, possibilità buone tante quante ne abbia un diciottenne androgino dalla dubbia identità sessuale di far salire l'ormone a una tredicenne.
  3. ^ Su questo punto controverso vi fu un'accesa battaglia durata ben sette minuti. L'Italia, peraltro, non lo rispetterà mai.