Collettivismo

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Alcuni sostenitori del collettivismo prima maniera sfilano davanti alle cineprese di Cinecittà.

In un collettivismo la proprietà dei mezzi di produzione è rigorosamente in mani pubbliche e le rendite non esistono, così che nessuno può cazzeggiare alle spalle del "popolo lavoratore", vivendo - appunto - di rendita e scialacquando le risorse nei night clubs.

Grandi entità collettiviste sono state, nella storia passata, la Unione Sovietica di Lenin e di Stalin, e la formidabile I.R.I., che fu prima di Beneduce (ai tempi di Benito Mussolini) e poi dello smidollato Romano Prodi, che fece di tutto per liquidarla definitivamente.

Il collettivismo è il sistema prediletto dagli Alieni Comunisti, dalla fazione dei Bolscevichi ed è stato abbondantemente teorizzato dal Guru comunista Karl Marx nel suo indimenticabile Il Capitale.

Collettivismo marxista

Secondo Karl Marx, la proprietà collettiva è condizione sine qua non per raggiungere la fase finale del socialismo: il super-comunismo.

Nelle comuni tutto deve essere di proprietà del partito (Comunista, naturalmente), anche la carta igienica nelle ritirate e il sapone liquido sui lavandini.

Altre teorie collettiviste

Secondo il noto economista politico Clemente Mastella, il collettivismo perfetto si realizza quando nessuno ha il controllo delle risorse pubbliche e la UDEUR - il suo partito personale - governa e sottogoverna indiscriminatamente.

Nella concezione radicale e della rosa nel pugno - come di recente ha affermato l'autorevole Daniele Capezzone - il collettivismo è mettere spinelli, siringhe e culi in comune ...

Per Sandro Bondi, vassallo berlusconiano in Forza Italia, si raggiunge il collettivismo quando tutte le reti televisive sono controllate da Mediaset.

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